retinopatia diabetica ok Flashcards

1
Q

DEFINIZIONE RETINOPATIA DIABETICA,

A

Progressiva disfunzione del sistema vascolare retinico causato da iperglicemia

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2
Q

epidemiologia retinopatia diabetica

A

Nei paesi industrializzati è la principale causa di cecità in età lavorativa. E’ una patologia frequente, in Sardegna il diabete mellito (DM) è presente con una prevalenza ed un’incidenza tali da essere ai vertici mondiali: i pz con questa patologia in questa regione sono veramente tanti.

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3
Q

importanza screening per retinopatia diabetica,

A

importante lo screening della retinopatia per fare prevenzione.Quindi per quel che riguarda la prevalenza del DM 2 nei vari paesi europei, in Italia questo valore è intorno al 3%.

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4
Q

tipi di diabete,

A

1 e 2

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5
Q

diabete mellito 1

A

1 immunomediato ad esordio giovanile o insulino-dipendente, presente nel 10% dei
casi, caratterizzato dalla distruzione delle cellule del pancreas. E¶ associato a complicanze oculari più frequenti e più gravi. Sardegna e Finlandia sono le aree più colpite al mondo e si stima che in Sardegna l¶incidenza sia superiore ai 50 casi su 100.000 abitanti per anno nei soggetti sotto i 18 anni

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6
Q

d2

A

ad esordio nell¶adulto o insulino-indipendente è presente nel 90% dei casi è causato
da resistenza o relativa insufficiente produzione di insulina.

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7
Q

epidemiologia retinopatia diabetica,

A

I dati epidemiologici della retinopatia diabetica (RD) ci dicono che è la principale complicanza oculare del diabete mellito e la più importante causa di cecità nella popolazione durante la vita lavorativa, negli USA la prima causa di cecità tra i 20 e i 64 anni

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8
Q

DURATA DELLA MALATTIA , RETINOPATIA DIABETICA,

A

La durata della malattia è direttamente correlata con un aumentata prevalenza della retinopatia in entrambi i tipi di diabete. Dopo 20anni il 99% dei pz con diabete di tipo 1 e il 60% dei pz con diabete di tipo 2 hanno una qualche forma di neuropatia diabetica. E’ estremamente raro trovare pz diabetici da più di 20 senza alcun segno oculare di retinopatia.

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9
Q

IN QUANTI PZ E’ PRESENTE LA CECITA’ LEGALE,

A

La cecità legale, quella con visus inferiore a 1/20, è presente nel 3.6% dei diabetici di tipo 1 con RD e nel 1.6% dei diabetici di tipo 2 con RD

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10
Q

FATTORI DI RISCHIO RETINOPATIA DIABETICA

A

x Durata del diabete, da più tempo si ha il diabete più aumenta la probabilità di RD
x Scarso controllo metabolico: quello che si deve cercare è mantenere l’emoglobina glicata al
di sotto di 6.5-7%
x Ipercolesterolemia
x Gravidanza, che può slatentizzare o peggiorare il diabete
x Ipertensione arteriosa (valori consigliati <130/85)
x Nefropatia
x Fumo, obesità , anemia

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11
Q

PATOGENESI RETINOPATIA DIABETICA,

A

Dipende da un¶alterata permeabilità vascolare con occlusioni micro vascolari,

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12
Q

DA CHE COSA SONO DETERMINATE ALTERATA PERMEABILITA’ VASCOALRE,

A

x Riduzione del numero dei periciti
x Comparsa di fenestrature endoteliali
x Perdita delle tight juctions endoteliali

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13
Q

A CHE COSA E’ ASSOCIATA ALTERATA PERMEABILITA’ VASCOALRE

A

formazione di microaneurismi che
diventano sempre più grandi e questo alla fine determina una fuoriuscita di liquido e di materiale
proteico dai vasi, con presenza di edema retinico e di essudati duri, che costituiscono un
accumulo di materiale proteico nella retina.

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14
Q

CATENA DI EVENTI RETINOPATIA DIABETICA,

A

x Si ha una selettiva perdita di periciti con ispessimento della membrana basale, danno e proliferazione delle cellule endoteliali.
x Presenza di eritrociti alterati, più rigidi, non deformabili che tendono ad aggregarsi l’uno contro l’altro per via dell’iperglicemia
x Questo poi determina un’aumento della viscosità del plasma
x Piastrine aggregate l’una con l’altra, caratterizzate da maggiore aggregabilità ed adesività
x Tutto ciò porta alla formazione di un trombo contenente emazie e piastrine

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15
Q

RISULTATO EVENTI RETINOPATIA DIABETICA,

A

determinano una condizione di ipossia retinica con rilascio di VEGF (fattore di crescita dell’endotelio vascolare) che poi sarà responsabile di neovascolarizzazioni e shunt arterovenosi, al fine di combattere l’ipossia e l’Ischemia causate dalle alterazioni del circolo.

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16
Q

NEOVASI RETINICI, PECULIARITà

A

sono particolarmente fragili che tendono a sanguinare e a rompersi con notevole frequenza.

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17
Q

CLASSIFICAZIONE RETINOPATIA DIABETICA,

A

DI BASE O NON PROLIFERANTE,

- PROLIFERANTE,

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18
Q

RETINOPATIA DIABETICA DI BASE, NON PROLIFERANTE, TIPI,

A

Lieve

  • Moderata
  • Severa
  • Molto severa
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19
Q

RETINOPATIA DIABETICA PROLIFERANTE

A
  • Precoce
  • Ad elevato rischio
  • Avanzata
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20
Q

RETINOPATIA DIABETICA NON PROLIFERANTE CARATTERISTICHE

A
  • Microaneurismi, anomalie microvascolari intraretiniche (IRMA), anomalie arteriolari
  • Emorragie intraretiniche
  • Essudati duri, essudati cotonosi
  • Edema retinico.
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21
Q

A SEGUITO DI CHE COSA SI FORMANO I MICROANEURISMI

A

a causa di alterazioni a carico della parete. I vasi in corso di retinopatia diabetica tendono infatti ad essere maggiormente permeabili al liquido, al materiale proteico e alle cellule.

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22
Q

DI CHE COSA E’ SEGUITO EDEMA RETINICO

A

L’aumentata permeabilità al liquido è responsabile della comparsa dell’edema retinico.

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23
Q

A SEGUITO DI CHE COSA SI FORMANO GLI ESSUDATI duri

A

L’eccessiva trasudazione di materiale proteico è invece responsabile della formazione di essudati duri.

24
Q

che cosa determina in seguito a sofferenza strato fibre nervose

A

Gli essudati cotonosi sono espressione di sofferenza dello strato delle fibre nervose. In queste fibre nervose si ha un rallentamento del flusso assonico e questi tendono a rigonfiarsi dando il caratteristico aspetto dell’essudato cotonoso.

25
Q

cosa si evidenzia ad esame dei vasi retinici

A

la parete dei vasi è piu’ fragile ed è più frequente la presenza di emorragie intraretiniche

26
Q

COME SI EVIDENZIANO EMORRAGIE INTRARETINICHE

A

Sono evidenziati come piccoli puntini rossi negli strati retinici intermedi. Può essere presente anche qualche microemorragia, questi sono i segni
iniziali della retinopatia diabetica di base e ci dimostrano che il paziente ha già avuto uno scompenso del controllo della retinopatia diabetica a livello oculare.

27
Q

EVOLUZIONE MICROEMORRAGIE INTRARETINICHE

A

Quando si va avanti si potranno anche avere emorragie più grandi: a fiamma o puntiformi.

28
Q

COSA DETERMINA ACCUMULO DI LIPIDI CHE DIFFONDONO DAI CAPILLARI

A

Abbiamo poi la formazione di essudati duri giallo-biancastri i negli strati retinici più superficiali, questi sono legati all’accumulo di
lipidi che diffondono dai capillari e dai microaneurismi circostanti e talvolta assumono una forma ciricinnata.

29
Q

MECCANISMI DI ALTERAZIONE VISIVA RETINOPATIA DIABETICA NON PROLIFERANTE

A

due meccanismi:

  • Aumentata permeabilità vascolare intraretinica, presenza di edema retinico
  • Occlusione capillare intraretinica con ischemia maculare.
30
Q

QUANDO E’ PRESENTE DIMINUZIONE VISTA IN RETINOPATIA DIABETICA,

A

Nella retinopatia diabetica c’è diminuzione della vista quando c’è coinvolgimento della macula,

31
Q

QUANDO SI VERIFICA COINVOLGIMENTO MACULA

A
  • edema maculare
  • condizione ischemica
    L’edema retinico a livello della macula è sicuramente più frequente
32
Q

DIAGNOSI RETINOPATIA DIABETICA

A

Il ricorso alla fluoroangiografia retinica, non solo finalizzata al trattamento laser, è necessario in tutti quei casi in cui le lesioni necessitano di un’interpretazione patogenetica, impossibile sulla base del solo esame clinico.

33
Q

scopi fluoroangiografia,

A
  • interpretazione patogenetica dell¶edema maculare
  • individuazione di neovascolarizzazioni dubbie
  • esatta definizione delle zone retiniche ischemiche
  • studio della macula nei casi di perdita visiva non giustificata clinicamente
34
Q

quando non è indicata fluoroangiografia retinica,

A

non è indicata per lo screening e la diagnosi della retinopatia diabetica

35
Q

come va effettuata diagnosi di retinopatia diabetica,

A

La diagnosi di retinopatia diabetica va fatta dal punto di vista clinico, questo esame va fatto se si ha la necessità di individuare aree ischemiche che devono essere trattate con il laser. Questo esame consente di evidenziare con precisione queste aree ischemiche.

36
Q

come va effettuata fluoroangiografia,

A

Viene fatta con particolari strumenti che consento di mettere a fuoco il fondo dell’occhio con pupilla dilatata, all’interno Dell’occhio arriva un liquido di contrasto, la fluorescina, che viene iniettata nella vena del braccio. Dopo qualche decina di secondi il liquido raggiunge la circolazione dell’occhio e con questo apparecchio possiamo fare fotografie del fondo dell’occhio e di valutare nel dettaglio la circolazione nell’area.

37
Q

angioct

A

Esistono apparecchiature per angiografia a fluorescenza computerizzata, in particolare esiste una nuova metodica di recente acquisizione ANGIOCT che ci permette di fare un esame angiografico senza l’utilizzo di mezzo di contrasto.

38
Q

quando è possibile utilizzare angiotc e quando no

A

Questo è possibile solo per indagare le porzioni piu’ centrali della retina; per valutare più in dettaglio le porzioni periferiche bisogna usare comunque la vecchia tecnica con iniezione della fluorescina.

39
Q

esame fluoroangiografico occhio sano

A

La zona maculare della fovea è sprovvista di vasi
per consentire una percezione visiva ottimale. Ricordiamo che nella macula un fotorecettore è a
contatto con una cellula bipolare che a sua volta è a contatto con una cellula gangliare. Importante avere una visione dettagliata.

40
Q

fluoroangiografia retinopatia lieve non proliferante,

A

La zona maculare della fovea è sprovvista di vasi
per consentire una percezione visiva ottimale. Ricordiamo che nella macula un fotorecettore è a
contatto con una cellula bipolare che a sua volta è a contatto con una cellula gangliare. Importante avere una visione dettagliata.

41
Q

altro strumento per valutare pz con tetinopatia diabetica non proliferante

A

Un altro strumento che usiamo per valutare i pazienti con retinopatia diabetica è l’OCT (optical coherence tomograsphy). Lo utilizziamo anche nei pazienti con occlusione venosa.

42
Q

caratteristiche oct,

A

È una moderna tecnica diagnostica per immagini basata sull’analisi della riflessione di una radiazione semicoerente da parte del tessuto esaminato. In parole povere ci consente una tomografia degli strati retinici dandoci informazioni piuttosto dettagliate.

43
Q

cosa valuta oct

A

L’oct è uno strumento indispensabile per valutare l’edema maculare diabetico, se c’è accumulo di liquido o alterazione strutturale a carico della macula è necessario eseguire determinate manovre terapeutiche.

44
Q

qual è principale causa di riduzione visiva nel pz con retinopatia diaberica

A

Una delle principali problematiche che determinano la riduzione visiva nel paziente con retinopatia
diabetica non proliferante è l¶edema maculare.

45
Q

com’è la diagnosi di edema maculare

A

esclusivamente oftalmoscopica

46
Q

tipi di edema maculare

A
  • essudativo focale (con o senza essudati)
  • essudativo diffuso (con o senza essudati). Questo può dare luogo a edema maculare
    cistoide.
47
Q

come può essere evidenziato edema maculare

A

L’edema maculare può essere evidenziato con l’oftalmoscopio ma va anche valutato con l’OCT in
modo da avere dei parametri di riferimento fondamentali nel momento in cui si volesse intraprendere una eventuale terapia con anti VEGF o steroidi.

48
Q

tecniche terapeutiche per edema maculare diabetico

A

Esistono varie tecniche terapeutiche per l’edema maculare diabetico
-. Quello che si faceva in epoca pre-farmaci anti VEGF era la fotocoagulazione argon-laser focale.
–si preferisce l¶utilizzo di iniezioni di farmaci (intra???).
In alcuni casi selezionati l¶utilizzo della fotocoagulazione argon-laser focale può essere però molto utile per combattere l¶edema maculare diabetico.

49
Q

conseguenze fotocoagulazione argon laser focale

A

L’inconveniente di questa metodica è che è un trattamento distruttivo; in questa situazione risulta dunque necessario valutare quello che è il danno provocato dall’edema maculare diabetico, che è un danno che porta alla necrosi dei fotorecettori e alla conseguente perdita irreversibile della visione, e capire se la metodica potrebbe rappresentare il male minore per cercare di risparmiare una certa quota di visione

50
Q

casi gravi in cui si presenta ischemia maculare, cosa fare

A

in questi casi risulta fondamentale agire precocemente con farmaci anti-VEGF per cercare di salvare la visione. Nei casi di ischemia maculare c’è un altissimo rischio di danno irreversibile a carico delle strutture della fovea

51
Q

manifestazioni forme molto severe

A

gli essudati cotonosi.

52
Q

morfologia essudati cotonosi

A

bianchi a margini sfumati

53
Q

da che cosa derivano essudati cotonosi

A

Derivano dall’occlusione di piccole arteriole retiniche pre-capillari che irrorano le fibre nervose e in seguito a sofferenza delle fibre nervose si avrà rigonfiamento degli assoni delle fibre nervose con formazione di queste lesioni di aspetto biancastro. Sono anche chiamati essudati molli o infarti dello strato di fibre. sono meno utili nel predire la progressione verso la PDR.

54
Q

controllo insulina, obiettivi

A

mantenere l’emoglobina glicata al di sotto di 6.5-7%

55
Q

risultato eventi di retinopatia diabetica

A

determinano una condizione di ipossia retinica con rilascio di VEGF (fattore di crescita dell’endotelio vascolare) che poi sarà responsabile di neovascolarizzazioni e shunt arterovenosi, al fine di combattere l’ipossia e l’Ischemia causate dalle alterazioni del circolo.