La responsabilità degli enti Flashcards

1
Q

La responsabilità degli enti

A

Il diritto penale, al contrario di altri settori dell’ordinamento giuridico, non si rivolge tradizionalmente a enti, o a soggetti di diritto, 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗲 𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗵𝗲. Non mancano pero ordinamenti esteri in cui è prevista una 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝗽𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗲 𝗴𝗶𝘂𝗿𝗶𝗱𝗶𝗰𝗵𝗲.

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2
Q

La responsabilità degli enti

Il problema

A

Il problema nel prevedere o meno sanzioni in capo a persone giuridiche sta nell’esigenza di contrastare le 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗶𝘁à 𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗼𝘀𝗲 di strutture organizzate in quanto l’illecito può essere il frutto di scelte o di condizionamenti subiti dal singolo ma che sono connessi al suo operare interno ad una organizzazione e dalle politiche imposte ai singoli in ragione del ruolo
che si hanno nella struttura organizzativa. Per questo si può supporre che il rischio della punizione della persona giuridica possa acquisire rilievo per le decisioni dei soggetti che operano al suo interno.

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3
Q

La responsabilità degli enti

Societas delinquere non potest

A

Secondo un tradizionale indirizzo dottrinale le persone giuridiche sarebbero però 𝗶𝗻𝗰𝗮𝗽𝗮𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮 e questo si opporrebbe all’introduzione di una loro responsabilità penale.

Nonostante questo una seconda frazione della dottrina ha continuato a domandarsi se la funzione di garanzia del principio di colpevolezza sia davvero un ostacolo insormontabile per la previsione di sanzioni penali a carico di soggetti diversi dalle persone fisiche.

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4
Q

La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Compatibilità con il sistema costituzionale

A

Alcuni elementi di diritto farebbero risultare compatibile con il sistema costituzionale la
responsabilità penale delle persone giuridiche in quanto se questa può stipulare dei contratti, essa potrà violare gli obblighi discendenti dagli stessi. Una volta riconosciuto che gli enti sono soggetti del sistema giuridico sarebbe contraddittorio pretendere per essi una 𝗶𝗺𝗺𝘂𝗻𝗶𝘁à di principio nei confronti del sistema penale.

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5
Q

La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
La capacità di colpevolezza

A

𝗟𝗮 𝗰𝗮𝗽𝗮𝗰𝗶𝘁à 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮 della persona giuridica, che viene negata a livello ideologico da una parte della dottrina, può ritenersi implicita nella configurazione giuridica di un soggetto che è capace di agire.

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6
Q

La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Argomenti respinti

A

Viene respinto anche un altro antico argomento adotto contro la configurazione di una responsabilità penale degli enti ovvero l’obiezione secondo cui la sanzione inflitta ad un ente collettivo finirebbe per colpire anche gli associati estranei al reato.

Anche questa obiezione viene ritenuta superabile in quanto per gli associati l’assoggettamento dell’ente ad una sanzione penale è una semplice questione di perdita patrimoniale uguale a quella che viene in caso di assoggettamento dell’ente a conseguenze civili.

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7
Q

La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Il superamento del principio

A

Nel nostro ordinamento il principio della ‘𝘀𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮𝘀 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗻𝗾𝘂𝗲𝗿𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗼𝘁𝗲𝘀𝘁’ è stato superato introducendo, mediante il 𝗱. 𝗟𝗴𝘀. 𝟮𝟯𝟭 𝗱𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟬𝟭, 𝘂𝗻 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶 𝗱𝗲𝗿𝗶𝘃𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗮 𝗿𝗲𝗮𝘁𝗼.

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8
Q

La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Il superamento del principio
Il contenuto della disciplina

A

Tale decreto contiene una disciplina organica del sistema della responsabilità degli enti e contiene:

• 𝗨𝗻𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝗹𝗲 in cui vengono indicati i soggetti a cui si applica questo nuovo sistema di responsabilità. Oltre a questo vengono indicati:

  • criteri di imputazione del reato
  • condizioni di esonero da responsabilità dell’ente
  • il contenuto dei modelli organizzativi
  • la responsabilità dell’ente per le vicende modificative che lo riguardano
  • la prescrizione
  • un catalogo autonomo di sanzioni

• 𝗨𝗻𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 in cui vengono indicati una serie di reati in relazione ai quali può essere affermata la responsabilità dell’ente. Infatti l’ambito di applicazione del decreto, che all’inno veniva applicato solo in relazione ad una serie di delitti dolosi attinenti ai rapporti con la PA, è stato ampliato. Oggi è molto più amplio e si estende alle materie più importanti tra cui
possono essere gli abusi di mercato, i reati transnazionali, i reati societari, i reati ambientali ecc.

• 𝗨𝗻 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗿𝗺𝗲 relativo all’accertamento e all’applicazione delle sanzioni amministrative.

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9
Q
La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Il superamento del principio
Il contenuto della disciplina
Responsabilità dell'ente
A

𝗜𝗹 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟯𝟭 ha creato un 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗲𝗻𝘁𝗲 che si aggiunge, senza sostituire, quello della responsabilità della persona fisica che ha materialmente commesso il reato. La disciplina della responsabilità dell’ente si basa sull’ovvio 𝗰𝗼𝗻𝘃𝗲𝗿𝗴𝗲𝗿𝗲 della responsabilità della persona fisica e dell’ente.

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10
Q
La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Il superamento del principio
Il contenuto della disciplina
Responsabilità dell'ente
Responsabilità autonoma
A

Tuttavia la responsabilità dell’ente è una responsabilità autonoma disciplinata da un sistema autonomo di responsabilità rispetto a quello della persona fisica in quanto, come stabilito 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟴 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 ‘𝘓𝘢 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢̀ 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘶𝘴𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰: 𝘭’𝘢𝘶𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘪𝘮𝘱𝘶𝘵𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘰 𝘪𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘪 𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘨𝘶𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘶𝘯𝘢 𝘤𝘢𝘶𝘴𝘢 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘢 𝘥𝘢𝘭𝘭’𝘢𝘮𝘯𝘪𝘴𝘵𝘪𝘢.’

In ragione di questa stretta connessione della responsabilità dell’ente con il reato che ne è il
presupposto il 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟯𝟭, pur parlando di responsabilità amministrativa, ha stabilito la
competenza del giudice penale assicurando all’ente le stesse garanzie difensive previste per l’imputato persona fisica.

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11
Q
La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Il superamento del principio
Il contenuto della disciplina
L'inquadramento teorico della responsabilità
A

Il dibattito della dottrina si è focalizzato 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗶𝗻𝗾𝘂𝗮𝗱𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘁𝗲𝗼𝗿𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à domandandosi se ci si trovasse davanti a una responsabilità 𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮, come previsto dal
titolo del 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟴𝟭, o se si tratti di una 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗽𝗲𝗻𝗮𝗹𝗲.

La questione non è solo teorica dal momento che la qualificazione di un istituto giuridico ha rilevanza dal punto di vista normativo e pratico in quanto dalla sua soluzione discende l’applicazione di un determinato modello di disciplina. La formula della responsabilità amministrativa porterebbe ad inquadrare la responsabilità degli enti all’interno del sistema dell’illecito amministrativo ma si riduce ad una etichetta carica di significati simbolici che si rileva in concreto neutra se si guarda alla disciplina dei numerosi istituti penalistici che trovano in essa applicazione.

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12
Q
La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Il superamento del principio
Il contenuto della disciplina
L'inquadramento teorico della responsabilità
Sottosistema autonomo
A

Possiamo dire se si guarda alla sostanza della disciplina della responsabilità degli enti ci si trova difronte a un 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗮𝘂𝘁𝗼𝗻𝗼𝗺𝗼, sia dalla responsabilità degli enti sia da quella penale, che si trova all’interno di un 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗽𝘂𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗼 ovvero un sistema complesso comprensivo sia del sistema dell’illecito penale sia del sistema dell’illecito amministrativo. Il legislatore dunque, preferendo parlare di responsabilità amministrativa e non penale, ha fatto una scelta strategica ricca di implicazioni
comunicative.

L’etichetta di responsabilità amministrativa vuol trasmettere un messaggio di 𝗺𝗶𝗻𝗼𝗿 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝘁à rispetto alla responsabilità penale e per questo motivo la responsabilità degli enti è stata accettata nel contesto culturale del paese.

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13
Q
La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Il superamento del principio
Il contenuto della disciplina
L'inquadramento teorico della responsabilità
Disciplina dell'applicazione
A

𝗟’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟭 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟴𝟭 prevede l’ambito di applicazione soggettivo della responsabilità e
prevede che ‘𝘓𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘪𝘯 𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘪𝘴𝘵𝘦 𝘴𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘯𝘰 𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘧𝘰𝘳𝘯𝘪𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪𝘵𝘢̀ 𝘨𝘪𝘶𝘳𝘪𝘥𝘪𝘤𝘢
𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘦 𝘢𝘴𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘳𝘪𝘷𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪𝘵𝘢̀ 𝘨𝘪𝘶𝘳𝘪𝘥𝘪𝘤𝘢. 𝘕𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘯𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘰 𝘚𝘵𝘢𝘵𝘰, 𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘪 𝘵𝘦𝘳𝘳𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢𝘭𝘪, 𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘤𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘤𝘪 𝘯𝘰𝘯𝘤𝘩𝘦́ 𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘷𝘰𝘭𝘨𝘰𝘯𝘰 𝘧𝘶𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘭𝘪𝘦𝘷𝘰 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦’

Il decreto nella parte generale riconosce valenza ad alcuni principi fondamentale del diritto punitivo tra cui, in particolare, al 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶𝘁à asserendo che ‘𝘓’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘶𝘰̀ 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘳𝘪𝘵𝘦𝘯𝘶𝘵𝘰 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘶𝘯 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢̀ 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘪𝘯 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 𝘦 𝘭𝘦 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘵𝘪𝘷𝘦 𝘴𝘢𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘦𝘴𝘱𝘳𝘦𝘴𝘴𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘪𝘴𝘵𝘦 𝘥𝘢 𝘶𝘯𝘢 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦 𝘦𝘯𝘵𝘳𝘢𝘵𝘢 𝘪𝘯 𝘷𝘪𝘨𝘰𝘳𝘦 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘪𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰’.

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14
Q

La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Successioni di leggi penali

A

Proseguendo 𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟯 regola il tema della 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗽𝗲𝗻𝗮𝗹𝗶 𝗻𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 affermato
il criterio dell’applicazione della legge più favorevole nei medesimi termini previsti 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟮 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗼𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗣𝗲𝗻𝗮𝗹𝗲.

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15
Q

La responsabilità degli enti
Societas delinquere non potest
Criteri di imputazione all’ente

A

𝗟’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟱 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 regola i criteri di imputazione con cui il reato commesso dalla persona fisica può essere imputato all’ente. L’articolo in analisi asserisce che ‘𝘓’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘦̀ 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘪 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘯𝘦𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐞 o a suo 𝐯𝐚𝐧𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨: 𝘥𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘳𝘪𝘷𝘦𝘴𝘵𝘰𝘯𝘰 𝘧𝘶𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘳𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘯𝘻𝘢, 𝘥𝘪 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘰 𝘥𝘪 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘰 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘶𝘯𝘪𝘵𝘢̀ 𝘰𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘻𝘻𝘢𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘥𝘰𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘢 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢𝘳𝘪𝘢 𝘦 𝘧𝘶𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘯𝘰𝘯𝘤𝘩𝘦́ 𝘥𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘦𝘴𝘦𝘳𝘤𝘪𝘵𝘢𝘯𝘰, 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘪 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰, 𝘭𝘢 𝘨𝘦𝘴𝘵𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 ( 𝘪 𝘤𝘰𝘴𝘪𝘥𝘥𝘦𝘵𝘵𝘪 𝐬𝐨𝐠𝐠𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐚𝐩𝐢𝐜𝐚𝐥𝐢) 𝘰 𝘥𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰𝘱𝘰𝘴𝘵𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘨𝘪𝘭𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘴𝘰𝘨𝘨𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘢𝘱𝘪𝘤𝘢𝘭𝘪 (𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗯𝗮𝗹𝘁𝗲𝗿𝗻𝗶).’

La distinzione interna tra questi soggetti acquista rilievo ai fini della determinazione delle condizioni in presenza delle quali 𝘃𝗶𝗲𝗻𝗲 𝗲𝘀𝗰𝗹𝘂𝘀𝗮 la responsabilità dell’ente.

Si ha 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗲 nel momento in cui il fatto di reato è stato commesso per avvantaggiare l’ente o se appare funzionale alla gestione dell’ente mentre il 𝘃𝗮𝗻𝘁𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 a valutato ex post in base agli effetti derivanti dal reato. La responsabilità sussiste anche se il soggetto agente abbia perseguito un interesse proprio ed un interesse dell’ente. Viene però precisato dall’articolo che ‘𝘓’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘰𝘯𝘥𝘦 𝘴𝘦 𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘤𝘢𝘵𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘢 1 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘢𝘨𝘪𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘦𝘴𝘴𝘦 𝘦𝘴𝘤𝘭𝘶𝘴𝘪𝘷𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘰 𝘥𝘪 𝘵𝘦𝘳𝘻𝘪’.

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16
Q

La responsabilità degli enti

Modelli organizzativi di prevenzione del reato

A

La disciplina prevista dal 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟴𝟭 sull’adozione di modelli organizzativi idonei a 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗻𝗶𝗿𝗲 𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶 e intende specificare come l’ente deve operare per evitare che determinati reati vengano commessi nello svolgimento delle proprie attività.

La doverosità dell’adozione e dell’effettiva attuazione di un idoneo modello organizzativo è esplicitata anche dalla recente normativa in materia di sicurezza e igiene del lavoro, ossia nel 𝗱.𝗹𝗴𝘀. 𝗻. 𝟴𝟭 𝗱𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟬𝟴. Il sistema ha costruito dal 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟯𝟭 e dunque fondato sulla
valutazione del rischio e sulla conseguente adozione di idonee misure di tutela, di prevenzione.

17
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Problema organizzativo

A

𝗜𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮 𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼 è per l’ente, un 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 e 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗿𝗲𝗮𝘁𝗼, specificatamente in relazione ai reati dai quali possa derivare la responsabilità degli enti.

I tratti essenziali dell’adempimento del dovere organizzativo richiesto sono una 𝗿𝗶𝗹𝗲𝘃𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗿𝗲𝘁𝗮 𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮 delle situazioni a rischio di reato, la 𝗽𝗿𝗲𝗱𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗺𝗶𝘀𝘂𝗿𝗲, in particolare di regole organizzative, di comportamento idoneo a
fronteggiare i rischi individuati, la 𝗰𝗮𝗽𝗮𝗰𝗶𝘁à 𝗱𝗶 𝗮𝗱𝗲𝗴𝘂𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗺𝘂𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗶𝘁𝘂𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 anche
alla luce dell’esperienza.

18
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Problema organizzativo, regole cautelari

A

Per la gran parte dei reati inseriti nel sistema della responsabilità degli enti, non esiste un apparato di regole cautelari già codificato. Lo sfondo normativo su cui l’ente delle costruire i modelli organizzativi di prevenzione del rischio reato si restringe alle regole di 𝗱𝗶𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗽𝗿𝘂𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗶𝘇𝗶𝗮 rilevanti sul piano della colpa generica e non specifica.

19
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Le esigenze che devono rispondere

A

Riferimenti normativi più precisi si hanno in alcuni settori ad esempio in materia di sicurezza del
lavoro. In termini generali 𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟲 si limita a richiedere che i modelli di organizzazione e
gestione devono rispondere alle seguenti esigenze:

  • Individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati;
  • Prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione l’attuazione delle decisioni dell’ente in relazione ai reati da prevenire;
  • Individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione di reati;
  • Prevedere obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli;
  • Introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello.
20
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Le esigenze che devono rispondere
Rilievo alla direttiva di individuare modalità di gestione

A

All’interno 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟲, assume rilievo, la 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗶 𝗮𝗹 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗶𝗻𝗼 𝟯, direttiva che prevede di individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione dei reati.

E’ una direttiva che interessa la 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗶 𝗳𝗿𝗮 𝗶 𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶, attualmente considerati dal 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟯𝟭, come possibile 𝘁𝗶𝘁𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗲𝗻𝘁𝗲, la cui commissione passa attraverso le modalità illecite di gestione, di danaro o altre risorse all’interno della struttura organizzata. Tra le esigenze cautelari specifiche emerge, come indicazione fondamentale della norma, quella di impedire ad esempio la creazione di fondi fuori bilancio, che potrebbero essere utilizzati, ad esempio, in attività illecite di natura correttiva.

21
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Esonero da responsabilità (articolo 6)

A

𝗜𝗹 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟯𝟭 prevede anche un sistema di esonero di responsabilità dell’ente, distinguendo a seconda che a commettere il reato sia stato un 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗽𝗶𝗰𝗮𝗹𝗲 𝗼 𝗶𝗹 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼 𝘀𝘂𝗯𝗮𝗹𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼.

Per il reato commesso dai 𝗱𝗶𝗿𝗶𝗴𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗮𝗽𝗶𝗰𝗮𝗹𝗶, il legislatore ha introdotto 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟲, una fattispecie di 𝗲𝘀𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘀𝘀𝗮 e costruita in versione 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗼𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗮, per cui del reato commesso dal dirigente apicale, l’ente non risponde se prova che l’organo dirigente ha adottato e attuato, prima della commissione del reato, dei modelli di
organizzazione e gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi.

Se prova che il compito di vigilanza sul funzionamento e l’osservanza dei modelli e di curare il loro
aggiornamento è stato affidato ad un organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo. Se prova che le persone che hanno commesso il reato hanno eluso fraudolentemente i modelli di organizzazione e di gestione e inoltre che non sia stata omessa / esercitata una vigilanza insufficiente dall’organo di vigilanza.

22
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Esonero da responsabilità (articolo 6)
L’esonero

A

A fini dell’esonero, 𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟲, ci dice che la predisposizione di un 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗮𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗶𝗱𝗼𝗻𝗲𝗼 𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗻𝗶𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗿𝗲𝗮𝘁𝗼, è 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶𝗮, ma 𝗻𝗼𝗻 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝘀𝘂𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲, occorre ancora che il modello sia efficacemente attuato, quindi adempimenti cartacei non bastano, nessun documento può valere solo come adempimento del dovere di buona organizzazione.

Questo significa che, 𝗹’𝗲𝘀𝗼𝗻𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à è 𝗲𝘀𝗰𝗹𝘂𝘀𝗼 ad esempio quando il reato sia stato reso possibile da una qualche carenza nell’attività di soggetti diversi dall’autore di reato e relativi a comportamenti preventivi e previsti, appositamente regolati dal modello.

In sostanza l’esonero da responsabilità viene circoscritto a 𝘀𝗶𝘁𝘂𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗹𝗶𝗺𝗶𝘁𝗲 nelle quali il soggetto apicale abbia agito seppur nell’interesse o a vantaggio nell’ente, ma non semplicemente in contrasto con le regole, ma in modo da frustrare con l’inganno il rispetto delle regole predisposte dall’ente attraverso il modello
organizzativo.

23
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Esonero da responsabilità (articolo 6)
L’esonero, L’organismo di vigilanza

A

Tratto saliente del sistema è 𝗹’𝗮𝗳𝗳𝗶𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗴𝗶𝗹𝗮𝗻𝘇𝗮 sul funzionamento e sull’osservanza del modello organizzativo di prevenzione, nonché del compito di curarne l’aggiornamento, ad un apposito organo dell’ente, chiamato 𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗴𝗶𝗹𝗮𝗻𝘇𝗮, il quale dotato di poteri autonomi, di iniziativa e di controllo.

E’ l’organismo a cui fa riferimento la lettera B (vedi slide) dell’articolo 6. 𝗜𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗼𝗻𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à, nel caso in cui l’ente è riuscito a dimostrare gli elementi indicati dalla norma numero 6, è prevista la 𝗻𝗼𝗻 𝗮𝗽𝗽𝗹𝗶𝗰𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗮𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, ma si applica in ogni caso la 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗶𝘀𝗰𝗮.

24
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Esonero da responsabilità (articolo 7)

A

𝗟’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟳 si occupa 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗲𝘀𝗼𝗻𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗲𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗮 𝘂𝗻 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼 𝘀𝘂𝗯𝗮𝗹𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼.
“𝘓’𝘦𝘯𝘵𝘦 è 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘴𝘦 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘪𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 è 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘳𝘦𝘴𝘢 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘥𝘢𝘭𝘭’𝘪𝘯𝘰𝘴𝘴𝘦𝘳𝘷𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘣𝘣𝘭𝘪𝘨𝘩𝘪 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘷𝘪𝘨𝘪𝘭𝘢𝘯𝘻𝘢. 𝘐𝘯 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘤𝘢𝘴𝘰, è 𝘦𝘴𝘤𝘭𝘶𝘴𝘢 𝘭’𝘪𝘯𝘰𝘴𝘴𝘦𝘳𝘷𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘣𝘣𝘭𝘪𝘨𝘩𝘪 𝘥𝘪 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘷𝘪𝘨𝘪𝘭𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘴𝘪𝘭𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘪𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰, 𝘩𝘢 𝘢𝘥𝘰𝘵𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘦𝘥 𝘦𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘵𝘵𝘶𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘮𝘰𝘥𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘰𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘻𝘻𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘨𝘦𝘴𝘵𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰𝘭𝘭𝘰 𝘪𝘥𝘰𝘯𝘦𝘰 𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘦𝘯𝘪𝘳𝘦 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘷𝘦𝘳𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰𝘴𝘪.”

25
Q
La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Sistema sanzionatorio (articolo 9)
A

Per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato sono previste le seguenti sanzioni specifiche pensate per un particolare soggetto chiamato a rispondere, quindi l’ente:

  • Le sanzioni interdittive;
  • La confisca;
  • La pubblicazione della sentenza.
26
Q
La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Sistema sanzionatorio (articolo 9) L'ottica in cui è volta
A

𝗜𝗹 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝘀𝗮𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼, 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟯𝟭, pare costruito in un’ottica volta non solo a punire, ma ad incentivare condotte riparatorie nella forma della riparazione del danno cagionato dall’illecito, di cui l’ente deve rispondere, o della messa a disposizione del profitto derivate dall’illecito, o nella forma nell’eliminazione dei difetti di organizzazione che hanno consentito la realizzazione del reato.

27
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Sanzione pecuniaria

A

Stabilisce 𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟭𝟬 che: “𝘗𝘦𝘳 𝘭’𝘪𝘭𝘭𝘦𝘤𝘪𝘵𝘰 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘢 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦
𝘭𝘢 𝘴𝘢𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘦𝘤𝘶𝘯𝘪𝘢𝘳𝘪𝘢.”

𝗜𝗹 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟯𝟭 ha introdotto un 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗶𝘀𝘂𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗰𝘂𝗻𝗶𝗮𝗿𝗶𝗮 differente rispetto al sistema di commisurazione della pena pecuniaria penale. E’ un sistema nuovo e connesso all’inserimento di alcuni elementi del sistema di determinazione della sanzione pecuniaria percuote un sistema che altri ordinamenti statali utilizzano per la
commisurazione della pena pecuniaria.

28
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Sanzione pecuniaria, determinazione della quota

A

In base alla disciplina, di cui agli 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗶 𝟭𝟬 𝗲 𝟭𝟭 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟯𝟭, il giudice 𝗱𝗲𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗶𝗹 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗾𝘂𝗼𝘁𝗲, tenendo conto dei parametri sostanziali come la gravità del reato, il grado della responsabilità dell’ente, le attività svolte per eliminare o attenuare le conseguenze del reato per prevenire la commissione di ulteriori illeciti.

Successivamente, il giudice, determina 𝗹’𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗼𝘁𝗮 tenendo conto delle condizioni economiche e patrimoniali dell’ente, all’intento di valori minimi e massimi assoluti stabiliti dalla legge.

L’importo di una quota, prevede 𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟭𝟬, va da un minimo di 258€ ad un massimo di 1549€.

29
Q

La responsabilità degli enti
Modelli organizzativi di prevenzione del reato
Sanzione pecuniaria, determinazione della quota
Riduzione della sanzione

A

𝗟’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟭𝟮 prevede, infine, la 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗰𝘂𝗻𝗶𝗮𝗿𝗶𝗮 per particolari ipotesi di particolare tenuità o in presenza di condotte efficaci di riparazione dell’offesa o per il caso sia stato adottato
dopo il reato un modello organizzativo idoneo alla prevenzione di futuri reati.

30
Q

Sanzioni interdittive

A

Nel catalogo delle sanzioni applicabili agli enti, sono comprese le 𝘀𝗮𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗱𝗶𝘁𝘁𝗶𝘃𝗲, le quali arrivano ad incidere ben più della sanzione pecuniaria sulla stessa continuazione dell’attività dell’ente. Tra questi incontriamo:

  • Interdizione dall’esercizio dell’attività;
  • Sospensione revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell’illecito;
  • Divieto di contrarre con la PA, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio;
  • Esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l’eventuale revoca di quelli già concessi;
  • Divieto di pubblicizzare beni o servizi.
31
Q

Sanzioni interdittive

Severità delle sanzioni e l’applicazione

A

𝗦𝗼𝗻𝗼 𝘀𝗮𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗼 𝘀𝗲𝘃𝗲𝗿𝗲, che hanno una potenzialità deterrente, almeno sulla carta, notevole perché arrivano ad incidere in maniera pesante sulla stessa possibilità oltre che sulla produttività dell’attività dell’ente.

Tali sanzioni sono 𝗮𝗽𝗽𝗹𝗶𝗰𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗻𝗲𝗶 𝗰𝗮𝘀𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟭𝟯, in relazione ai reati per i quali sono espressamente previste, quando ricorrono una delle seguenti condizioni:

  • L’ente ha tratto dal reato un profitto di rilevante entità e il reato è stato commesso da soggetti in posizione apicale ovvero da soggetti sottoposti all’altrui direzione quando la commissione del reato è stata determinata o agevolata da gravi carenze organizzative;
  • In caso di reiterazione degli illeciti.
32
Q

Sanzioni interdittive, durata

A

𝗟𝗲 𝘀𝗮𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗱𝗶𝘁𝘁𝗶𝘃𝗲 hanno una durata 𝗻𝗼𝗻 𝗶𝗻𝗳𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗮 𝟯 𝗺𝗲𝘀𝗶 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗮 𝟮 𝗮𝗻𝗻𝗶. Sono scelte in base ai criteri 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟭𝟰 l’applicazione comporta la pubblicazione della sentenza di condanna ai sensi 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟭𝟴 del d.p.r. 231.

33
Q
Sanzioni interdittive
Commissario giudiziale (articolo 15)
A

All’interno del sistema delle sanzioni interdittive è stata inserita un’ipotesi particolare di commissariamento giudiziale di enti che svolgono attività strategiche o connesse alla gestione di importanti interessi.

Stabilisce 𝗹’𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟭𝟱 che: “𝘚𝘦 𝘴𝘶𝘴𝘴𝘪𝘴𝘵𝘰𝘯𝘰 𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘶𝘱𝘱𝘰𝘴𝘵𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘭’𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘴𝘢𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦
𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘥𝘪𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘵𝘦𝘳𝘮𝘪𝘯𝘢 𝘭’𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵à 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘪𝘭 𝘨𝘪𝘶𝘥𝘪𝘤𝘦, 𝘪𝘯 𝘭𝘶𝘰𝘨𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘢𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘯𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘦𝘤𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵à 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘪𝘴𝘴𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘶𝘯 𝘱𝘦𝘳𝘪𝘰𝘥𝘰 𝘱𝘢𝘳𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘶𝘳𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘦𝘯𝘢 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘥𝘪𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘢𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘵𝘢, 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘦𝘨𝘶𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪: 𝘢) 𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘷𝘰𝘭𝘨𝘦 𝘶𝘯 𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘰 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘪𝘻𝘪𝘰 𝘶𝘯 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘪𝘻𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘢 𝘯𝘦𝘤𝘦𝘴𝘴𝘪𝘵à 𝘭𝘢 𝘤𝘶𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘶ò 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘰𝘤𝘢𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘨𝘳𝘢𝘷𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘨𝘪𝘶𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢
𝘤𝘰𝘭𝘭𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵à; 𝘣) 𝘭’𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵à 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘶ò 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘰𝘤𝘢𝘳𝘦, 𝘵𝘦𝘯𝘶𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘶𝘦 𝘥𝘪𝘮𝘦𝘯𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘦𝘤𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘵𝘦𝘳𝘳𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 è 𝘴𝘪𝘵𝘶𝘢𝘵𝘰, 𝘳𝘪𝘭𝘦𝘷𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘳𝘪𝘱𝘦𝘳𝘤𝘶𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘴𝘶𝘭𝘭’𝘰𝘤𝘤𝘶𝘱𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦.” “𝘕𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘮𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘪𝘵𝘪 𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘳𝘪 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘤𝘢𝘵𝘪 𝘥𝘢𝘭 𝘨𝘪𝘶𝘥𝘪𝘤𝘦, 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘪𝘴𝘴𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘤𝘶𝘳𝘢 𝘭’𝘢𝘥𝘰𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘌 𝘭’𝘦𝘧𝘧𝘪𝘤𝘢𝘤𝘪𝘢 𝘢𝘵𝘵𝘶𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘮𝘰𝘥𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘥𝘪 𝘰𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘻𝘻𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰𝘭𝘭𝘰 𝘪𝘥𝘰𝘯𝘦𝘰 𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘦𝘯𝘪𝘳𝘦 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘷𝘦𝘳𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰𝘴𝘪. 𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘶ò 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘢𝘵𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘰𝘳𝘥𝘪𝘯𝘢𝘳𝘪𝘢 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦
𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘳𝘪𝘻𝘻𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘨𝘪𝘶𝘥𝘪𝘤𝘦.”

34
Q

Sanzioni interdittive

Riparazione delle conseguenze del reato (articolo 17)

A

Riparazione delle conseguenze del reato (articolo 17)

“𝘍𝘦𝘳𝘮𝘢 𝘭’𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘢𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘱𝘦𝘤𝘶𝘯𝘪𝘢𝘳𝘪𝘦, 𝘭𝘦 𝘴𝘢𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘥𝘪𝘵𝘵𝘪𝘷𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘯𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰,
𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘱𝘦𝘳𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘥𝘪𝘣𝘢𝘵𝘵𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘨𝘳𝘢𝘥𝘰, 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘰𝘳𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘭𝘦 𝘴𝘦𝘨𝘶𝘦𝘯𝘵𝘪
𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪: 𝘢) 𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘩𝘢 𝘳𝘪𝘴𝘢𝘳𝘤𝘪𝘵𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘨𝘳𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘭 𝘥𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘦 𝘩𝘢 𝘦𝘭𝘪𝘮𝘪𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘦𝘨𝘶𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘥𝘢𝘯𝘯𝘰𝘴𝘦 𝘰
𝘱𝘦𝘳𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰𝘴𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 𝘰𝘷𝘷𝘦𝘳𝘰 𝘴𝘪 è 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘦𝘧𝘧𝘪𝘤𝘢𝘤𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘥𝘰𝘱𝘦𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘵𝘢𝘭 𝘴𝘦𝘯𝘴𝘰; 𝘣) 𝘭𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘩𝘢𝘪
𝘦𝘭𝘪𝘮𝘪𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘰𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘻𝘻𝘢𝘵𝘪𝘷𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘵𝘦𝘳𝘮𝘪𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘭’𝘢𝘥𝘰𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘭’𝘢𝘵𝘵𝘶𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘮𝘰𝘥𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘰𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘻𝘻𝘢𝘵𝘪𝘷𝘪 𝘪𝘥𝘰𝘯𝘦𝘪 𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘦𝘯𝘪𝘳𝘦 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘷𝘦𝘳𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰𝘴𝘪; 𝘤)
𝘭𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘢 𝘮𝘦𝘴𝘴𝘢 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪𝘵𝘰 𝘢𝘪 𝘧𝘪𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘪𝘴𝘤𝘢”.

35
Q

Confisca (articolo 19)

A

E’ una sanzione finalizzata a sottrarre all’ente il prezzo e il profitto dell’illecito che è identificato nel vantaggio economico che è di diretta derivazione da reato. E’ una sanzione obbligatoria, che non viene commisurata, a differenza della sanzione in senso classico, secondo criteri di proporzionalità validi per le altre sanzioni , infatti 𝗻𝗼𝗻 𝗶𝗻𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮 𝗹𝗶𝗺𝗶𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗲.

“𝘕𝘦𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦 è 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢, 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘢𝘯𝘯𝘢, 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘪𝘴𝘤𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘳𝘦𝘻𝘻𝘰 𝘰
𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰, 𝘴𝘢𝘭𝘷𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘶ò 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘳𝘦𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘪𝘵𝘢 𝘢𝘭 𝘥𝘢𝘯𝘯𝘦𝘨𝘨𝘪𝘢𝘵𝘰. 𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘪 𝘴𝘢𝘭𝘷𝘪 𝘪 𝘥𝘪𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘢𝘤𝘲𝘶𝘪𝘴𝘪𝘵𝘪 𝘥𝘢𝘪 𝘵𝘦𝘳𝘻𝘪 𝘪𝘯 𝘣𝘶𝘰𝘯𝘢 𝘧𝘦𝘥𝘦. 𝘘𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘯𝘰𝘯 è 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘦𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘪𝘴𝘤𝘢 𝘢 𝘯𝘰𝘳𝘮𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘢 1, 𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘢 𝘱𝘶ò 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘢𝘥 𝘰𝘨𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘴𝘰𝘮𝘮𝘦 𝘥𝘪 𝘥𝘦𝘯𝘢𝘳𝘰, 𝘣𝘦𝘯𝘪 𝘰 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘶𝘵𝘪𝘭𝘪𝘵à 𝘥𝘪 𝘷𝘢𝘭𝘰𝘳𝘦 𝘦𝘲𝘶𝘪𝘷𝘢𝘭𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘭 𝘱𝘳𝘦𝘻𝘻𝘰 𝘰 𝘢𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 (𝘤𝘰𝘯𝘧𝘪𝘴𝘤𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘦𝘲𝘶𝘪𝘷𝘢𝘭𝘦𝘯𝘵𝘦)”.

36
Q

La responsabilità degli enti

Vicende modificative dell’ente (articolo 28-32)

A

𝗜𝗹 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟮𝟯𝟭 dedica inoltre diverse disposizioni per regolare le eventuali vicende modificative dell’ente e quindi per regolare il problema della rilevanza di tali vicende modificative rispetto alla responsabilità e alle eventuali sanzioni.

37
Q

La responsabilità degli enti
Vicende modificative dell’ente (articolo 28-32)
Scopo della norma

A

𝗦𝗰𝗼𝗽𝗼 di queste norme è da un lato quello di 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 di riassetto societario 𝘀𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗼𝗹𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝘂𝗻𝗮 𝗺𝗼𝗱𝗮𝗹𝗶𝘁à 𝗳𝗿𝗮𝘂𝗱𝗼𝗹𝗲𝗻𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗲𝗹𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à e dall’altro lato però cercano di 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗲𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗻𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝗻𝘁𝗶.

38
Q

La responsabilità degli enti
Vicende modificative dell’ente (articolo 28-32)
Scopo della norma, principio generale

A

𝗜𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗶𝗼 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝗹𝗲 è che: “𝘪𝘯 𝘤𝘢𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘧𝘶𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘰 𝘥𝘪 𝘵𝘳𝘢𝘴𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘰𝘯𝘥𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘪 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘪 𝘦𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘤𝘦𝘥𝘦𝘯𝘵𝘪, 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘢𝘭𝘭’𝘰𝘱𝘦𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦”.

39
Q

La responsabilità degli enti

Prescrizione (articolo 22)

A

Prescrizione (articolo 22)

“𝘓𝘦 𝘴𝘢𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘦 𝘴𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘰𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘵𝘦𝘳𝘮𝘪𝘯𝘦 𝘥𝘪 5 𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘶𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰. 𝘐𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘰𝘮𝘱𝘰𝘯𝘰 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘮𝘪𝘴𝘶𝘳𝘦 𝘤𝘢𝘶𝘵𝘦𝘭𝘢𝘳𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘥𝘪𝘵𝘵𝘪𝘷𝘦 𝘦 𝘭𝘢
𝘤𝘰𝘯𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘭𝘭𝘦𝘤𝘪𝘵𝘰 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘢 𝘯𝘰𝘳𝘮𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰 59. 𝘗𝘦𝘳 𝘦𝘧𝘧𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦
𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘶𝘯 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘪𝘰𝘥𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦. 𝘚𝘦 𝘭’𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘷𝘷𝘦𝘯𝘶𝘵𝘢 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦
𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘭𝘭𝘦𝘤𝘪𝘵𝘰 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦 𝘥𝘢 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰, 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦 𝘧𝘪𝘯𝘰 𝘢𝘭 𝘮𝘰𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪
𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢 𝘪𝘯 𝘨𝘪𝘶𝘥𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘧𝘪𝘯𝘪𝘴𝘤𝘦 𝘪𝘭 𝘨𝘪𝘶𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰, 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘦𝘨𝘶𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘤𝘩𝘦, 𝘪𝘯 𝘳𝘢𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭
𝘥𝘪𝘧𝘧𝘦𝘳𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘳𝘦𝘨𝘪𝘮𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, è 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘤𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘭𝘶𝘥𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘤𝘪𝘰𝘨𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰
𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘮𝘱𝘶𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘢𝘵𝘰 𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘢𝘯𝘯𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘯𝘵𝘦 ”.