4) monografico: il genere epico: Flashcards
il ruolo della Grecia per l’epica latina:
L’epica latina, al contrario di quella greca, non è un punto di partenza nella letteratura latina, ma è un genere di arrivo, che nasce nella letteratura latina dopo un suo grande sviluppo nella vicina Grecia.
L’epica a Roma compirà un percorso a ritroso, partendo da uno stile simile a quello degli alessandrini per arrivare poi ad uno stile vicino a Omero con Virgilio.
Il genere epico nella letteratura latina ha come grandi riferimenti greci:
* Omero e i poemi dei vari cicli, che costituiscono anche il serbatoio della tragedia.
* Cherilo di Samo (V secolo a.C.), primo poeta a comporre poesia epico storica, ovvero poesia epica che celebra le imprese di un popolo, scrittore delle Guerre persiane.
* Antimaco (fra il V e il IV secolo a.C.), di cui si hanno poche rimanenze letterarie, ma molte notizie a causa di tanti giudizi a lui rivolti dai commentatori. Fu autore di una Tebaide composta sullo stile dei poemi ciclici, che gli valse la condanna degli alessandrini. Sarebbe forse primo autore di elegia amorosa.
* Callimaco con l’epillio e la sua Ecale. Per la prima volta in un poema mitologico si costruisce un ponte con la contemporaneità, per spiegare un culto ancora usato ai suoi tempi, con fine eziologico.
* Apollonio con le sue Argonautiche, con elementi eziologici, con grande spazio dato alla psicologia di Medea. Si cercano le cause della storia locale.
i principali rappresenti del genere epico a Roma:
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Livio Andronico: autore dell’Odusia, una traduzione in saturni del poema omerico. L’operazione più significativa dell’autore è l’uso del saturnio per trasporre il tono aulico latino, usando un metro tipico della poesia oracolare.
Già dal primo verso si nota questo tono oracolare. L’operazione compiuta dal poeta ha quasi caratteristica filologica, che ha visto un lavoro sul testo greco, il riconoscimento dei tratti pertinenti e la loro trasposizione in latino, per questo viene considerato padre della traduzione letteraria.
L’epica greca viene qui romanizzata, grazie ad una traduzione che anche in seguito influenzerà lo sviluppo successivo della letteratura latina. -
Nevio: di poco successivo a Livio, Nevio compone un epos storico, rifacendosi a Cherilo di Samo, che aveva celebrato le vittorie greche contro i Persiani, per celebrare dal canto suo la prima guerra punica.
Nevio però non si ispira solamente a Cherilo di Samo, ma anche Apollonio Rodio, perché inserisce il racconto mitico dell’incontro fra Enea e Didone come aition della guerra fra Cartagine e Roma.
Importante la fusione di elementi iliadici e odissiaci: c’è guerra (Iliade) ma anche peripezie (Odissea). -
Ennio: scrive un poema molto lungo, forse di 18 libri, ma fa una scelta che lo differenza dai suoi due predecessori: l’utilizzo dell’esametro, da qui in poi per sempre associato all’epica.
Gli Annales iniziano con il sogno fatto da Ennio, che sogna l’apparizione di Omero. Questo simboleggia un’operazione culturale inversa a quella di Livio, con la grecizzazione dell’epos romano perché Ennio vuole impostare in maniera più dotta la propria poesia, sfruttando le sue grandi conoscenze e riversandole tutte in questo poema.
Quello di Ennio è fondamentalmente un poema storico, che però racconta sia eventi storici che mitici, lasciando questo importante elemento a Virgilio.
l’epillio:
In questo periodo di sviluppa l’epillio, che però non esiste come lo si intende nell’ottica filologica e alessandrina greca, ma che individua a Roma opere con le seguenti caratteristiche:
* dimensioni ridotte
* introspezione psicologica (es. epillio Europa del poeta mosco), ed è frutto del rifiuto dell’epica omerica.
* Si raccontano episodi piccoli e secondari, come se fosse raffigurata in un’opera d’arte. Questo perché il lettore è molto dotto e conosce la storia nelle sue varie varianti.
* Si sfruttano i tempi morti della storia, le pause narrative, per soffermarsi sulla psicologia senza allungare troppo l’opera, senza andare a descrivere - come in Omero – le lunghe scene d’azione.
* L’imborghesimento del mito, dato dall’abbassamento al livello umano delle divinità, oppure innalzando l’uomo a livello mitico, di cui si ha grande esempio in Ovidio.
* Costruzione in scene giustapposte
* Attenzione alla struttura complessiva: il passaggio da un episodio all’altro è spesso brusco e scollato, ma è maniacale l’attenzione alla struttura complessiva.
* Le ambientazioni esotiche, spesso né romane né greche
* Sfoggio di dottrina e grande conoscenza
* Insistenza sul pathos con sympatheia del narratore, come Calvo che si rivolge nell’Io all’eroina e Cinna che si rivolge a Mirra disperata
* Incastro di una vicenda negativa dentro una positiva
Gli autori con le loro opere principali sono:
- Calvo, Io
- Valerio Catone, Dictynna (nome raro per Diana)
- Cornificio, Glaucus
- Cinna, Zmyrna
- Catullo, c.64
- **Virgilio*, Aristeo e Orfeo
il carme 64 di Catullo:
Nel carme 64 di Catullo troviamo il motivo eziologico ( = ricerca le cause di qualcosa), però solo apparente. Presenta anche il collegamento fra mito e storia, parla delle guerre civili del suo periodo, dandone una descrizione senza veli, paragonandole in empietà all’incesto. In questo periodo viene meno infatti la pietas, cioè il rispetto per gli dei e per la famiglia, per la patria.
Il carme 64 ispira Virgilio nel complesso schema temporale con la linea del tempo spezzata.
Catullo rimpiange l’età degli eroi.
i due obiettivi dell’Eneide secondo Servio:
Servio, importante commentatore di Virgilio, scriveva che l’Eneide aveva due obiettivi:
* Imitari Omerum. L’Eneide è sicuramente imitazione di Omero, con ampie ispirazioni ai poemi omerici, ma Omero è anche modello esemplare, e di genere, perché molti sono i passi in cui Viriglio imita dei versi di Omero. L’Eneide ha una contaminazione di Omero nel senso che mette insieme vari elementi di Iliade e Odissea.
* Augustum laudare a parentibus, cioè lodare Augusto a partire dai suoi antenati
elementi di superamento di Omero nell’Eneide:
- Epos soggettivo, che non prevede il punto di vista del narratore onnisciente, ma Virgilio ci fa partecipi del racconto con la synpatheia, ovvero il rivolgersi al personaggio apostrofandolo con la metalessi narrativa (scavalcamento dei piani narrativi) e con l’enpatheia, la focalizzazione dal punto di vista del personaggio, anche se non esattamente coi suoi occhi. Per esempio, nel momento in cui enea parte dall’Africa si ha un verso in cui il primo emistichio è dato dal pov di Didone, e il gesto di enea viene definito una fuga, mentre il secondo emistichio parla del pov di Enea, dove si usa l’aggettivo dulcis, riferito alle colline che si accinge a lasciare, aggettivo usato in Virgilio per parlare di nostalgia, per qualcosa che amaramente si abbandona.
- Rapporto mito-storia, per cui l’eziologia virgiliana è diversa dai suoi predecessori: è un’eziologia rovesciata, perché Giunone è adirata coi troiani ed Enea perché nella storia i discendenti dei troiani distruggeranno Cartagine. Si cerca dunque nella storia la spiegazione dei miti, e non il contrario.
- Il proemio, pur imitando quello dei poemi omerici, rovescia la prospettiva del tempo, e non racconta da un certo punto in poi, mentre il proemio dell’Eneide esprime il telos della vicenda. Questo poeticamente e politicamente ha dei vantaggi: si trasforma così la storia (qui l’età augustea) in mito, inoltre trasferiscono sul mito i mali della storia, raccontando le guerre nel Lazio del poema come fossero una guerra civile (come quella sanguinosa a cui anche Augusto aveva partecipato). Il mito sconta allora le colpe della storia.
La storia condiziona il mito, ma non vale il contrario: il mito è inefficace nei confronti della storia, perché in tanti punti dell’Eneide si hanno personaggi che si augurano qualcosa o qualcos’altro nel futuro, che però non si svolgerà secondo i desideri dei personaggi.
- In Virgilio si ha nostalgia del futuro, di qualcosa di positivo che si sa che accadrà e non si vede l’ora che si verifichi.
analogie e differenze fra Eneide e Odissea nel 6°libro:
Il libro è dominato da una forte componente poetica e mitologica, che ha come riferimento Omero e altri racconti di catabasi, perché negli Inferi da vivi si erano recati anche altri, come Orfeo e Eracle.
Fra la discesa di Enea e l’evocazione dei morti di Odisseo abbiamo analogie forti: sicuramente lo scopo sapienziale, anche se con alcune differenze:
* Quella di Enea è una vera e propria catabasi ( = scendere nell’inferno), mentre quella di Odisseo un’evocazione,
* L’esperienza di Enea è raccontata in 3° persona, quella di Odisseo in 1° (la sta raccontando lui stesso alla corte dei Feaci),
* Odisseo non riceve una prospettiva sul futuro, mentre nell’Eneide abbiamo sì incontri che si riferiscono al passato, ma chiaramente qui il discorso è incentrato sul futuro di Roma.
le 8 eroine morte per amore:
Enea arriva nei lugentes campi, i campi del pianto, area di cui non si hanno riscontri altrove, e quindi è possibile che il nome del luogo sia invenzione di Virgilio.
Prima di incontrare Didone, Enea incontra una serie di eroine del mito, di cui alcune - quasi tutte - si trovano già in Omero, descritte da Odisseo, mentre altre si trovano in altri racconti o descrizioni infere precedenti.
Di particolare troviamo il loro numero: vengono unite 8 eroine morte per amore, secondo alcuni corrispettivo degli 8 eroi romani che prepareranno la visione di Augusto in seguito.
Qua ci viene presentata l’idea virgiliana dell’amore, originale: le eroine sono accomunate per la causa di morte, il dulus amor.
Virgilio non ha quasi mai un aggettivo positivo riferito ad amor, e condanna l’amore già dalle Bucoliche, che è insieme alla guerra causa di turbamento e discordia. Nell’ottava egloga l’innamorato si butta addirittura in mare per amore. Nelle Georgiche III Virgilio parla degli animali e del loro allevamento, descrivendo dell’importanza dell’accoppiamento degli animali, mentre l’uomo ha avuto dalla natura la parte peggiore, quella accompagnata dall’emotività.
elenco delle eroine:
- L’elenco inizia con Fedra, moglie di Teseo che si innamorò di Ippolito, suo figliastro, e provò inutilmente a sedurlo. Una volta respinta accusò il figliastro di aver tentato di violentarla. Ippolito venne punito, e Fedra si uccise. Nella versione di Euripide la vicenda è gestita da Afrodite e Artemide.
- Si cita poi Procri, presente anche nell’Odissea, da cui Virgilio prede due versi – e li fonde – per descriverla: la prima parte del verso è presa da Od. XI 225 e la seconda XI 321. Procri è la moglie di Cefalo, che muore per amore perché, anche se aveva una storia positiva col marito, era divorata dalla gelosia, e spiando il marito si nascose nel bosco mentre l’uomo era a caccia. Scambiata per un cervo dal marito, venne colpita e uccisa da una sua freccia.
- Erifile ha qui una storia non completamente sovrapponibile a quella tradizionale dei 7 contro Tebe: qui è la donna che si innamora del nemico, mentre nei 7 è moglie di Anfiarao che tradisce il marito perché Polinice le promette la bella collana di armonia. Il fatto che qui compaia questa versione indica che c’era una tradizione (o Virgilio la inventa) in cui Erifile tradisce per amore. Una storia analoga è quella di Tarpeia nella leggenda romana. Erifile è definita triste, aspetto interessante perché qui Virgilio traduce l’aggettivo omerico che è usato per indicare odiosa, ma che assume il valore di triste solo nel greco postomerico, come se Virgilio non interpretasse Omero correttamente.
- Evadne era moglie di Capaneo, ed è qui parallela ad alcune versioni della Didone. Evadne ama tanto il marito da uccidersi
- Pasifae è madre di Fedra, innamorata del toro e madre del Minotauro; della morte di Pasifae non si sa nulla dalla leggenda
- Laudamia è un personaggio molto apprezzato a Roma, trattato anche da Catullo, che nel carme 68 ne racconta la storia. Era moglie di Protesilao, primo greco che andò a combattere a Troia e che per primo morì. Ottiene di veder resuscitato il marito per alcune ore, ma al momento della separazione anche lei si uccide.
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Ceneo è il nome di un lapita, un gigante tracio che combatté contro i centauri. Prima di essere Ceneo egli era Cenide, una ragazza che fu violentata da Poseidone, e come risarcimento della violenza chiese di diventare un uomo invincibile. Solo Virgilio racconta che una volta morta Cenide torna femmina. L’accostamento di femina con Caenus (quindi nome femminile e maschile) si trova già in Catullo nella storia di Attis.
Questa ritrasformazione in donna si ricollegherebbe a Didone, personaggio che raccoglie in sé le caratteristiche di tanti personaggi femminili del mito, ma anche uno maschile, quello di Aiace, che si uccide come Didone, ovvero trafiggendosi con la spada. Didone è un personaggio che regge il governo come un maschio, ed è assimilabile un po’ a Cleopatra, che ha tenuto in scacco sia Cesare che Marco Antonio. Nell’immaginario romano una donna che era in grado di avere la meglio sugli uomini, tenendoli sotto scacco, era una figura terrificante e disturbante. - Didone
modelli dell’incontro con Anchise:
Sono due i principali modelli dell’incontro con Anchise:
1. Odisseo che incontra sua madre Anticlea;
2. il carme 101 di Catullo In morte del fratello, dove dopo il lungo viaggio il poeta giunge alla tomba del fratello, per parlare inutilmente con la cenere muta. Nella tradizione italiana successiva si trovano rimandi in In morte del fratello Giovanni di Foscolo, contaminato anche con elementi del proemio di Odissea e Eneide.
fine del 6° libro dell’Eneide:
Anche qui viene ripresa un’immagine dell’Odissea, in cui Penelope parla delle Porte del sogno, qua usate da Enea per tornare sulla terra.
Eclatante è che Virgilio faccia uscire Enea dalla porta dei sogni falsi, e non da quella in cui passano le vere ombre, dopo la grande celebrazione vista riguardo la futura Roma.
Si sono date diverse interpretazioni:
* Alcuni eruditi sostenevano che siccome i romani credevano che dopo la mezzanotte si facevano solo sogni veri e prima della mezzanotte sogni falsi, questa sarebbe un’indicazione oraria (mezzanotte ancora non è arrivata quando Enea esce dagli inferi).
* La scuola di Harvard, che vede l‘Eneide come un falso elogio di Augusto, interpreta questo passo come a sostegno della propria tesi, ovvero come se Virgilio volesse sottilmente indicare che quanto detto prima è falso e irrealizzabile.
Setaioli afferma che semplicemente siccome nella porta di corno passano le verae umbrae, Enea, non essendo un’ombra, deve passare per forza dall’altra
Altra interpretazione è che qui emerga il Virgilio di stampo epicureo