13) monografico: "il genere tra emprismo e teoria" (Conte): Flashcards
il dibattito fra empirismo e teoria: come si decide il genere di un’opera?
Secondo l’autore, il filologo dovrebbe abbandonare sia la posizione empiristica, come attenzione ossessiva al particolare naturalisticamente inteso (il dato in sè), e sia la posizione teorica, dove la teoria è qualcosa di nebuloso e generico, che perde di vita le articolazioni e le specifiche del testo.
quando ha senso la nozione di genere?
Per l’autore i generi non vanno totalmente ignorati, ma bisogna smettere di credergli come prontuari di composizione poetica.
Il genere per l’autore va inteso come ciò che associa elementi di contenuto e forma.
obiezioni contro l’atteggiamento empirico:
l’illusione naturalistica tende a credere che esistano, contrapposti all’elaborazione letteraria, dei fatti nudi, cioè fatti che esistono di per sé, non influenzati da ciò che li circonda.
in realta ovviamente non esistono fatti nudi, non esiste una storia che non sia già passata attraverso le forme storiche dei codici linguistici, percettivi, culturali.
Ad esempio, Ovidio è molto interessato alla natura relativa dei generi dalla possibilità di utilizzare certi elementi entro codificazioni diverse.
Prende ad esempio la parola ‘arma’, tipica del tema epico, e la inserisce in un dibattito fra Apollo e Cupido su a quale personaggio, e quindi a quale genere, appartengano le ‘arma’ (nelle Metamorfosi).
Cupido fa notare che esistono anche i suoi arma,tratto distintivo del codice elegiaco. Questo perché i generi sono sistemi di segni relazionati.
Un altro esempio è il fatto che fosse attestato che i poeti lirici bevessero molto vino, mentre gli elegiaci parlassero con enfasi di bevute d’acqua pura.
Tuttavia, Callimaco aveva affidato all’acqua della sacra sorgente la propria iniziazione di poeta, mentre Alceo non fa che parlare di vino.
La poesia non lavora quindi su realtà primarie, oggetti nudi, ma ha a che fare con una realtà culturale già disegnata da convenzioni e tensioni.
obiezioni contro l’atteggiamento teorico:
una categoria di genere basata unicamente su tratti formali non è accettabile: quale studioso vorrebbe trattare le unico genere tutte le poesie scritte in dialetto eolico?
allo stesso modo, non bisogna pensare il genere come una tipologia fondata unicamente su contenuti ricorrenti.
Piuttosto, il genere deve essere considerato una strategia di composizione letteraria.
i generi come descrizione della realtà?
il fatto che nell’800 l’Europa fosse piena di giovani Werther e Don Giovanni non ha tanto a che fare con la fortuna e la diffusione di queste opere, ma con il loro impatto sulla realtà.
L’elegia romana non è la descrizione realistica di un mondo, ma la sua proposizione.
In questa prospettiva, i generi non sono ricette ma appunto strategie che implicano una risposta e un destinatario riconoscibile.
Il testo non lavora sulla presenza diretta della realtà, ma su una rappresentazione selettiva di questa.
Ritagliano il mondo secondo un’intenzione parziale, riformulando e prendendo solo certi contenuti, e costruendo un’espressione adeguata a tale parzialità.
il compito del critico:
il compito del critico non è quello di indagare i particolari biografici, se quello che l’autore racconta sia vero o se l’abbia immaginato, ma è quello di spiegare meglio il testo come opera letteraria.
L’autore del saggio prende a esempio il critico Kroll, che studiando Orazio prende in esame un componimento delle “Epodi” dedicato al desiderio sessuale per una donna non più giovane e bella. Kroll indaga sulle vicende biografiche per capire quanto di vero ci fosse nel componimento. Ma per il lettore è davvero importante indagare la vita di Orazio?
quando nascono i generi come li intendiamo oggi?
nascono grazie alla produzione letteraria da Catullo (nato 80 a.C.) a Ovidio (morto 17 a.C.).
il teatro moderno:
esso presenta un vuoto, in quanto condizioni culturali e sociali non facilmente modificabili hanno reso impossibile l’impresa.
Vi sono stati tentativi di tragedia nell’età moderna: il “Tieste” di Vario e la “Medea” di Ovidio. Tuttavia non bastano a fare considerare soddisfatta l’attesa di un nuovo teatro latino, in quanto soprattutto Ovidio venne ritenuto capace di toccare un genere, ma non di dare ad esso vita e vitalità.
l’importanza del genere per gli antichi:
per gli antichi identificare di che genere fosse un testo era sicuramente un tema importante, e non è un caso che i generi più capaci di novità, squilibri e riequilibrio fossero i più tradizionali: epica, bucolica, l’elegia, satira.
Con questi generi si giocano partite importanti fra autore-lettore.
il genere come fattore di ordine e stabilità?
in realtà è vero anche il contrario; il didascalico può sembrare di per sé un genere pacifico, che si regge cioè su regole chiare ed elementari, mentre in Lucrezio esso assume una forma innovativa attraverso il concetto di ‘sublime’.
il “Kreuzung der Gattungen”:
con questa definizione si intende la mescolanza di generi che caratterizza la poesia alessandrina e latina > testi ibridi e incrociati.
Se per Kroll il genere bucolico è un misto di generi diversi, come la bucolica e l’elegia, per Contini l’egloga presa in esame (la 10° di Virgilio) non è il risultato di una composizione di influssi: la bucolica non rinuncia alla propria individualità letteraria, contaminandosi in qualche modo con l’elegia.
Infatti, i generi di una cultura letteraria sono definibili proprio nelle loro reciproche e sistematiche relazioni.
Così come le “Heroides” non sono una mescolanza di tragedia, epica, bucolica e elegia, ma tutto questo materiale viene semplicemente reinterpretato secondo il linguaggio della elegia (volto al femminile).
il caso di Properzio:
Properzio si mostra molto riflessivo sul concetto di genere elegiaco: il 1° libro presenta riflessioni metaletterarie, e nel 4° i due interlocutori di un dialogo impersonano due possibilità della forma elegiaca. Quella alla maniera di Callimaco e quella delle elegie d’amore.
Properzio ci rende partecipi di un’esitazione fra due maniere di praticare l’elegia, fra due distinti generi elegiaci.
la questione di Ovidio:
in Ovidio vi è una costante consapevolezza del sistema dei generi; negli “Amores” Cupido ha rubato un piede ad un esametro, ed ecco il distico elegiaco.
Nei “Tristia” il pentametro è il piede zoppo di un esule afflitto.
il genere come ‘mediatore’:
Non bisogna pensare la realtà naturalisticamente, come se fosse un dato. Essa è un insieme di percezioni determinate da codici culturali, e per essere percepito, deve essere tradotto in qualcosa che non è, in un modello di realtà dotato di un senso e perciò di una forma.
Il genere funziona da mediatore, dando la possibilità ai modelli della realtà di essere rappresentati.
Questo poiché il gioco strategico della comunicazione è fare parlare le cose, caricarle di significati e di valenze simboliche, e sia l’interpretazione “formalistica” che quella “realistica” non colgono la sostanza.
dove “vive” il genere?
Per concludere, i generi non vanno concepiti come astrazioni semplici e immobili: esso è vivo e vive nelle singole opere.
Come non vediamo l’uomo ma tanti individui umani, che siamo comunque in grado di distinguere dai cani o dai cavalli, allo stesso modo non vediamo di per sé il genere epico o quello elegiaco, ma vediamo singole opere che sappiamo appartenere, anche negli ibridi!!, a dei generi particolari.