12) monografico: saggio su Lucrezio: Flashcards

1
Q

quale passo può essere ritenuto uno specimen, sia compositivo che concettuale, del DRN?

A

Il passo sulle pene dell’aldilà - senza dubbio uno dei più appassionati e appassionanti dell’intero poema - può valere come specimen sia compositivo che concettuale del De Rerum Natura;
infatti esso offre in sezione un campione significativo della scrittura di Lucrezio e in sintesi una piccola summa del suo pensiero.

Nel saggio si esamina il passo lungo 3 direttrici:
* traduzione/traduzioni
* scrittura
* interpretazione

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Q

traduzione: in che modo questo passo è stato tradotto nel corso degli anni?

A

Dionigi confronta le traduzioni di Canali (contemporaneo), Marchetti (‘700) e Rapisardi (‘800).

In particolare, nota che la traduzione settecentesca di Marchetti presenta circa 10.000 versi in confronto ai 7.000 dell’originale,in quanto e’ più un tentativo di gara col modello, rendendo in pastosi endecasillabi i più capaci esametri latini e innestando versi della grande tradizione poetica (Dante, Petrarca, Tasso, Ariosto, Marino) > più che una traduzione è ritenuta un ‘Lucretius Auctus’.

Nella traduzione di Marchetti:
* integrazioni, di argomento prevalentemente mitologico, che non hanno alcun riscontro nel testo latino: “ed Eaco e Minosse e Radamanto”
* estensioni figurative (ed anche visive), con ricorso alla metonimia e all’epiteto mitologico: “Furie crinite di serpenti” (v. 1011 Furiae)
* interpretazioni e alterazioni sia quantitative che qualitative:
“come fama di lui parla e ragiona” (v. 981 ut famast)
* concinnitas lessicale: “nel basso Inferno / credon gli sciocchi”
(v. 979 Acherunte profundo prodita sunt); “fassi / la vita degli
sciocchi un vivo Inferno” (v. 1023 hic Acherusia fit stultorurn
denique vita). L’iterato “sciocchi” apre e chiude il passo quasi a
incorniciarlo, laddove nel testo latino stultz compare solo
all’ultimo verso.

La traduzione di Rapisardi invece, in quanto frutto del tardo Ottocento naturalistico e positivistico, presenta endecasillabi fedeli a quelli di Lucrezio.

ex.
“com’è grido” = Rapisardi
“come fama di lui parla e ragiona” = Marchetti
(v. 981 ut famast)

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Q

scrittura: caratteristiche della scrittura di Lucrezio:

A

caratteristiche strutturali:
* essa è regolata da una vera e propria “legge del 2”: forme duali del contrario e del medesimo, della specularità e dell’analogia, dell’incontro anche compositivo e addirittura visivo tra piano orizzontale e piano verticale. ex. identificazione tra Acheruns profundus - vita nostra (vv.978s.), la ripetizione di ‘metus
* In evidenza, anche iconica, appaiono i due poli negativi del De Rerum Natura, i disvalori, i mostri sconfitti da Epicuro: vale a dire
la cupido e il timor
* i monosillabi iniziali (ben 30 su 46 versi contando anche i casi di sinalefe), veri e propri tic che affilano l’intentou didascalico.

caratteristiche linguistiche:
* iuncturae: l’isometria dei nessi ‘Acherunte iacentem’ - ‘in amore iacentem’
, che suggerisce l’identificazione di Tizio con l’innamorato.
Ancor più potente e originale il nesso “anxius angor” (v. 993, “angoscia straziante”)
* figure di suono: la figura etimologica (ferat-fors), (anxius-angor), e il poliptoto (imsignibus insignis)
* parole lucreziane, come ‘nixantem’ (frequentativo), ‘luella’
* i monosillabi iniziali
* versi interamente composti da sostantivi

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4
Q

interpretazione: la serialità dei dannati in Lucrezio:

A

Passando dal piano dell’analisi formale a quello del senso, s’impongono due considerazioni: la serialità dei dannati dell’inferno lucreziano e la spiegazione razionalistica dei miti.

La serie canonica dei dannati dell’Ade è la seguente: Tantalo, Tizio, Sisifo, Danaidi, Issione.

In Lucrezio manca Issione, il re dei Lapìti condannato a girare vorticosamente e perennemente su una ruota infuocata.

Non è inusuale che nelle descrizioni dell’inferno alcuni autori omettano una figura, ad esempio in Virgilio (Aen. 6, 595 ss.), dove mancano le Danaidi e Tantalo, mentre a Issione (unitamente a Piritoo) è sorprendentemente assegnata la duplice pena di Tantalo.
Alcuni editori e commentatori hanno inferito una lacuna nel testo lucreziano accreditando la testimonianza di Servio (secondo la quale Lucrezio avrebbe parlato anche di Issione).

A favore dell’integrità del testo lucreziano si possono addurre due argomentazioni:
1) l’omissione di Issione non è anomala e compare in più codici lucreziani.
2) la menzione serviana
della rota di Issione si trova in un contesto nel quale lucreziana è l’interpretatio, ma virgiliana la narrato.

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5
Q

interpretazione: la spiegazione dei miti:

A

Per quanto riguarda l’interpretazione, la tradizione classica non conosce letture univoche:

in Lucrezio:
* il masso sospeso di Tantalo è allegoria della paura degli dèi
* la pena delle Danaidi è allegoria dell’insaziabile avarizia
* il sasso rotolante di Sisifo è allegoria dello sforzo ambizioso e fallimentare dell’uomo politico.

ad esempio per Servio, la ruota di Issione è allegoria del turbinìo politico.

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6
Q

i precedenti di Lucrezio e i successivi:

A

Precedente illustre dell’interpretazione delle pene dei dannati come proiezione dell’infelicità dell’uomo - in altre parole dell’equivalenza vita-inferno - può essere considerato Platone (nel Gorgia).

Ma la lettura lucreziana trova propri antecedenti nella demitizzazione del materialismo e del razionalismo classico: in particolare di Democrito e di Epicuro. Tuttavia, l’intervento lucreziano, acuito da toni aspri e sarcastici, è piu determinato e frontale.

L’interpretazione di Lucrezio dei miti infernali verrà ripresa da Marullo, poeta greco del ‘400 in lingua latina, il quale nell’“Epigramma a Giovanni Làscaris” rinvia all’Ade lucreziano sia per le sequenze strutturali che per la lingua.

È insolito poiché pur ammirando il DRN, il Marullo non era epicureo o materialista. Prova di ciò è che al lucreziano “dissolvere”, verbo della disgregazione materialistica, Marullo sostituisce “solvere”, il verbo della sopravvivenza platonica e cristiana.

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