11) monografico: Orazio: Flashcards

1
Q

la libertà nel periodo storico di Orazio:

A

Orazio vive in un periodo storico in cui la libertà viene barattata con una maggiore sicurezza.

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Q

differenze fra la satira di Lucilio e quella di Orazio:

A

Le differenze fra la satira di Lucilio e quella di Orazio:
* Lucilio è un cavaliere che vive nel pieno dell’età repubblicana, che può permettersi dunque di attaccare liberamente i suoi oppositori
* Orazio non è di nobili origini e in più non può ricorrere con l’attacco ad personam.

Stilisticamente Orazio è inoltre influenzato dall’esperienza neoterica, che rende lo stile dunque molto più controllato.

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3
Q

temi in Orazio:

A
  • notiamo il tema dell’angoscia verso la morte che attraversa tutta la sua produzione.
  • questo sentimento è associato all’oraziana concezione del tempo umano, lineare di fronte a quello ciclico della natura. La conseguenza di questa visione porta ad un’ossessiva concentrazione sul presente; tuttavia il presente diventa subito passato, e di questo Orazio è perfettamente consapevole: nel momento in cui si focalizza un attimo, questo già non ci appartiene più.
    Questo porta innanzitutto alla svalutazione del futuro e del concetto di speranza, che in Orazio diventa un disvalore, qualcosa da cui bisogna scappare.
    La speranza infatti ci spinge a guardare qualcosa fuori da noi e che non ci appartiene.
  • L’angulus per il poeta è uno spazio sicuro e protetto, chiuso, limitato, circoscritto e per questo dominabile.
    In Orazio il correlativo oggettivo associato all’angulus è il podere sabino che gli viene donato nel 33 da Mecenate. È per lui il luogo dell’isolamento, del piacere, che prende la forma simbolica del convivio (elemento letterario che il poeta deduce dalla tradizione greca, visto che a
    Roma non esiste una tradizione di questo tipo) a cui si associano l’amicizia e la poesia.
    La protezione data dall’angulus si declina in quella offerta dall’impero, che ha pacificato l’interno come l’esterno dei propri territori.
    Egli parla anche di un episodio avvenuto nel podere sabino: un ramo gli cade in testa, provocandogli uno stato di semi-incoscienza che passa solo dopo qualche giorno. La frequenza con cui questo torna durante la sua produzione dimostra come il concetto di angulus diventa poi specchio di una consapevolezza profonda, che la morte può raggiungerci in qualsiasi momento, anche nei luoghi che reputiamo sicuri.
  • Il potere della poesia è eternante, ed è ciò che ci permette di vincere la morte: è eternante per il poeta e per chi viene cantato dal poeta. Nell’ode IV 8 egli dice che l’immortalità che il poeta regala viene data solo a chi il poeta sceglie e non si può costringere il poeta a donarla a qualcuno in particolare.
  • Orazio sviluppa anche il tema del primus ego, cioè dice di esser stato il primo a scrivere poesia lirica a Roma, cosa non vera vista l’esperienza precedente di Catullo. Egli segue spesso il modello di Alceo, professandosi l’Alceo romano.
  • Uno degli elementi più riconoscibili nella lirica oraziana è il tema del moto incipitale: Orazio spesso apre un componimento lirico traducendo l’incipit di un’opera lirica greca arcaica. È dunque un rapporto intertestuale esibito che ha come scopo quello di ribadire il legame con la poesia greca arcaica. L’obiettivo di questa tecnica è anche creare uno straniamento, perché viene evocato un modello greco inserendolo in una rielaborazione del tutto autonoma e scollegata rispetto al modello greco.
    Si pensi a quanto fa Catullo col carme 51, traduzione del carme di Saffo; anche il carme 66, uno dei carmina docta, è la traduzione della chioma di Berenice di Callimaco. Da un lato abbiamo la scelta di una traduzione totale (carme 66 di Catullo), dall’altro lo straniamento che prenderà piede definitivamente in Orazio.
    La prassi prevede quindi di evocare il modello, consentire al lettore di riconoscerlo, e marcare uno scarto rispetto al modello stesso.
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4
Q

il legame con la poesia greca:

A

Orazio si rifà esplicitamente ai modelli della Grecia arcaica, una poesia distante da lui dai 6 ai 5 secoli, e in generale alla lirica greca fino all’età classica è una produzione letteraria associata a contesti codificati.
Col passaggio all’epoca ellenistica vengono meno varie istituzioni della polis, e quindi si perde l’accompagnamento musicale (testi lirici non scritti per essere perfomati, ma letti, con conseguenze sul piano della metrica) oltre che il contesto originario.

Nel caso di Orazio è importante il tipo di relazione che lega le odi conclusive di ognuno dei 3 libri.

Utilizza queste 3 odi in una posizione conclusiva per suggerire al lettore una lettura che individua una climax, e che conosce nell’ode III, 30 il tema del potere eternante della poesia, non tanto per l’oggetto della poesia quanto per il potere eternante dato a chi scrive la poesia.

Gli effetti che l’assenza della musica dà nella lirica del primo blocco sono:
- la musica diventa semplicemente un tema, così come gli elementi simposiali (la stessa poesia di Orazio può essere definita infatti metasimposiale) entrambi puramente simbolici e che costituiscono un ambiente letterario. Diventano sinonimo dell’angulus.
- l’assenza viene compensata dallo sviluppo della metrica verbale: le scelte metriche sono indirizzate verso una maggiore regolarità del verso, introducendo ad esempio incisioni fisse.

Analizzando invece le strofi saffiche nel 4° libro delle odi notiamo qui minore rigidità metrica, perché Orazio nel mentre ha fatto tesoro di quanto imparato con la scrittura del carmen.
Orazio in tal senso ha carattere normativo per la poesia latina.

Orazio tende a prediligere strofe tetrastiche, e tende a trattare come tali anche strofe distiche (il distico è composto da due versi) e quelle katà stichon ( = indica l’uso di versi di uguale misura, succedentisi l’uno all’altro in una serie non divisibile in strofe).

In generale dunque si nota questa ossessione del controllo.

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