12) cicerone Flashcards

1
Q

biografia di Cicerone:

A

Nasce ad Arpino nel 106. Durante la giovinezza ha modo di studiare a Roma, in Grecia e in Oriente, dove studia in particolare filosofia e retorica.

Attorno all’80 inizia la propria carriera oratoria, che continuerà fino alla fine delle sua vita. Fra ra gli anni 70 e 60 inoltre percorre il cursus honorum, fino a diventare console nel 63, anno in cui affronta la congiura di Catilina.

Viene esiliato a causa dell’azione di Clodio nel 58 a.C., ma torna a Roma nel 57, pur restando ai margini della vita politica, almeno fino alla morte di Cesare.
Nel momento di stallo della sua politica, Cicerone decide di lavorare sul fronte culturale scrivendo le opere filosofiche, proprio al fine di creare una nuova classe dirigente (in cui l’intellettuale ha un ruolo).

Cerca di avvicinarsi a Cesare in seguito alla sconfitta di Pompeo (era dalla sua parte nella guerra civile), e in seguito alla morte di Cesare nel 44 prova ad avvicinarsi ad Ottaviano attacando Antonio nelle Filippiche, scelta che però gli costa la vita.

Vieneine ucciso per ordine di Antonio nel 43; verrà ucciso prendendo la pubblicazione delle Filippiche come pretesto. Antonio chiederà la morte di Cicerone come pegno per la stipula del triumvirato.

  • di lui sappiamo molto
  • col passare del tempo si concentra molto più sulla riflessione politica e morale
  • ricerca l’equilibrio fra novità e tradizione
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2
Q

cosa accade nel 75 a.C.:

A

E’ l’anno in cui comincia il cursus honorum di Cicerone con l’incarico di questore in Sicilia. Dimostra grande onestà e capacità. Situazione diametralmente opposta per i siciliani con il governatore precedente, Verre.

Tanto che nel 70 a.C. sono i siciliani stessi a chiedere a Cicerone di prendere le loro parti contro tale Verre (da qui nascono le Vernine). > qui Cicerone ha ormai successo riconosciuto nel campo della retorica e oratoria.

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3
Q

quali sono le caratteristiche delle argomentazioni di Cicerone? In cosa consiste la “contraddizione” del pensiero ciceroniano?

A

Cicerone, nelle sue orazioni, mette a frutto l’uso delle parole ai fini della persuasione e li teorizza nei trattati teorici.

Col passare degli anni, ha avvertito la necessità di riflettere, rifacendosi al pensiero ellenistico, sui fondamenti della politica e della morale:

il suo obiettivo è dare una solida base ideale, etica, politica a una classe dominante il cui bisogno di ordine non si traduca in chiusure, cui il rispetto del mos maiorum non impedisca l’assorbimento della cultura greca.

Cicerone ricerca un difficile equilibrio tra istante di “ammodernamento” e necessità di conservazione dei valori tradizionali.

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4
Q

carriera oratoria:

A
  • Pro Quinto = esordio; ottiene immediato successo. spiccata adesione al cosiddetto ‘stile asiano
  • 80 - Pro Roscio Amerino - ancora stile asiano, contro liberto di Silla
  • 70 - Verrinae - Verre accusato di concussione (abuso di potere); Cic. batte Q.O. Ortalo
  • 66 - de imperio Gn. Pompei - Cic. a favore dei pieni poteri a Pompeo per la campagna contro Mitridate
  • 63 - catilinarie - contro Catilina e la sua congiura
  • 63 - pro Murena - A favore di politico visto come suo successore
  • 56 - Pro Sestio
  • 56 - Pro Caelio - occasione per attaccare Clodio; difesa dei nuovi costumi dei giovani
  • 52 - Pro Milone -
    Orazioni Cesariane - numerosi (e finti) elogi a Cesare per ingraziarselo
    44/43 - Filippiche - contro Filippo
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5
Q

asianesimo vs atticismo:

A

sono due tendenze oratorie
* asianismo =stile più fiorito, ricerca maggiormente gli effetti retorici; maggiore esibizione di figure retoriche, soprattutto la metafora, e di neologismi. E’ lo stile che usa il giovane cicerone, che risente quindi del fascino di questo stile moderno
* atticismo = dopo il pro Roscio Amerino Cicerone fa una sorta di ‘grand tour’ ante litteram, cioè passa alcuni anni 79-77 a.C. in Grecia e Asia Minore, come era previsto per i giovani di buona famiglia romani. Dopo questo viaggio, nelle orazioni successivo notiamo una tendenza marcata a moderare gli eccessi asiani verso un purismo linguistico che poi diventerà la caratteristica principale dello stile ciceroniano. quindi non un’adesione totale al’atticismo, ma piuttosto un evitare gli eccessi dello stile asiano ma anche evitare uno stile troppo asciutto e troppo poco incisivo come può essere quello atticista. > stile purista di cicerone

Questa contrapposizione/dibattito attraversa tutta l’oratoria romana, soprattutto in età repubblicana, ed è esplicata nelle opere sulla retorica di Cicerone.

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6
Q

argomenti del Pro Roscio Amerino:

A

è un’orazione di difesa a favore di Sesto Roscio, il cui padre è stato ucciso da due suoi parenti alleati con Lucio Cornelio Crisogono, liberto di Silla.

Roscio era stato accusato di parricidio da parte di figure influenti dell’entourage di silla.
Già con questa opera Cicerone inizia a occuparsi di politica.

Pur provando disgusto verso il governo sillano, Cicerone cerca di coinvolgere Silla il meno possibile per motivi di prudenza e opportunità politica.

È portavoce della nobiltà che, pur apprezzando l’operato di Silla, si doleva per aver assecondato che tutto il potere finisse nelle mani di un solo uomo.

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7
Q

le Verrinae:

A

Cicerone le compose dopo aver ottenuto la questura in Sicilia nel 75 a.C. : il popolo gli chiese infatti di sostenere l’accusa nel processo contro l’ex governatore Verre, il quale fuggì in Italia dopo la “prima parte” dell’orazione. Cicerone pubblicò poi l’Actio secunda in Verrem.

Lo stile è maturo: il periodare è armonioso e complesso, a sintassi duttile, la narrazione semplice ma ricca di pathos. In più, Cicerone si mostra abile maestro dell’arte del ritratto.

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8
Q

perché è importante la Pro lege Manilia di Cicerone?

A

Perché Cicerone, nel 66 a.C. in qualità di pretore, parlò in favore del progetto di legge del tribuno Manilio, che proponeva di dare a Pompeo poteri straordinari su tutto l’Oriente per affrontare Mitridate re del Ponto (in tal modo, c’era una possibilità di difendere i vectigalia, i tributi che affluivano a Roma dalle province orientali).

A seguito di alcuni insuccessi romani nei confronti delle truppe di Mitridate infatti alcune personalità legate a Pompeo istigano una rivoltà militare (67 a.C.) contro il loro comandante. Per questo era necessario trovare una soluzione.

L’anno successivo arriva la proposta di legge di Manilio (66 a.C.) sostituire il ruolo di comandante militare di Lucullo con Pomepo Magno.

Cicerone difende tale proposta con un’orazione davanti a tutto il popolo (‘pro Lega Manilia’).

Questa scelta ebbe grandi conseguenze politiche poichè Luculo era una figura centrale alll’interno degli optimates (la fazione aristocratica e conservatrice, contrapposta ai riformisti populares).

Gli aristocratici non vedevano di buon’occhio la concessione dei poteri a una sola persona.

L’ago della bilancia in questa situazione diventano i cavalieri, che non sono optimates, ma sono un ceto in forte ascesa poichè sono coloro che più stanno beneficiando dell’espansione politica romana (dato che sono i cavalieri quelli che principalmente si occupano delle attività commerciali).

Cicerone infatti non apoggia l’idea di Lucullo in quanto vicino ai populares, ma per volontà di favorire un’oprazione che andasse a vantaggio del suo bacino letetrario principale, i cavalieri, e successivamente per volontà di instaurare un buon rapporto con Pompeo, che in questo periodo era una figura non legata nè legata ai populare nè agli optimates, e quindi lo vede come un possibile alleato (anche Cicerone era abbastanza in mezzo).

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9
Q

cosa accade nel 63 a.C.:

A

è l’anno in cui Cicerone completa il cursus honorum diventando console (egli era anche un homo novus, cioè il primo uomo nella sua famiglia a diventare console).

in questo anno, in veste di console Cicerone riesce a smascherare la congiura di Catilina.

Tale congiura può essere modernamente considerata come un tentativo di ‘colpo di Stato’;

Catilina, nobile e avversario di Cicerone per la corsa al consolato del 63 a.C., viene appunto sconfitto alle elezioni; non accettando la sconfitta, Catilina decide attraverso una rete di congiurati di tentare un colpo di stato e prendere il potere con la forza.

Cicerone riesce a smascherare tale progetto e così raggiunge la vetta della sua carriera politica, diventando ‘pater patrii’, salvatore della patria, ma allo stesso tempo è anche il punto in cui comincia il suo declino.

Infatti l’anno dopo Cicerone verrà accusato dai populares di aver condannato i congiurati senza concedere loro la convocatio ad populum = la possibilità per dei cittadini romani condannati a morte di chiedere un parere al popolo, che a la possibilità di convertire la pena capitale in una pena di carattere detentivo.

Non si sa bene perchè ma Cicerone salta questo passaggio e condanna a morte i catillinari, forse perchè aveva appunto paura che durante la provocatio i catillinari riuscissero a fare leva sul popolo, e per lui sarebbe una sconfitta politica (o per gli optimates, non è chiaro chi avesse preso questa decisione).

Cicerone si dimostrò subito ben consapevole dei rischi di questa accusa, soprattutto se andiamo a vedere le lettere del periodo dal 62-60. In una lettera delle Familiares Cicerone scrive a Pompeo, che era aveva appena vinto contro Mitridate, propondendogli un’alleanza sul modello di quella di Scipione Emiliano e Lelio (come spesso fa, guardando alla generazione dell’età delle conquiste come grandi modelli).
> come Scipione è stato un grande generale e tu Pompeo sei addiruttura più grande, così io posso essere un consigliere eccellente come è stato Lelio.

Per questo nel 58 a.C. Cicerone viene esiliato.

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10
Q

le Catilinarie:

A

sono 4 celebri discorsi tenuti da Cicerone contro Catilina. Le quattro orazioni deliberative furono pronunciate tra il novembre e il dicembre del 63 a.C. in seguito alla scoperta e alla repressione della congiura che faceva capo a Catilina

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11
Q

qual è l’errore di Cicerone nell’esporre la prima Catilinaria?

A

Dopo aver accusato con toni minacciosi Catilina di fronte al Senato, Cicerone giustifica la propria decisione di far giustiziare gli accusati senza processo.

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12
Q

introduzione e contesto della pro Archia:

A

nel 62 a.c. (1 anno dopo del suo consolato) Cicerone si trova a difendere il poeta e suo maestro di retorica Archia dall’accusa di usurpatio civitatis > accusato di aver ottenuto la cittadinanza romana in maniera illecita.
L’orazione rimase celebre per l’appassionata difesa, da parte dell’autore, della poesia e, in generale, per la rivendicazione della nobiltà degli studi letterari.

Archia infatti era un poeta greco nato in Antiochia (attuale Turchia), e arrivò a Roma nel 102 a.C. Nell’Urbe intraprese una vita da poeta, entrando sotto il patronato del politico e generale romano L. Lucullo, civentandone cliente.

Archia scrisse poemi di carattere militare, e nel 93 a.C. Lucullo lo aiutò ad assumere lo status di cittadino del municipio di Eraclea. Quindi, Archia assunse residenza permanente a Roma, aspettando di acquisire la piena cittadinanza romana.

Fu proprio a Roma che Archia divenne il mentore e insegnante di Cicerone nella sua educazione di base in retorica.
Ottiene la cittadinanza nell’89 a.C. con la promulgazione della legge lex plautia papiria, che integra una legge (lex iulia) emanata nell’anno precedente, che estendeva la cittadinanza romana ai latini e agli alleati italici che o non hanno mai preso armi contro Roma o che abbiano deposto le armi.
La lex plautia papiria invece la estende anche agli ‘adscripti’, cioè i cittadini delle città latine o alleate che siano diventati cittadini di tale città alleata in un momento successivo, e che non ci siano nati.

In virtù di questa legge Archia diventa cittadino romano, dato che precedentemente aveva ottenuto la cittadinanza onoraria in varie città della Magna Graecia (in particolare Eraclea, appunto alleata di Roma).

Nel 65 a.C., il senato romano promulgò la Lex Papia de peregrinis, che aveva come obiettivo quello di rigettare tutti i casi di falsa cittadinanza. È probabilmente sotto questa legge che Archia fu perseguito. Cicerone entrò nel processo in difesa del suo insegnante nel 62 a.C., qualche mese dopo aver pronunciato le famose Orazioni contro Catilina.

L’accusa portò in aula 3 accuse contro Archia:
1. innanzitutto non esisteva alcuna registrazione ufficiale come cittadino di Eraclea di Archia ( > Cicerone addusse in sua difesa che non esisteva nessuna registrazione ufficiale di Archia come cittadino di Eraclea perché gli uffici dei registri erano stati notoriamente distrutti durante la guerra sociale. I rappresentanti della cittadinanza di Eraclea testimoniarono che Archia era effettivamente un cittadino)
2. che non mantenne residenza permanente a Roma ( > possedeva una residenza a Roma e appariva anche nei registri del pretore Metello[non chiaro, poichè i registri dei pretori nell’89 a.C., che avevano in lista il nome di Archia, erano irreperibili]
4. in più, l’accusato non appariva nei “rotoli” romani del censo, registrati nel periodo in cui egli stesso aveva detto essere stato a Roma. ( > Archia non appariva nel censo romano perché era partito in campagna militare con Lucullo ogni volta che ricorreva il censimento.)

A causa della stretta associazione di Archia con Lucullo, si pensa che in realtà l’accusa ad Archia volesse essere un attacco mosso indirettamente a Lucullo da uno dei suoi molti nemici, il più importante dei quali era Gneo Pompeo Magno.
Lucullo infatti era un personaggio di spicco, e nel 66 abbiamo detto che Lucullo viene richiamato a Roma e il suo comando affidato a Pompeo.

Motivo per cui il proceso di Archia, pur non essendo evidente, ha un’importanza politica molto grande.

Nel 62 Cicerone era consapevole di essere sotto attacco dai populares, e sa che ha bisogno dell’aiuto degli otpimates e di Pompeo per uscire da questa situazione.
Purtroppo però questo processo lo costringe a prendere le parti degli optimates con Lucullo, e a ledere gli interessi di Pompeo.
Così Cicerone mettte in campo una strategia molto complessa per difendere l’uno senza scontentare l’altro, quindi risaldare i rapporti con Lucullo che si erano incrinati nel 66 con la difesa della proposta di Manilio, senza ledere Pompeo, con cui sperava in una possibile alleanza personale.

Se non fosse stato per l’orazione, il poeta Archia sarebbe quasi ignoto dato che molti suoi scritti sono andati perduti.

Nella ‘narratio’, cioè la parte che segue l’esordio (dove si esercita la captatio benevolantiae, cioè la parte in cui si presenta l’imputato e si cerca di catturare la benevolenza dell’uditorio) dell’orazione e in cui viene spiegato l’oggetto del dibattito, Cicerone narra tutta la biografia di Archia

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13
Q

i 2 obiettivi della Pro Archia:

A
  1. difendere Archia senza ledere nè Lucullo nè Pompeo, ma anzi, recuperare i rapporti con Lucullo incrinati dopo la questione della lege Manilia del 66 a.C.
  2. mostrarsi come modello di nuovo uomo politico, che sia alternativo rispetto ai grandi generali. Cicerone in questo contesto è un vaso di coccio fra vasi di ferro, e in questa orazione gioca le sue carte vincenti, quelle di intellettuale al potere. Con questa opera cerca di difendere la sua attività di console, dopo il fatto della provocatio ad populum.
    Cosa simile fa con le Catilinare, rielaborate 4 anni dopo averle effettivamente pronunciate (sappiamo che furono rielaborate perchè nella 4° e ultima Catilinara vi è un excursus altrimenti ingiustificabile, in cui Cicerone narra tutti i casi della storia di Roma in cui cittadini sono stati condannati a morte senza concedere la provocatio).

Sappiamo che Cicerone si rivolse a vari poeti che potessero celebrare il suo consolato (si rivolnse anche ad Archia, e nell’orazione si dice che aveva cominciato a lavorarci). Tuttavia Archia non mantenne mai la promessa di scrivere il poema celebrativo del consolato di Cicerone, e alla fine nel 60 Cicerone fa le cose da sè e scrive il ‘de consolato suo’, autocelebrandosi come console.
Tutti i nemici di Cicerone la vedranno come un’occasione per prenderlo in giro.

Si pensa comunque che un altro dei motivi per cui Cicerone deciderà di difendere Archia nel processo fosse quindi una ricompensa per la stesura da parte di Archia del poema celebrativo per Cicerone.
Lucullo e Archia erano bisognosi dell’aiuto di Cicerone, oltre che per le sue abilità di avvocato, anche per il suo essere ex console, e quindi con un’auctoritas non indifferente.

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14
Q

cosa spicca nella Pro Murena?

A

È un’orazione difensiva per Lucio Licinio Murena, in cui Cicerone sperava di riscontrare un continuatore della propria politica di resistenza all’eversione.

Si serve di ironia e scherzo, ma in quest’orazione troviamo il ritratto di un modello in cui il rispetto del mos maiorum sia contemperato dall’addolcimento dei costumi e di aperture delle gioie della vita.

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15
Q

cosa fa Clodio:

A

Gennaio 61: Clodio è accusato di sacrilegio per lo scandalo della Bona Dea, avvenuto in casa di Cesare ad inizio dicembre 62; venne sottoposto a processo per essersi introdotto nella casa di Pompeia, seconda moglie di Cesare con cui aveva forse una relazione, mentre erano in corso i riti della Βona Dea, riservati alle sole donne: Cicerone, all’inizio non coinvolto in prima persona per non contribuire alla contrapposizione delle parti, decide in seguito di schierarsi apertamente contro Clodio, come facevano gli optimates.

Clodio però verrà assolto, e nel 58, dopo essere stato eletto tribuno della plebe, Clodio riuscì a far esiliare l’odiato Cicerone, accusandolo di aver condannato illegalmente a morte dei cittadini romani nel corso della congiura di Catilina.

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16
Q

che idea nuova propone Cicerone nella Pro Sestio?

A

Sestio era un tribuno accusato di violenza da parte di Clodio.

In quest’orazione, Cicerone propone non la “concordia ordinum”, ma il “consensus omnium bonorum”, cioè la concordia attiva di tutte le persone agiate.

Il dovere dei “boni” e del Senato è quello di non rifugiarsi nel proseguimento dei propri interessi privati, ma di affidarsi a personaggi eminenti che rappresentino la loro causa. Quest’idea verrà affrontata nel De re publica.

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17
Q

Pro Caelio:

A

56 a.C, dopo essere tornato dall’esilio.

Cicerone espone un’orazione difensiva a favore del giovane Marco Celio Rufo, amante di Clodia, moglie del fratello di Cicerone. L’oratore ha modo di sfogare il suo astio nei confronti del fratello e di dipingere Clodia come una meretrice bugiarda.

Per quanto riguarda Celio, Cicerone giustifica i modi del giovane asserendo che i tempi sono cambiati e istituendo un nuovo modello: ricondurre i nuovi comportamenti all’interno di una scala di valori che continui a essere dominata dalle virtù tradizionali, spogliate del loro eccesso di rigore.

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18
Q

quale fu il “fallimento” oratorio di Cicerone?

A

La Pro Milone, in cui Cicerone difende l’imputato accusato di aver ucciso Clodio, insistendo sulla legittima difesa e sull’esaltazione del “tirannicidio”.

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19
Q

perché le orazioni cesariane di Cicerone sono poco credibili?

A

Cicerone ottenne il perdono di Cesare dopo la vittoria di quest’ultimo e tra il 46 e il 45 a.C. compose queste orazioni che abbondano di elogi al politico.

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20
Q

quale fu la posizione politica di Cicerone dopo la morte di Cesare?

A

Cicerone cercò inutilmente di staccare Ottaviano da Antonio e di porlo sotto la tutela del Senato.

Per condurre il Senato a dichiarare guerra ad Antonio e a dichiararlo nemico pubblico, Cicerone compose le Filippiche.

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21
Q

in cosa consiste la coerenza del progetto ciceroniano? Quali sono le cause del suo fallimento?

A

Cicerone proseguì con fedeltà il suo ideale politico di concordia nel contesto di un generale riavvicinamento fra senato ed equites e si occupò sempre di salvaguardare le priorità del Senato.

Il fallimento è dovuto alla mancanza di Cicerone di condizioni necessarie a crearsi il seguito clientelare o militare necessario a far trionfare la sua linea politica, non si avvalse di eserciti personali durante la crisi, ponendo troppe speranze nei boni.

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22
Q

quale fu la risposta “letteraria” di Cicerone al periodo di crisi?

A

fu la composizione di opere retoriche a partire dal 55 a.C.

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23
Q

quali sono le opere sull’oratoria di Cicerone? Quali sono i loro contenuti?

A
  1. De oratore: in tre libri, ambientata nel 91, dialogo fra Licinio Crasso e Marco Antonio. I libro: ampia preparazione culturale dell’oratore vs preparazione da autodidatta e fatta sul campo; II libro: dispositio, inventio e memoria; III libro: l’importanza dell’actio
  2. Orator: delectare, probare, flectere
  3. De optimo genere oratorum: apprezzamenti ed elogi rivolti ai due oratori greci Demostene ed Eschine
  4. Brutus: dialogo fra Cicerone, Bruto e Attico; ripercorse le tappe della carriera e dell’evoluzione dello stile di Cicerone; disprezzo dell’asianesimo.
24
Q

quali sono le opere morali di Cicerone? Quali sono i loro contenuti?

A
  • Laelius de amicitia (44): breve dialogo di elogio dell’amicizia tra boni viri, utile alla società e a cementare il legame fra i boni; spiegazione della particolare amicizia romana (anche beneficio politico) e augurio di rapporti sinceri e interclasse.
  • Cato maio de senectute (44): dialogo riflessivo sulla vecchiaia, che porta al decadimento del corpo e all’inattività politica. Catone rappresenta l’individuo integerrimo che ha saputo in vecchiaia bilanciare otium e impegno politico.
  • Tusculanae disputationes: dialogo in cui lo stesso Cicerone si rivolge ad un interlocutore anonimo. Il tema centrale è quello della felicità, per il quale Cicerone si avvicina allo stoicismo più severo.
  • De officiis (44): riflessione sui doveri della classe dirigente romana, che deve saper coniugare l’utile e l’honestum e riprendere un giusto controllo sulla società. L’opera sembra stemperare il rigorismo tipico del mos maiorum (che già nella pro Caelio si era dimostrato superato), ed è principalmente rivolta ai giovani, il futuro di Roma.
  • De finibus bonorum et malorum: l’opera riflette su diversi sistemi filosofici. Scarta l’epicureismo e sembra avvicinarsi allo stoicismo, anche se non ad uno stoicismo intransigente e severo come quello di Catone. Cicerone dimostra dunque una certa apertura e flesibilità, tenendosi sempre lontano dalle posizioni troppo estreme
25
Q

De oratore ciceroniano:

A

Dibattito ambientato nel 91 a.C. tra Marco Antonio e Lucio Licinio Crasso.

Antonio si schiera a favore di un oratore “istintivo” e “autodidatta” + espone le problematiche legate all’inventio, dispositio e memoria.

26
Q

dibattito del De inventione ciceroniano:

A

Per un oratore è più importante l’abilità retorica o una larga cultura nell’ambito del diritto, della filosofia e della storia?

L’eloquenza è senz’altro necessaria, ma la sapientia è fondamentale per la formazione morale dell’oratore.

27
Q

caratteristiche del De oratore:

A
  • ambientazione nel 91 a.C. : l’anno della morte di Crasso + precede di poco la guerra sociale tra Mario e Silla
  • ispirazione al dialogo platonico ma con argomentazione romana
  • formazione dell’oratore = f. dell’uomo politico della classe dirigente (uomo di vasta cultura generale capace di padroneggiare l’arte della parola e di persuadere il suo uditorio).
28
Q

cos’è l’Orator?

A

È una ripresa di Cicerone delle tematiche del De oratore in un trattato più esile, delineando il ritratto del perfetto oratore. I suoi tre fini sono
- probare (> provare e a far capire allo spettatore le sue tesi) = stile umile
- delectare (> creare emozioni e sensazioni positive nello spettatore) = stile medio
- flectere (>convince definitivamente i presenti con le sue parole e con allusioni e discorsi patriottici ad accettare la sua causa) = stile elevato.

29
Q

perché Cicerone insiste sul dovere di flectere gli animi?

A

perché è una presa di posizione contro i sostenitori dell’atticismo, che rimproveravano a Cicerone di non distaccarsi dall’asianesimo.

30
Q

il Brutus:

A

Dialogo tra Cicerone, Bruto e Attico, in cui l’autore disegna una storia dell’eloquenza greca e romana + tappe della carriera ciceroniana.

31
Q

opere politiche di Cicerone:

A
  • De re publica (54/51): l’opera, scritta sottoforma di dialogo fra l’Emiliano e Lelio ambientato nel 129 a.C., vuole discutere della forma “mista” dell’ordinameto romano (forma monarchica, aristocratica e democratica), individuando in questa il motivo della grandezza di Roma e trattando le rispettive forme degenerate di ogni potere. Qua viene introdotta l’idea di un princeps che collaborasse e coesistesse assieme agli altri organi della repubblica romana, al fine di renderla più stabile e coordinarla. Alla fine dell’opera viene raccontato un sogno avuto dall’Emiliano durante la terza guerra punica, in qui gli era apparso in sogno il nonno Africano e il padre, che gli avevano rivelato il celeste destino riservato agli uomini che avevano fatto il bene dello stato.
  • De legibus: l’opera tratta, sempre sulla scia di quella platonica, la questione delle leggi, descritte come date dalla divinità, oltre che il ruolo dei magistrati a Roma. Anche questa è un dialogo, che si tiene fra Cicerone stesso, Attico e il fratello Quinto.
32
Q

cosa differenzia il De republica di Cicerone dalla Repubblica di Platone?

A
  • Cicerone colloca la forma migliore di governo nella costituzione romana al tempo degli Scipioni, in cui l’elemento monarchico si rifletteva nel consolato, l’elemento aristocratico nel senato e quello democratico nella plebe (libro 1). (mentre Platone non la colloca in un periodo, parla solo della repubblica ideale. Quella di Cicerone è molto più autoreferenziale). «L’utopia, ciò che è senza tempo e senza luogo, non può che identificarsi con l’idea, con il modello ideale, che è per l’appunto senza luogo e senza tempo, che è compiuto e perfetto in se stesso”
  • Libro 2: svolgimento della costituzione romana
  • Libro 3: concetto di iustitia
  • Libro 4 e 5: educazione dei cittadini e dei principi
  • Libro 6: rievocazione da parte di Scipione Emiliano del sogno in cui gli appariva Scipione Africano.
33
Q

qual è, secondo Cicerone, il ruolo del princeps?

A

È quello di sostenere il senato per salvare la res pubblica entro i suoi limiti.

Per far sì che sia così, il princeps deve essere un governatore-asceta, ossia rinunciare a tutte le passioni egoistiche dell’animo.

34
Q

De legibus:

A

Dialogo tra Cicerone (conservatore moderato), suo fratello Quinto (ottimate estremista) e Attico (epicureo).

35
Q

opere filosofiche di Cicerone:

A
  • Hortensius
  • Academica (Priora e Postyeriora)
  • De finibus bonorum et malorum: problema del sommo bene e sommo male con tre dialoghi (teoria epicurea, stoica ed eclettica)
  • Tusculanae disputationes
  • De natura deorum (confutazione tesi epicuree)
  • De divinatione (esitazione tra la denuncia della falsità della religione tradizionale e il suo mantenimento a scopo politico)
  • De fato
  • Cato maior de senectute: Catone il Censore portavoce. Amarezza per la vecchiaia che porta anche la perdita della possibilità di intervento politico.
  • Laelius de amicitia: ricerca di fondamenti etici della società nel rapporto che lega gli amici.
36
Q

per cosa si differenzia il Cicerone filosofico rispetto ai greci?

A

Nella scelta dei temi, che vanno di pari passo all’evoluzione della società.

Si pone questioni che riguardano i fondamenti stessi della crisi sociale, politica e morale della società romana e tenta di escogitare una soluzione permanente.

37
Q

qual è la teoria della conoscenza nel metodo filosofico ciceroniano?

A

probabilismo degli Accademici, una sorta di scetticismo pragmatistico che, senza negare l’esistenza di un fenomeno, si occupa di garantire una spiegazione plausibile.

38
Q

in cosa consistono l’eclettismo e l’humanitas di Cicerone?

A
  • Eccletismo: espone le diverse opinioni e le confronta
  • Humanitas: invita a un maggiore apertura e tolleranza intellettuale.

perplessità verso lo stoicismo.

39
Q

qual è un caso di contraddizione filosofica di Cicerone?

A

Pur predicando l’eclettismo, Cicerone inveisce contro l’epicureismo per due motivi:
* l’epicureismo predica l’astinenza dalla vita politica
* indebolisce i legami con la religione tradizionale.

40
Q

De officiis:

A
  • 3 libri
  • trattato dedicato al figlio Marco
  • formulazione di una morale della vita quotidiana che permetta all’aristocrazia romana di riacquistare il controllo sulla società
  • rivolto ai giovani = funzione pedagogica
  • ostacoli: la società romana combatteva la speculazione filosofica
  • Cicerone dimostra come l’assolvimento di determinati poteri non fosse possibile senza aver assorbito la filosofia greca.
  • 3° libro: sull’honestum, sull’utile e sul conflitto tra essi.
41
Q

com’è costituito il sistema di virtù ciceroniano?

A
  • La beneficentia: per Panezio serve a collaborare positivamente al benessere dell’umanità e di mettere a disposizione dei cittadini gli averi del singolo, per questo Cicerone sottolinea che non deve essere posta al servizio di ambizioni personali per evitare la corruzione.
  • La magnitudo animi: naturale istinto a primeggiare sugli altri, una virtù “signorile”. Tuttavia questa virtù può trasformarsi in tirannide
  • conclusione: rapporto tra logos e istinti naturali.

La ragione controlla gli istinti e li trasforma in virtù > unione di magnitudo e beneficentia

42
Q

cos’è il decorum per Cicerone? Cosa genera?

A

= equilibrio

Un ideale di aequabilitas di pensieri, gesti, parole.

Da questo deriva il “galateo” di un vir bonus, che permette di fondare anche la possibilità di una pluralità di atteggiamenti e di scelte di vita.

43
Q

data la pluralità di scelte dovute al decorum, secondo Cicerone qual è il ruolo della filosofia?

A

È quello di ritessere la trama dei valori e rendere più duttile l’antico modello.

44
Q

quali sono le caratteristiche della lingua di Cicerone?

A
  • tendenza “puristica”: evitare i grecismi
  • neologismi dovuti alla necessità di parlare solo con termini di origine latina
  • creazione di un tipo di periodo complesso e armonioso, una rigorosa architettura logica (chiarezza massima)
  • eliminazione di forme di incongruenza tipiche della costruzione latina arcaica
  • varietà di toni e di registri linguistici
  • stile semplice, temperato e sublime: funzione di probare, delectare e movere
  • osservazione del numerus: sistema di regole metriche adatte alla prosa.
  • periodi complessi ma ordinati
45
Q

di cosa consta la produzione poetica di Cicerone? Come la giudicavano gli antichi?

A

gli antichi non avevano grandi considerazioni di Cicerone poeta. In gioventù compose poemetti alessandrineggianti di argomento mitologico.

46
Q

quali sono le opere poetiche di Cicerone?

A
  1. Limon: opera miscellanea che conteneva una raccolta di giudizi in versi su altri poeti
  2. Aratea: tradizione in esametri dei Fenomeni di
  3. Arato
  4. Marius
  5. De consulatu suo.

Le opere poetiche scritte da Cicerone in gioventù, principalmente gli Aratea, hanno caratteristiche erudite, ma non dimostrano particolare bravura

Le opere scritte da Cicerone in età matura invece sono importanti solo relativamente all’opera di regolarizzazione dell’esametro portata avanti dall’autore; particolarmente derisa fu De consulatu suo.

In generale Cicerone non è mai stato particolarmente apprezzato come poeta

47
Q

quali sono i 2 periodi della produzione poetica ciceroniana?

A
  1. Periodo di gusti e modi alessandrini: dedicato a componimenti brevi e a contenuto erudito o didascalico
  2. Periodo dei poemi epico-storici di tipo enniano: gusto arcaizzante.
48
Q

struttura dell’epistolario di Cicerone:

A
  • 16 libri Ad familiares
  • 16 libri Ad Atticum
  • 3 libri Ad Quintum fratrem
  • 2 libri Ad Marcum Brutum

molto vario in temi e toni, è testimone storico di sermus cotidianos

49
Q

temi dell’Epistolario di Cicerone?

A

L’epistolario è ricco e vario:
* biglietti frettolosi
* avvenimenti politici
* lettere simili a trattati
* consequenziale varietà di toni

50
Q

perché definiamo l’epistolario di Cicerone “reale”?

A

perché quando lo compose Cicerone non pensava a una sua pubblicazione, per cui il Cicerone che appare è sicuramente spontaneo.

51
Q

qual è il valore storico dell’epistolario di Cicerone?

A

Funge da “giornale quotidiano”.

Grazie a Cicerone l’epoca in cui visse è quella storicamente a noi più dettagliata.

52
Q

qual è la visione di Cicerone sulla conoscenza filosofica?

A

Cicerone in sostanza tende a non condividere le idee delle dottrine troppo estreme (come il primo stoicismo, molto duro), e scarta sicuramente l’epicureismo.

Egli prende in considerazione varie dottrine, e adotta un modus operandi che prevede di valutare di volta in volta il modo di comportarsi. Verso l’ultimo periodo della sua vita si avvicina maggiormente allo stoicismo.

Per quanto rigurada la conoscenza, egli aderisce alla dottrina probabilista, la quale afferma che le informazioni della realtà non possano essere conosciute con certezza, ma si tratti di conoscenze probabili, e che si debba valutare volta per volta (no scetticismo o dogmatismo radicali).

53
Q

qual è la visione di Cicerone sulla vecchiaia?

A

Come espresso all’interno del Cato maior, la vecchiaia è vista come un momento di decadimento fisico (e non di rado anche mentale), che per di più comporta l’allontanamento dalla scena politica, molto cara a Cicerone.

Come esempio di stile di vita ideale egli individua l’esempio di Catone (che nell’opera a cui dà il titolo è per altro addolcito), che seppe anche in vecchiaia coniugare otium e impegno politico

54
Q

qual è la visione di Cicerone sull’amicizia?

A

Come descritto nel Laelius, l’autore parla dell’amicizia romana come un particolare rapporto che non era semplicemente basato sull’affinità fra due individui, ma che sottintendeva anche un vantaggio politico.

Cicerone si augura che sia possibile in futuro formare dei rapporti sinceri, che possano - anche a livelo politico - cementare il legame fra i boni, i cittadini più validi destinati a risanare la repubblica romana. Questi rapporti non escludono amicizie “interclasse”, dal momento che il vir bonus non appartiene necessariamente solo all’aristocrazia.

55
Q

qual è la visione di Cicerone sui doveri della classe dirigente?

A

Il compito della classe dirigente non è quello di governare secondo i propri interessi, prosciugando le finanze di Roma, ma è quello di coniugare l’utile (il proprio interesse personale) all’honestum (ciò che è bene per lo stato), riprendendo il controllo sulla scena politica, sempre più governata da personalità forti che accentrano e polarizzano attorno a sè il potere (Silla, Pompeo, Cesare).

56
Q

qual è la visione di Cicerone sulla virtù?

A

(ne parla nel De Republica, nel tusculanae disputationes…)
Di primaria importanza è anche il concetto della magnanimità, che indica quella naturale inclinazione dell’individuo capace a primeggiare sugli altri (inclinazione che, a livello più generale, dimostra anche la stessa città di Roma sugli altri popoli). Questo affermarsi guadagnando cariche e ricchezze tuttavia appare in contrasto con quanto detto nel de officiis, che disprezza le ricchezze terrene.

Questo si spiega così: questo guadagnare le ricchezze deve essere messo al servizio dell’altro e della propria opera benefattrice, per evitare che un’ottima virtù si trasformi in tirannide. È dunque fondamentale in controllo del desiderio personale.