Fenomeni Tanatologici: Abiotici e Trasformativi Flashcards

14 pag. (83-96)

1
Q

Quali sono i FENOMENI DELLA MORTE?

A

Si distinguono in fenomeni abiotici e fenomeni trasformativi.

I. FENOMENI ABIOTICI
Dipendono dalla cessazione delle attività vitali e pertanto i segni che li rilevano si dicono “negativi”.

a) IMMEDIATI
Si rendono evidenti appena si arrestano la funzione cardiaca, respiratoria e nervosa. Su di essi si basa la constatazione di morte.
1. Perdita di coscienza
2. Perdita di sensibilità
3. Perdita di motilità
4. Perdita del tono muscolare
5. Cessazione del circolo
6. Cessazione del respiro.

b) CONSECUTIVI
Compaiono ad una certa distanza dalla morte come conseguenza diretta della cessazione delle attività vitali, mentre perdurano i fenomeni di vita residua. Su di essi si basa l’accertamento di morte.
1. Raffreddamento del corpo (algor mortis)
2. Rigidità cadaverica (rigor mortis)
3. Ipostasi (livor mortis)
4. Eccitabilità neuro-muscolare
5. Acidificazione: accumulo di acido lattico a causa dell’anaerobiosi;
6. Disidratazione: perdita dei meccanismi di mantenimento dell’omeostasi (particolarmente evidente a livello oculare).

II. FENOMENI TRASFORMATIVI
Determinano profonde modificazioni dell’aspetto e della struttura del cadavere, rappresentando perciò segni “positivi”.

a) DISTRUTTIVI
Processi ordinari che portano al disfacimento della materia organica e alla decomposizione del cadavere.
1. Autolisi
2. Autodigestione
3. Putrefazione.

b) SPECIALI
Processi particolari, legati a determinate condizioni ambientali, che provocano una trasformazione anomala del cadavere, talvolta temporanea, altre volte definitiva.
1. Macerazione
2. Saponificazione
3. Mummificazione
4. Corificazione.

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2
Q

Che cos’è l’ALGOR MORTIS?

A

È il decremento post-mortem della temperatura corporea. Il cadavere, con l’arresto delle funzioni vitale e metaboliche, raggiunge la temperatura dell’ambiente circostante disperdendo il proprio calore per conduzione, convezione, irraggiamento ed evaporazione.

La temperatura di riferimento è quella rettale.

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3
Q

Come avviene la PROGRESSIONE DEL RAFFREDDAMENTO nel cadavere?

A

Il raffreddamento del cadavere NON segue perfettamente la legge di Newton.

Questo decremento si ha con un andamento sigmoideo decrescente. Il peculiare andamento della curva si ha per la presenza di fenomeni di vita residui che, metabolicamente attivi, producono piccole quantità di calore, rendendo disomogeneo il progredire del raffreddamento corporeo.

  • 1°PLATEAU (3-4 ore post-mortem).
  • SECONDA FASE (4-12 ore post-mortem)
    La temperatura decresce rapidamente, circa 1° all’ora.
  • 2°PLATEAU (12-24 ore post-mortem)
    La temperatura cala più lentamente sino ad eguagliare quella ambientale.
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4
Q

Quali sono i FATTORI INFLUENTI nel decremento della temperatura cadaverica?

A

INTRINSECI
Sono i fattori propri del cadavere.
1. Costituzione corporea (pannicolo adiposo, il cadavere di un obeso perde calore più lentamente)
2. Rapporto massa/superficie corporea
3. Temperatura al momento della morte
4. Estese aree di perdita di sostanza cutanea post-traumatica
5. Sottigliezza della cute.

ESTRINSECI
1. Temperatura ambientale, umidità e ventilazione
2. Indumenti
3. Natura del mezzo ambiente (es. in acqua calda o fredda oppure su parquet o legno)

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5
Q

Che cos’è il NORMOGRAMMA DI HENSSGE?

A

È un modello matematico che permette di effettuare una più accurata possibile datazione di morte in base alla temperatura cadaverica (tanatocronologia).

Si può rilevare il dato tanatocronologico conoscendo:
1. Temperatura rettale
2. Temperatura ambientale
3. Peso del cadavere.

Non c’è mai una precisione assoluta, ma piuttosto si da un range di tempo di morte.

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6
Q

Che cosa si intende per LIVOR MORTIS (IPOSTASI), come si manifesta?

A

È un accumulo di sangue secondo gravità nelle zone più declivi del corpo NON soggette a compressioni, con colorazione particolare della cute color rosso vinoso.

STADI
1°. IPOSTASI DA REPLEZIONE
In seguito all’arresto del circolo, è dovuta al riempimento dei vasi da parte del sangue ancora fluido. Per tale motivo è possibile la scomparsa delle ipostasi alla digitopressione.
2°. IPOSTASI DA DIFFUSIONE
Dovuta alla filtrazione dell’emoglobina che si libera dall’emolisi delle emazie e diffonde attraverso le pareti vasali, colorando stabilmente i tessuti.

Inizialmente compaiono già mezz’ora dopo la morte con un colore rosa pallido, dopo 4-6 sono più marcate ed infine raggiungono la massima estensione ed intensità tra le 12-18 ore.

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7
Q

Quali informazioni aggiuntive ci possono dare le macchie da ipostasi sulla natura del decesso?

A

POSIZIONE
- Nelle prime ore del decesso se sposto il cadavere anche le macchie si spostano.
- Nelle ore successive, anche se sposto il cadavere le macchine non si spostano più.

COLORE
- Cianotico: labbra e unghie nelle morti asfittiche
- Rosa pallido: morti annegati, sommersi, assiderati o congelati
- Rosso ciliegia: colore scuro di labbra e unghie nei casi di avvelenamento da CO
- Rosso intenso: cianuro
- Brunastra fino al blu ardesia: avvelenamenti da sostanze ad azione emolizzante.

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8
Q

Che cos’è il RIGOR MORTIS, come si manifesta?

A

In seguito a decesso si verifica una condizione di atonia, per cui il cadavere perde urine e feci e solo dopo qualche ora compare la rigidità, intesa come contrazione muscolare.

Col mancare dell’O2 viene meno la produzione di ATP che permette di rompere i legami tra actina e miosina, che rimangono stabili. Questo porta ad un accorciamento del sarcomero quindi contrazione delle fibre muscolari.

Compare dopo 3-4 ore, si diffonde completamente tra dopo 7-12 ore e raggiunge massima intensità tra dopo 36-48 ore, iniziando a risolversi con completamento dopo 72 ore.
In alcuni casi particolari di forte contrazione muscolare può capitare che al posto dell’atonia si inneschi subito rigidità muscolare e che quindi alcuni oggetti, come ad esempio un coltello, si mantengano in mano.

Si manifesta prima nella PICCOLE ARTICOLAZIONI. Secondo la legge di Nysten, il rigor mortis interessa primariamente i muscoli masseteri ed i nucali, estendendosi poi in modo centrifugo.

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9
Q

Quali sono i FATTORI INFLUENTI sul rigor mortis?

A

FATTORI INTRINSECI
1. Grado di sviluppo muscolare (un soggetto palestrato avrà un rigor mortis molto più marcato)
2. Età dell’individuo
3. Tipo di morte (es. morte da folgorazione).

FATTORI ESTRINSECI
1. Temperatura: Le basse temperature ritardano la comparsa e la diffusione del rigor mortis, ma ne prolungano l’intensità e la durata (al contrario delle temperature elevate).

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10
Q

Come si distinguono i FENOMENI CADAVERICI TRASFORMATIVI?

A

Si dividono in comuni e speciali, nonché distruttivi e conservativi.

COMUNI
1. Autolisi (distruttivi)
2. Putrefazione (distruttivi).

SPECIALI
1. Macerazione (distruttivi)
2. Saponificazione (conservativi)
3. Mummificazione (conservativi)
4. Corificazione (conservativi).

Questi fenomeni risultano notevolmente influenzati dalle condizioni ambientali e sono di particolare interesse nella pratica forense.

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11
Q

Che cos’è l’AUTOLISI nel cadavere?

A

È un processo autodemolitivo dovuto alle sole attività degli ENZIMI cellulari, quindi senza l’intervento di microrganismi.

Consiste nell’aggregazione enzimatica e disgregazione delle macromolecole fondamentali. Si distingue dalla putrefazione poiché è apprezzabile solo MICROSCOPICAMENTE, dunque NON VISIBILE all’esame esterno del cadavere.

Il processo è più lento in caso di morte rapida, mentre è più rapido in caso di fasi agoniche prolungate (cellule già danneggiate in vita). La velocità varia anche in funzione del tipo di tessuto.

Tra i fattori influenti estrinseci abbiamo la TEMPERATURA.

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12
Q

Cos’è la PUTREFAZIONE nel cadavere, come avviene?

A

Rappresenta l’insieme dei processi di decomposizione dei costituenti organici dell’organismo determinati dall’attività metabolica di MICRORGANISMI.

I microrganismi appartengono a diverse specie, molte delle quali costituenti la normale flora dell’organismo vivente. Tali microorganismi proliferano nel cadavere.

La putrefazione porta dunque alla produzione di sostanze tra cui le PTOMAINE (cadaverina, putrescina, scapoloro) che conferiscono il caratteristico odore.

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13
Q

Quali sono i fattori influenti nella PUTREFAZIONE?

A

INTRINSECI
1. SEPSI
Accelera la putrefazione in quanto i batteri sono già in circolo. In caso di malattia infettiva con trattamento antibiotico la putrefazione sarà tardiva.
2. BAMBINI
Più veloce per maggior contenuto di acqua e rapporto massa/superficie.
3. MORTI IMPROVVISE
Più veloce per fluidità del sangue che consente ai microrganismi di muoversi più rapidamente.
4. SOLUZIONI DI CONTINUO CUTANEO-MUCOSE
Favoriscono la putrefazione, soprattutto se estese e/o particolarmente profonde. Ciò è particolarmente enfatizzato in caso di depezzamento.

ESTRINSECI
1. TEMPERATURA AMBIENTALE
Il corso della putrefazione tra inverno ed estate varia talmente che v’è talvolta una differenza di un mese nella comparsa delle stesse fasi della putrefazione. La temperatura più idonea è tra 20-40°. Difficilmente si manifestano segni di putrefazione a T inferiori ai -2°C (cadavere in cella frigorifera). L’attività dei microrganismi risulta notevolmente rallentata sotto i 10° e sopra i 40°.
2. CONDIZIONI AMBIENTALI
La putrefazione è ostacolata in ambienti secchi e ventilati, che sottraggono acqua ai tessuti. L’umidità invece agevola l’azione dei germi poiché l’acqua rappresenta il mezzo indispensabile per qualsiasi reazione metabolica.
3. TIPI DI TERRENO e PROFONDITÀ DI INUMAZIONE
A seconda di umidità, aerazione e pH. La conservazione in casse di zinco ritarda molto la putrefazione.

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14
Q

Quali sono le fasi della PUTREFAZIONE?

A

Si distinguono schematicamente diverse fasi che in realtà si manifestano senza una precisa successione cronologica e tendono tra l’altro a sovrapporsi.

  1. FASE COLORATIVA (CROMATICA)
    Compare una particolare colorazione in 24h sotto forma di macchia verde putrefattiva a livello cutaneo. La macchia si localizza in fossa iliaca destra (zona ricca di germi) tendendo poi a diffondersi su tutto l’addome. Altre sedi di localizzazione sono in caso di presenza di soluzioni di continuo proprio presso queste ultime. La colorazione è dovuta alla combinazione dell’idrogeno solfato con l’emoglobina con conseguente formazione di solfo emoglobina e solfo-metaemoglobina che hanno un aspetto verde brunastro.
    Successivamente i gas si diffondo nell’albero vascolare con il fenomeno di marbling o fanerizzazione, in cui si inizierà a vedere un colorito brunastro di tutto l’albero vascolare del cadavere. Il cadavere assume un classico aspetto marmorizzato.
  2. FASE GASSOSA (ENFISEMATOSA)
    Si producono i gas della putrefazione e il cadavere va incontro a rigonfiamento, particolarmente evidente a livello addominale a causa della flora batterica. Si può presentare con il classico aspetto ad addome batraciano. Una delle sedi in cui si manifestano questi fenomeni è il volto (facies negroide, o testa di moro). Si ha aumento anche della pressione addominale, con spinta del diaframma verso l’alto, con compressione dei polmoni e fuoriuscita di liquami dagli orifizi respiratori; parimenti si verifica per la via alimentare con rigurgito post-mortale, con anche prolasso ano-rettale. Il cadavere inizia dunque a colliquare, con distacco dermo-epidermico.
  3. FASE COLLIQUATIVA
    Perdita dei parenchimi e delle strutture muscolari. Gli organi parenchimatosi vanno incontro a colliquazione molto più rapidamente rispetto agli organi cavi; le strutture con componente fibrosa andranno incontro a colliquazione più lentamente. Talvolta accade che alcuni insetti depongano uova nel sottocute del cadavere (può essere utile per la tanatocronologia).
  4. SCHELETRIZZAZIONE
    Completa scomparsa di tutte le strutture ad eccezione dello scheletro. Il completamento di essa va dai 18 mesi e i 7 anni (5 in media).
  5. POLVERIZZAZIONE
    Progressiva scomparsa anche dello scheletro. Se avviene nel terreno si parla di inumificazione.
  6. FOSSILIZZAZIONE
    Se in ambiente fortemente mineralizzante si assiste alla sostituzione molecolare dell’osso con sostanze presenti nell’ambiente. Richiede decenni.
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15
Q

Quali sono i PROCESSI TRASFORMATIVI SPECIALI nel cadavere?

A
  1. MACERAZIONE
    Unico distruttivo tra i processi trasformativi speciali.
    In senso stretto si manifesta unicamente nel feto morto e trattenuto in utero (a membrane ovulari integre, con ambiente LIQUIDO sterile all’interno dell’utero). Quando il feto muore in utero, avviene un riassorbimento del liquido amniotico. La macerazione presuppone la completa asetticità dell’ambiente.

È dunque scorretto parlare di macerazione in riferimento al cadavere in acqua, anche se in questo caso avvengono fenomeni simili alla macerazione. Più l’acqua è fredda, più la “macerazione” risulta evidente.

  1. SAPONIFICAZIONE
    Si verifica nel cadavere sommerso in ACQUA o inumato in TERRENO UMIDO. È una trasformazione qualitativa, poiché è un processo di tipo biochimico che si verifica a livello del tessuto adiposo del cadavere. Per la saponificazione completa è necessario anche un anno. È il peggior cadavere che si possa incontrare.

Porta alla formazione di adipocera, una sostanza che si dispone come involucro bianco-grigiastro intorno al cadavere. Ha un odore molto particolare, simile al formaggio rancido.

  1. MUMMIFICAZIONE
    Si attua in seguito ad intensa quanto rapida perdita di liquidi, in modo che i tessuti vengano fissati per disidratazione. Si assiste ad una trasformazione quantitativa, per la deplezione idrica.

Il cadavere presenta un colorito brunastro, con pelle di consistenza di cuoio vecchio o pergamenacea e aderente alle ossa.

  1. CORIFICAZIONE
    Fenomeno che si osserva per cadaveri rinchiusi in casse metalliche, in particolare zinco o piombo. La cute è integra, morbida, elastica, di colorito grigio-giallastro.
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