Kant - la fondazione della metafisica dei costumi Flashcards

1
Q

Quale è la storia editoriale delle opere di Kant?

A

Tutte le opere di Kant appartengono alla fase matura della sua riflessione filosofica
- 1781 = pubblica la critica alla ragion pura - I edizione
- 1785 = pubblica la fondazione alla metafisica dei costumi&raquo_space; prima opera di filosofia pratica
- 1787 = pubblica la critica alla ragion pura - II edizione
- 1788 = pubblica la critica alla ragion pratica = in origine non intendeva pubblicare questo libro ma rimane insoddisfatto dalla trattazione della libertà nella terza parte della fondazione
- 1797/8 = pubblica la metafisica dei costumi&raquo_space; la scrittura di questo volume era in programma dai tempi della fondazione ed era stata espressa nella prefazione

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2
Q

Come si struttura la fondazione?

A

STRUTTURA:
PREFAZIONE
SEZIONE PRIMA = dalla comune conoscenza di ragione alla conoscenza filosofica
SEZIONE SECONDA = dalla filosofia morale popolare alla metafisica dei costumi
SEZIONE TERZA = dalla metafisica dei costumi alla critica della ragion pura pratica

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3
Q

Quale metodo utilizza Kant nelle diverse sezioni della metafisica?

A

Nelle prime due sezioni Kant utilizza il metodo ANALITICO (o regressivo)&raquo_space; si parte dalla conoscenza comune e si risale fino a determinare il principio supremo
Nella terza sezione Kant utilizza il metodo SINTETICO (o progressivo)&raquo_space; dalla determinazione del principio supremo si scende alla conoscenza comune

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4
Q

A cosa si applicano e che significato hanno i termini sintetico e analitico nella Critica della ragion pura?

A

Nella critica della ragion pura i termini sintetico ed analitico si applicano ai giudizi:
il giudizio è analitico quando il concetto del predicato è contenuto all’interno del concetto del soggetto; il giudizio è sintetico quando il concetto del predicato non è contenuto all’interno del concetto del soggetto ma anzi amplia il significato del concetto stesso.
I giudizi sintetici possono essere a priori o a posteriori.

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5
Q

Quale è l’obiettivo della fondazione della metafisica dei costumi?

A

Nella fondazione della metafisica dei costumi Kant afferma chiaramente il suo intento di redigere un’opera sistematica di metafisica dei costumi, ovvero un’indagine filosofica razionale e a priori che abbia per oggetto i costumi, la morale. Questa opera, che diverrà la metafisica dei costumi, deve però trovare la sua fondazione nella ricerca e nella definizione DEL SUPREMO PRINCIPIO DELLA MORALITA’, ovvero l’autonomia.
» la fondazione ha ruolo importante, ma non esaustivo&raquo_space; si pensa di pubblicare la metafisica dei costumi
» non si aveva intenzione di pubblicare la critica della ragion pratica

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6
Q

Perchè secondo Kant non è necessaria una trattazione della critica alla ragion pura pratica?

A

Kant nella prefazione afferma che una trattazione della ragion pura pratica non è necessaria, come lo era stato per la ragion pura speculativa, in quanto l’intelletto umano può riconoscere autonomamente alcuni principi, come quello del dovere = nell’uso pratico l’intelletto umano riesce a pervenire ai principi presenti in ogni individuo.

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7
Q

Come mai viene pubblicata la critica della ragion pratica?

A

La critica della ragion pratica viene pubblicata perchè Kant si ritrova insoddisfatto dalla terza parte della fondazione della metafisica, dove si occupava di definire la libertà.
Nel passaggio alla critica la dottrina rimane pressochè invariata ma cambia il metodo di indagine della libertà: il tentativo non è più quello di dimostrare la libertà attraverso l’intelletto&raquo_space; questo non è possibile perchè la dialettica trascendentale è logica dell’apparenza&raquo_space; si pretende di conoscere le idee (Dio, la verità etc) con l’intelletto ma così ci si sta applicando al NOUMENO e non al FENOMENO, che è l’unico ambito conoscibile dall’intelletto&raquo_space; non si possono dimostrare le idee (e quindi anche la libertà) ma vanno POSTULATE.
» la grande differenza con la fondazione risiede quindi nella DOTTRINA DEI POSTULATI (libertà, immortalità dell’anima, esistenza di Dio)

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8
Q

Che cosa s’intende per fede razionale all’interno della dottrina dei postulati?

A

Per FEDE RAZIONALE si esprime appunto questo distaccamento dall’intelletto, che può conoscere solamente il fenomeno e non il noumeno, per lasciare posto alla fede razionale, ovvero alla convinzione che nasce dall’esigenza morale che le idee che noi postuliamo siano vere.
Si passa dalla conoscenza teoretica alla fede!

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9
Q

In che modo viene POSTULATA la libertà nella critica della ragion pura pratica?

A

Nella critica della ragion pratica la libertà non viene dimostrata bensì postulata.
A partire dal concetto di legge morale come FATTO DELLA RAGIONE, si osserva una duplice implicazione tra libertà e legge morale: a partire dalla constatazione del nostro essere morali ci scopriamo come liberi (se proviamo rimorso significa che avremmo potuto agire diversamente, di conseguenza eravamo liberi e non determinati) e, al contrario, se non fossimo liberi non saremmo nemmeno morali perchè non potremmo essere tenuti responsabili del nostro agire.
» la legge morale è RATIO COGNOSCENDI della libertà
» la libertà è RATIO ESSENDI della legge morale

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9
Q

Come viene proposta la partizione dei saperi nella prefazione?

A

Nella prefazione della fondazione Kant opera una partizione dei saperi sul modello delle scuole ellenistiche, in particolare dello stoicismo: LOGICA, FISICA, ETICA.
Vi sono diversi passaggi:
1) ogni conoscenza è di tipo o materiale (se considera qualche oggetto e le leggi a cui è sottoposto) o formale (se considera solamente la forma dell’intelletto e della ragione stessa)
2) la conoscenza di tipo formale si chiama LOGICA, la conoscenza di tipo materiale si divide a seconda che si interessi delle leggi di NATURA o della LIBERTA’
3) la conoscenza che tratta delle leggi di natura si chiama FISICA, la conoscenza che tratta delle leggi di libertà si chiama ETICA
4) ogni filosofia che si poggi sui fondamenti di esperienza si può chiamare EMPIRICA, ogni filosofia che invece tragga le sue dottrine da principi a priori si può chiamare PURA
5) se la filosofia pura è strettamente formale si può chiamare logica, se invece è limitata a certi elementi dell’intelletto si chiama METAFISICA
6) la metafisica è quindi duplice: metafisica della natura e metafisica dei costumi.
La parte empirica della metafisica della natura si chiamerà FISICA EMPIRICA,
la parte empirica della metafisica dei costumi si chiamerà ANTROPOLOGIA PRATICA, mentre la parte razionale si chiamerà MORALE in senso stretto.

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10
Q

Quali caratteristiche dell’etica kantiana possono già essere ritrovate nella prefazione?

A

Etica kantiana:
A PRIORI = totale distacco e separazione della parte empirica dalla parte razione&raquo_space; no elementi descrittivi ed empirici, si cerca di elaborare una FILOSOFIA MORALE PURA, purificata dall’antropologia culturale e dai dati empirici
BASATA SUL DOVERE E SULLA LEGGE MORALE = necessaria e valida per ogni essere morale!

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11
Q

Secondo Kant chi è soggetto alla legge morale?

A

La legge morale è valida per tutti i soggetti razionali, quindi per l’uomo ma anche per Dio = Dio però ha una totale immedesimazione con la legge morale e non ha quindi alcun bisogno del dovere per dirgli come agire.
L’uomo ha una natura duplice, essendo sia fenomenico che noumenico (partecipa delle leggi di natura ma anche delle leggi di libertà), di conseguenza necessita del dovere per guidare il suo comportamento nella vita.
Il fondamento dell’obbligatorietà non risiede nella natura anche empirica dell’uomo ma nel suo essere razionale.

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12
Q

Come si riconosce un comportamento moralmente buono per Kant?

A

Un comportamento moralmente buono per Kant non basta che sia conforme al dovere ma deve essere PER la legge morale cioè deve seguire il dovere per il dovere!

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13
Q

Come è da intendersi l’AUTONOMIA nella riflessione di Kant?

A

L’autonomia è il supremo principio di moralità e si intende in duplice modo:
AUTONOMIA DELL’ETICA rispetto alla metafisica, alla religione, al diritto etc
AUTONOMIA DELLA VOLONTA’ MORALE = il movente morale deve essere sempre PER IL DOVERE e non dettato dal proprio interesse, dalla paura della sanzione o da altri motivi

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14
Q

Di cosa tratta la sezione prima della fondazione?

A

Nella sezione prima della fondazione viene trattato il passaggio dalla comune conoscenza morale di ragione alla conoscenza filosofica.

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15
Q

Come viene definita la VOLONTA’ nella pagina 15?

A

La volontà viene definita come BUONA SENZA LIMITAZIONE. Solo la volontà ha questa caratteristica, non i talenti dello spirito, non le qualità del temperamento o i doni della fortuna che vengono trattati al pari degli indifferenti nello stoicismo.
Il vero e proprio bene è quello morale, ovvero che sorge dalla volontà morale, altre cose possono essere definiti dei beni ma non incondizionatamente!!

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16
Q

In che modo la volontà buona si lega alla felicità e come questo argomento verrà ripreso e trattato nella critica alla ragion pratica?

A

La volontà buona per Kant non è garante di felicità ma ci rende DEGNI DI ESSERE FELICI.
Questo concetto verrà ripreso e approfondito, anche grazie alla dottrina dei postulati, nella critica alla ragion pratica: se qui la volontà buona ci rende degni di essere felici, lì la virtù ci porterà alla felicità (non in questa vita ma nella vita successiva&raquo_space; necessità di postulare immortalità dell’anima, esistenza di Dio e libertà dell’uomo). I postulati sono necessari per dare compimento a quella dignità di essere felici di cui si parla nella fondazione

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17
Q

Quali sono le tre proposizioni del dovere?

A

Le tre proposizioni del dovere sono:
a) il carattere pratico del dovere
b) il carattere a priori del dovere
c) il rispetto per la legge

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18
Q

Che cosa s’intende per carattere pratico del dovere?

A

Il dovere viene presentato da Kant come avente una forte valenza pratica: il dovere è MOVENTE, costringe l’inclinazione dell’uomo ad agire in un determinato modo secondo dovere.
In particolare, il dovere in quanto movente pratico ci chiede di:
- conservarci in vita (rifiutare il suicidio)
- essere benefici verso gli altri
- coltivare i propri talenti e doni naturali attraverso la promozione della felicità
» tutte queste azioni non devono però essere compiute secondo inclinazione bensì per dovere!!

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19
Q

Che cosa s’intende per carattere a priori del dovere?

A

Il carattere a priori del dovere emerge dal fatto che il suo valore non risiede nel suo scopo, nel suo risultato (sarebbe un imperativo ipotetico e avrebbe natura teleologica), bensì nel principio del volere (nella volontà buona, nel compiere il dovere solo ed esclusivamente per il dovere)

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20
Q

Si può parlare di “dovere d’amore” per Kant?

A

Riprendendo il testo del vangelo secondo Kant è possibile parlare di dovere d’amore, dove però sia chiaro cosa s’intende per amore:
per amore non si intende una semplice inclinazione, come un sentimento&raquo_space; questo per Kant è amore patologico
per amore secondo Kant s’intende AMARE PRATICO “fare il bene degli altri per dovere e non per inclinazione”
» partendo da questa definizione di amore è possibile che esista un dovere d’amore ed è possibile comandare l’amore

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21
Q

Che cosa s’intende per rispetto della legge?

A

Con il termine RISPETTO (ACHTUNG) Kant intende il rispetto che è dovuto solamente alla legge morale (ed in seguito alla persona in quanto essere razionale&raquo_space; seconda formulazione dell’imperativo categorico); il rispetto, afferma Kant, non può mai essere tributato verso le cose ma sempre verso la legge = non riguarda mai l’inclinazione del soggetto o l’oggetto ma sempre e solo la legge morale

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22
Q

Quali caratteristiche possiede il rispetto secondo Kant?

A

Il rispetto per Kant è un sentimento che non scaturisce dall’esterno (non è una passione) ma scaturisce dall’interiorità del soggetto ed è prodotta dalla rappresentazione della legge morale in tutta la sua maestà davanti al soggetto.
Prima vi è la legge morale e la sua rappresentazione, poi scaturisce il rispetto (non viceversa)

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23
Q

Perchè il riferimento di Kant al dovere che ci chiede di coltivare i propri talenti e le proprie qualità attraverso la promozione del concetto di felicità è un passaggio strano all’interno della filosofia kantina?

A

Il riferimento alla felicità (Gluckseligkeit) è strano all’interno della filosofia del dovere di Kant e appare quasi contraddittorio con quanto affermato nelle pagine precedenti, dove la felicità viene sempre svalutata. Bisogna però tenere conto del fatto che la felicità non viene qui perseguita per inclinazione ma per dovere!

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24
Q

In che modo la concezione di amore esposta da Kant porta con sè un rischio di moralizzazione?

A

La concezione di amore espressa da Kant (amore pratico e non patologico, non come mero sentimento ma come dovere di fare il bene per gli altri) rischia di essere eccessivamente moralizzante e riduttiva nei confronti di quello che effettivamente è il dovere d’amore all’interno delle scritture: un amore che non sorge solo attraverso il dovere razionale ma che sorge attraverso l’intenzione interiore.

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25
Q

Che cosa è il rispetto per Kant?

A

Il rispetto viene definito da Kant non come una passione, non come un sentimento passivo, non come l’origine dell’agire morale ma come prodotto della legge morale stessa.

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26
Q

Come tratta Kant il tema dell’esempio all’interno della seconda parte della fondazione?

A

Il tema dell’esempio viene fortemente criticato da Kant.
Secondo Kant l’esempio è sempre un esempio concreto (di un essere fenomenico) e non può mai essere l’esempio primo, il PROTOTIPO del dovere = ogni esempio appare quindi fuorviante e pericoloso in quanto non si può mai esemplificare la volontà buona nella sua purezza incondizionata.
L’unica funzione che l’esempio può avere è quello di incoraggiamento = sul piano educativo l’esempio rende meglio conoscibile la legge morale e dimostra la possibilità della sua applicazione.

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27
Q

Che cosa intende Scheler con l’espressione “Freie Nachfolge”?

A

Con questa espressione: “libera sequela” Scheler si propone di fare una sintesi del pensiero kantiano nei confronti dell’esempio: si dovrebbe prendere ispirazione dagli esempi non per seguirli pedissequamente ma per rielaborarli in modo libero

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28
Q

Quale legame si instaura tra la volontà soggettiva e la volontà oggettiva secondo Kant?

A

Tra la volontà soggettiva e quella oggettiva non si instaura un immediato rispecchiamento e riconoscimento, di conseguenza serve che la legge morale si presenti al soggetto morale sotto forma di comando, sotto forma di imperativo

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29
Q

Quale caratteristica fondamentale ha l’imperativo?

A

è costrittivo, si presenta a noi sotto forma di un comando.

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30
Q

Quale è la differenza tra la legge e l’imperativo?

A

La legge morale non vale solamente per l’uomo ma per tutti gli esseri razionali&raquo_space; anche per Dio, anche se la sua è una volontà santa che si immedesima totalmente con la legge morale, quindi l’imperativo non ha nessun significato applicato a lui. L’imperativo è invece la forma sotto cui si presenta noi la legge morale, in quanto esseri fenomenici e anche sensibili.

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31
Q

Che cosa s’intende per massima nella filosofia kantiana?

A

Massima è un principio pratico soggettivo che può divenire legge morale oggettiva qualora sia universalizzabile

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32
Q

Come si distinguono gli imperativi per Kant?

A

IMPERATIVO CATEGORICO = comanda un’azione senza riferimento a nessun altro fine. Azione buona in sè
IMPERATIVO IPOTETICO = comanda un’azione in riferimento ad un altro fine da raggiungere. Come mezzo per raggiungere un altro fine

33
Q

Come si distinguono gli imperativi ipotetici?

A

Gli imperativi ipotetici si distinguono in PROBLEMATICI = hanno un fine possibile ma potrebbero tendere ad un infinità di fini diversi
imperativi ipotetici ASSERTORI = hanno un unico fine che è la felicità
imperativi ipotetici APODITTICI

34
Q

Che cosa s’intende per imperativi ipotetici tecnici?

A

gli imperativi IPOTETICI TECNICI si caratterizzano per essere imperativi ipotetici problematici che si basano interamente sull’abilità del soggetto di usare i mezzi a sua disposizione per raggiungere certi scopi, non importa se tali scopi siano moralmente corretti o meno&raquo_space; sono possibili molti fini, non importa la loro valutazione morale, e ci si concentra sull’abilità del soggetto nel raggiungere il fine prefissato
» agli imperativi ipotetici corrispondono quindi le REGOLE DELL’ABILITA’

35
Q

Che cosa s’intende per imperativi ipotetici pragmatici?

A

Gli imperativi IPOTETICI PRAGMATICI sono imperativi assertivi, si caratterizzano sull’avere un singolo fine ovvero la felicità = la felicità si presenta in modo differenziato tra i vari soggetti e anche nello stesso soggetto in diversi momenti della vita = ha caratteristica di indeterminatezza.
Gli imperativi pragmatici si legano ai CONSIGLI DI PRUDENZA che permettono di raggiungere il benessere = di tipo materiale ed empirico = si riferisce alla scelta dei mezzi che ogni individuo attua per raggiungere la propria felicità.

36
Q

Quale parallelismo può essere instaurato tra Kant e Aristotele? In cosa si differenziano?

A

La distinzione kantiana tra abilità e prudenza può in qualche modo essere messa in parallelo con la distinzione tra deinotes (ailità) e phronesis (saggezza pratica).
La differenza principale è che in Aristotele la differenza è tra ciò che è morale e ciò che non lo è: la phronesis contrassegna la vita dedita all’esercizio della virtù e al raggiungimento della felicità; in Kant invece la prudenza non ha connotazione morale, non rientra nell’ambito etico. Per Aristotele il fine che si raggiunge con la phronesis è sempre buono, il fine che si raggiunge con la deinotes può essere buono o cattivo. Questo elemento non è presente in alcun modo in Kant, per il quale la prudenza non rientra nell’etica.

37
Q

Come considera la felicità Kant?

A

Kant critica fortemente la felicità considerata materiale, empirica, indeterminata = non ha posto nella morale
All’interno della seconda sezione della fondazione si riferisce ad essa con il termine benessere, sottolineando ancora di più il carattere materiale.

37
Q

In che modo vengono riconosciuti diversi livelli di prescrittività tra consigli e doveri?

A

Anche l’imperativo ipotetico assertivo ha valore prescrittivo ma in forma molto minore dell’imperativo categorico in sè e per sè: vi sono quindi tre livelli dove la piena prescrittività è raggiunta solamente nel dovere in quanto tale
1) REGOLE DELL’ABILITA’
2) CONSIGLI DELLA PRUDENZA
3) COMANDI DELLA MORALITA’ = qui si ottiene la piena prescrittività

38
Q

In che modo può essere ripresa la distinzione tra precetti e consigli della riflessione medievale all’interno del pensiero kantiano?

A

La distinzione tra precetti e consigli può essere messa in parallelo con la distinzione tra i consigli della prudenza (imperativo ipotetico) e i comandi della moralità (imperativo categorico).
IN Kant però abbiamo un totale primato dei precetti e del dovere sui consigli, che vengono invece svalutati

39
Q

Quale cambiamento opera Kant nella critica della ragion pratica?

A

Nella critica della ragion pratica la dimensione degli imperativi ipotetici assertivi, che rimandano alla dimensione dei consigli della prudenza scompare; rimangono solamente gli imperativi ipotetici basati sulle regole d’abilità e gli imperativi categorici basati sui comandi della moralità&raquo_space; per evitare ambiguità e rendere migliore la formalizzazione sparisce quel termine di mezzo rappresentato dai consigli

40
Q

In che modo possiamo dire che il doppio livello di etica minima ed etica massima riappare nella critica della ragion pratica?

A

Questo doppio livello, dopo un tentativo di eliminazione con l’eliminazione degli imperativi ipotetici basati sui consigli, ritorna con la distinzione tra doveri perfetti e doveri imperfetti.
Possiamo quindi dire che i due livelli sono entrambi ricondotti all’interno della dimensione del dovere ma il doppio livello di etica permane

41
Q

Dove troviamo la prima formulazione dell’imperativo categorico kantiano?

A

Prima formulazione = pag 75 della fondazione della metafisica dei costumi.
La prima formulazione è quella più diretta ed immediata e la preferita da Kant stesso: “agisci soltanto secondo quella massima che al tempo stesso puoi volere che divenga legge universale”&raquo_space; presenza dell’elemento dell’universalità.

42
Q

Quale variante della prima formulazione possiamo trovare poche righe sotto? Quale aspetto nuovo e problematico introduce?

A

Una variante della prima formulazione dell’imperativo categorico viene presentata da Kant stesso poche righe dopo: “agisci come se la massima della tua azione dovesse diventare per mezzo della tua volontà una legge universale della natura”&raquo_space; elemento nuovo e problematico introdotto è quello di NATURA&raquo_space; Kant aveva separato la metafisica dei costumi, che si occupava delle leggi di libertà, dalla metafisica della natura, che si occupava delle leggi di necessità naturale.

43
Q

Quale spiegazione da Kant all’utilizzo del termine “legge universale della natura”?

A

Kant spiega l’utilizzo di questo termine sia nella fondazione stessa che in modo più approfondito nella critica alla ragion pratica: noi non abbiamo strumenti conoscitivi adatti per dar conto della precisione della legge morale, per questo dobbiamo servirci della legge di natura come ispirazione: come la legge di natura fa valere un requisito di universalità così sarà per la legge morale.
La legge di natura diviene TIPO di quella morale.

44
Q

Come vengono divisi i diversi doveri da Kant e secondo quale modello di partizione?

A

I doveri sono divisi da Kant in: doveri perfetti e doveri imperfetti - doveri verso di sè e doveri verso gli altri. Combinandoli otteniamo 4 tipologie di doveri. I doveri più stretti, ovvero i doveri perfetti, sono chiamati da Kant anche doveri d’amore; i doveri più larghi, i doveri imperfetti, sono anche chiamati doveri di rispetto.
La partizione che Kant esegue si basa sul modello giuridico proposto da Samuel Pufendorf.

45
Q

Quale divisione dei doveri propone Pufendorf?

A

Pufendorf divide i doveri in perfetti ed imperfetti (sempre verso gli altri, si sta parlando dell’ambito giuridico)
DOVERI PERFETTI = sono correlati al rispetto di diritti negativi (non interferenza - non aggressione), sono coercibili se non rispettati, le obbligazioni che nascono da essi sono obbligazioni di giustizia.
DOVERI IMPERFETTI = sono correlati al rispetto di diritti positivi (aiuto - intervento); non sono coercibili se non vengono rispettate e le obbligazioni che nascono sono obbligazioni di beneficienza.

46
Q

Come si rapporta Kant con la divisione di Pufendorf?

A

Kant inserisce una nuova categoria di doveri, ovvero di doveri versi di sè, e procede a traslare l’intero sistema di doveri dal campo giuridico al campo morale.

47
Q

Come si possono distinguere i doveri etici perfetti dai doveri etici imperfetti?

A

Per poterli distinguere Kant propone di individuare la massima contraria a quella che si sta analizzando, universalizzarla e studiarne il risultato.
La massima contraria ai doveri etici perfetti risulterà non pensabile e non desiderabile come universale.
La massima contraria ai doveri etici imperfetti risulterà invece pensabile (non del tutto contraria alla ragione) ma non desiderabile come legge universale di natura.

48
Q

Quali sono i doveri perfetti e i doveri imperfetti?

A

Doveri perfetti verso di sè: preservare la vita
Doveri perfetti verso gli altri: restituire quanto dato
Doveri imperfetti verso di sè: perfezionamento di sè
Doveri imperfetti verso gli altri: cercare la felicità altrui (facendo il bene degli altri)

49
Q

Quale aspetto problematico introduce la nota 2 di pagina 75?

A

La nota 2 di pagina 75 definisce i doveri perfetti come doveri che: non concedono nessuna eccezione a vantaggio dell’inclinazione. Questa definizione è ambigua perchè sembrerebbe concedere eccezioni ai doveri imperfetti, cosa che invece, essendo anche essi doveri, non è possibile. Sia i doveri perfetti che i doveri imperfetti non devono concedere alcuna eccezione all’inclinazione, ciò che li distingue è un certo grado di discrezionalità dei doveri imperfetti.

50
Q

Come viene presentata la distinzione tra i vari doveri nella metafisica dei costumi?

A

Nella metafisica dei costumi sono introdotti i doveri di diritto (civici), ovvero doveri perfetti nel cui rispetto interviene il diritto stesso.
Inoltre appaiono i cosiddetti doveri etici non d virtù, ovvero doveri morali ma solo in riferimento a sè.
DOVERI PERFETTI:
DOVERI ETICI VERSO DI SE’ in quanto essere naturale/animale = le massime contrarie sono suicidio, lussuria, abbruttimento del sè, menzogna, avarizia.
DOVERI ETICI VERSO GLI ALTRI = sono doveri di rispetto = le massime contrarie sono l’arroganza, la derisione
DOVERI IMPERFETTI:
DOVERI ETICI DI VIRTU’ VERSO SE’ = consistono principalmente nel perfezionamento di sè
DOVERI ETICI DI VIRTU’ VERSO GLI ALTRI = si tratta di doveri d’amore (beneficienza, gratitudine, simpatia/partecipazione)

51
Q

In che modo alla prima formulazione dell’imperativo categorico può essere mossa una critica di configurare un’etica di tipo giuridico?

A

L’etica di Kant può apparire come eccessivamente schiacciata su un’etica di tipo giuridico e dipendente dal modello giuridico.
Questo diventa evidente nel suo esprimersi sempre nei termini del dovere e nella sua dipendenza nella distinzione attuata da Pufendorf (giurista)

52
Q

Come può essere confutata la critica di eccessivo schiacciamento sul piano giuridico dell’etica kantiana?

A

Questa critica, che pure in svariati momenti può anche sembrare legittima, viene smentita da alcuni elementi:
1) Kant parla dei doveri verso di sè che nell’impianto giuridico messo in piedi da Pufendorf non sono contemplati&raquo_space; nell’ambito giuridico sono tenuti in considerazione solamente i doveri nei confronti degli altri
2) i doveri imperfetti appartengono evidentemente all’ambito etico ma non possono essere ricondotti all’ambito giuridico
3) anche in Schopenhauer si può ritrovare un massimo e un minimo etico ma non viene qui espressa con il linguaggio del dovere ma attraverso il lessico della virtù&raquo_space; minimo etico (giustizia), massimo etico (carità)
» anche nei pensatori contrapposti a Kant si può osservare questo doppio livello dialettico.

53
Q

Quale critica muovono Schopenhauer e Bergson a Kant?

A

La critica che muovono Schopenhauer e Bergson a Kant è di logicismo&raquo_space; fa dipendere l’etica dalla logica: se formulo il test di universalizzazione in modo corretto e arrivo all’individuazione di due massime contrastanti tra le quali devo scegliere, allora avrò un comportamento morale corretto

54
Q

Come risponde Kant alla critica di logicismo?

A

Kant risponde alla critica di logicismo sottolineando lo scarto tra il piano logico e il piano etico&raquo_space; anche se attraverso il ragionamento corretto arrivo ad individuare la massima morale, non è detto che sul piano pratico io la vada ad applicare&raquo_space; se scelgo di attuare la massima non morale è perchè mi sto concedendo un’ECCEZIONE, non perchè sto mettendo in discussione la legge morale in sè

55
Q

Quale critica muovono Schopenhauer e Mill all’imperativo categorico kantiano?

A

Schopenhauer muove una forte critica all’imperativo categorico kantiano sottolineando come esso NON ESISTA&raquo_space; TUTTI GLI IMPERATIVI CATEGORICI SONO IN REALTA’ IMPERATIVI IPOTETICI&raquo_space; dietro una presunta autonomia e purezza si nasconde in realtà la CONVENIENZA PERSONALE (DO UT DES) = mi conviene non mentire perchè altrimenti se tutti lo facessero io potrei trovarmi in una situazione di svantaggio…

56
Q

Come può essere confutata la critica di Schopenhauer alla presunta purezza dell’imperativo categorico?

A

La critica di Schopenhauer si basa su un fraintendimento del test di universalizzazione, che per Kant non fa leva sulla generalizzazione ma sull’universalizzazione: il soggetto non si rapporta fattualmente con altri soggetti (siano anche essi ad un livello molto ampio di generalizzazione) ma si rapporta con la volontà universale, si rapporta con TUTTI

57
Q

Quale critica muove Mill all’imperativo categorico kantiano?

A

Mill muove una critica consequenzialista e utilitaristica, molto meno aspra di quella di Schopenhauer ma che vuole mostrare come l’imperativo categorico non possa prescindere in toto dalle conseguenze
» Mill ricerca delle linee di continuità con Kant identificandole nell’universalità e nell’imparzialità e mette in discussione un’etica rigidamente deontologica che astrae totalmente dalla valorizzazione delle conseguenze.

58
Q

Da cosa è preceduta la seconda formulazione dell’imperativo categorico?

A

La seconda formulazione dell’imperativo categorico è preceduta da una distinzione tra fini oggettivi e fini soggettivi e tra principi pratici materiali e formali.
» nella nostra vita abbiamo sempre a che fare con dei fini per poter agire&raquo_space; gli imperativi ipotetici necessitano sempre della presa in considerazione di un fine (che sia esso morale, immorale o indifferente)&raquo_space; se il fine è soggettivo bisogna anche stabilire determinati mezzi per raggiungere tale fine, ovvero dei principi pratici materiali.
Esistono però anche dei fini che non sono soggettivi ma che al contrario sono oggettivi e non possono in alcun modo essere dei mezzi per raggiungere altri fini&raquo_space; i principi pratici relativi ai fini oggettivi sono i principi pratici formali, che non hanno un contenuto particolare e possono essere quindi universalizzati.

59
Q

Quale è per Kant il fine oggettivo supremo? Quale è il fine che va perseguito per sè stesso?

A

Il fine che va perseguito per sè stesso, l’obiettivo in sè è l’UMANITA’, la quale è fine in sè stesso&raquo_space; la persona non può mai solo essere un mezzo, non ha valore di scambio, non può essere ceduta o venduta; essa è un fine in sè stessa e di essa si predicano il RISPETTO (appartengono anche al mondo noumenico e partecipano alla legge morale) e la DIGNITA

60
Q

Perchè nella seconda formulazione dell’imperativo categorico non viene detto di non trattare MAI le persone come mezzo ma viene detto di trattare le persone MAI SEMPLICEMENTE COME MEZZO?

A

Applicare una formulazione radicale (non trattare mai le altre persone come mezzo) renderebbe impossibile le relazioni tra i soggetti nella vita concreta (non siamo esseri solamente noumenici, siamo anche esseri fenomenici che necessitano di rapportarsi alla volte in modo strumentale gli uni con gli altri)&raquo_space; altrimenti l’agire non sarebbe in alcun modo possibile (non vi sarebbe nemmeno spazio per gli imperativi ipotetici dell’abilità e della prudenza).

61
Q

Che cosa intende Kant con il concetto di persona (person)?

A

Con il concetto di persona Kant intende qualcosa di inquantificabile, che merita rispetto e di cui si predica la dignità

62
Q

In che modo viene criticata la regola d’oro da Kant?

A

La regola d’oro viene definita “triviale”, volgare, non capace di pervenire al vero fondamento dell’agire morale ovvero al dovere.
Questo perchè il movente dell’agire morale è materiale e la volontà è soggettiva = non fare agli altri ciò che tu non vorresti fosse fatto a te… criterio soggettivo
Inoltre Kant afferma che la regola d’oro non riesce a dare conto dei doveri verso di sè e dei doveri perfetti di beneficienza.
» nonostante le critiche alcuni autori hanno trovato punti di incontro e analogie tra l’imperativo categorico e la regola d’oro nel presupposto UNIVERSALISTICO che accomuna entrambe:
nella regola d’oro il rapporto che si instaura tra i soggetti e di reciprocità e di relazionalità ma non in senso generalizzato ma universalistico
nell’imperativo categorico abbiamo un’ulteriore formalizzazione della legge che diviene valida per tutti gli esseri razionali.

63
Q

Come si può intendere la volontà per Kant?

A

La volontà per Kant è sia legislatrice che suddito della legge morale: la volontà è totalmente autonoma, non dipende in alcun modo da elementi esterni ad essa e i soggetti possono dotarsi della legge morale&raquo_space; la volontà però è contemporaneamente suddita della legge morale, è sottoposta ad essa e la libertà morale non può darsi se non attraverso la legge morale.
» no approccio indeterministico o completa autonomia della volontà dalla legge morale.

64
Q

Quale aspetto sottolinea la terza formulazione dell’imperativo categorico?

A

La terza formulazione dell’imperativo categorico fa leva sul concetto di autonomia della volontà come di una volontà legislatrice, capace di darsi autonomamente la legge morale ma essendo contemporaneamente suddita di essa.

65
Q

Le tre formulazioni dell’imperativo categorico sono organizzabili in una scala gerarchica per Kant?

A

NO! le tre formulazioni dell’imperativo categorico sono tutte equivalenti anche se mettono in risalto aspetti differenti della legge morale, i quali però sono comuni a tutte e tre le formulazioni. Ogni formulazione include anche le altre due.
1 - mette in risalto la FORMA dell’UNIVERSALITA’
2 - mette in risalto LA MATERIA ovvero IL FINE&raquo_space; il fine dell’imperativo categorico non è un fine soggettivo ma è la persona, l’umanità come fine in sè steso
3 - mette in risalto l’AUTONOMIA della volontà legislatrice del soggetto razionale
» da un punto di vista didattico e metodologico vi è una preferenza nei confronti della prima formulazioni, che infatti sarà l’unica ripresa nella critica della ragion pratica

66
Q

Quale operazione compie Kant nella parte della fondazione della metafisica intitolata “l’eteronomia della volontà”?

A

Nella parte intitolata l’eteronomia della volontà Kant si occupa di compiere una vera e propria presa in rassegna di varie morali ed etiche precedenti&raquo_space; le considera tutte eteronome, ovvero non basate sul principio dell’autonomia della morale ma in cui la morale proviene dall’esterno&raquo_space; tutte eteronome ma gerarchizzate in modo preciso (ci sono alcune etiche che si avvicinano di più all’autonomia morale di altre)

67
Q

Come suddivide le dottrine etiche eteronome nella fondazione della metafisica dei costumi?

A

Nella fondazione della metafisica dei costumi Kant suddivide le etiche in etiche basate su principi empirici ed etiche basate su principi razionali. Le etiche basate su principi empirici sono quelle basate sul sentimento fisico e sul sentimento morale (Hutcheson). Le etiche basate su principi empirici sono quelle basate sulla perfezione e sulla volontà di Dio.

68
Q

In che scala gerarchica vengono poste le dottrine morali eteronome?

A

Tra le dottrine eteronome il primato è per la dottrina del moral sense (del sentimento morale) tra le etiche basate su principi empirici e il primato è per la dottrina della perfezione per quanto riguarda le etiche basate su principi razionali. Tra le due dottrine il primato è per la dottrina della perfezione.

69
Q

Come viene ulteriormente elaborata queste distinzione nella critica della ragion pratica?

A

Nella critica della ragion pratica questa distinzione viene ulteriormente elaborata: si distingue tra principi SOGGETTIVI e principi OGGETTIVI.
I principi soggettivi si dividono in ESTERNI = EDUCAZIONE/ GOVERNO CIVILE e INTERNI = SENTIMENTO FISICO (Epicuro)/SENTIMENTO MORALE (moral sense).
I principi oggettivi si suddividono a loro volta in PRINCIPI ESTERNI = VOLONTA’ DI DIO (volontarismo - Crusius - moralisti e teologi) ed INTERNI =PERFEZIONE (stoici/Wolff)

70
Q

Che cosa teorizzava la dottrina del moral sense, portata avanti tra gli altri da Hutcheson?

A

La dottrina del moral sense si basa sul fatto che ognuno abbia un senso morale, ovvero una facoltà che consente ai soggetti di orientarsi in base a cosa è bene e cosa è male. Questo senso morale diviene una sorta di principio di simpatia grazie al quale è possibile l’immedesimazione negli altri.

71
Q

Perchè in una prima fase Kant si avvicina alla dottrina del moral sense e perchè poi se ne allontana?

A

In una prima fase Kant si avvicina alla dottrina del moral sense in quanto essa è caratterizzata dal criterio di UNIVERSALITA’ = il principio di simpatia caratterizza la natura umana nella sua interezza, è universale
» successivamente Kant inizia a scostarsene perchè riconosce che il sentimento non può essere alla base del fondamento della morale, è necessario fondare una teoria razionalistica.

72
Q

Che cosa s’intende per teoria della perfezione e come si pone Kant nei suoi confronti?

A

Per teoria della perfezione si intende la prospettiva adottata da illuministi come Wolff e da pensatori antichi come gli stoici.
L’etica della perfezione è un’etica razionalistica, in cui la perfezione consiste primariamente nel conformarsi alla propria natura, nell’agire in modo adatto e consono alla propria natura per perfezionarla ulteriormente attraverso l’esercizio della virtù&raquo_space; attraverso la virtù si sviluppa successivamente la felicità stessa.

73
Q

Come si pone Kant nei confronti degli stoici?

A

Kant esprime ammirazione per gli stoici grazie alla loro prospettiva che si avvicina molto alla prospettiva dell’autonomia della morale ma al tempo stesso li critica per la concezione analitica del rapporto tra virtù e felicità = basta la virtù per sviluppare la felicità ed essere felici.

74
Q

Cosa si intende per VOLONTARISMO TEOLOGICO?

A

Per volontarismo teologico si intende un’etica nella quale il criterio di ciò che è bene e ciò che è male dipende alla volontà di Dio&raquo_space; posizione sostenuta anche da Occam ma molto complessa (cosa accade se la volontà di Dio muta? Muterebbero anche i concetti di bene e male)
In questa prospettiva la morale non è autonoma ma dipende dalla volontà divina.

75
Q

Perchè Kant è critico nei confronti del volontarismo teologico?

A

Nel volontarismo teologico la morale dipende dalla volontà divina, ma noi non possiamo conoscere la realtà di Dio ma solamente pensarla in modo approssimativo e confuso. Noi possiamo avvicinarci a Dio per via pratica, attraverso i postulati, ma sul piano intellettivo non possiamo in alcun modo conoscere Dio (appartiene al mondo noumenico, la nostra ragione vi è preclusa)&raquo_space; di conseguenza usiamo della immagini antropomorfiche, riduttive di Dio, ci creiamo l’immagine di un Dio spaventoso e di cui avere timore.
PROBLEMA= se noi agiamo solamente per timore di una punizione di Dio o per averne una ricompensa se agiamo bene, stiamo davvero agendo moralmente? No.

76
Q

Tutte le forme di religione solo volontaristiche per Kant?

A

No, nella critica Kant dice in riferimento alla religione cristiana che le religioni rispettano l’autonomia della morale se correttamente pensate e purificate da ogni interpretazione e rappresentazione di un dio antropomorfico o spaventoso.

77
Q

In che senso l’autonomia è un diritto per Kant?

A

L’autonomia è un diritto se intensa in senso negativo (nessun soggetto deve essere privato della propria autonomia morale); bisogna rivendicare e lottare per mantenere la propria autonomia morale ed evitare in ogni modo forme di eteronomia che possono addirittura portare alla strumentalizzazione del soggetto.

78
Q

In che senso l’autonomia è un dovere per kant?

A

L’autonomia è un dovere perchè non si esercita indipendentemente dalla legge morale ma essa si esercita attraverso la legge morale&raquo_space; volontà è suddito della legge morale ma legislatrice al tempo stesso

79
Q

In che senso l’autonomia è una virtù per Kant?

A

L’autonomia è una virtù in quanto non è qualcosa di già dato una volta per tutto, l’autonomia deve essere esercitata costantemente fino a diventare una sorta di habitus consapevole.