monachesimo e riforme 7 Flashcards

1
Q

le comunità di fede

A

la diffusione del cristianesimo nell’impero romano fu accompagnato da un’organizzazione sempre più ordinata delle comunità di fede.
* tendenza di fondo fu la separazione tra i laici e il clero, dedito all’esercizio del culto e alla gestione dei beni delle chiese.
* responsabile di ogni comunità era il vescovo, affiancato dai preti, incaricati della predicazione e delle celebrazioni liturgiche.
* i laici partecipavano, insieme al clero, all’elezione dei vescovi e alla gestione degli affari della comunità.
* all’aumento dei fedeli corrispose un crescente incremento delle ricchezze, e soprattutto terre, che fecero delle chiese maggiori delle potenze economiche.

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2
Q

le gerarchie ecclesiastiche

A
  • le chiese si svilupparono nelle città e l’ambito su cui si esercitava il ministero del vescovo era il territorio circostante, la diocesi.
  • dal V secolo le campagne furono evangelizzate attraverso la fondazione di chiese battesimali, le pievi, direttamente controllate dal clero cittadino.
  • l’autorevolezza dei vescovi crebbe nel tempo indieme alla loro assunzione di funzioni di guida non solo spirituale ma anche civile e politica delle città.
  • raggruppamenti di più diocesi furono sottoposti all’autorità di un vescovo di rango superiore, detto metropolita, che confermava e consacrava i vescovi della propria provincia.
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3
Q

i concili

A

l’organizzarsi delle chiese generò l’esigenza di un coordinamento tra le diverse comunità.
a lungo, la chiesa cattolica fu infatti priva di un vertice quale sarebbe stato poi il papa. un ruolo centrale fu allora svolto dalle assemblee del clero.
* esse erano convocate periodicamente dai metropoliti in sede provinciale (sinodi), per decidere questioni organizzative e disciplinari.
* meno frequenti erano le grandi adunanze, i concili, a cui partecipavano un grande numero di vescovi. nei concili universali si definivano le verità di fede, i dogmi, si regolamentavano i riti liturgici e si emanavano le leggi ecclesiastiche, i canoni.

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4
Q

le dispute dottrinali

A
  • il cristianesimo dei primi secoli presentava una varietà di interpretazioni del dogma.
  • il problema centrale fu quello di conciliare il principio del monoteismo (la fede in un unico Dio) con la molteplicità delle persone divine, ovvero la Trinità.
    le dispute si concentravano sulla definizione della natura di Cristo.
  • nel IV secolo si confrontarono la dottrina che sosteneva la natura non pienamente divina di Cristo, difesa da Ario di Alessandria, e quella che sosteneva la consustanzialità (cioè l’identità di natura) tra il Padre e il Figlio, promossa da Atanasio di Alessandria.
  • nel V secolo il patriarca di Costantinopoli, Nestorio, sostenne la duplicità della natura, sia umana che divina , di Cristo (nestorianesimo), mentre si diffuse anche la dottrina che sosteneva l’unicità della natura divina di Cristo (monofisismo).
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5
Q

eresie e scismi

A

gli imperatori cercarono di salvaguardare l’unità della cristianhità emanando editti e convocando concili.
* il primo concilio, convocato a Nicea nel 325 da Costantino condannò l’arianesimo, mentre quello a Calcedonia del 451 cercò un compomesso tra il nestorianesimo e il monofisismo.
* L’editto dei Tre capitoli emanato da Giustiniano nel 544, che condannava il nestorianesimo, produsse una profonda spaccatura: i vescovi occidentali rifiutarono di aderirvi, aprendo uno scisma che durò fino alla fine del VII secolo.
* tra le pratiche del culto cristiano si diffuse una speciale venerazione per i santi, e più in generale per le figure religiose esemplari.

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6
Q

monachesimo cenobitico e anacoretico

A

accanto al fenomeno centrato sulle chiese, un’altra esperienza di vita cristiana fu caratterizzata dalla scelta individuale, monastica, in risposta a un’esigenza di distacco dal mondo, di rinuncia ai beni terreni e di redenzione attraverso la preghiera e l’ascesi.
* le prime pratiche furono quelle degli eremiti o anacoreti, che si ritirarono per vivere una vita isolata dalla società.
* si diffuse poi la pratica del cenobitismo, ossia della vita in comune dei monaci, nella condivisione della preghiera, della penitenza, del lavoro e dell’alimentazione.
* i capi delle comunità erano detti abati o padri.

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7
Q

la diffusione del monachesimo in oriente e occidente

A
  • il monachesimo si sviluppò a partire dal III secolo, quando soprattutto in Egitto, Siria e Palestina alcuni cristiani si ritirarono a condurre vita eremitica nel deserto.
  • la prima comunità fu organizzata da un monaco egiziano, Pacomio, all’inizio del IV secolo. Da qui le comunità cenobitiche si diffusero anche in occidente.
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8
Q

le regole del monachesimo

A

il sorgere di comunità sempre più numerose richiese la redazione di norme che regolassero la vita dei mjonavi in tutti i suoi aspetti.
* le regole seguivano l’esempio di Gesù mettendo in pratica i principi della povertà, castità e obbedienza.
* le prime raccolte di regole vennero prodotte in oriente nel IV secolo da Pacomio e Basilio di Cesarea.
* in occidente si susseguirono quelle del fondatore del monastero di Montecassino, Benedetto da Norcia, e di Cesario di Arles, rivolte ai monasteri femminili.
* le regole furono uniformate dall’imperatore Ludovico il Pio, che nell’817 dispose che la regola benedettina diventasse il testo di riferimento per tutti i monasteri dell’Europa carolingia.

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9
Q

il monachesimo irlandese

A

i monaci furono i protagonisti dell’evangelizzazione delle popolazioni rurali non raggiunte dal clero urbano.
* una fisionomia particolare mostrò il monachesimo in Irlanda, un’isola non colonizzata e guidata da tribù di credo celtico.
* l’evangelizzazione fu avviata alla metà del V secolo da un monaco della Britannia, Patrizio.
* l’isola era priva di città e quindi di una rete diocesana: fu il monachesimo a costituire l’intera struttura ecclesiastica. il monachesimo irlandese assunse forme più rigide di quello benedettino, con pratiche più ascetiche.

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10
Q

ruolo politico ed economico dei monasteri

A
  • i monasteri furono spesso centri di potere politico, economico e culturale, divennero presto destinatari di lasciti e donazioni.
  • l’aristocrazia ne fece dei luoghi di organizzazione del consenso popolare.
  • furono anche punti di riferimento per la società rurale e per individui di diverso contesto sociale, che potevano entrare a far parte della comunità come monaci, ma anche come dipendenti, servi o clienti.
  • numerosi monasteri divennero nuclei di organizzazione agricola, gestori di aziende curtensi e centri di produzione. intorno ai monasteri maggiori si tenevano anche mercati.
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11
Q

l’educazione cristiana

A

la società occidentale tra l’VIII e l’XI secolo fu una società analfabeta. Tre furono le cause:
* la scomparsa delle scuole dell’impero,
* la cultura orale che diminuì il ricorso alla scrittura,
* i nuovi assetti politici non incentivavano la produzione di documenti scritti.
leggere e scrivere era ormai necessario solo agli uomini di chiesa.

  • dal VI secolo le scuole cristiane, che erano sorte presso le cattedrali, divennero luogo dell’apprendimento elementare, non più solo dei chierici ma anche dei laici.
  • la scrittura e la produzione culturale diennereo monopolio della chiesa, ad esempio le storie di alcune popolazioni barbariche furono composte da vescovi o monaci, come nel caso di Paolo Diacono.
  • nei centri scrittorii, gli scriptoria, si redigevano commenti alle Scritture, testi agiografici e si ricopiavano i testi della classicità latina.
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12
Q

il rinascimento culturale carolingio

A

Carlo Magno promosse l’istruzione per formare adeguatamente i funzionari e il clero. Tre furono gli interventi principali:
* la riforma della liturgia,
* il miglioramento della loro formazione, soprattutto nella conoscenza della grammatica e della letteratura latina,
* la riaffermazione dell’importanza della scrittura nell’aministrazione e negli affari politici.
* presso la corte dei sovrani si raccolse un’accademia di intellettuali detta schola palatina, che approfondì la conoscenza delle opere classiche.

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13
Q

la corruzione della chiesa

A

lo sviluppo di poteri territoriali da parte di vescovi e abati intorno alle grandi proprietà diede vita a una fitta trama di signorie ecclesiastiche largamente autonome.
* le famiglie aristocratiche che avevano fondato chiese e monasteri privati e che erano in grado di condizionare la designaazione di vescovi, cercarono di impossessarsi in maniera duratura delle cariche ecclesiastiche rendendole ereditarie.
* tali cariche erano lucrose, perchè permettevano di controllare patrimoni ingenti e di incrementare prestigio e potere.
* gli aristocratici che riuscivano ad ottenerle erano quasi sempre sprovvisti di un’adeguata preparazione o di una vera vocazione. Accadeva così che vescovi e abati continuassero a seguire lo stile di vita dei laici, dedicandosi alla politica e a mantenere concubine.

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14
Q

gli interventi carolingi

A

la necessità di interventi di riforma fu sentita già dai sovrani carolingi.
obiettivi principali dei loro interventi furono quelli di restituire prestigio religioso alle autorità ecclesiastiche.
* in primo luogo si puntò a migliorare la formazione del clero, fu promosso un riordinamento territoriale delle sedi episcopali, secondo un modello gerarchico subordinato ai metropoliti.
* fu istituita la decima (decima parte del raccolto e del reddito in generale, che proprietari e agricoltori davano alla chiesa), gestita dal vescovo e destinata a sostenere il clero e ad aiutare i poveri.
* a tutte le comunità monastiche furono estese le regole benedettine.

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15
Q

la chiesa imperiale

A

l’assunzione di responsabilità nell’organizzazione ecclesiastica da parte dei sovrani carolingi discendeva dai loro ruolo di sovrani cristiani, difensori della chiesa di roma.
* soprattutto in Germania i legami tra i re e i vescovi rimasero stretti,e furono rafforzati dalla concessione di beni e diritti in cui si distinse particolarmente la dinastia degli Ottoni.
* con il Privilegium del 962 Ottone I ribadì anche il controllo imperiale sull’elezione pontificia, che era già stato sancito dalla Consitutio romana di Ludovico il Pio nell’824.

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16
Q

le istanze di riforma

A

dal X secolo si fecero sempre più avvertite due esigenze principali di riforma:
* la moralizzazione dei costumi del clero, e la tutela delle istituzioni ecclesiastiche dai condizionamenti del mondo laico.
* l’autorità papale oltre che subordinata a quella imperiale, era anche soggetta alle grandi famiglie romane, che si contendevanho la scelta dei pontefici.

17
Q

il modello cluniacense

A

i protagonisti principali del tentativo di riforma furono i monaci dell’abbazia di Cluny, fondata nel 910 in Borgogna dal duca di Aquitania Guglielmo.
* Pur nascendo come abbazia privata riuscì ad acquisire una forte autonomia grazie alla sua esenzione dalla dipendenza del vescovo.
* la riforma promossa da Cluny non contestava i beni e le ricchezze ecclesiastici, che anzi erano visti come legittimi, ma proponeva di rimodellare in senso monastico tutta la chiesa, privilegiando l’importanza della preghiera e la purezza del corpo.
* i monaci di Cluny elaborarono un nuovo stile di vita monastico basato sulla specializzazione liturgica, sulle opere di misericordia e sullo studio.
* il lavoro manuale fu invece effettuato dai conversi o dai servi.
* Cluny ottenne l’autorizzazione a porre sotto la propria autorità i monasteri che accettassero il nuovo modo di vivere la regola benedettina.

18
Q

le contestazioni del clero

A

anche nel clero secolare (clero che non seguiva una regola comune) emersero nel corso del X secolo impulsi a forme di vita più rigorose.
* ferivano l’attaccamento alle ricchezze materiali, la compravendita delle cariche ecclesiastiche (simonia), le pratiche di concubinato (nicolaismo).
* l’offensiva, dove si distinsero personaggi come il cardinale Umberto di Silvacandida o il monaco Pier Damiani, puntò alla deposizione dei sacerdoti simoniaci e alla scomunica dei preti concubinari.

19
Q

i movimenti laicali

A

una forte spinta al rinnovamento venne data dal laicato, in particolare dagli abitanti della città.
* oggetto di contestazione furono le ricchezze accumulate e gestite dai prelatie il loro coinvolgimento nelle questioni temporali.
* si cominciò a predicare l’ideale della povertà, la rinuncia ai beni e il ritorno alla chiesa delle origini.
* rispetto al monachesimo riformato le aspirazioni dei movimenti laicali, che insistevano sul valore della povertà, erano più radicali e mettevano in discussione la chiesa come istituzione.

20
Q

le riforme del papato

A

fu Enrico III nel 1045 a deporre tre contendenti e nominando una serie di papi riformatori.
* il primo fu il cluniacense Leone IX che chiamò a Roma alcuni dei principali esponenti riformatori e ingaggiò una dura lotta contro simonia e concubianto.
* in seguito ci fu Nicolò II a conferire una decisa accelerazione alla spinta riformatrice, convocando nel 1059 un concilio che fissò nuove regole per l’elezione pontificia.
* la scelta fu riservata ai cardinali, escludendo la partecipazione dei laici, compresa quella dell’imperatore.