gli stati territoriali italiani 18 Flashcards
il ducato di Milano
In Italia a promuovere la formazione dei maggiori stati territoriali furono grandi città come Firenze, Venezia e Milano. in Europa non si ebbero esperienze analoghe nemmeno nel caso delle autonome città fiamminghie o di quelle tedesche.
* l’impulso alla formazione degli stati territoriali italiani fu dato dalla politica espansionistica che caratterizzò l’esperienza dei Visconti.
* fu Gian Galeazzo a imprimere nuovamente un forte dinamismo militare al suo dominio, che oltre a comprendere il canton Ticino, buona parte della Lombardia e del Piemonte orientale giunse a comprendere Verona, Vicenza, Padova e Belluno, distruggendo le signorie dei della Scala di Padova e si spinse nell’italia centrale, ottenendo anche la Signoria di Pisa, Siena, Perugia e Spoleto.
* nel 1395 Gian Galeazzo Visconti acquistò il titolo di principe e duca: utilizzò le relazioni feudali per legare a sé sia le signorie locali sia le città.
* una delle formule più ricorrenti negli atti di sottomissione fu infatti la richiesta di pacificazione da parte delle città che si assoggettavano.
lo stato di Firenze
Firenze venne formando il proprio stato territoriale attraverso un impulso difensivo volto a tutelare l’indipendenza della città e la libertà dei suoi commerci.
* ciò spiega perché il dominio fiorentino rimase sempre subregionale.
* la relativa debolezza del territorio assoggettato consentì ai fiorentini di imporre una struttura centralizzata di governo.
* i contadi delle città sottomesse furono separati dai loro centri urbani.
gli stati di Venezia
Anche Venezia aveva coltivato da secoli la propria vocazione mercantile.
* la minaccia portata da Gian Galeazzo Visconti determinò nel gruppo dirigente veneziano la profonda svolta strategica di formare un dominio anche in terraferma, dove Venezia si era limitata a occupare solo Treviso.
* tale scelta rappresentò una cesura nella storia politica della città.
* nella terraferma il Patriziato veneziano rispettò agli equilibri locali, limitandosi a controllare direttamente solo i podestà delle città.
* essi tesero a lasciare ampia autonomia ai dirigenti dei comuni assoggettati.
altri stati cittadini
Tra i pochi stati che sopravvissero alla semplificazione della geografia politica dell’Italia settentrionale ebbero un certo rilievo i Gonzaga e gli Este.
* l’autorità dei primi si limitò a Mantova, mentre la signoria dei secondi si centrò soprattutto su Modena, Reggio e su Ferrara.
* entrambe poterono sopravvivere solo a prezzo di un cauto immobilismo.
* la Signoria dei Savoia si estese invece sui territori rurali delle Alpi occidentali e nel corso del 300 il dominio si allargò al Piemonte occidentale.
lo stato pontificio
L’esercizio dell’autorità Pontificia era assai discontinuo per l’eterogenea presenza di nuclei autonomi di potere: signorie rurali e feudali, città di tradizione comunale e signorie cittadine.
* lo spostamento ad Avignone della Corte Pontificia impover’ il dominio e il Senato tornò in balia delle fazioni cittadine capeggiate dalle grandi famiglie.
* una vicenda politica particolare prese corpo da un’insurrezione popolare che scoppiò a Roma nel 1347 capeggiata da un notaio di umili origini, Cola di Rienzo.
* con il consenso della curia avignonese egli si impadronì del Campidoglio, cioè della millenaria sede del potere politico a Roma.
* si propose di restaurare una Repubblica romana che nelle ambizioni doveva riunificare l’Italia centrale.
* l’iniziativa ebbe iniziale successo, ma Cola di Rienzo fu allontanato dalla città nel 1350 e vi tornò nel 1354.
* il suo governo autoritario e il forte fiscalismo gli alienarono però la simpatia del popolo. fu ucciso nello stesso anno nel corso di una sommossa popolare.
* la curia avignonese cercò di porre rimedio con l’invio di legati provvisti di ampi poteri. il cardinale castigliano Egidio de Albornoz, inviato nel 1353, seppe dominare energicamente la situazione e riuscì a sottoporre le città al controllo dei rettori provinciali.
* nel 1357 promulgò nel Parlamento le cosiddette Costituzioni Egidiane, una raccolta di norme che ribadiva le prerogative del governo Pontificio e riconosceva alcune autonomie e diritti ai comuni e ai signori.
* come negli altri stati territoriali, i pontefici negoziarono con le città accordi e patti in cui si regolarono i rapporti tra le prerogative degli ufficiali papali.
il dominio aragonese e i vespri
Carlo I d’Angiò si insediò militarmente nel Regno di Sicilia nel 1266, con l’appoggio politico del papato e il sostegno economico dei banchieri fiorentini.
* il re fu costretto ad aggravare l’imposizione fiscale: queste misure suscitarono un vasto malcontento nelle popolazioni locali, soprattutto in Sicilia dopo che la capitale fu spostata da Palermo a Napoli.
* all’ora del vespro del lunedì di Pasqua del 1282 i siciliani chiesero aiuto a Pietro III d’Aragona, una corona che stava attuando una politica di espansione mediterranea in concorrenza con gli Angiò.
* la rivolta dei vespri aprì un nuovo conflitto internazionale in cui nel 1296 la corona del re di Sicilia fu affidata a Federico III d’Aragona.
* la corona siciliana si separò da quella di Barcellona, dando vita a un Regno autonomo detto di Trinacria. Tale assetto, ratificato dalla pace di Caltabellotta del 1302, sancì il distacco del Regno di Trinacria, la Sicilia, da quello angioino del Mezzogiorno continentale.
* la pace prevedeva anche la restituzione dell’isola agli Angiò dopo la morte di Federico III, ma quest’ultimo si alleò con Enrico VII in funzione antiangioina dando così avvia una nuova guerra.
il mezzogiorno angioino
Poi cercando a lungo di riconquistare la Sicilia, gli Angiò SI concentrarono sul governo del Regno di Napoli, che diventò il cuore politico del guelfismo italiano.
* qui il potere baronale era più forte che in Sicilia, arrivando a costituire dei principati territoriali con ampie autonomie giurisdizionali e strutture burocratiche.
* i re si indebitarono crescentemente anche con i banchieri fiorentini, che in cambio delle ingenti anticipazioni ricevettero privilegi doganali, feudi e uffici.
* il Regno di Napoli conobbe un lungo periodo di splendore con Roberto I e divenne uno dei centri più importanti della vita intellettuale del tempo.
* la città emerse anche come piazza commerciale importante, dove avevano filiali e rappresentanze le grandi compagnie mercantili internazionali.
la crisi dinastica angioina e aragonese
Sia il Regno di Napoli sia quello di Sicilia costituivano due Stati caratterizzati dalla debolezza del potere Regio. questa fu ulteriormente accentuata dalle crisi dinastiche che si aprirono verso la fine del XIV secolo.
* nel regno di Napoli esse furono complicate dalle divisioni tra i vari rami internazionali degli Angiò e delle conseguenze dello scisma del 1378. la contesa si aprì alla morte senza eredi di Giovanna I tra il duca d’Angiò Luigi e il duca di Durazzo Carlo.
* alla morte dei contendenti la lotta proseguì tra Luigi II d’Angiò e Ladislao di Durazzo, il quale riuscì a imporsi cingendo la corona fino al 1414.
* in Sicilia una spedizione militare guidata da Martino, nipote del re d’Aragona, sconfisse i Baroni e gli permise di riorganizzare il Regno dotandolo nuovamente di un Parlamento.
* alla sua morte nel 1409 l’isola fu riunita al Regno di Aragona.
la riunificazione aragonese dei regni
Vicende proprie ebbe invece la conquista aragonese della Sardegna. gli aragonesi cominciarono la conquista nel 1323 e fu tenace la resistenza dei sardi, tradizionalmente organizzati in clan locali e in regni.
* la battaglia di Sanluri del 1409 aprì la strada alla definitiva conquista da parte degli aragonesi.
* si scatenò un duro conflitto tra Renato d’Angiò e Alfonso V d’Aragona, re di Sicilia, che uscì vincitore nel 1442.
* Alfonso V ricostituì l’antica unità del Regno meridionale: insieme con la Sardegna, esso fu collegato ai possessi della corona d’Aragona.
* Alfonso stabilì la propria corte a Napoli e suo figlio Ferrante proseguì l’opera di riorganizzazione amministrativa e fiscale.
* il dominio angioino e aragonese integrò l’economia meridionale sulle reti commerciali internazionali. nel Regno di Napoli l’economia conobbe un’accelerazione.
* è indubbio però che la presenza dei mercati forestieri e toscani in particolare frenò lo sviluppo di una solida imprenditoria meridionale.
le guerre tra stati e la pace di Lodi
La morte senza eredi di Filippo Maria Visconti scatena lo scontro per la suggestione del Ducato di Milano.
* nel 1450 esso pervenne nelle mani del condottiero marchigiano Francesco Sforza. a sostenerlo furono i fiorentini, anche per contrapporsi all’avanzata dei veneziani in Lombardia.
* la guerra si trascinò fino al 1453, quando la notizia della caduta di Costantinopoli indusse i veneziani a concentrarsi nuovamente sulle vicende del loro dominio del mare minacciato dall’avanzata dei turchi.
* una pace fu stipulata a Lodi nel 1454, sancendo l’ascesa di Francesco Sforza al ducato di Milano.
* tra il 1454 e il 1455 fu stretta anche una Lega tra gli stati situati nei confini italiani, detta Lega italica.
* alla Lega, promossa dal duca di Milano, da Venezia e da Firenze, aderirono il Papa, il re di Napoli, il duca d’Este e quasi tutti gli altri Stati e potentati minori.
* si consolidò così l’assetto del sistema politico italiano incentrato sui 5 stati maggiori: ducato di Milano, stati territoriali di Venezia e di Firenze stato Pontificio e Regno di Sicilia.
le tensioni e la rottura dell’equilibrio
- Lorenzo de Medici si prodigò attraverso la diplomazia: la sua abilità diplomatica nasceva anche dalla consapevolezza che Firenze rappresentava lo stato più debole e più esposto al rischio di perdere la propria indipendenza.
- per un certo periodo il sistema politico disegnato dalla Lega italica assicurò stabilità ma non tranquillità. negli stati che ne costituivano l’asse diplomatico si susseguirono infatti alcune congiure: nel 1476 fu assassinato Galeazzo Maria Sforza e assunse la reggenza per il figlio Gian galeazzo lo zio Ludovico il Moro.
- Lorenzo de Medici scampò un agguato organizzato dalla famiglia Fiorentina dei Pazzi.
- nell’ultimo decennio del XV secolo l’equilibrio tra gli stati della penisola si ruppe definitivamente, portando al collasso il precario sistema politico italiano.
- la morte quasi contemporanea di alcuni protagonisti come Lorenzo de medici e Papa Innocenzo VIII contribuì a rendere ingovernabile la crisi che fu aperta dalla richiesta di Ludovico il Moro al re di Francia Carlo VIII di Valois di intervenire contro gli aragonesi di Napoli, che rivendicavano il Ducato di Milano per via dinastica.
- il re di Francia, che rivendicava a sua volta i diritti su quello di Napoli in quanto discendente dagli Angiò, scese col proprio esercito in Italia impossessandosi del regno senza opposizioni di rilievo.
- la discesa del re di Francia chiuse la fragile stagione dell’equilibrio autarchico e inaugurò un duro periodo di contesa dei paesi stranieri per il controllo dell’Italia.