Sociologia dei new media - Cap. 6 Flashcards

1
Q

In cosa consiste il potenziale democratico dei nuovi media?

A

Consiste nella possibilità di decentralizzare la produzione e il consumo di contenuti e dati, nell’interattività (invece della passività), nel controllo sulla parola e sul linguaggio che la rete offre a “tutti”, e nella “possibilità” di organizzarsi in gruppi di pressione culturale, sociale e politica.

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2
Q

Definite il concetto di “disintermediazione”.

A

E’ il processo, derivato dall’avvento dei nuovi media, di cambiamento dell’intermediazione tra pubblico e conoscenza socialmente accettata. Le dinamiche della sfera pubblica (il “luogo” dove si plasma l’opinione pubblica) non sono più in mano esclusivamente all’industria giornalistica, ai partiti o alle istituzioni in genere. La rete offre accesso ad informazioni che prima erano di “pochi” e genera nuove vie di interazione, discussione e formazione delle opinioni indipendenti dai mass media tradizionali.

E’ un processo che favorisce il passaggio dalla democrazia dei partiti alla democrazia del pubblico (legame diretto, sia politico sia comunicativo, tra leadership e cittadini)

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3
Q

Cos’è la “cyber-balcanizzazione”?

A

E’ un processo a cui si assiste nella rete, secondo cui non si osserva la nascita di una sfera pubblica diversificata, ricca e obiettiva, quanto piuttosto una polarizzazione del dibattito e un sistema di circuiti autoreferenziali, nei quali le posizioni non sono dibattute ma “coltivate” e protette dalle obiezioni. Si cercano solo conferme del proprio pensiero e interazioni con persone ideologicamente affini.

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4
Q

Quali sono le differenze tra attività politiche convenzionali e non convenzionali?

A

Le attività politiche convenzionali sono: votare, interessarsi di politica, cercare di contattare un politico, partecipare a riunioni politiche, cercare di persuadere amici e parenti circa una propria opinione, cercare fondi o fare donazioni per un’attività politica o sociale.
Quelle non convenzionali sono quelle che non si inscrivono in una cornice istituzionale e sono isolate od estemporanee, come ad esempio: partecipare a una manifestazione (sit-in, flash mob), apparire nei media per esprimere la propria opinione, firmare o raccogliere firme per una petizione, occupare gli spazi, boicottare un dato prodotto per varie ragioni, ecc. .

Negli ultimi decenni, il ruolo delle prime è sempre meno rilevante, a sostegno della visione di una sempre maggiore sfiducia verso il concetto stesso di istituzioni e di uno squilibrio fra importanza della sfera e del ruolo pubblico in funzione di quelli privati.
La partecipazione quindi non si esaurisce in un’opzione di exit dal mercato politico, ma di “voice” privatizzata.

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5
Q

Descrivete i tipi possibili di e-democracy.

A

I differenti tipi (teorici) sono: (e-democracy):
1. amministrativa: partendo dalle esperienze di e-government (informatizzazione dei soli processi organizzativi), si osserva uno snellirsi della burocrazia e un aumento di trasparenza, accessibilità delle info e verificabilità delle procedure amministrative. Una simile rivoluzione elettronica amministrativa stimola le pratiche collaborative, flessibili e trasparenti, che vanno a ricostruire il legame fiduciario tra istituzioni e cittadini.

  1. Consultiva: prevede stimolo e coinvolgimento dei cittadini in determinati momenti decisionali e su specifici temi politici. Sebbene vi sia ancora il ruolo di scelta da parte delle istituzioni, la consultazione può aprire lo spazio per il coinvolgimento di fasce di popolazione altrimenti escluse.
  2. Partecipativa: la responsabilità delle scelte è comunque a carico delle istituzioni, ma il cittadino può avere un ruolo attivo di quasi parità con lo Stato, in merito alla selezione delle istanze da porre al centro del dibattito politico. Nella pratica, si è spesso tradotto in forme di trasparenza istituzionale e ascolto limitato e forme minime di voto elettronico.
  3. Deliberativa: i cittadini partecipano a pieno titolo alla vita politica, discutendo tra essi e con le istituzioni, ma anche muovendosi parallelamente ad esse.
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6
Q

Quali sono le caratteristiche dei nuovi movimenti sociali?

A

I nuovi movimenti sociali sono forme di azione collettiva che mirano al cambiamento della società, concentrandosi in particolare su interessi post-materialistici.
Le caratteristiche di questi movimenti sono:
1. l’abilità di sviluppare interpretazioni e visioni della realtà alternative a quelle dominanti, che alimentano identificazioni collettive e il tentativo di produrre o resistere al cambiamento.

  1. l’uso della protesta come mezzo di pressione sulle istituzioni. L’azione conflittuale diretta è ciò che contraddistingue questi movimenti da altre forme di azione collettiva (associazionismo, volontariato, partiti). Le forme di protesta possono essere: non-violente, perturbative, violente, e sono rivolte innanzitutto all’opinione pubblica.
  2. I movimenti sociali sono reti informali che collegano gli individui e i gruppi con confini organizzativi poco definiti (rispetto, ad esempio, ai partiti). Pertanto è possibile fare parte di un movimento senza necessariamente essere membri di un’organizzazione specifica.
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7
Q

Cosa si intende con consumerismo politico?

A

Si intende l’orientamento attivo di un consumatore a scegliere prodotti e produttori in base a considerazioni etiche e politiche.
In genere, una delle modalità con cui prende il via è il naming and shaming.
Scegliere un prodotto come premio al rispetto di determinate norme e valori è detto “buycotting”.

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8
Q

Spiegate e commentate le diverse fasi della comunicazione politica.

A
  1. 1850-1950 circa. Campagne elettorali premoderne: si sviluppano a livello locale tramite militanti e volontari. Si basano su forme di comunicazione interpersonale, faccia a faccia e porta a porta. Attività politiche in compresenza fisica: comizi, manifestazioni, riunioni. Gli strumenti di info sono quasi esclusivamente stampa di partito.
  2. ‘60-‘89. Campagne moderne: su scala nazionale. I leader politici si affidano a esperti di comunicazione. Televisione come principale arena elettorale. Questo favorisce il ridimensionamento della presenza territoriale dei partiti, il declino della partecipazione e della lealtà partitica. Le figure di militante e volontario sono via via sostituite da uno spettatore passivo.
  3. ‘90-oggi. Campagne postmoderne: proliferazione di strumenti, canali e formati della comunicazione politica, accompagnata dalla frammentazione dei pubblici, fatto che mette in dubbio l’utilità stessa della comunicazione televisiva generalista. La campagna non può più essere generalizzata, con messaggi identici e ripetitivi e assenza di coinvolgimento dei pubblici. Cresce l’importanza degli spin doctor, che agiscono anche nelle fasi routinarie dell’attività politica e di governo.
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9
Q

Perché si parla, oggi, di “campagna elettorale permanente”?

A

Perché l’attività dei consulenti di comunicazione è sempre presente, sia durante fasi di vere e proprie elezioni che durante le attività governative, andando a rendere labile il confine tra le due. Si osserva una comunicazione continua ed integrata. Riflette l’andamento incrementale dei voti di opinione in luogo di quelli di appartenenza.

Networked public di Obama: valorizzare la capacità di autonoma mobilitazione degli individui.

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