CAPITOLO 1 (I. LO STATO: POLITICA E DIRITTO) Flashcards
Di cosa si occupa il diritto pubblico
1. IL POTERE POLITICO 1/3
Il diritto pubblico si occupa del potere. In qualsiasi gruppo di individui capita che qualcuno riesca a far prevalere le sue preferenze e la sua volontà, anche quando gli altri abbiano opzioni differenti. In situazioni come queste si dice che essi esercitano un potere sociale, che è la capacità di influenzare il comportamento di altri individui.
I tre tipi di potere sociale
1. IL POTERE POLITICO 2/3
Ciò che distingue un tipo di potere sociale dall’altro è il mezzo attraverso cui si esercita questa azione di influenza sul comportamento altrui. A seconda del tipo di mezzo impiegato sono stati distinti tre tipi diversi di potere sociale:
1. Il potere economico è quello che si avvale del possesso di certi beni, necessari o percepiti come tali in una situazione di scarsità, per indurre coloro che non li posseggono a seguire una determinata condotta.
Un esempio è offerto dal proprietario che, grazie alla disponibilità esclusiva di un bene produttivo (la terra o
la fabbrica), ottiene che il non proprietario lavori per lui alle condizioni da lui stesso poste.
2. Il potere ideologico è quello che si avvale del possesso di certe forme di sapere, di conoscenze, di dottrine filosofiche o religiose per esercitare un’azione di influenza sui membri di un gruppo inducendoli a compiere o all’astenersi dal compiere certe azioni. È il potere detenuto da intellettuali, sacerdoti, scienziati e oggi da coloro che operano nei mezzi di informazione.
3. Il potere politico, invece, è quello che per imporre la propria volontà può ricorrere, sia pure come ultima risorsa, alla forza, alla coercizione fisica.
Esistevano demarcazioni fra i poteri sociali?
1. IL POTERE POLITICO 3/3
Nelle società antiche non esistevano nette demarcazioni fra le tre specie di potere sociale, che spesso si cumulavano in capo ai medesimi soggetti. Solamente con l’era moderna si realizza l’affermazione dell’autonomia del potere politico. Lo Stato, che nell’esperienza attuale incarna la figura tipica di potere politico, che è dunque quella specie di potere sociale che permette a chi lo detiene di imporre la propria volontà ricorrendo alla forza legittima
IL POTERE POLITICO
Il diritto pubblico si occupa del potere. In qualsiasi gruppo di individui capita che qualcuno riesca a far prevalere le sue preferenze e la sua volontà, anche quando gli altri abbiano opzioni differenti. In situazioni come queste si dice che essi esercitano un potere sociale, che è la capacità di influenzare il comportamento di altri individui.
Ciò che distingue un tipo di potere sociale dall’altro è il mezzo attraverso cui si esercita questa azione di influenza sul comportamento altrui. A seconda del tipo di mezzo impiegato sono stati distinti tre tipi diversi di potere sociale:
1. Il potere economico è quello che si avvale del possesso di certi beni, necessari o percepiti come tali in una situazione di scarsità, per indurre coloro che non li posseggono a seguire una determinata condotta.
Un esempio è offerto dal proprietario che, grazie alla disponibilità esclusiva di un bene produttivo (la terra o
la fabbrica), ottiene che il non proprietario lavori per lui alle condizioni da lui stesso poste.
2. Il potere ideologico è quello che si avvale del possesso di certe forme di sapere, di conoscenze, di dottrine filosofiche o religiose per esercitare un’azione di influenza sui membri di un gruppo inducendoli a compiere o all’astenersi dal compiere certe azioni. È il potere detenuto da intellettuali, sacerdoti, scienziati e oggi da coloro che operano nei mezzi di informazione.
3. Il potere politico, invece, è quello che per imporre la propria volontà può ricorrere, sia pure come ultima risorsa, alla forza, alla coercizione fisica.
Nelle società antiche non esistevano nette demarcazioni fra le tre specie di potere sociale, che spesso si cumulavano in capo ai medesimi soggetti. Solamente con l’era moderna si realizza l’affermazione dell’autonomia del potere politico. Lo Stato, che nell’esperienza attuale incarna la figura tipica di potere politico, che è dunque quella specie di potere sociale che permette a chi lo detiene di imporre la propria volontà ricorrendo alla forza legittima
La leggimazione
Normalmente però si obbedisce al comando di chi detiene il potere politico non soltanto perché questi può ricorrere alla forza per imporre la sua volontà, ma perché si ritiene che sia moralmente obbligatorio obbedire a quel comando in quanto chi lo ha adottato è moralmente autorizzato a farlo. Il potere politico, quindi, si basa su un principio di giustificazione dello stesso, che si chiama legittimazione.
Il potere legale-razionale
Il potere legale-razionale è un tipo di potere politico, il quale non agisce libero da vincoli giuridici, ma è esso stesso sottoposto al diritto, perché le regole garantiscono la libertà dei cittadini contro il pericolo dell’abuso di potere da parte di chi lo detiene. È grazie al costituzionalismo, che attraverso principi e regole giuridiche, il potere politico viene limitato: il principio di legalità, la separazione dei poteri, le diverse libertà costituzionali sono i principali mezzi giuridici attraverso cui è stato perseguito l’obiettivo di legare il potere politico con il diritto.
Perché il potere sia legittimo non basta che sia sottoposto ad una regola, ma deve essere legittimato dal libero consenso popolare, espresso tramite le elezioni e attraverso i tanti strumenti (partiti, sindacati, referendum, ecc.) con cui il popolo può esercitare la sua sovranità.
1.2. LA LEGITTIMAZIONE
Normalmente però si obbedisce al comando di chi detiene il potere politico non soltanto perché questi può ricorrere alla forza per imporre la sua volontà, ma perché si ritiene che sia moralmente obbligatorio obbedire a quel comando in quanto chi lo ha adottato è moralmente autorizzato a farlo. Il potere politico, quindi, si basa su un principio di giustificazione dello stesso, che si chiama legittimazione.
Il potere legale-razionale è un tipo di potere politico, il quale non agisce libero da vincoli giuridici, ma è esso stesso sottoposto al diritto, perché le regole garantiscono la libertà dei cittadini contro il pericolo dell’abuso di potere da parte di chi lo detiene. È grazie al costituzionalismo, che attraverso principi e regole giuridiche, il potere politico viene limitato: il principio di legalità, la separazione dei poteri, le diverse libertà costituzionali sono i principali mezzi giuridici attraverso cui è stato perseguito l’obiettivo di legare il potere politico con il diritto.
Perché il potere sia legittimo non basta che sia sottoposto ad una regola, ma deve essere legittimato dal libero consenso popolare, espresso tramite le elezioni e attraverso i tanti strumenti (partiti, sindacati, referendum, ecc.) con cui il popolo può esercitare la sua sovranità.
LO STATO
Stato è il nome dato ad una particolare forma storica di organizzazione del potere politico, che esercita il monopolio della forza legittima in un determinato territorio e si avvale di un apparato amministrativo.
LA NASCITA DELLO STATO MODERNO
Lo Stato moderno nasce e si afferma in Europa tra il XV ed il XVII secolo e si differenzia dalle precedenti forme di organizzazione del potere politico, per la presenza di due caratteristiche:
a) una concentrazione del potere di comando legittimo nell’ambito di un determinato territorio in capo ad un’unica autorità;
b) la presenza di un’organizzazione amministrativa in cui opera una burocrazia professionale.
La spinta alla concentrazione del potere politico nello Stato è nata come reazione alla dispersione del potere tipica del sistema feudale, la quale era costituita dal rapporto vassallo/signore, dove il signore concedeva al vassallo un feudo instaurando con lui un rapporto di obblighi e diritti reciproci.
Un altro elemento accentuava il policentrismo dell’organizzazione sociale e politica che storicamente ha preceduto il sorgere dello Stato era il fatto che la società non era composta di individui, bensì da comunità minori: quelle familiari, quelle economiche, quelle religiose e, infine, quelle politiche. Non esisteva un diritto unico per tutti, bensì una molteplicità di sistemi giuridici, uno per ciascuna comunità.
La nascita e l’affermazione dello Stato moderno, con la concentrazione della forza legittima, rispondevano al bisogno di assicurare un ordine sociale dopo secoli di insicurezza.
SOVRANITÀ
La sovranità ha due aspetti:
1.** Aspetto interno: **consiste nel supremo potere di comando in un determinato territorio, che è tanto forte da non riconoscere nessun altro potere al di sopra di sé.
2. **Aspetto esterno: **consiste nell’indipendenza dello Stato rispetto a qualsiasi altro Stato.
Riguardo la questione di “chi” esercitasse effettivamente il potere sovrano vi sono principalmente tre teorie:
1. Teoria della persona giuridica Stato: lo Stato è un vero e proprio soggetto di diritto, titolare della sovranità. Il sovrano non è più una persona fisica, il Re, a cui i “sudditi” in qualche modo appartengono, ma è un ente astratto, slegato dalle persone fisiche che lo governano.
2. La sovranità della nazione: con l’ordine politico nato dalla rivoluzione francese cessa l’identificazione dello
Stato con la persona del Re, al cui posto viene collocata l’entità collettiva “Nazione”. La sovranità nazionale è sorta con due funzioni precise. In primo luogo, era diretta contro la sovranità del Re; in secondo luogo, la Nazione era una collettività omogenea che metteva fine all’antica divisione del Paese in ordini e ceti sociali, quindi al loro posto subentravano i singoli cittadini eguali.
3. La sovranità popolare: coincide la sovranità con la “volontà generale”, per cui il popolo doveva esercitare direttamente la sua sovranità, senza ricorrere alla delega di potere decisionale a suoi rappresentanti. L’elemento che accomuna le diverse teorie sulla sovranità è il rifiuto di qualsiasi “legge fondamentale” capace di vincolare il sovrano, Re o popolo che fosse.
. NUOVE TENDENZE DELLA SOVRANITÀ
La vigente Costituzione italiana afferma che la sovranità appartiene al popolo (principio della sovranità popolare) che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
La sovranità del popolo ha perduto però quel carattere di assolutezza, grazie alla Costituzione, infatti:
1. La sovranità popolare non si esercita direttamente, ma viene inserita in un sistema rappresentativo basato sul suffragio universale, infatti l’esercizio del potere politico da parte delle istituzioni rappresentative deve svolgersi sulla base del consenso popolare.
2. Vi è stata poi la diffusione di Costituzioni rigide, le quali possono essere modificate solo attraverso procedure molto complesse.
Perciò il sistema di limiti ed i principi previsti dalla Costituzione, che si sostanziano nelle garanzie delle minoranze e nei diritti fondamentali, devono prevalere sulla volontà di chi detiene il potere politico.
SOVRANITÀ E ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE
La terza tendenza, che concorre a limitare la sovranità, è costituita dall’affermazione di organizzazioni internazionali. Il processo di limitazione giuridica della sovranità “esterna” degli Stati, è stato avviato con il trattato istitutivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) approvato nel 1945, che ha come finalità principale il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e successivamente con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. La limitazione della sovranità statale diventa più evidente con la creazione in Europa di Organizzazioni sovranazionali, riunite, a partire dal Trattato di Maastricht del 1992 nella Comunità europea (CE ed
ora Unione europea UE). Queste organizzazioni hanno la competenza di produrre norme giuridiche vincolanti per gli stati membri, le quali tendenzialmente prevalgono sul loro diritto interno; e di adottare in certi campi, come ad esempio la politica monetaria, decisioni che prima erano riservate agli Stati.
La sovranità, ha, quindi limiti interni (riguardano l’impossibilità da parte dello stato di assumere comportamenti tendenti a sacrificare le varie libertà) e limiti internazionali (dati dall’adesione, per esempio all’UE).
In conclusione, non è più vero che lo Stato ha una piena sovranità sul suo territorio, infatti è condizionato da decisioni prese al di fuori dei suoi confini.
Limiti della sovranità
La sovranità, ha, quindi limiti interni (riguardano l’impossibilità da parte dello stato di assumere comportamenti tendenti a sacrificare le varie libertà) e limiti internazionali (dati dall’adesione, per esempio all’UE).
In conclusione, non è più vero che lo Stato ha una piena sovranità sul suo territorio, infatti è condizionato da decisioni prese al di fuori dei suoi confini.
TERRITORIO
La precisa delimitazione del territorio (ambito spaziale) è condizione essenziale per garantire allo Stato l’esercizio della sovranità e per assicurare agli Stati l’indipendenza reciproca.
L’esatto ambito territoriale di ciascuno Stato è costituito da: terraferma (territorio delimitata da confini, che possono essere naturali, come fiumi o montagne o artificiali); dalle acque interne (comprese entro i confini); mare/acque territoriale/i (porzione di mare adiacente alla costa degli Stati); piattaforma continentale (gli Stati possono riservare a sé l’utilizzazione esclusiva delle risorse naturali estraibili da essa, la quale è la parte del fondo marino di profondità costante); spazio atmosferico sovrastante; navi e aeromobili (battenti bandiera dello stato); **sedi delle rappresentanze **(diplomatiche all’estero)
Cosè la cittadinanza
CITTADINANZA 1/3
La cittadinanza è uno status con cui la costituzione attribuisce una complessa serie di diritti e di doveri.
La stessa costituzione italiana stabilisce che nessuno può essere privato della cittadinanza per motivi politici (art. 22) né può essere costretto all’esilio (pena che consiste nell’allontanamento, perpetuo o temporaneo, dalla patria).
Come si acquista la cittadinanza
CITTADINANZA 2/3
La cittadinanza italiana può essere acquistata:
a)** Per Nascita:**
- Ius sanguinis (diritto del sangue): acquista la cittadinanza il figlio, anche adottivo, di padre o madre che abbia la cittadinanza italiana, qualunque sia il luogo di nascita.
- Ius soli (diritto della terra): acquista la cittadinanza colui che è nato in Italia da genitori ignoti o apolidi (privi di qualunque cittadinanza) o che nato in Italia da cittadini stranieri, non ottenga la cittadinanza dei genitori sulla base delle leggi degli stati cui questi appartengono.
b) Per adozione: acquista la cittadinanza italiana il minore straniero adottato da cittadino italiano.
c) Per elezione: diventa cittadino italiano per sua scelta:
- Lo straniero o l’apolide di cui almeno un genitore, siano cittadini italiani per nascita, se presta il servizio militare in Italia o assume pubblico impiego alle dipendenze dello stato italiano.
- Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente fino al raggiungimento della maggiore età.
In entrambi i casi, lo straniero o l’apolide, deve aver dichiarato di voler acquistare la cittadinanza italiana.
d) Per matrimonio (art. 5): acquista la cittadinanza italiana il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano.
e) Per naturalizzazione (art. 9): la cittadinanza italiana può essere concessa con decreto del P.d.R.