PATOLOGIA MAMMELLA Flashcards

1
Q

ANATOMIA MAMMELLA

A

è costituita da 15 18 lobi, ognuno dei quali presenta piu’ lobuli, ed un dotto galattoforo principale che si apre nel capezzolo. Ciascun dotto principale si suddivide in dotti dal calibro progressivamente inferiore, fino all’unità funzionale di base, rappresentata dall’unità dottolobulare terminale.

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2
Q

DEFINIZIONE CARCINOMA MAMMELLA

A

e’ un tumore maligno che origina dalle cellule epiteliali, tubulari e lobulari della ghiandola mammaria

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3
Q

EPIDEMIOLOGIA K MAMMELLA

A

si stima che nel 2013 ci siano stati in italia nuovi 48 000 casi e 12 500 decessi, solo il 2% erano maschi, incidenza 114/ 100 000 donne, mortalità 24/100 000

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4
Q

SOPRAVVIVENZA A 5 AA TUMORE ALLA MAMMELLA

A

80%

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5
Q

FATTORI DI RISCHIO K MAMMELLA

A
  • Età. Rischio aumenta con aumentare dell’età,
  • Precedente rt toracica, specie se eseguita prima dei 30 aa
  • Storia personale di tumore alla mammella
  • Precedenti patologie mammarie
  • Anomalie mammografiche, microcalcificazioni
  • Storia familiare di tumore della mammella
  • Menarca precoce,
  • Nulliparità
  • Mancato allattamento al seno
  • Prima gravidanza a termine in età avanzata superiore ai 30 aa
  • Menopausa tardiva
  • Stile di vita, obesità, scarsa attività fisica, uso di alcol, elevato consumo di carbo e grassi saturi,
  • Terapia ormonale sostitutiva, aumento del rischio è correlato alla durata della somministrazione ed è reversibile alla sospensione
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6
Q

COME VIENE SPESSO INDIVIDUATO UN NODULO MAMMARIO

A

Un nodulo mammario viene spesso individuato dalla paziente stessa, attraverso la autopalpazione.

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7
Q

COME VIENE GUIDATA LA VALUTAZIONE DELLA PATOLOGIA MAMMARIA

A

Nella valutazione di un nodulo mammario, la condotta del medico è in parte indirizzata dall’età della donna che a lui si rivolge. Mentre infatti nelle pazienti giovani, sotto i 35 anni, la patologia benigna (fibroadenomi, cisti, steatonecrosi traumatiche) è la regola (peraltro con dolorose eccezioni), con il progredire dell’età le forme maligne divengono sempre più frequenti, fino ad essere la causa più comune di noduli patologici nelle donne sopra i 50 anni. Questa considerazione serve naturalmente come indicazione generica: un nodulo sospetto, quindi, deve essere considerato tale e opportunamente indagato (ecografia, mammografia, eventuale esame cito‐istologico) anche in una donna giovane.

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8
Q

SCREENING, DA QUALI STEP E’ COSTITUITO,

A
  • Autopalpazione, non evidenza di efficacia nello screening
  • Valutazione clinica della mammella, non evidenza di efficacia nello screening
  • Ecografia, non evidenza di efficacia nello screening, non è nota al momento la quantificazione degli effetti collaterali negativi derivanti dall’applicazione dell’eco mammaria nello screening, per frequenti falsi positivi, aumento degli interventi chirurgici per overdiagnosis
  • Mammografia bilaterale, popolazione generale,
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9
Q

MAMMOGRAFIA BILATERALE, DONNE A CUI E’ RIVOLTA

A
  • Donne in fascia di età 50 69 aa, mammografia con cadenza biennale;
  • donne in fascia d’età 40-49 anni: la mammografia con cadenza personalizata (in corso studi) sulla base anche dei fattori di rischio (storia familiare e densità del tessuto mammario);
  • donne d’età ≥ 70 anni: nessuna evidenza di efficacia nello screening
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10
Q

QUAL E’ LA PRIMA COSA DA FARE DI FRONTE AD UNA PZ CON UN SOSPETTO NODULO AL SENO

A

La prima cosa che bisogna fare davanti a un sospetto nodulo riferitoci dalla paziente è l’esame obiettivo.

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11
Q

CARATTERISTICHE CHE SPESSO IDENTIFICA LA NATURA DEL NODULO

A

Una tumefazione di forma e superficie regolari, a contorni ben definiti, di consistenza teso‐elastica, mobile sui piani superficiali e profondi, è probabilmente benigna.
- Viceversa, un nodulo irregolare, a contorni mal definiti, di consistenza duro‐lignea, aderente alla parete toracica o ai piani cutanei, associato a retrazioni della cute o del capezzolo e a linfoadenomegalie ascellari, sarà quasi sicuramente maligno.

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12
Q

CARATTERISTUCHE CLINICHE SUGGESTIVE DI PATOLOGIA DELLA MAMMELLA,

A
  • Nodulo palpabile,
  • Tumefazione in regione ascellare,
  • Secrezione dal capezzolo ,
  • Dolore locale,
  • Segni di metastasi a distanza, coinvolgimento osseo, versamento pleurico
  • Retrazione cutanea, astenia, cachessia, calo ponderale
  • Malattia di paget
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13
Q

SIGNIFICATIVITA’ REALE DEI REPERTI OBIETTIV

A

Va tuttavia chiarito che anche i reperti obiettivi non hanno un valore assoluto: non è raro infatti il riscontro di neoplasie maligne che presentano forma regolare e contorni definiti (ciò accade abbastanza spesso, per esempio, in particolari varianti istologiche, come il carcinoma colloide ed il carcinoma midollare, che possono simulare clinicamente un fibroadenoma); così come va segnalata l’esistenza di lesioni benigne, come le steatonecrosi traumatiche, che per la consistenza aumentata, la scarsa mobilità e la frequente associazione con una retrazione cutanea possono far sospettare una forma neoplastica

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14
Q

COSA FARE CON LA PRATICA DI FRONTE AL RISCONTRO DI LESIONI CON CARATTERISTICHE BENIGNE

A

Quando l’esame obiettivo evidenzia un nodulo con caratteristiche che fanno propendere per un giudizio di benignità, è utile continuare le indagini con un esame ecografico, al fine di stabilire se la lesione in oggetto è di natura liquida (area anecogena, con coni d’ombra laterali) o solida (area per lo più ipoecogena,). Se invece il nodulo ha caratteristiche di dubbia malignità, occorre proseguire le indagini sia con una mammografia che
con una ecografia mammaria. Questi due sono gli esami principali, a cui possono aggiungersene altri, e pre-
cedono, qualora ve ne sia bisogno, la biopsia mammaria.

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15
Q

COME EFFETTUARE DIAGNOSI DI K MAMMELLA

A
  • Anamnesi accurata, ricerca di fattori di rischio
  • Eo,
  • Indagini di laboratorio, marcatori cea, ca 15 3,
  • Ecografia
  • Mammografia
  • Rmn
  • Biopsia mammaria
    a) Chirurgica su lesione palpabile, chirurgica su repere metallico
    b) Chirurgica radioimmunoguidata
    c) Agobiopsia con ago sottile, fna
    d) Agobiopsia core biopsy,
  • Con ago automatico
  • Vacuum assisted
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16
Q

MAMMOGRAFIA, DEFINIZIONE

A

La mammografia è la tecnica cardine della diagnostica radio‐senelogica,

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17
Q

IN QUALI CONDIZIONI LA MAMMOGRAFIA E’ IL GOLD STANDARD

A

per cui è l’indagine di prima scelta, dopo i 35 anni, sia nella donna sintomatica (mammografia clinica) che in quella asintomatica (mammografia
di screening programmato o spontaneo).

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18
Q

COSA SFRUTTA LA MAMMOGRAFIA

A

Utilizza i raggi X, quindi è potenzialmente dannosa (potenzialmente
perché i raggi X sono dannosi quando sono inutili). Considerando che è l’unico esame che consente di valu‐
tare piccole lesioni è bene iniziare a fare regolarmente la mammografia come minimo a 40 anni, anche a 35
se c’è familiarità.

QQ

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19
Q

VANTAGGI MAMMOGRAFIA

A

È un esame di semplice esecuzione, a basso costo, ad elevata sensibilità, è obiettivo, infatti può essere letto da più radiologi (a differenza dell’ecografia che è un esame soggettivo perché è l’operatore che fa la diagnosi), è innocua perché la quantità di radiazioni erogate è minima, è ben tollerata anche se fastidiosa perché la mammella va compressa (con un peso di 8‐13 kg) perché la quantità di radiazioni è legata anche allo spes‐
sore e la compressione riduce lo spessore e la quantità di radiazioni necessaria, e inoltre spalma il contenuto
all’interno della mammella, favorendo la dissociazione delle varie strutture.

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20
Q

PROIEZIONI USATI DA MAMMOGRAFIA

A

Viene eseguita nelle due proiezioni classiche:
❖ la cranio‐caudale: eseguita stirando in avanti la mammella in modo da visualizzare, il contorno del mu‐
scolo pettorale
❖ la medio‐laterale obliqua: realizzata inclinando il fascio di raggi X di 45°.

Nell’indicare la sede di una lesione dividiamo la mammella in quattro quadranti con riferimento alla regione
retroareolare, superoesterno (QSE), inferoesterno (QIE), inferointerno (QII) e superointerno (QSI).

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21
Q

LESIONI DA RICERCARE AL MAMMOGRAMMA

A
  • Calcificazioni
  • distorsioni architettoniche
  • lesioni nodulari
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22
Q

EPIDEMIOLOGIA CALCIFICAZIONI

A

molto frequenti e per la maggior parte benigne (processi infiammatori, fibroadenomi, lesioni post‐traumatiche),

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23
Q

SIGNIFICATIVITA’ CALCIFICAZIONI

A

possono però talvolta essere l’unica spia di tumore (soprattutto le micro‐
calcificazioni), soprattutto quando si trova nelle prime fasi, e la mammografia è l’unico esame capace
di metterle in evidenza.

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24
Q

DISTORSIONI ARCHITETTONICHE , A CHE COSA SONO DOVUTE,

A

dovute a deformazione della normale architettura fibro‐ghiandolare della mammella.

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25
Q

ASPETTO DISTORSIONI ARCHITETTONICHE

A

Presentano un aspetto a falla, come un carciofo aperto.

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26
Q

EZIOLOGIA DISTORSIONI ARCHITETTONICHE

A

Questa manifestazione è legata nella maggior parte dei casi a una patologia benigna come l’adenosi sclerosante o la cicatrice radiale, però può anche essere un carcinoma in situ o infiltrante. In generale si può dire che la presenza di un’area centrale radiopaca orienta verso la malignità e, viceversa, se vi sono componenti radiotrasparenti spesso si tratta di lesioni benigne che è bene comunque asportare perché possono nascondere aree maligne anche in sede eccentrica non visibili alla mammografia.

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27
Q

CARATTERISTICHE LESIONI NODULARI

A

Possono essere: radiotrasparenti

28
Q

EZIOLOGIA LESIONI NODULARI

A

in genere espressione di lesioni benigne come lipomi, cisti lipoidee o galattoceli; miste: solitamente benigne come fibroadenolipomi, linfonodi intramammari ed ematomi; radiopache: possono essere sia maligne che benigne ed è quindi necessario procedere con ulteriori indagini diagnostiche, appaiono infatti come tali sia le lesioni cistiche che quelle cellulate. Oltre che la radiopacità nemmeno i bordi della lesione ci possono far fare diagnosi certa in quanto lesioni a margini netti e regolari possono essere anche maligne (sarcoma, metastasi) oltre che benigne (tumore filloide o ematomi). Allo stesso tempo lesioni polilobate e tenuemente radiopache possono essere maligne (K mucinoso e papillare) o benigne (cisti o fibroadenomi). Alta probabilità di malignità si ha nelle lesioni stellate con margini irregolari e spicule corte o lunghe (K scirroso).

29
Q

COSA VALUTARE OLTRE ALLA MAMMELLA

A

È necessario valutare anche i linfonodi, che appaiono come opacità di piccole dimensioni che si proiettano sul muscolo pettorale o in prossimità di esso. Sospettiamo un processo neoplastico maligno quando l’aspetto è rotondeggiante e la densità elevata ed omogenea.

30
Q

PRINCIPALI LIMITI DELLA MAMMELLA A LIVELLO ECO

A
  • Il principale limite della mammella è la radiopacità. In linea di massima si può dire che la mammella di una paziente giovane è normalmente radiopaca, perché più densa, mentre in età adulta aumenta la componente adiposa perciò la mammella diventa radiotrasparente. Poiché le formazioni radiopache (tessuto fibroso, calcificazioni, componente liquida) tendono a nascondersi in mezzo alla radiopacità, le mammelle giovani che sono più dense e quindi radiopache sono difficili da studiare e il loro studio va integrato con l’ecografia.
  • Altro limite della mammografia è rappresentato dalla difficoltà di esplorazione in alcune sedi, infatti, quando si comprime la mammella, se la lesione è vicino alla parete toracica tende a sfuggire, perciò è importantissimo eseguire anche l’esame clinico.
  • Altro limite ancora è l’incapacità di distinguere le lesioni solide dalle liquide, ad esempio sia il fibroadenoma che le cisti sono radiopache e alla mammografia non è possibile distinguerle perché questo esame non è in grado di distinguere il contenuto liquido da quello solido.
31
Q

PERCENTUALE DI ERRORE ASSOCIATO A MAMMOGRAFIA

A

La percentuale di errore della mammografia è pari al 10‐15%, cioè non vede un tumore nel 10‐15 % dei casi.

32
Q

INNOVAZIONI ATTUALI USO MAMMOGRAFIA

A

Ultimamente si sta assistendo al graduale passaggio verso la mammografia digitalizzata che utilizza mammogrammi di alta qualità con la possibilità di importanti elaborazioni (contrasto e ingrandimento) e riduzione delle dosi di raggi X. La mammografia digitale non utilizza il complesso schermo/ pellicola ma la diagnosi la si fa sul monitor o comunque su pellicola stampabile e ha, tra i vari vantaggi, il teleconsulto e l’utilizzo del CAD (computer assisted diagnosis), un aiuto che segnala al radiologo le lesioni su cui soffermarsi.

33
Q

VANTAGGI ECO

A

L’ ecografia è un esame semplice e poco costoso, con l’unico problema di essere soggettivo. È la tecnica di seconda istanza per la diagnosi di lesioni mammarie

34
Q

UTILITA’ ECOGRAFIA

A

❖ serve a integrare le informazioni ottenute con la mammografia, soprattutto nei casi di mammelle dense
e radiopache,
❖ è in grado di distinguere il contenuto solido dal contenuto liquido
❖ consente di valutare la vascolarizzazione (non sempre una lesione riccamente vascolarizzata è maligna
mentre una lesione non vascolarizzata è benigna, infatti si possono avere dei piccoli tumori duttali molto
fibrosi in cui i vasellini sono mascherati e non si vedono con il color doppler)
❖ permette di effettuare l’esame bioptico.

35
Q

SI PUO’ USARE ECOGRAFIA COME SINGOLO ESAME DIAGNOSTICO

A

L’ecografia non può essere usata come unico test diagnostico per la diagnosi pre‐clinica del k della mammella avendo un margine d’errore molto superiore rispetto alla mammografia, perciò queste due tecniche devono essere utilizzate insieme. Inoltre, è utile solo se effettuato da un medico che ha fatto anche l’esame clinico e conosce la storia clinica della paziente.

36
Q

LIMITI ASSOCIATI AD USO DI ECOGRAFIA

A

Perciò anche per l’ecografia si hanno dei limiti notevoli: non vede alcuni settori, non differenzia lesioni solide piccole e non vede le microcalcificazioni (cosa importante perché la maggior parte dei tumori maligni si manifesta con esse). Perciò, mentre l’associazione di mammografia ed ecografia produce una maggiore accuratezza diagnostica nel riconoscimento di piccoli tumori e nel ridurre la comparsa di cancri di intervallo, con l’utilizzo della sola ecografia come indagine di screening si corre il rischio di incorrere in un elevato nu
mero di FN.

37
Q

ULTERIORI ESAMI STRUMENTALI PER DIAGNOSI MAMMELLA

A
  • Galattografia
  • Risonanza magnetica
38
Q

DEFINIZIONE GALATTOGRAFIA

A

Altro esame strumentale è la galattografia, un esame un po’ traumatico che oggi si fa pochissimo e che si richiede solo dopo aver fatto altri esami.

39
Q

IN CHE COSA CONSISTE GALATTOGRAFIA

A

Consiste nell’individuare il dotto secernente tramite l’Rx previa
iniezione di MdC idrosolubile dall’orifizio esterno di un dotto secernente consentendo di evidenziare la pa-
rete interna dei dotti galattofori.

40
Q

QUANDO E’ INDICATA FALATTOGRAFIA

A

Questa metodica è indicata in caso di secrezione spontanea e continua di
liquido (ematico, siero‐ematico o trasparente) dal capezzolo con mammografia negativa. In particolare biso‐
gna richiederlo quando c’è secrezione ematica, perché la causa può essere si un tumore benigno, come un
papilloma, ma anche uno maligno.

41
Q

ESECUZIONE RM

A

La risonanza magnetica è un esame recente che consiste nell’introdurre la paziente all’interno del magnete in decubito prono, con entrambe le mammelle pendenti in una bobina e successivamente viene iniettato,
tramite un ago‐ cannula precedentemente inserita, un mezzo di contrasto

42
Q

UTILITA’ RM

A
  • Stadiazione locale di un tumore mammario
  • Valutare i rapporti con le strutture circostanti
  • Vedere se c’è o meno una multifocalità e multicentricità
  • Ricerca del tumore primitivo nel caso in cui siano state trovate solo metastasi
  • Follow up post chirurgia e radioterapia e dopo la chemio neoadiuvante, per capire se il tumore si è ridotto,
  • Screening al di sotto dei 35 aa di soggetti ad alto rischioS
43
Q

STADIAZIONE LOCALE DI TUMORE MAMMARIO

A

È utile per la stadiazione locale di tumore mammario e per definire l’esatta estensione (soprattutto se c’è discordanza tra mammografia ed ecografia)

44
Q

VALUTAZIONE RAPPORTI CON LE STRUTTURE CIRCOSTANTI RM

A

per valutare i rapporti con le strutture circostanti (eventuale infiltrazione di grande pettorale, capezzolo o cute)

45
Q

VEDERE SE C’E’ MULTIFOCALITA’ AD RM

A

per vedere se c’è multifocalità (più foci nello stesso quadrante), la multicentricità (più foci in quadranti diversi) o la bilateralità. Essa è infatti la metodica più sensibile per dimostrare foci addizionali di K mammario e dunque la completa estensione tumorale.

46
Q

RICERCA TUMORE PRIMITIVO CON RM

A

inoltre utile per la ricerca del tumore primitivo nel caso in cui si siano trovate solo le metastasi (soprattutto nei ln ascellari), ed è utilizzato nel follow up post
chirurgia e radioterapia e prima e dopo la chemioterapia neoadiuvante, per vedere se il tumore si è ridotto.

47
Q

SCREENING SOGGETTI AD ALTO RISCHIO

A

Infine l’RM è usata per gli screening al di sotto dei 35 anni di soggetti ad alto rischio genetico‐familiare perché è in grado di evidenziare i tumori anche in seni densi giovanili grazie all’identificazione della angiogenesi che li accompagna.

48
Q

PER QUALE RAGIONE L’RM NON PUO’ ESSERE UTILIZZATA COME PRIMO ESAME DIAGNOSTICO

A

La RM non può essere usata come primo esame diagnostico, ma in una donna di una certa età si deve eseguire prima la mammografia, poi l’ecografia e eventualmente la RM.

49
Q

COSA FARE PRIMA DI POTER EFFETTUARE UN RM

A

Per poter effettuare la RM è necessario interrompere un’eventuale terapia estrogenica almeno sei mesi prima perché la stimolazione ormonale può determinare aree di enhancement (accrescimento) nella mammella, perciò alla RM la mammella apparirà impallinata (tappezzata di aree di enhancement).

50
Q

LIMITI RM

A

limiti dell’RM sono: una risoluzione inferiore a quella della mammografia, la mancata rilevazione di microcalcificazioni, il necessario utilizzo di mdc e l’alto costo.

51
Q

Se con gli esami strumentali si evidenzia una lesione,

A

necessario indagarla effettuando la biopsia mam-
maria. La tipizzazione può essere fatta con due tecniche:
1) la citologia con agobiopsia;
2) l’istologia tramite core biopsy con ago tranciante o con il mammotome.

52
Q

COME FARE CITOLOGIA CON AGOBIOPSIA, ISTOLOGIA TRAMITE CORE BIOPSY CON AGO TRANCIANTE O CON IL MAMMOTOME

A

Questi esami possono essere eseguiti sotto guida ecografica se la lesione si vede all’ecografia, se invece la lesione si vede solo alla mammografia si utilizzerà la stereo tassi (cioè si fa un’altra mammografia che però
viene eseguita in modo specifico, i dati vengono elaborati da un computer che ci dice dove si trova la lesione
non palpabile dando le coordinate – x, y, z ‐ per mettere l’ago al centro della lesione, consentendo la localiz‐
zazione tridimensionale).

53
Q

RUOLO BIOPSIA CHIRURGICA OGGI

A
  • Diagnosi, lesioni benigne e lesioni premaligne
  • Stadiazione, lesioni maligne
  • Terapia
54
Q

INDICAZIONI PER LA BIOPSIA CHIRURGICA NELLA DIAGNOSI DEI TUMORI DELLA MAMMELLA

A
  • Lesioni con bassa probabilità di successo delle metodiche bioptiche mini-invasive, sulla base del loro
    aspetto radiologico.
    2. Lesioni benigne.
    3. Lesioni sottoposte e biopsia mini-invasiva con risultato non dirimente o sospetto
    4. Lesioni sottoposte a biopsia mini-invasiva ma con sospetto clinico, radiologico o laboratoristico
    elevato
    5. Casi di rifiuto della paziente a sottoporsi a metodiche mini-invasive o impossibilità di eseguire tali
    metodiche per mancata collaborazione della paziente o eventi avversi.
    6. Volontà della paziente di sottoporsi ad una procedura bioptica radicale, eventualmente curativa.
    7. Pazienti anziane con controindicazioni all’anestesia generale.
55
Q

ASPETTI CLINICI BIOPSIA

A

La tecnica della biopsia chirurgica è in genere semplice, ma
deve essere eseguita con delicatezza e precisione. Possono
essere effettuate due tipi di procedure:
a. Biopsia mammaria limitata (biopsia/tumorectomia)
b. Resezione mammaria ampia (tumorectomia allargata)

  • Adeguata valutazione e preparazione preoperatoria (esami ematochimici, ECG, visite specialistiche).
  • Adeguato approccio psicologico e rassicurativo verso la paziente.
  • Posizionamento di repere (cutaneo, metallico, altro) nel caso di lesioni poco o non palpabili.
  • Corretto uso dell’anestesia locale
  • Richiesta di assistenza anestesiologica in caso di necessità
  • Richiesta di conferma radiologica dell’asportazione corretta (solo il 20-30% delle lesioni sono
    palpabili sul tessuto asportato)
  • Allargamento dei margini di resezione in caso di dubbio.
56
Q

USO DEI REPERI, METODI PIU’ DIFFUSI

A
  • Repere metallico
  • Colorante
  • Tracciante radioattivo
57
Q

POSSIBILITA’ DI NON REPERIRE LA LESIONE

A

0, 5%

58
Q

ASPETTI ESTETICI BIOPSIA CHIRURGICA

A
  • Eseguire incisioni tenendo conto delle linee di langer,
  • Possibilità di incisione periareolare
  • Precedenti incisioni e ferite
  • Futuri interventi
  • Dimensioni e profondità della lesione
  • Sospetto clinico e necessità di margini di tessuto sano
  • Eseguire suture estetiche
59
Q

PUNTI PARTICOLARI BIOPSIA CHIRURGICA MAMMELLA

A

Incidere una piccola losanga cutanea intorno al repere metallico e manipolarlo delicatamente per
evitare che si sposizioni,
* La comunicazione con il radiologo senologo è di primaria importanza per la riuscita di una biopsia
escissionale, soprattutto per lesioni non palpabili e microcalcificazioni,
* Fondamentale orientare il pezzo operatorio e gli eventuali allargamenti effettuati successivamente
per facilitare il lavoro dell’anatomopatologo,
* Se le microcalcificazioni asportate non si rilevano al mammogramma di controllo, effettuare
sezioni seriate del pezzo operatorio ed effettuare nuove scansioni,
* È meglio non accontentarsi dei termini «in prossimità del margine» o «margini negativi», ma
conoscere i millimetri esatti di margini liberi da malattia; questo perché nel 40% dei casi definiti
come «margini negativi» sono stati successivamente individuati residui di CDIS
* La rilevanza dei margini di resezione in LCIS è sottodimensionata dal fatto che questi tumori si
sviluppano spesso in maniera multicentrica e bilaterale.

60
Q

COME VIENE ESEGUITO ESAME CITOLOGICO

A

L’esame citologico viene fatto con un aghetto, quindi non è traumatico per la paziente e può essere facilmente eseguito.

61
Q

LIMITI ESAME CITOLOGICO

A

Esso però ha vari limiti: raramente fa diagnosi di istotipo (cioè non dice se è duttale o lob
lare), non ci dice se il tumore è infiltrante o in situ, è operatore dipendente (quindi è bene che l’anatomopa‐
tologo sia specializzato in citologia mammaria).

62
Q

ESAME ISTOLOGICO, COME VIENE ESEGUITO

A

L’esame istologico viene eseguito tramite tecnica core biopsy, che consiste nell’uso di un ago automatico che trancia una parte di tessuto, detta carota. Questi aghi trancianti sono un po’ più grossi rispetto ai normali aghi (ragion per cui prima di usarli si fa un’anestesia cutanea per poi fare un piccolo taglietto sulla cute dove verrà infilato l’ago) e presentano un incavo sulla punta, detto camicia, dove si raccoglie il materiale istologico tranciato. Successivamente l’ago viene tirato indietro ed estratto. Un’altra tecnica per effettuare l’esame istologico è il mammotome, eseguito con un ago ancora più grosso, una sonda, collegato ad un sistema che consente di aspirare la lesione e portarla all’esterno mantenendo ancora l’ago dentro, perciò se necessario è possibile fare prelievi multipli ed inoltre permette anche di asportare grandi lesioni, con il carotaggio continuo, senza mai togliere l’ago. Da ricordare che il mammotome avviene sotto guida stereotassica, viene
usato soprattutto per lesioni non palpabili e, siccome spesso può dare FN, se negativo si può fare anche una
biopsia escissionale.

63
Q

BIOPSIA PERCUTANEA, VANTAGGI

A
  • Tecnica mininvasiva
  • Assenza di deformazione della mammella,
  • Minima interferenza con follow up mammografico,
  • Cicatrici minime,
  • Complicanze minori nello 0,2% dei casi con maggiore accettazione da parte delle pz
  • Buona accuratezza diagnostica,
  • Riduzione numero interventi chirurgici
  • Riduzione costi
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CARATTERISTICHE ESAME ISTOLOGICO

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L’esame istologico è semplice da eseguire quando la lesione è grande e palpabile, mentre se il nodulo è piccolo, profondo e non palpabile è necessario inserire un repere metallico, cioè un filo guida di metallo (simile ad un ago da pesca, che una volta inserito si apre e non può più spostarsi dalla sede), utile al momento della chirurgia. Un’altra tecnica eseguita è la chirurgia radioimmunoguidata, una tecnica più complicata che prevede la somministrazione di sostanze radioattive: viene poco utilizzata perché la chirurgia con repere metallico è meno complicata da realizzare.

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