CARCINOMA MAMMELLA Flashcards

1
Q

DEFINIZIONE CARCINOMA DELLA MAMMELLA

A

MAMMELLA Il carcinoma della mammella è un tumore maligno del tessuto ghiandolare della mammella,

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2
Q

ORIGINE CARCINOMA DELLA MAMMELLA

A

che può originare sia dalle cellule lobulari che da quelle tubulari (duttali).

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3
Q

EPIDEMIOLOGIA K MAMMELLA

A

Va a colpire una fascia di età compresa tra i 40 e i 70
anni, interessando quindi anche donne in età giovane e fertile, mentre è molto più rara sotto i 40 anni, seb-
bene esistano casi anche in questa fascia d’età. Esistono due picchi d’incidenza (40 e 55 anni) che permettono
di dividere la patologia in due categorie: pre e postmenopausale, con prognosi e trattamento diversi. L’evo-
luzione e la prognosi sono più favorevoli nella forma postmenopausale, (che è la forma più frequente ‐150
casi ogni 100.000 abitanti l’anno‐ ed è più spesso implicata in forme di tipo sporadico e non familiare), tanto
che può capitare che donne con K che stanno per andare in menopausa vi vengano mandate farmacologica-
mente.

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4
Q

ANDAMENTO K DELLA MAMMELLA

A

Perciò il medico deve applicare una terapia più aggressiva nei carcinomi premenopausali rispetto a quelli postmenopausali, che hanno un andamento più lento.

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5
Q

EPIDEMIOLOGIA K DELLA MAMMELLA

A

Il k della mammella è la neoplasia più frequente nel sesso femminile ed era fino a poco tempo fa la principale causa di morte per cancro nel sesso femminile. In questi ultimi anni è stata invece soppiantata dal carcinoma del polmone, la cui incidenza è in notevole aumento anche nelle donne a causa della maggiore abitudine al fumo.

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6
Q

INCIDENZA DEL K DELLA MAMMELLA

A

L’incidenza del k della mammella comunque non si è ridotta ma è anzi aumentata a causa dell’allungamento della vita media e anche grazie alle migliori tecniche diagnostiche e di screening, che permettono una diagnosi precoce e quindi aumentano il numero segnalato per i dati statistici, ma permettono anche una progressiva riduzione della mortalità.

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7
Q

SOPRAVVIVENZA ASSOCIATA A K DELLA MAMMELLA

A

Questa patologia in passato era definita male oscuro o male incurabile, oggi invece le migliori strategie terapeutiche hanno portato ad importanti risultati in termini di sopravvivenza della persona.

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8
Q

INCIDENZA K DELLA MAMMELLA

A

L’incidenza di questa patologia è 8 volte maggiore nei paesi a maggiore sviluppo economico (Europa, Nord America, Australia) rispetto all’Africa o al sud‐est asiatico, probabilmente anche per fattori socio culturali, che fanno si che la donna più facilmente vada dal medico per fare un controllo, favorendo quindi una diagnosi precoce, oltre che per la più lunga durata della vita media. I tassi di incidenza in Europa oscillano tra 40,6 casi per 100.000 abitanti in Grecia, a 81 casi per 100.000 abitanti in Olanda. In Italia ci sono 40.000 nuovi casi all’anno (53 ogni 100.000 abitanti), cioè lo sviluppa 1 donna su 9 nel corso della vita.

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9
Q

RISCHIO RECIDIVE K DELLA MAMMELLA

A

La donna già operata per cancro mammario ha un rischio di insorgenza di lesione omo o controlaterale 5‐10 volte maggiore rispetto alla popolazione normale. La mortalità è pari invece al 20,6% dei casi.

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10
Q

K DELLA MAMMELLA NELL’UOMO E FATTORI DI RISCHIO I

A

k della mammella nell’uomo è invece molto raro, rappresentando lo 0,8%‐1,2% dei tumori mammari, con una maggiore incidenza in Africa e fattori di rischio per il suo sviluppo sono: iperestrogenismo, danno epatico e radiazioni ionizzanti

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11
Q

FATTORI DI RISCHIO K DELLA MAMMELLA , EPIDEMIOLOGIA , RISCHIO GENETICO il

A

il 70% dei K mammari è sporadico, il 15‐20% ha andamento familiare, mentre il 5‐10% ha basi genetiche.

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12
Q

K DELLA MAMMELLA NELL’UOMO,

A

Rappresenta lo 0,8- 2% di tutti i tumori mammari,più frequente nelle popolazioni africane

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13
Q

FATTORI DI RISCHIO K DELLA MAMMELLA NELL’UOMO

A

iperestrogenismo, danno epatico, radiazioni ionizzanti

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14
Q

FATTORI DI RISCHIO K DELLA MAMMELLA

A
  • Età
  • Familiarità
  • Storia personale
  • Storia mestruale e riproduttiva,
  • Terapia ormonale
  • Razza caucasica,
  • Presenza di patologia proliferativa mammaria,
  • Precedenti biopsie mammarie
  • Possibili influenze alcol
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15
Q

‐ familiarità, AUMENTO DEL RISCHIO IN PZ CON FAMILIARITA’ PER K MAMMELLA

A

parenti di primo grado delle donne affette hanno un rischio quasi doppio di sviluppare anch’essi
la neoplasia rispetto alla popolazione generale.

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16
Q

GENI COINVOLTI IN INSORGENZA K MAMMELLA

A

Ad oggi non è stata dimostrata l’ereditarietà di questa pato‐
logia sebbene siano stati identificati due geni (BRCA1 e BRCA2) che indicano una predisposizione a sviluppare
la neoplasia. Ai nuclei familiari fortemente a rischio per carcinoma mammario è oggi tecnicamente possibile
offrire una analisi genetica, tramite un semplice prelievo venoso, per la ricerca di mutazioni germinali nei
geni BRCA 1 e 2. Comunque nel 95% delle donne che sviluppano un carcinoma mammario non è presente
alcuna mutazione genetica.

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17
Q

INCIDENZA FATTORI GENETICI K DELLA MAMMELLA

A

5 7% dei tumori mammari è legato ai fattori ereditari, mutazioni BRCA 1 o BRCA2 presenti nei 2 3 dei casi, mutazioni del gene ATM o del gene CHECK 24,

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18
Q

SINDROMI GENETICHE ASSOCIATE AD INSORGENZAK DELLA MAMMELLA

A
  • Sindrome di li fraumeni, mutazioni di p53,
  • Sindrome di cowden, mutazione del gene PTEN
  • Altre sindromi, atassia teleangectasia, sindrome di peutz jeghers
19
Q

età, INCREMENTO RISCHIO K MAMMELLA

A

raramente prima dei 25 anni, ma in seguito l’incidenza aumenta progressivamente con l’età;

20
Q

STORIA PERSONALE, INCREMENTO RISCHIO K DELLA MAMMELLA

A

le donne che hanno avuto un tumore in una mammella, presentano un rischio 3‐4 volte
maggiore, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare un tumore nella mammella controlaterale;

21
Q

storia mestruale e riproduttiva, INCREMENTO RISCHIO K MAMMELLA

A

Le donne con un menarca precoce (prima di 12 anni) e con una menopausa
tardiva (dopo 50 anni), presentano un rischio maggiore di sviluppare un carcinoma alla mammella. Una gra-
vidanza portata a termine prima dei 30 anni, rappresenta un fattore di protezione

22
Q

TERAPIA ORMONALE, INCREMENTO RISCHIO K DELLA MAMMELLA

A

Lavori recenti evidenziano un possibile lieve incrementato del rischio di carcinoma mam-
mario nella terapia ormonale con l’associazione di estrogeni e progestinici. Tale associazione ormonale ha
invece un effetto protettivo per il carcinoma dell’endometrio. Non esistono, invece, dati certi sulla sola tera-
pia estrogenica;

23
Q

razza caucasica, INCREMENTO RISCHIO K MAMMELLA: è

A

è raro nei giapponesi e negli ispanici, probabilmente fattori ambientali influiscono ma non
ci sono ancora certezze a riguardo;
‐ obesità: gli estrogeni sono liposolubili, perciò in presenza di una maggiore quantità di adipe agiscono di più,
favorendo una maggior proliferazione delle cellule mammarieP

24
Q

PRESENZA DI PATOLOGIA PROLIFERATIVA MAMMARIA, INCREMENTO RISCHIO

A

fibrosocistica; ‐
esposizione a radiazioni

25
Q

precedenti biopsie mammarie, INCREMENTO RISCHIO K MAMMELLA

A

la convinzione che biopsie mammarie favoriscano l’insorgenza di cancro va
sfatata, anche perché le biopsie non sono effettuate su mammelle sane ma in pazienti su cui si ha già il
sospetto di una lesione.

26
Q

RISCHIO K MAMMELLA CORRELATO AD ASSUNZIONE DI ALCOL

A

ancora in discussione sono le possibili influenze anche dell’alcool, del fumo e della dieta ricca di grassi, ma
si tende a pensare che non abbiano alcun effetto sul rischio di carcinoma della mammella.

27
Q

MORFOLOGI

A

k della mammella evolve da una situazione in cui le cellule sono normali, ad una condizione di displasia con cellule atipiche, ad una condizione di neoplasia in cui le cellule sono indifferenziate, ed è noto che più le cellule sono indifferenziate, maggiore è la loro malignità e aggressività. Il carcinoma della mammella può
essere mono o bilaterale.

28
Q

NUMERO LESIONI

A

Il nodo monolaterale compare nell’80% dei casi, mentre nel restante 20% dei casi
è bilaterale (DD con patologie su base ormonale). Le osservazioni hanno stabilito che praticamente sempre
il carcinoma monolaterale ha un istotipo duttale mentre quello del bilaterale è lobulare (questi sono i due
istotipi di K mammario).

29
Q

ORIGINE DIVERSI TIPI DI K

A

Entrambi questi tipi di tumore originano dal TDLU (terminal duct lobular unit), re-
gione posta a livello della giunzione tra dotto e acino e contenente le cellule di riserva. Queste, in seguito a
una noxa neoplastica, possono proliferare e differenziarsi in senso lobulare o in senso duttale (i K duttali sono
più comuni dei lobulari, nella mammella come in tutti gli altri organi –vedi pancreas – a eccezione della pro-
stata, perché le cellule duttali sono meno differenziate).

30
Q

TIPI DI K

A

Entrambi i tipi di K si possono trovare a loro volta in due forme: in situ o infiltrante. I K in situ indicano che la proliferazione di cellule neoplastiche duttali o lobulari è ancora limitata dalla membrana basale, così che essa limiti l’invasione della neoplasia allo strato epiteliale impedendo l’invasione degli strati sottostanti in cui sono presenti linfatici e vasi ematici, principali vie di metastatizzazione; per questo hanno prognosi migliore. Secondo alcuni autori il carcinoma lobulare in situ è un tumore relativo, cioè non è un vero carcinoma, ma solo un marker, cioè una spia, del vero carci-noma, secondo altri invece è un carcinoma in situ che può evolvere come il carcinoma duttale in situ.

31
Q

CLASSIFICAZIONE SECONDO WHO

A
  • Carcinoma microinvasivo
  • Carcinoma mammario infiltrante,
  • Carcinoma infiltrante di tipo non specifico o carcinoma duttale
  • Carcinoma tubulare,
  • Carcinoma cribriforme,
  • Carcinoma mucinoso,
  • Con caratteristiche midollari
  • Con differenziazione apocrina
  • Carcinoma infiltrante micropapillare,
  • Carcinoma apocrino
  • Carcinoma con differenziazione ad anello con sigillo
  • Carcinoma metaplastico di tipo non speciale
  • Forme rare
32
Q

ALTRA CLASSIFICAZIONE

A
  • Precursori, carcinoma duttale in situ, neoplasia lobulare, ed i carcinomi in situ
  • Lesioni proliferative intraduttali, iperplasia duuale ,
  • Lesioni papillari
  • Proliferazione epiteliali beningi
  • Tumori mesenchimali
  • Tumori fibroepiteliali tumore filloide
  • Tumori del capezzolo
  • Linfomi
  • Tumori metastatici
33
Q

CLASSIFICAZIONE TNM

A

, TUMORE PRIMITIVO DA TX A T4D, rispettivamente da tumore primitivo assente e successivamente in sito fino a tumore con estensione alla parete toracica o alla cute
n, linfonodi regionali, da linfonodi regionali liberi da metastasi o metastasi nei linfonodi sovraclaveari
m, metastasi a distanza,

34
Q

STADI CARCINOMA DELLA MAMMELLA,

A
  • Quattro stadi del carcinoma mammario,
35
Q

CLASSIFICAZIONE MOLECOLARE CARCINOMA MAMMELLA, UTILE AI FINI TERAPEUTICI

A
  • luminali A: neoplasie con espressione dei recettori ormonali,a prognosi favorevole;
  • luminali B: neoplasie che, pur possedendo l’espressione dei recettori ormonali, hanno un rischio di recidiva elevato, a causa dell’elevato indice proliferativo correlato ad alta espressione dei geni di proliferazione
  • HER2: presenza di espressione di HER2
  • basal like: neoplasie caratterizzate dalla assenza di espressione dei recettori ormonali e di HER2 e da una
    aumentata espressione delle citocheratine (mioepiteliali) basali (CK5/6 e CK 17)
36
Q

IMPORTANZA CARCINOMA DUTTALE

A

comprende il gruppo più ampio di k invasivi della mammella, ed è un ‘entità non definibile

37
Q

EVOLUZIONE K

A

Quando le cellule non riescono più a produrre la membrana basale (la membrana è in realtà un effetto plastico dovuto all’incontro tra cellule epiteliali e connettivali), il tumore diventa infiltrante, invadendo lo strato sottoepiteliale e potendo dare metastasi attraverso vasi linfatici ed ematici. Mentre il K in situ non è palpa-
bile, quello infiltrante si apprezza come una massa palpabile e dal momento in cui un K diventa tale il 50%
dei pazienti ha già metastasi ai linfonodi ascellari.

38
Q

COME LA DIAGNOSTICA PRECOCE MIGLIORA LA PROGNOSI

A

PROGNOSIGrazie alle migliori tecniche diagnostiche e alle numerose campagne di screening sono aumentati i casi di carcinomi diagnosticati in fase precoce, quando cioè il tumore non ha ancora superato la membrana basale.

39
Q

DEFINIZIONE CDIS E CLIS

A

proliferazione di cellule epiteliali maligne all’interno dell’unità duttulo lobulare senza superamento della membrana basale

40
Q

SIGNIFICATIVITA’ CDIS E CLIS,

A

mancato contatto con lo stroma sottostante rende impossibili le metastasi a distanza

41
Q

EPIDEMIOLOGIA

A

0,8 -3,6 100000 , età media di insorgenza 45 aa, nel 90% dei casi compare in premenopausa,

42
Q

CARATTERISTICHE,

A
  • multicentrico nel 60-70% dei casi
  • bilaterale nel 30-40% dei casi
43
Q
A