DMII Flashcards
DEFINIZIONE DMII
diabete di tipo 2 (DMT2) è una forma di diabete che condivide con il diabete di tipo 1 solo il problema principale, cioè l’ iperglicemia
CARATTERISTICHE DIVERSE DMI E DMII
Per il resto è una forma di malattia completamente diversa: è una forma multifattoriale caratterizzata dalla presenza di iperglicemia, insulino-resistenza e dal deficit relativo di secrezione insulinica, totale nel DMT1. Quindi nel DMT2 l’insulina viene prodotta, ma non in maniera sufficiente a soddisfare il fabbisogno dell’organismo.
ANDAMENTO NEL TEMPO DMII
Dal 1990 ad oggi l’incidenza del diabete di tipo 2 è drammaticamente aumentata negli adulti, ma anche nei bambini e negli adolescenti. Se in passato, infatti, un bambino o un adolescente col diabete era sinonimo di diabete di tipo 1, nel corso degli anni questa equazione è diventata sbagliata, perché è sempre più frequente trovarsi di fronte a degli adolescenti che hanno forme di diabete d tipo 2.
DISTRIBUZIONE DIABETE SECONDO OMS, PROBLEMI ASSOCIATI ALLA DIFFUSIONE DEL DIABETE SECONDO OMS
La distribuzione di questo tipo di diabete è più eterogenea, con dei picchi un po’ allarmanti: in Europa, nelle regioni Mediterranee e nell’Est raggiunge, nel 2014, quasi il 40%. L’OMS ha diramato 8 punti chiave che vengono riportati, e che riassumono le problematiche del diabete (dati del 2016):
1. Il numero di persone col diabete è cresciuto da 108 milioni dal 1980 milioni a 442 milioni nel 2014: quindi è quadruplicato;
- La prevalenza mondiale del diabete negli adulti sopra i 18 anni è cresciuta in modo drammatica, passando dal 4,7 all’8,5 %, quindi è raddoppiata;
3.La prevalenza del diabete sta crescendo più rapidamente nelle aree in via di sviluppo, cioè
nelle regioni africane piuttosto che in Asia, perché si sta passando da uno stile di vita morigerato ed a una alimentazione di tipo Occidentale, con abuso di alimenti, in particolare quelli a ricco contenuto di zuccheri e grassi;
- Il diabete è la principale causa di cecità, insufficienza renale, infarto del miocardio, ictus e di amputazione degli arti inferiori;
5.Nel 2012 è stato stimato che un milione mezzo di morti è stato direttamente causato dal diabete in un anno, e altri 2,2 milioni di morti erano attribuibili alla iperglicemia;
- La maggior parte, circa la metà, prima dell’età di settant’anni. L’OMS ipotizza che nel 2030 il
diabete sarà la settima causa di morte; - Una dieta salutare, attività fisica e il mantenimento di un peso corporeo normale, oltre che alla sospensione dell’abitudine tabagica sono modi intelligenti oserei dire per tardare l’inizio, l’insorgenza del diabete di tipo 2;
- Il diabete può essere trattato, e le sue complicanze, cecità, insufficienza renale, piuttosto che
infetto miocardio ed ictus, possono essere ritardate o annullate con dei presidi molto semplici, quindi dieta, attività fisica, screening regolare, terapia e il trattamento delle complicazioni e, aggiungerei, anche aderenza alle terapie prescritte.
EPIDEMIOLOGIA DMII , DIFFERENZE CON DIFFUSIONE DMI
Il diabete di tipo 2 ha in effetti caratteristiche epidemiologiche diverse rispetto al diabete di tipo 1. L’età di insorgenza è intorno ai 40 anni, a differenza del DMT1 che ha un picco bimodale che riguarda età infanto-adolescenziali. Ci sono poi popolazioni, come quella nativa americana, che è geneticamente predisposta a obesità, ipertensione e appunto diabete, legati a geni che sono stati completamente identificati.
Il DMT2 è la forma di diabete più frequente: quasi il 90% dei casi di diabete sono di fatto diabete di tipo 2. La predominanza in questo caso è del sesso femminile, mentre nel diabete di tipo 1 si ha lieve predominanza del sesso maschile in Europa e in Italia.
ASSOCIAZIONE CLINICA AD ALTRE PATOLOGIE DMII
Altra caratteristiche è che non essendo una malattia autoimmunitaria, non abbiamo altre malattie autoimmuni associate, o meglio, possono essere presenti nel paziente con DMT2, ma non sono statisticamente significative: cioè rientra nell’ambito della casualità che un paziente con DMT2 sviluppi anche una patologia autoimmunitaria, ma non è correlato.
CORRELAZIONE GENETICA DMII
C’è una concordanza nel gemelli omozigoti che va dall’80 al 90%. Quindi rende bene l’idea della componente genetica del diabete mellito di tipo 2, che purtroppo ad oggi è quella più sconosciuta. Sembrerebbe che vi sia una familiarità
IL DMII E’ UNA MALATTIA AUTOIMMUNE?
L’associazione con l’HLA è assente, quindi, nell’eziopatogenesi non c’è un interessamento del sistema immunitario
GENETICA, MUTAZIONI ASSOCIATE A DMII
DMIIPer quanto riguarda la genetica, sono state identificate una serie di mutazioni:
- del gene TCF7L2, che dà una probabile riduzione della secrezione insulinica.
- del trasportatore dello zinco, coinvolto nella regolazione dell’insulina.
- Di altri geni coinvolti nello sviluppo e nella la funzione delle cellule beta.
Però, nonostante ci sia questa importante concordanza tra i gemelli omozigoti i geni non sono stati trovati. Viceversa, abbiamo trovato, paradossalmente più geni responsabili delle forme di diabete di tipo 1, dove la concordanza tra gemelli omozigoti era statisticamente inferiore.
FATTORI DI RISCHIO DMII
familiarita’ , obesità, distribuzione del grasso, etnia, ovaio policistico, stile di vita, fumo, alterata glicemia a digiuno, storia di diabete mellito gestazionale
FAMILIARITA’ PER IL DIABETE, INCIDENZA DI DIABETE IN COLORO CHE HANNO UN PARENTE DI PRIMO GRADO AFFETTO.
Coloro che hanno un parente di primo grado con DMT2 hanno un rischio di sviluppare il diabete aumentato dalle due alle tre volte. Se si ha un genitore affetto si ha un rischio aumentato di cinque o sei volte
OBESITA’ , COME SI QUANTIFICA
, Si quantifica essenzialmente col BMI (indice di massa corporea), ovvero il rapporto peso e altezza; il BMI è di sicuro il più importante fattore di rischio. il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 in periodo di circa 15 anni è 100 volte più alto nelle donne con un BMI elevato (> 35) rispetto alle donne normopeso (BMI < 22). La cosa peculiare è che il BMI è in qualche modo influenzato dall’età. Il rischio di sviluppare diabete è più alto in pazienti di età inferiore a 75 anni che non quelli con l’età superiore, ma non si sa il perché. Il motivo per cui l’obesità è fattore di rischio per il diabete è perché agisce aumentando insulino-resistenza dei tessuti periferici. Questa predispone al diabete, perché l’insulina non riesce a funzionare bene sui tessuti periferici (muscolo, tessuto adiposo ecc…), perché pur legandosi al proprio recettore, lo fa funzionare meno. Questo causa la persistenza del glucosio in circolo, in quanto non essendoci l’attivazione del recettore per l’insulina il glucosio non riesce ad entrare in cellula e rimane in circolo. Quindi si ha un aumento della glicemia.
DISTRIBUZIONE DEL GRASSO, COME VIENE VALUTATA
E’ importante l’obesità valutata col il BMI, ma è anche importante come questo grasso è distribuito, perché è statisticamente più frequente nei i soggetti con obesità centrale o addominale (anche detta obesità androide), misurata con la circonferenza addominale o con il rapporto vita/fianchi. Infatti il grasso intraddominale predispone all’insorgenza del diabete di tipo 2 in modo più netto rispetto al grasso sottocutaneo. L’esatto motivo di questo non si conosce; qualcuno ipotizza che sia dovuto ad un effetto di citochine rilasciate dal tessuto adiposo centrale, viscerale, che non vengono invece prodotte dal tessutoadiposo sottocutaneo. In questo mare magno di citochine quelle più note sono leptina ed adiponectina. In effetti ci sono i soggetti che hanno un’alterazione congenita della leptina e possono sviluppare diabete. Può essere vero nei casi limite, ma nei casi più sfumati non è chiaro che ruolo abbia.
STILE DI VITA, COME INTERFERISCE NELLO SVILUPPO DELLA PATOLOGIA
In particolare alcuni fattori possono aumentare il rischio di sviluppare la malattia, mentre altri sembrano ridurne la frequenza. Dieta, attività fisica e sonno regolare sono dei fattori protettivi, mentre una vita sedentaria e una dieta sbagliata favoriranno l’insorgenza della patologia.
FUMO, COME IL SUO USO CONFERISCE UNA MAGGIORE PREDISPOSIZIONE
E’ stato quantificato che chi fuma ha un rischio aumentato di circa due volte di sviluppare diabete. Questo rischio sembra essere graduale, cioè aumenta in modo diretto con il numero di pacchetti o sigarette fumate e con la durata del tabagismo: più uno fuma, e più uno fuma per tanto tempo, maggiore è il rischio di sviluppare il diabete.