Schmitt, Kelsen Flashcards
Questione della tecnica
Nel XX secolo la tecnica assume un’esistenza autonoma. Diventa un fine in sé, si trasforma in un soggetto personale ed è una vera e propria manifestazione del dominio.
Il rapporto strumentale tra soggetto e oggetto si evolve, e la recnica assume il comando politico nella società borghese. L’uomo è asservito ai tempi e alle necessità della tecnica, la scienza e la ragione diventano impotenza. L’uomo non ha più obiettivi umanistici. L’individualismo moderno ha in realtà prodotto una società massificata e spersonalizzata, in cui l’intellettuale non è più libero.
Principali obiettivi polemici di Schmitt e sintesi del suo pensiero
Di formazione giurista, produce una critica del liberalismo: mettendo in discussione l’origine individualista dello stato e il giusnaturalismo.
Critica anche il giuspositivismo tedesco, secondo cui la politica è riducibile al sistema delle norme (di cui Kelsen è esponente).
La usa posizione è sintetizzabile nella frase “Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione”. Ritrova l’origine del politico nell’assenza di ordine razionale, nell’eccezione (mancanza di norma, disordine). La normalità delle cose è l’eccezione, e la norma ( =capacità giuridica dello stato) è l’eccezione. Allo stato di natura c’è il disordine e e la capacità di produrre norme è un’eccezione.
2 tipi di dittature
Distingue 2 tipi di dittature:
- dittatura commissaria: la dittatura classica
- dittatura sovrana: dittatura moderna; decisione di un’autorità concreta e personale di creare un ordinamento razionale a partire da una radicale mancanza di ordine.
es. di dittatura sovrana sono il sovrano di Hobbes, il proletariato di Marx e Lenin, Sorel.
Politica secondo Schmitt
Gli esempi di dittatura sovrana mostrano che la politica non è un calcolo razionale ma è un atto creativo. Data una situazione di disordine, creano l’ordine dal nulla.
Questo atto creativo è per Schmitt la decisione, l’Entscheidung. La decisione politica per eccellenza è la decisione sul caso di eccezione (la guerra). La sovranità decisionistica è l’unica che si sa confrontare direttamente con l’eccezione, e quindi l’unico modo per creare un ordine politico.
Il concetto di politico
L’altra cosa che Schmitt critica nella sua analisi è che l’origine della politica non è lo Stato.
Il concetto di stato presuppone infatti quello di politico, che è all’origine. Lo Stato è una delle forme che il politico assume e nel quale non si eaurisce.
Il politico è il principio che permette di distinguere tra amico e nemico, con l’accezione di hostis pubblico. L’hostis è il nemico della guerra, che nella modernità può essere solo un altro stato.
Politica e politico
La distinzione amico-nemico è all’origine di dello stato, quindi della politica, e lo orienta. Il politico è conflittuale, la politica fa riferimento a un’architettura costituzionale. Per via della sua origine, la politica è sempre polemica.
Per quanto riguarda i rapporti internazionali, Schmitt riconosce che la guerra è una funzione della politica e che un mondo senza conflitto è irrealistico.
Anche le posizioni universalistiche come il pacifismo sono polemiche, perché delegittimano l’avversario ( = chi non è pacifista) in nome dell’umanità.
Nella politica interna il politico si manifesta come guerra civile. Per fronteggiare il politico serve quindi una costante viginlanza che escluda il potenziale nemico interno, e l’ordine interno è orientato dal conflitto.
La costituzione nella teoria giuspositivista
Secondo la teoria giuspositivista alla base di uno stato c’è una norma, la costituzione. Questa norma è originaria, la normalità è l’esistenza della norma. Ci possono essere dei casi di eccezione, come la guerra, in cui le norme vanno in crisi.
La costituzione per Schmitt
Schmitt ha una concezione radicalmente opposta a quella giuspositivista. Nella normalità c’è la guerra, e la norma è un’eccezione frutto di una decisone. La norma derivata dalla decisione è l’esito della trasformazione storico-politica. Come l’opera divina, il miracolo, avviene e cambia radicalmente il corso della storia.
La concezione Schmittiana si oppone alla giuridicazione della politica, ed è per questo che anziché di Stato lui parla di Verfassung, costituzione materiale.
La costituzione non è semplicemente una carta, ma è l’unità politica concreta di un popolo che decide di darsi una forma, e così facendo manifesta il proprio potere costituente. La decisione originaria è la fonte di legittimità nell’esercizio del potere.
(!!) Per Schmitt, a differenza di Kelsen, NON è il diritto che determina la legittimità di un provvedimento, ma è la decisione politica originaria.
Analisi di Schmitt della costituzione di Weimar
Weimar è il frutto della decisione del popolo tedesco, che cerca di combinare i principi dello stato liberale e quelli democratici in una nuova forma di stato, quello liberal-democratico. In particolare la prima parte, riguardante l’organizzazione dei poteri dello Stato tedesco, gli pare ispirata ai principi liberali. La seconda, sui diritti e doveri del cittadino, a quelli democratici.
Weimar è inoltre l’opposizione del popolo tedesco al bolscevismo.
Schmitt osserva l’evoluzione di Weimar e constata che, nonostante fosse sul piano teorico la costituzione perfetta, non funziona. Questo è dovuto al fatto che la decisione iniziale non è stata presa efficacemente (Schmitt ritiene sia però espressa nella seconda parte della costituzione, visto che la prima non funziona) e i principi liberali non funzionano abbastanza bene. Il risultato è una guerra civile strisciante, che sposta il consenso elettorale verso le estreme.
La dittatura commissaria del presidente
La soluzione che Schmitt offre davanti a questo fallimento è l’impugnazione dell’art. 48, che consente al presidente della repubblica di emanare decreti con valore di legge in casi eccezionali. Bisognerebbe quindi mettere in campo una dittatura commissaria del presidente affinché egli tuteli la democrazia mettendo al bando le aree estreme del parlamento.
L’ordine concreto
Schmitt diventa il giurista del Reich, e nei primi anni tenta un giustificazione del nazismo rielaborando il suo pensiero in termini di una teoria dell’ordine concreto, che vuole sostituire in normativismo e il decisionismo. Teorizza che la norma non è astratta né universale, e neanche frutto della decisione. È piuttosto prodotta dal corpo della nazione, costituito da cittadini uguali non giuridicamente, ma sulla base dell’omogeneità della razziale.
Questo approccio giustifica una discriminazione severa e l’individuazione di un nemico interno da annientare, perché con la sua mera presenza erode l’omogeneità e unità della nazione.
Il grande spazio
Teoria che sostituisce gli Stati con un ‘ordine concreto internazionale’. Gli imperi sono concepiti come grandi spazi, e implicano l’idea che ogni popolo (nella sua unità razziale) debba potersi espandere in un grande spazio che è il suo spazio vitale.
Terra e mare
In quest’opera Schmitt ricostruisce la storia delle relazioni internazionali dividendo gli ordinamenti politici in potenze terrestre e potenze marittime.
Le potenze terrestri sono Stati e Imperi, capaci di ordinare lo spazio terrestre e collocati in un territorio.
Le potenze marittime sono quelle che, andando per mare, non conoscono limiti e confini. Non percepiscono il mondo come striato, diviso, ma come una tabula rasa senza limiti né confini, da percorrere in nome della libertà e del commercio. Tra le potenze marittime, Schmitt annovera l’Inghilterra.
Nomos
Dopo la guerra, Schmitt torna a riflettere sulle potenze marittime e terrestri, ed elabora la teoria del nomos. Il termine nomos, in greco “legge” viene tradotto come diritto.
In questa teoria, Schmitt concepisce il susseguirsi di epoche storiche come il susseguirsi di nomoi.
L’origine del diritto non è l’idea né la giustizia, ma è il modo in cui un qualsiasi ordinamento giuridico si rapporta alla terra. In altri termini è il modo fondamentale di suddivisione dello spazio, la combinazione di ordinamento e localizzazione.
Il diritto è definito quindi come unità di ordinamento e di localizzazione.
L’orientamento di un territorio
Per comprendere un ordinamento bisogna partire dal suo nomos, il suo diritto. L’ordinamento è un taglio, si delinea un territorio sui cui imporre un diritto e nel farlo lo si orienta. L’orientamento è un concetto polemico perché nel creare un confine si crea una distinzione tra dentro e fuori (es. barbari vs Greci).