Cap. 3 - Il marxismo Flashcards
Gli esiti della seconda internazionale
Profonda trasformazione del quadro teorico tradizionale del marxismo durante la seconda internazionale. Viene messo in discussione l’assunto del marzismo, cioé che la rivoluzione fosse inevitabile e necessaria, e viene proposta un’azione politica volotnaria.
- Marxisti ortodossi: la rivoluzione avverrà necessariamente (es. Kautsky)
- Marxisti revisionisti/riformisti: in attesa della rivoluzione, bisogna di ottenere conquiste per il movimento operaio tramite riforme (es. Bernstein)
SPD
1875 nasce a Gotha in partito socialista tedesco, che nel 1890 diventa SPD.
L’idea è che data la numerosità degli operai si può raggiungere la maggioranza in parlamento, e quindi ottenere delle riforme che prendano in considerazione i loro interessi. L’obiettivo finale rimane sempre la rivoluzione, ma fino ad allora si entra nelle strutture politiche borghesi.
I revisionisti riconoscono infatti che il capitalismo non sta crollando perché molto capace di adattarsi e ripensare le proprie condizioni di fronte alle crisi. L’obiettivo del suo superamento viene comunque perseguito, ma gradualmente.
Gli obiettivi immediati del partito diventano lotta sociale, democratizzazione e suffragio universale.
Kautsky
Al progetto dei riformisti si oppone Kautsky, ortodosso, la cui teoria è influenzata dal Darwinismo. Offre una chiave di lettura evoluzionistica del marxismo: bisogna aspettare che si creino le condizioni per la naturale rivoluzione. Si attende che la società borghese vada in bancarotta, un esito inevitabile.
Rosa Luxemburg
Si oppone al riformismo, sostiene il primato dell’azione politica come esito dello sviluppo della coscienza di classe. Ha alcuni punti di contatto con il pensiero di Lenin: entrambi pensano che l’evoluzione del capitalismo ne accentui gli elementi contraddittori. Tuttavia la Luxemburg concepisce la lotta politica in termini di totalità, mette insieme la fase strategica, la fase di lotta contingente e il raggiungimento dell’obiettivo politico. Sostiene che le masse abbiano la capacità spontanea di partecipare alla rivoluzione, non devono essere guidate dall’alto come diceva Lenin. Finché l’autorità esistente non viene abbattuta, continua ad operare con modalità borghese.
La polemica di Georges Sorel
Sorel fa appello al sindacato e all’azione diretta degli operai, senza passare dalla meidazione politica, per promuovere la maturazione morale del proletariato.
Sviluppa una condanna al compromesso democratico e parlamentare, e sostiene che lo sciopero politico sia usato dagli operai solo per trasferire il potere da un gruppo politico all’altro.
Lo sciopero generale proletario in Sorel
Le contraddizioni sociali individuale dal Marxismo non si possono superare dialetticamente, vanno spezzate. A questo scopo lui individua il mito dello sicopero generale proletario, un insieme immagini capaci di evocare i sentimenti necessari all’azione. Attraverso il lavoro nelle fabbriche i proletari hanno acquisito la disciplina e solidarietà necessarie per portare a termine questo atto rivoluzionario, che costringe la forma giuridica borghese ad aprirsi allo scontro.
Il soggetto dell’agire politico, il sindacato, è quello che permette l’affermazione di una società libera da forme istituzionali.
2 Approcci alla rivoluzione
- Menscevichi: espressione del marxismo progressista, sostenevano che il socialismo si sarebbe potuto affermare solo in un paese socialmente ed economicamente maturo.
- Bolscevichi: il loro obiettivo era la dittatura democratico-rivoluzionaria del proletariato e dei contadini, da perseguire immediatamente prendendo il potere
Il pensiero di Lenin
Produce una vera e propria teoria politica, studia la situazione per capire come meglio realizzare i suoi obiettivi politici. Il suo pensiero è una forzatura attivistica della politica, sia per la sua concezione di partito sia nel modo in cui concepisce la rivoluzione.
Il ruolo del partito in Lenin
Introduce elementi di giacobinismo: perseguire la rivoluzione immediatamente è necessaria una guida, che lui affida al partito. Per Lenin il partito è avanguardia rivoluzionaria organizzata, cioè un gruppo di rivoluzionari di professione che prendono il controllo degli edifici del potere per contro dei proletari. L’autocoscienza non emerge spontaneamente nel proletariato ma è depositata nel partito, depositario della verità e della coscienza politica che deve diffonderla a tutto il proletariato tramite la dittatura.
Quella del proletariato è una dittatura vera e propria ma di natura commissaria: non viene fatta per interessi personali ma viene fatta nell’interesse del proletariato; è temporanea e traghetta tutti verso il comunismo.
Il partito è simultaneamente separato dalle masse e anche identificato con il proletariato nel suo complesso.
- decisione > mediazione; dittatura > discussione; rivoluzione > progresso
Rivoluzione democratica
Secondo Lenin la borghesia russa non è in grado di promuovere né dirigere un processo rivoluzionario di tipo democratico-borghese. Le trasformazioni economiche, sociali e politiche necessarie per la modernizzazione del paese sarebbero dovute essere promosse da un’alleanza tra la classe operaia e la massa di contadini e piccoli borghesi urbani, con i proletari al comando.
Nella teoria di Lenin diventa difficile distinguere tra rivoluzione socialista e rivoluzione borghese, e di fatto quella che doveva essere uan rivoluzione proletaria diventa rivoluzione di partito.
I Soviet per Lenin
Lenin riprende il discorso marxiano sulla comune e identifica i soviet come espressione di una democrazia rivoluzionaria e proletaria. Li considera non solo un’organizzazione di lotta, ma un principio di forma politica opposto alla democrazia parlamentare. I soviet sono una forma di partecipazione diretta perché trasmettono la democrazia direttamente nei luoghi di produzione.
Lo stato sovietico per Lenin
La partecipazione delle masse lavoratrici allo stato è concepita in funzione dell’estinzione dello stato stesso.
L’idea è di una democrazia che diventa così ampia da non necessitare più di meccanismi di repressione. I funzionari dello stato diventano semplici esecutori di incarichi fino all’estinzione della buracrazia. Il soggetto in nome del quale si governa, che in origine doveva essere il proletariato, diventa sempre priù chiaramente il partito. Riconosciuta l’impossibilità di una dittatura democratica vengono progressivamente abrograte le vecchie forme della democrazia rappresentativa, e si afferma una vera e propria dittatura del partito. Il partito è a sua volta regolato dal principio di centralismo democratico, che vede l’attività direttiva del centro verso la base.
L’imperialismo secondo Lenin
Lenin definisce l’imperialismo come lo stadio monopolisto del capitalismo. Ha alcune caratteristiche:
- concentrazione del capitale in monopoli
- la fusione del capitale bancario con quello industriale e la formazione del capitale finanziario
- il ruolo svolto dall’esportazione dei capitali
- il sorgere di assoziazioni monopolistiche internazionali che si spartiscono il mondo
- la spartizione del mondo in zone di dominio coloniale
Secondo lui l’imperialismo violento delle potenze europee è l’ultimo tentativo di evoluzione del capitalismo: ha bisogno di altri mercati e quindi li cerca. Serve agevolare l’imperialismo perché è l’ultima fase del capitalismo, quindi è funzionale allo scoppio della rivoluzione socialista. Una volta che la spartizione dei territori sarà completa la tensione internazionale si acuirà fino a provocare il tracollo del sistema.