Cap. 8 - I pensatori delle crisi Flashcards
Questione della tecnica
Nel XX secolo la tecnica assume un’esistenza autonoma. Diventa un fine in sé, si trasforma in un soggetto personale ed è una vera e propria manifestazione del dominio.
Il rapporto strumentale tra soggetto e oggetto si evolve, e la recnica assume il comando politico nella società borghese. L’uomo è asservito ai tempi e alle necessità della tecnica, la scienza e la ragione diventano impotenza. L’uomo non ha più obiettivi umanistici. L’individualismo moderno ha in realtà prodotto una società massificata e spersonalizzata, in cui l’intellettuale non è più libero.
La grande guerra come mobilitazione totale in Jünger
Per Jünger le guerre precedenti coinvolgevano solo parzialmente la società ed erano ancora gestite dallo Stato; la politica era superiore alla guerra e alla tecnica. La Grande guerra è diversa, perché vengono sovvertiti anche gli ambiti tradizionali e gli ordini gerarchici. Questa guerra sottopone le masse alla disciplina del combattimento e le uccide nelle battaglie di trincea. La tecnica ha un ruolo decisivo, perché la guerra dipende dalla produzione industriale. La tecnica è finalizata alla guerra, e l’intera società è mobilitata per fini militari. Si afferma la dinamica della produzione per la distruzione. Non ci sono più distinzioni tra ambito statale politico e ambito sociale, e lo stato è travolto dalla mobilitazione totale, una sintesi di movimento e conflitto.
Nichilismo prodotto dalla tecnica in Jünger
Con la Grande guerra ha inizio un’epoca in cui la pace è solo preparazione della guerra. Tutte le forme, gli ordini e le categorie politiche si riducono a nulla: la vita associata non ha più traccia di razionalità umana ma è governata dalle logiche impersonali della tecnica.
L’operaio in Jünger
Il lavoro è l’elemento caratteristico dell’epoca della mobilitazione totale. Il lavoro è inteso come attività tecnica di un Tipo, il nuovo tipo umano adatto a servirsi della tecnica e del suo potenziale distruttivo. La tecnica viene utilizzata per produrre forme e ordini, porta alla fine dello Stato moderno e crea un nuovo ordine in cui il pericolo non è più rifuggito. Il mondo che l’operaio produce è l’ordine tecnico-planetario.
Il bosco in Jünger
Alcuni, disposti ad accettare i rischi, si oppongono all’ordine della tecnica. Questa è la figura del Ribelle, che vive nel bosco (luogo della libertà) perché preferisce una vita pericolosa che una in schiavitù. Si assumer il rischio dell’azione personale e libera in antitesi agli automatismi e della tecnica ai quali di affidano le masse. Non è un’eroe, ma un’incarnazione del dolore prodotto dalla tecnica.
Superamento del nichilismo in Jünger
Siamo oggi nel momento di massimo aggravamento del nichilismo. Proprio perché è giunto al culmine non può evolversi ulteriormente, e quindi un giorno potrà essere oggetto di superamento, o Überwindung da parte dell’Essere.
La tecnica in Heidegger
Heidegger critica l’idea del superamento del nichilismo che Jünger propone. Secondo lui non su può pensare a un superamento come lo intende Jünger, ma solo nel senso di mandarlo giù e lasciare che avvenga. Il nichilismo della tecnica è incurabile perché è la manifestazione della volontà di potenza della società occidentale. Questa volontà di potenza consiste nel rapporto impositivo del soggetto verso l’oggetto. Per Heidegger la società occidentale ha avuto un rapporto strumentale con l’Essere, perché ci si è sempre posti l’obiettivo di svelare la verità essenziale. La tecnica è l’ultimo modo di svelare questa verità, e ciò che rende manifesta è appunto l’utilizzabilità dell’oggetto da parte dell’uomo.
La tecnica come manifestazione dell’Essere e la salvezza in Heidegger
La tecnica è metafisica, perché dipende dal modo in cui l’Occidente ha impostato il suo rapporto con l’essere. In altri termini, la tecnica è uno dei modi in cui l’Essere si manifesta. Il mondo non ha un senso umano, ma è l’essere a spiegare l’esito nichilistico della ragione umana (l’epoca della ragione umana era solo un’epoca dell’Essere che ora è finita).
Heidegger si affida a una salvezza che proviene da Dio, che si manifesta quando il pericolo è più alto.
Verità filosofica e religiosa in Strauss
La verità religiosa e quella filosofica sono due ambiti che devono rimanere distinti, collocati in una reciproca tensione inconciliabile. Nessuna delle due, inoltre, è realizzabile nella politica. Quindi nessuna delle due è giustificabile in senso moderno.
Il ruolo del filosofo in Strauss
Secondo Strauss, già Platone ha dimostrato che l’ottimo Stato vive solo nelle parole ma non può vivere nella realtà, peché per instaurarlo servirebbe richiedere agli uomini un’impossibile repressione della loro natura. Il filosofo deve quindi imparare la prudenza, e non tentare di governare di governare né di conferire alla politica un valore filosofico assoluto. Piuttosto deve giustificare la vita politica agli occhi dei suoi cittadini e insegnare loro le virtù morali. In cambio, il filosofo potrà vivere in una società ordinata.
Il diritto naturale antico come ordine dell’Essere in Strauss
La filosofia politica classica aveva lo scopo pratico di individuare il regime migliore. Era la struttura intellettuale che garantiva l’equilibrio fra gli obblighi della politica e la libertà teorica della filosofia. Questo equilibrio prende il nome di diritto naturale antico, cioè la capacità di conoscere i principi del bene e del male, che permettono di giudicare la politica in base a criteri oggettivi di valore. In generale, è l’esistenza di un ordine dell’Essere oggettivo e normativo.
La filosofia politica moderna in Strauss
Abolendo le distinzuioni fra gli ambiti e abbassando il livello degli obiettivi morali, la filosofia politica moderna distrugge l’ordine dell’Essere. Pretende di essere una scienza e di portare sulla terra un ordine perfetto, confondendo immanenza e trascendenza. Dall’altr abbandona gli standard morali alti dell’antichità e ne adotta di decisamente più bassi. Il problema della politica moderna è che tenta di identificare la morale con la politica e abbassa la prima al libello della seconda.
Critica a Hobbes di Strauss
Strauss dice che Hobbes sostituisce il diritto naturale oggettivo classico a quello soggettivo moderno. La filosofia politica di Hobbes ha quindi ancora a che fare con la morale e la politica obbedisce ancora a un dovere, ma si tratta di una morale immanente che indica non più il sommo bene fa seguire, ma solo il sommo male da evitare. La natura in Hobbes non è più l’ordine dell’Essere, ma la vita dell’uomo. Da questo momento in poi la vita umana diventa la base della politica, che si presenta come al contempo scientifica e morale.
Critica a Weber e Kojève in Strauss
Era inevitabile che l’approccio moderno alla politica conoscesse una dedcadenza, di cui il nichilismo è l’ultimo passaggio. Era inevitabile che Weber producesse una teoria che condivide l’errore principale della politica moderna, cioé la sovrapposizione tra politica e morale. Teorizza una scienza politica incapace di giudicare, libera dai valori, così insapiente da non saper riconoscere e criticare un tiranno.
Strauss polemizza anche con Kojève, il quale considerarva semplicistico che il filosofo giudicasse il tiranno, e riconosceva il conflitto tra filosofo e tiranno ha carattere tragico che si risolve in modo dialettico. Per Strauss, questa dinamica altro non é che un esempio dell’incapacità di giudicare tipica della filosofia moderna.
Critica al liberalismo e a Smith in Strauss
Strauss osserva che la critica a Smith è a sua volta liberale, nel senso che si muove entro la filosofia politica moderna. La critica di Strauss al lbieralismo è molto più radicale: contro il iberalismo moderno propone il ritono al liveralismo antico, cioè il ritorno a un liberalismo inteso non come piatta uguaglianza naturale ma come educazione alla propria dignità. alla virtù morale. Il conservatorismo di Strauss nasce dall’intento di difendere la società statunitense dalla cultura liberale progressista. L’uso che Strauss fa della ragione vuole essere antiperfezionistico, ma per perseguirlo Strauss deve rifiutare in blocco la filosofia politica moderna.