Marx Flashcards
La questione sociale
Nello sviluppo storico, sociale e politico europeo, il pensiero economico deve confrontarsi con la questione sociale. Emerge una frangia della popolazione che nonostante il lavoro non si riconosce e non viene riconosciuta, non riesce a sostentarsi e a realizzarsi. Con la sua esistenza contraddice il discorso stesso della modernità, che doveva liberare dalla paura della morte e garantire il progresso.
Il gruppo che si concentra maggiormente su questo tema sono i socialisti, che criticano l’uguaglianza solamente formale garantira dal sovrano di fronte a una disuguaglianza sociale sostanziale che non si risolve.
Sinistra Hegeliana
Parte dalla filosofia del diritto, e di Hegel critica l’utilizzo della costruzione logico-dialettica come strumento di spiegazione di ogni ambito dell’esistenza. La razionalità del reale è presupposta ma non spiegata, e la fallacia è che c’è un momento irrazionale che non si riesce a spiegare: il servo che dovrebbe liberarsi non si libera, e rimane asservito.
La critica a Hegel
Marx sottopone il pensiero di Hegel a una critica radicale, accusandolo di essere giunto alla massima astrattezza. Bisogna giungere alla realtà storica concreta, comprendere la storia e il presente per poter agire su di esso e trasformarlo.
Hegel assume acriticamente la moderna società borghese, che fa coincidere con la società civile. Questo è problematico perché non ne riconosce le contraddizoni e quindi non teorizza il suo superamento.
Critica della contraddizione come movimento dialettico
La contraddizione non è il movimento dialettico di cui la realtà è manifestazione, ma è l’antagonismo reale, storico e concreto tra la classe operaia e i borghesi.
All’origine non c’è lo Stato, che si nega per poi ritrovarsi. All’origine vi è il conflitto di classe, e lo stato è una mistificazione prodotta dalla borghesia per legittimare la sua posizione privilegiata.
La costruzione teorica prodotta da Hegel è a sua volta una mistificazione che giustifica i rapporti esistenti. Il cittadino viene identificato da Hegel con il borghese, e questo evidenza che i diritti garantiti dallo Stato sono in realtà i diritti borghesi, di cui lo Stato fa gli interessi.
Il superamento della contraddizione si deve realizzare non nella filosofia, ma nella storia.
Critica alla filosofia dello Stato
L’obiettivo polemico di Marx è più ampiamente tutta la filosofia dello stato che presenta l’emancipazione politica come emancipazione umana. Dietro al pretesto dell’uguaglianza giuridica formale sono celati tutti i particolarismi della società civile: il cittadino viene identificato con il borghese, e questo evidenza che i diritti garantiti dallo Stato sono in realtà i diritti borghesi, di cui lo Stato fa gli interessi.
La disuguaglianza concreta e reale viene celata, e chiunque vi sia sottoposto vive una condizione di alienazione.
Il rapporto tra diritti dell’uomo e diritti del cittadino diventa una scissione tra società e stato, tipica del mondo moderno. Il cittadino è presentato come un soggetto universale ma la libertà promessa è solo apparente, perché solo del cittadino. Per Marx questa non è vera emancipazione, perché libera solo nella sfera pubblica.
Alienazione nello Stato moderno
Nella vita dello Stato c’è una costante tensione tra la privatezza (l’uomo che agisce come individuo, in cui prevale l’egoismo) e la cittadinanza (l’uomo che si percepisce come parte di una comunità, e che agisce pubblicamente). L’emancipazione politica che avviene con lo Stato, che Hegel concepisce come libertà, è per Marx alienazione.
Una parte della società, il proletariato, è alienato ed estraniato. Questo perché non si libera nell’agire individuale, e cioé nel lavoro. Il proletario non si libera nel lavoro perché non riconosce come proprio il prodotto del suo lavoro, visto che non lo é. Il lavoro non diventa quindi strumento di emancipazione, ma un qualcosa da cui il proletario dipende per sopravvivere.
Modo di produzione
Struttura economica della società, processo oggettivo di sviluppo delle forze produttive.
L’ideologia
La società civile moderna è dominata dall’egoismo privato e dallo scontro fra la classe borghese e quella proletaria. Per legittimare questa situazione viene calata l’ideologia.
L’ideologia è una concezione che riveste di idee e principi astratti la realtà materiale. Ai singoli sembra che siano le idee a governare la vita materiale, quando in realtà è la società stessa a produrre le idee. In particolare, l’ideologia è prodotta dalla classe dominante per legittimare i rapporti di forza esistente e dipingerli come uno stato di cose necessario.
Il risultato è che, storicamente, le idee della classe dominante diventano le idee dominanti.
Un individuo proletario sviluppa una falsa coscienza quando fa propria la sovrastruttura e adotta un pensiero che lo porta ad accettare la sua condizione ingiusta, ostacolando l’affermarsi una nuova disposizione dei rapporti di produzione.
Concezione della storia
La storia delle società è la storia dell’evoluzione dei rapporti tra le classi, ovvero è storia della lotta di classe.
In ogni società è esistita una classe dominante, detentrice dei mezzi di produzione, e una classe dominata. I rapporti tra queste due classi dipendono dal modo di produzione, e quindi la storia è anche storia dei modi di produzione. Quando il processo di sviluppo entra in contraddizione con i modi di produzione e i rapporti di produzione non sono più efficaci, la classe dominata prende il posto della dominante riproducendo il dominio.
Anche Marx individua quattro tappe nella storia: asiatica, antica, feudale e borghese.
Comunismo e rivoluzione
Il comunismo viene connotato negativamente come abolizione della proprietà privata. Viene inoltre presentato come “sogno di una cosa” e “solto enigma della storia”, perché rappresenta il possibile superamento della struttura antagonistica della società che ha posto la storia umana sotto il segno del dominio dell’uomo sull’uomo.
La rivoluzione comunista è l’esito automatico e necessario dello stesso sistema capitalista. Le contraddizioni insite nel sistema pongono le basi del suo superamento.
La rivoluzione comunista mette fine alla storia, chiude il regno della necessità e apre quello della libertà, in cui “il libero sviluppo di ciascuno è il libero sviluppo di tutti”.
Il ruolo sommamente rivoluzionario della borghesia
Il dominio è sempre esercitato da una classe di minoranza su una classe di maggioranza. La nuova classe dominante del sistema capitalistico è diversa da tutte quelle che storicamente l’hanno preceduta.
Fino a questo momento l’obiettivo era stato il mantenimento del potere e dello status quo, ma ora la borghesia si apre al futuro e all’innovazione. Non si accontenta, rivoluziona costantemente i suoi modi di vita e i modi di produzione stessi. Questo si verifica perché il motore stesso del capitalismo è l’innovazione che deve essere costante. In questa costante rivoluzione la classe borghese finisce per mettere al mondo la classe che abbatterà ogni forma di dominio e le classi stesse: il proletariato.
Critica del socialismo utopistico
Nonostante Marx riconosca ai socialisti e comunisti utopistici il merito di aver riconosciuto per primi l’antagonismo tra le classi, essi sono accusati di aver privilegiato una critica al capitalismo ispirata a principi morali astratti.
Perché il proletariato?
Nella lettura marxiana ha una posizione oggettiva nel sistema capitalistico, è fondamentale per la produzione. Viene vista come la classe che cela in sé sia il segreto dell’assoggettamento, sia quello della liberazione. Attraversare la contraddizione nella classe operaia significa comprendere la liberazione, perché sono completamente assoggetti al lavoro e al prodotto di questo. La classe operaia non ha nulla da perdere se non le catene del suo assoggettamento, non sale al potere per tutelare i propri diritti perché non ne ha. Non è egoista, non è determinate da nulla perché non ha nulla, quindi ha la capacità di rappresentare la totalità e portare a vanti una lotta propriamente universale. Nei rapporti di produzione cede l’unica cosa che ha, la sua forza.
Il feticismo della merce
È per Marx un’apparenza necessaria, cioé un modo di presentarsi della realtà economica che ha oggettiva necessità di esistere, nonché la novità del sistema capitalistico. La merce non è un semplice oggetto, dietro la sua apparenza si ricapitola l’insieme dei rapporti sociali e contemporaneamente contribuisce a consolidarli.
La merce ha un valore d’uso, cioè un’utilità, un uso specifico per chi la compra. Ha però anche un valore di apparenza, il valore di scambio, cioé il valore che le viene attribuito sulla base di una quantità di “lavoro astrattamente umano” e sulla base del quale si determina con cosa può essere scambiata. Nella modernità, questo valore è espresso in denaro.
Attraverso il valore di scambio, i rapporti sociali (del lavoro) sono presentanti agli individui come rapporti tra le cose. Questo processo è detto di reificazione.
La forza-lavoro
La forza-lavoro è la merce che l’operaio vende al capitalista quando sottoscrive un contratto. La produzione risponde quindi apparentemente alle dinamiche di libero mercato, e il contrato è un incontro tra due volontà libere. In altri termini è una quantità astratta di capacità di lavorare, salario è il prezzo di questa merce.
La parte della giornata lavorativa impiegata per riprodurre questa quantità è chiamata lavoro necessario. Questa quota, in una società capitalistica, non esaurisce la giornata lavorativa. Il resto del tempo di lavoro in cui l’operaio fatica senza produrre nulla per sé è detta pluslavoro. Il pluslavoro genera dal nulla un plusvalore di cui il capitalista si appropria.