retinopatia diabetica non proliferante Flashcards

1
Q

caratteristiche

A
  • Microaneurismi, anomalie microvascolari intraretiniche (IRMA), anomalie arteriolari
  • Emorragie intraretiniche
  • Essudati duri, essudati cotonosi
  • Edema retinico.
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2
Q

a seguito di che cosa si formano microaneurismi

A

a causa di alterazioni a carico della parete. I vasi in corso di retinopatia diabetica tendono infatti ad essere maggiormente permeabili al liquido, al materiale proteico e alle cellule.

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3
Q

di che cosa è seguito edema retinico

A

L’aumentata permeabilità al liquido è responsabile della comparsa dell’edema retinico.

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4
Q

a seguito di che cosa si formano essudati duri

A

L’eccessiva trasudazione di materiale proteico è invece responsabile della formazione di essudati duri.

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5
Q

che cosa si determina a seguito a sofferenza strato fibre nervose

A

Gli essudati cotonosi sono espressione di sofferenza dello strato delle fibre nervose. In queste fibre nervose si ha un rallentamento del flusso assonico e questi tendono a rigonfiarsi dando il caratteristico aspetto dell’essudato cotonoso.

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6
Q

cosa si evidenzia all’esame dei vasi retinici

A

La parete di questi vasi è pi fragile e dunque è piu’

frequente la presenza di emorragie intraretiniche.

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7
Q

come si evidenziano emorragie intraretiniche

A

Sono evidenziati come piccoli puntini rossi negli strati retinici intermedi. Può essere presente anche qualche microemorragia, questi sono i segni
iniziali della retinopatia diabetica di base e ci dimostrano che il paziente ha già avuto uno scompenso del controllo della retinopatia diabetica a livello oculare.

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8
Q

evoluzione microemorragie intraretiniche

A

INTRARETINICHE Quando si va avanti si potranno anche avere emorragie più grandi: a fiamma o puntiformi.

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9
Q

cosa determinano accumulo lipidi che diffondono dai capillari,

A

Abbiamo poi la formazione di essudati duri giallo-biancastri i negli strati retinici più superficiali, questi sono legati all’accumulo di
lipidi che diffondono dai capillari e dai microaneurismi circostanti e talvolta assumono una forma ciricinnata.

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10
Q

sintomi della retinopatia diabetica non proliferante , meccanismi

A
  • Aumentata permeabilità vascolare intraretinica, presenza di edema retinico
  • Occlusione capillare intraretinica con ischemia maculare
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11
Q

quando è presente diminuzione vista in retinopatia diabetica

A

c’è diminuzione della vista quando c’è coinvolgimento della macula

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12
Q

quando si verifica coinvolgimento macula

A

edema maculare

- condizione ischemica

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13
Q

diagnosi retinopatia diabetica,

A

DIABETICA Il ricorso alla fluoroangiografia retinica, non solo finalizzata al trattamento laser, è necessario in tutti quei casi in cui le lesioni necessitano di un’interpretazione patogenetica, impossibile sulla base del solo esame clinico

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14
Q

scopi fluoroangiografia

A
  • interpretazione patogenetica dell¶edema maculare
  • individuazione di neovascolarizzazioni dubbie
  • esatta definizione delle zone retiniche ischemiche
  • studio della macula nei casi di perdita visiva non giustificata clinicamente
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15
Q

quando non è indicata fluoroingiografia

A

La fluoroangiografia retinica non è indicata per lo screening e la diagnosi della retinopatia diabetica.

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16
Q

come va effetturata fluoroangiografia

A

Viene fatta con particolari strumenti che consento di mettere a fuoco il fondo dell’occhio con pupilla dilatata, all’interno Dell’occhio arriva un liquido di contrasto, la fluorescina, che viene iniettata nella vena del braccio. Dopo qualche decina di secondi il liquido raggiunge la circolazione dell’occhio e con questo apparecchio possiamo fare fotografie del fondo dell’occhio e di valutare nel dettaglio la circolazione nell’area.

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17
Q

angiotc

A

Esistono apparecchiature per angiografia a fluorescenza computerizzata, in particolare esiste una nuova metodica di recente acquisizione ANGIOCT che ci permette di fare un esame angiografico senza l’utilizzo di mezzo di contrasto.

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18
Q

QUANDO E’ POSSIBILE UTILIZZARE ANGIO TC E QUANDO NO

A

Questo è possibile solo per indagare le porzioni piu’ centrali della retina; per valutare più in dettaglio le porzioni periferiche bisogna usare comunque la vecchia tecnica con iniezione della fluorescina.

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19
Q

esame fluoroangiografico occhio sano,

A

SANO La zona maculare della fovea è sprovvista di vasi
per consentire una percezione visiva ottimale. Ricordiamo che nella macula un fotorecettore è a
contatto con una cellula bipolare che a sua volta è a contatto con una cellula gangliare. Importante avere una visione dettagliata.

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20
Q

fluoroangiografia retinopatia lieve non proliferante

A

Possiamo vedere dei puntini che indicano la presenza di microaneurismi e di microemorragie. Non ci sono aree ischemiche.
microaneurismi e microemorragie sono aumentate rispetto al quadro clinico precedente ma non ci sono ancora aree ischemiche, questo ci consente di avere una valutazione tale da consentirci di essere di grande aiuto per decidere quali pazienti trattare con il laser o meno.

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21
Q

altro strumento per valutare pz con retinopatia diabetica,

A

Un altro strumento che usiamo per valutare i pazienti con retinopatia diabetica è l’OCT (optical coherence tomograsphy). Lo utilizziamo anche nei pazienti con occlusione venosa.

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22
Q

caratteristiche oct

A

È una moderna tecnica diagnostica per immagini basata sull’analisi della riflessione di una radiazione semicoerente da parte del tessuto esaminato. In parole povere ci consente una tomografia degli strati retinici dandoci informazioni piuttosto dettagliate

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23
Q

cosa valuta oct,

A

è utile al fine di quantificare e documentare lo spessore retinico a livello maculare (è utilizzata soprattutto per studiare la macula) e per meglio visualizzare le eventuali trazioni vitreo-retiniche.

24
Q

istologia e corrisoindenza oct,,

A

C’è una certa corrispondenza anatomica tra quello che è l’esame istologico e quella che è l’immagine OCT. Questa ci permette di apprezzare varie strutture, di studiare nel dettaglio la macula.

25
Q

come si osserva e cosa si può osservare,

A
Quando ci sono alterazioni vediamo appunto delle 
alterazioni oftalmoscopiche (ad esempio edema ed essudati cotonosi) in cui vediamo l’edema maculare cistoide. Si può apprezzare la presenza di essudati ed emorragie.
26
Q

cosa consente di valutare oct

A

L’oct è uno strumento indispensabile per valutare l’edema maculare diabetico, se c’è accumulo di liquido o alterazione strutturale a carico della macula è necessario eseguire determinate manovre terapeutiche

27
Q

qual è la principale causa di riduzione visiva nel pz con retinopatia diabetica

A

Una delle principali problematiche che determinano la riduzione visiva nel paziente con retinopatia
diabetica non proliferante è l¶edema maculare

28
Q

com’è la diagnosi di edema maculare,

A

esclusivamente oftalmoscopia

29
Q

tipi di edema maculare,

A
  • essudativo focale (con o senza essudati)
  • essudativo diffuso (con o senza essudati). Questo può dare luogo a edema maculare
    cistoide.
30
Q

come può essere evidenziato edema maculare,

A

L’edema maculare può essere evidenziato con l’oftalmoscopio ma va anche valutato con l’OCT in
modo da avere dei parametri di riferimento fondamentali nel momento in cui si volesse intraprendere una eventuale terapia con anti VEGF o steroidi.

31
Q

TECNICHE TERAPEUTICHE PER EDEMA MACULARE DIABETICO.

A

Esistono varie tecniche terapeutiche per l’edema maculare diabetico
-. Quello che si faceva in epoca pre-farmaci anti VEGF era la fotocoagulazione argon-laser focale.
–si preferisce l¶utilizzo di iniezioni di farmaci (intra???).
In alcuni casi selezionati l¶utilizzo della fotocoagulazione argon-laser focale può essere però molto utile per combattere l¶edema maculare diabetico.

32
Q

conseguenza fotocoagulazione argon laser focale

A

L’inconveniente di questa metodica è che è un trattamento distruttivo; in questa situazione risulta dunque necessario valutare quello che è il danno provocato dall’edema maculare diabetico, che è un danno che porta alla necrosi dei fotorecettori e alla conseguente perdita irreversibile della visione, e capire se la metodica potrebbe rappresentare il male minore per cercare di risparmiare una certa quota di visione.

33
Q

casi gravi in cui si presenta ischemia maculare

A

Ci sono casi gravi in cui si presenta ischemia maculare, in questi casi risulta fondamentale agire precocemente con farmaci anti-VEGF per cercare di salvare la visione. Nei casi di ischemia maculare c’è un altissimo rischio di danno irreversibile a carico delle strutture della fovea.

34
Q

ulteriori forme molte severi

A

Nell’ambito di queste forme molto severe importante ricordare gli essudati cotonosi.

35
Q

morfologia essudati cotonosi

A

bianchi e a margini sfumati

36
Q

da che cosa derivano essudati cotonosi

A

Derivano dall’occlusione di piccole arteriole retiniche pre-capillari che irrorano le fibre nervose e in seguito a sofferenza delle fibre nervose si avrà rigonfiamento degli assoni delle fibre nervose con formazione di queste lesioni di aspetto biancastro. Sono anche chiamati essudati molli o infarti dello strato di fibre. sono meno utili nel predire la progressione verso la PDR.

37
Q

retinopatia diabetica proliferante, definizione

A

È la forma più grave di retinopatia diabetica

38
Q

CARATTERISTICHE RETINOPATIA DIABETICA PROLIFERANTE

A

Nella retinopatia diabetica proliferante è presente proliferazione fibrovascolare extraretinica.

39
Q

EVOLUZIONE NEOVASI

A

I neovasi evolvono in 3 stadi:

  • fini neovasi con minimo tessuto fibrovascolare che attraversano e si estendono oltre la membrana limitante interna (ILM)
  • i neovasi aumentano in calibro ed estensione ed incrementano la componente fibrosa
  • i neovasi regrediscono, lasciando una residua componente fibrovascolare extraretinica lungo la ialoide posteriore.
40
Q

COSA PUO’ SUCCEDERE A NEOVASI

A

I neovasi diventano estremeamente fragili e possono sanguinare, possono rimanere sul piano retinico o possono invadere la cavita vitreale colonizzandola e dando luogo a un’impalcatura fibrovascolare.

41
Q

COSA PUO’ DETERMINARE IMPALCATURA FIBROMUSCOLARE, COMPLICANZE

A
  • emorragia vitreale,
    -emovitreo
  • distacco di retina trazionale.
    -In casi avanzati non è infrequente vedere neovascolarizzazione a carico della testa del nervo
    ottico.
42
Q

COME VALUTARE EMOVITREO

A

EMOVITREO emovitreo diffuso che impedisce una normale visione del fondo dell’occhio. L’emovitreo può essere valutato con l’ecografia biscan e questo ci consente di vedere se è associato o meno a un distacco di retina trazionale

43
Q

DA CHE COSA PUO’ ESSERE PROVOCATO QUESTO TIPO DI DISTACCO DI RETINA

A
  • Retinopatia del taumaturgo

- occlusioni venose retiniche in cui c’è formazione di neovasi.

44
Q

COME PREVENIRE FORMAZIONE DI NEOVASI

A

Per prevenire la formazione di neovasi nei pazienti con retinopatia diabetica è importante (soprattutto in quelli a rischio) effettuare trattamento laser

45
Q

COME VA GUIDATO IL TRATTAMENTO LASER

A

Il trattamento va guidato dalla fluorangiografia che ci consente di individuare le aree ischemiche.
È indispensabile in questo paziente continuare il trattamento laser se si vuole risparmiare un
minimo di funzione visiva.

46
Q

COMPLICANZE RETINOPATIA DIABETICA PROLIFERANTE

A
  • EMORRAGIE PERSISTENTI
  • DISTACCO DI RETINA TRAZIONALE
  • MEMBRANE OPACHE
  • FIBROSI MARCATA
  • fenomeno di neovascolarizzazione che si estende al tessuto irideo con rubeosi iridea
  • glaucoma neovascolare.
47
Q

CLINICA RETINOPATIA DIABETICA

A
  • i sintomi possono essere assenti fino a quando un’emorragia endovitreale non determina un improvviso abbassamento dell’acuità visiva.
  • Il paziente inizia a vedere sporco fino ad avere una diminuzione vera e propria della vista.
    Necessario eseguire una fluorangiografia retinica che ci permetta di individuare aree ischemiche e di fare il trattamento laser nelle aree sofferenti.
48
Q

COSA E’ NECESSARIO EVITARE

A

Abbiamo necessità di intervenire precocemente onde evitare la forma fibrovascolare con distacco di retina trazionale.

49
Q

INDICAZIONI ALLA FAOTOCOAGULAZIONE LASER IN PZ CON RETINOPATIA DIABETICA PROLIFERANTE

A

Neovascolarizzazione del nervo ottico o all’interno di un diametro papillare dal nervo, interessante piu’ di un quarto dell’area papillare.

  • Neovascolarizzazione della papilla di estensione minore ma associata a emorragia vitreale o preretinica
  • Neovascolarizzazione in un altro distretto di dimensioni superiori a metà dell’area papillare, associata a emorragia vitreale o preretinica.
50
Q

FOTOCOAGULAZIONE LASER, DA CHI VIENE FATTA,

A

IN PZ CON ISCHEMIA PIU’ O MENO DIFFUSA,

51
Q

PREZZO DA PAGARE FOTOCOAGULAZ LASER

A

Il prezzo da pagare è stata la distruzione di una parte cospicua della retina periferica.

52
Q

INDICAZIONI ALLA VITRECTOMIA CHIRURGICA,

A

Emorragia retinica persistente

  • Distacco di retina trazionale che coinvolge la macula
  • Distacco di retina trazionale evoluto in regmatogeno
  • Proliferazione fibrovascolare progressiva
  • Rubeosi iridea associata ad emovitreo
  • Emorragia persistente a livello maculare subialoideo
53
Q

SCOPO VITRECTOMIA

A

Lo scopo della vitrectomia è quello di rimuovere il gel vitreale e di riposizionare la retina distaccata.

54
Q

TERAPIA DISTACCO DI RETINA,

A

varie tecniche chirurgiche.
1il distacco di retina trazionale l’unica opzione chirurgica è la vitrectomia.
2 Si infilano delle sonde attraverso la pars plana e tramite queste si elimina il vitreo con tutta la
sua componente fibrovascolare ed emorragica.

55
Q

OPZIONE AGGIUNTIVA IN SONDE VITRECTOMIA

A

In questi casi esiste anche la possibilità di inserire all’interno dell¶occhio una sonda laser che ci consente di fare una panfotocoagulazione intraretinica, il così detto endolaser, poi porre una soluzione tamponante

56
Q

COMPLICANZE VITRECTOMIA

A

Progressione della rubeosi iridea

  • Accelerazione della formazione di cataratta, in questi pazienti infatti si fa l’intervento di cataratta contestualmente alla vitrectomia
  • Glaucoma
  • Distacco di retina
  • Emorragie ricorrenti