Lezione Z Flashcards

0
Q

Quali sono i principali batteri Gram+Positivi del cavo orale ? Quali, tra questi, hanno una notevole importanza nel mantenimento del pH della mucosa ?

A

Batteri Gram+Positivi:
~ Bacilli aerobi o anaerobi facoltativi: Actynomyces Rothia, Corybebacterium, Bacillus; sono batteri di forma allungata (bastoncello), non aerobi franchi ma facoltativi che possono vivere bene in presenza di ossigeno o che possono sopravvivere altrettanto bene in sua assenza;
~ Bacilli anaerobi: Propioni Bacterium, Lactobacillus, Bifidobacterium, Eubacterium, Castridium; tra questo soprattutto Lactobacillis, Bofodobacteriu e Eubacterium fanno parte del grosso gruppo dei cosiddetti “lattobacilli”, i quali sono molto importanti per la buona salute delle cavità mucose dell’uomo e che, quindi, svolgono un ruolo abbastanza importante dal punto di vista della buona salute; si pensi, ad esempio, ai lattobacilli presenti nelle cavità mucose della vagina della donna, che mantengono un pH basso, compreso tra 4.5 e 5, e impediscono in questo modo la crescita o la sovracrescita di batteri potenzialmente patogeni;
~ Cocchi aerobi o anaerobi facoltativi - Micrococcus, Staphylococcus, Streptococcus, Stomatococcus, Gemella (quest’ultimo dovrebbe essere considerato un “microaerofilo”, in quanto gradisce un 10% di CO 2 e un 10% di O2 ; da alcuni, Gemella viene considerato addirittura un anaerofilo);
~ Cocchi anaerobi - Peptococcus, Peptostreptococcus.

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1
Q

Quante sono, circa, le specie batteriche commensali del cavo orale ? Quali sono le due classificazioni più importanti di questa flora ?

A

Esistono 300 specie microbiche diverse ritrovate nel cavo orale. Si considera una prima generale divisione in batteri gram+positivi e gram-negativi. E’ importante dividere i batteri, inoltre, in aerobi e anaerobi.

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2
Q

Quali sono i batteri Gram-Negativi del cavo orale ? Che particolarità morfologico-funzionale ha Selenomonas ?

A

I batteri Gram-Negativi del cavo orale sono da un certo punto di vista più importanti dei gram-positivi i più importanti sono:
~ Bacilli anaerobi IMMOBILI: Porphyromonas, Prevotella, Bacteroides, Fusobacterium, Leptotrichia; (possono capitare all’esame. NB. sono tutti nomi di Genere);
~ Bacilli anaerobi MOBILI, generalmente per la presenza di flagelli: Selenomonas, Centipeda; Selenomonas prende questo nome perché ha la forma di una mezza luna e sul lato concavo della stessa fuoriesce un ciuffo di flagelli che consente a Selenomonas il movimento;
~ Bacilli anaerobi facoltativi IMMOBILI: Haemophilus, Actinobacillus, Cardiobacterium, Eikenella, Klebisiella; sono Gram-negativi anaerobi facoltivi che si possono trovare anche in altre locazioni, soprattutto altre mucose; Haemophilus lo possiamo trovare soprattutto nel cavo orale mentre Klebsiella, essendo un commensale intestinale, lo si trova nel lume intestinale.
~ Bacilli “MicroAerofili” Mobili - Campylobacter, Capnocytophàga; che gradiscono il 10% di CO2 e il 10% di O 2 .

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3
Q

Quali sono i Generi dei batteri Gram-Negativi del cavo orale ? Che importanza riveste il genere “Veillonella” ?

A

Generi di batteri gram-negativi presenti nel cavo orale:
~ Bacilli aerobi mobili: Pseudomonas.
~ Cocchi aerobi e anaerobi facoltativi: Neissèria, Moraxella; i quali sono localizzati anche nella mucosa oro-faringea.
~ Cocchi anaerobi: Veillonella; Veillonella è un cocco anaerobio molto importante. Nei primi anni sessanta era considerato un importantissimo agente eziologico periodontale, adesso è venuto un po’meno l’interesse da questo punto di vista, ma rimane comunque un batterio molto importante per le interazioni metaboliche (e anche dal punto di vista patogenetico) che intercorrono tra Veillonella e gli altri batteri.
~ Spirochete: Treponema.

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4
Q

Che cos’è la placca ? Che ruolo gioca nell’ecosistema batterico del cavo orale ?

A

La placca è un accumulo eterogeneo di colore bianco-giallastro tenacemente adeso alla superficie dei denti o presente nel solco gengivo-dentale, costituito da una popolazione microbica (batteri vivi) immersa in una matrice intercellulare composta da polimeri di origine microbica e da altri polimeri di origine salivare. Alcuni polimeri originano dai microbi di questa placca, altri dalla saliva e da altri prodotti dell’ospite, in questo caso dell’uomo.
I batteri che si trovano a vivere a livello della superficie dentale oppure delle commessure tra i denti, affrontano una sfida molto dura a causa di una serie di caratteristiche di questa sede: Innanzitutto, la superficie a cui loro devono essere aderenti è una superficie rigida e scivolosa, perché il dente normalmente è coperto da smalto e quindi per sua natura è difficilmente utilizzabile come supporto solido. Si potrebbe facilmente verificare un episodio di lavamento da parte della saliva, che viene continuamente prodotta dalle ghiandole salivari, e ancor di più il movimento continuo della lingua mentre si parla o si mastica fornisce un’ulteriore azione meccanica di pulizia della superficie dentale.
Quindi questi batteri hanno dovuto “inventarsi” qualche espediente, per evitare di essere dilavati e poi inghiottiti giungendo, così, in un’altra nicchia ecologica che potrebbe non essere molto adatta alla loro sopravvivenza (con l’eccezione di Klebsiella e dei batteri francamente intestinali). Questo materiale è costituito da secrezioni dei batteri, ma soprattutto dalle cellule morte batteriche, che una volta decedute non vengono dilavate ma rimangono nella placca, contribuendo a rendere efficiente l’aderenza della stessa. Infatti il loro “fitness”, cioè il loro adattamento, è estremamente specializzato per la superficie dei denti e per le commessure interdentali: Questo adattamento o specializzazione di questi batteri si concretizza con la produzione di materiale sia, nella maggior parte da parte dei batteri stessi sia, in quantità minore, dell’ospite.
Questo materiale è amorfo, acellulare e cementa le forme viventi; questi batteri riescono a rimanere aderenti alla superficie liscia e molto scivolosa del dente, che altrimenti sarebbe un pessimo substrato dove poter crescere e prosperare, proprio grazie alla presenza di questa placca.
La placca ha due componenti:
~ Una amorfa, acellulare, costituita in parte dal materiale dell’organismo ospite.
~ Una composta da materiale prodotto dai batteri. Questo materiale è costituito da secrezioni dei batteri, ma soprattutto dalle cellule morte batteriche, che una volta decedute non vengono dilavate ma rimangono nella placca, contribuendo a rendere efficiente l’aderenza della stessa.

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5
Q

Che aspetto ha la placca ? Cosa si identifica nella placca in microscopia elettronica: cosa in TEM ? cosa in SEM ?

A

La placca macroscopicamente si identifica come orletto giallastro tra il solco gengivale e la porzione della corona dentaria. Essa si accumula nel solco gengivale e nelle fessure interdentali. Dal punto di vista microbiologico è interessante conoscere le caratteristiche ambientali che si vengono a presentare in questi distretti: In un campione di placca osservato al microscopio elettronico a trasmissione (TEM) sono state individuate delle forme rotondeggianti, questi sono i batteri presenti nella placca mentre le formazioni più piccole sono “blebs”, cioè goccioline liberate in gran quantità dalla superficie esterna delle cellule batteriche, soprattutto dai cocchi (da ricordare: Veillonella, cocco più importante anaerobio del cavo orale). I blebs sono residui di materiale vivente batterico che contribuiscono in modo significativo alla costituzione della placca. Invece in un campione di placca osservato al microscopio elettronico a scansione (SEM) vi era la presenza di “fili”, costituiti da diversi batteri messi in fila.

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6
Q

Quali sono i tre momenti di acquisizione della placca ? Cosa sono le “nicchie di anaerobiosi” ? Quali sono i primi due batteri che compaiono dopo 48h, e in che forma ?

A

I tre momenti di acquisizione della placca sono:
1 ~ La superficie dentale, messa in evidenzia al microscopio, in seguito a pulizia eseguita da un professionista, è sostanzialmente pulita. Sarà evidente la pellicola acquisita esogena così come saranno evidenti specie batteriche pioniere, in alto; per il resto la superficie è completamente pulita.
2 ~ Dopo circa 48h dall’ultima pulizia si vengono a creare elementi a “pannocchia di granturco”, costituiti da cellule filamentose di “Corynebacterium Matruchotii” e ricoperte da “Streptococcus Crista”.
3 ~ Dopo 72h, batteri anaerobi si possono osservare nelle parti più profonde della placca. Dalle 72h in poi, l’accumulo significativo della placca, formata sia da materiale vivente che da materiale inerte, viene a contribuire in modo significativo a produrre una condizione di anaerobiosi.
I batteri anaerobi, ogni volta che, all’apertura della bocca, risultano esposti all’ossigeno, vengono meno. Per questo motivo occorre loro crearsi “una o più nicchie di anaerobiosi”, a livello delle quali l’ossigeno arriva poco o affatto. Queste nicchie di anaerobiosi sono costituite dall’ammasso della placca che si forma dopo 2 o 3 gg, o ancor meglio dal solco gengivo-dentale, soprattutto dalle parti più profonde; a 3-4 mm di profondità, è un ambiente perfetto perché non arriva quasi mai l’ossigeno e diviene una nicchia ideale per la crescita di batteri anaerobi, così come di batteri anaerobi facoltativi. Tuttavia, i batteri anaerobi quando hanno la loro condizione migliore riescono ad adattarvisi e prevalgono, perciò, su quelli facoltativi.

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7
Q

Quali sono gli Streptococchi coinvolti nella cariogenesi ? Cos’è il “Mutano” ?

A

Nel cavo orale esistono numerosissimi streptococchi, alcuni dei quali sono coinvolti, dal punto di vista degli interessi biomedici, nell’infiammazione (ad esempio, nella mucosa faringea, gli streptococcus di gruppo A”sono responsabili di faringiti e faringo-tonsilliti) o in conseguenze infiammatorie non acute; questi sono streptococchi di tipo aerobio.
Gli streptococchi aerobi, invece, e hanno la caratteristica di sviluppare una notevole “cariogenicità”, ossia possono, per loro condizioni metaboliche particolari, essere causa di carie. Le due specie più importanti sono “Streptococcus Mutans” e “Streptococcus Sobrinus”. La cariogenicità è molto spiccata sia in Mutans che in Sobrinus, i sierotipi interessatisono (essendo streptococchi appartengono a particolari sierotipi): E, F e C per Mutans; D, H e G per Sobrinus.
I carboidrati della parete cellulare sono:
~ Glucosio e Ramnosio per Mutans;
~ Glucosio, e Galattosio e Ramnosio per Sobrinus.
Per il glucano prevalente si pone un problema: gli streptococchi, dato che sono presenti nella placca e ne fanno parte, svolgono qui un loro ruolo peculiare, ossia quello di contribuire alla placca con la biosintesi, in tempi abbastanza brevi, di enormi molecole di polisaccaridi che, a seconda dello zucchero di cui sono principalmente costituiti, prendono il nome per esempio dal glucano o dal ceppo che li produce (ad esempio, se li produce mutans prendono il nome di “Mutano”). Questi streptococchi (Mutans e Sobrinus) producono una grande quantità di questi polisaccaridi che, a loro volta, sono molto importanti nella costituzione della placca e successivamente nello sviluppo della carie. Un’altra loro caratteristica peculiare è la “resistenza alla Bacitracina” che li differenza da altri tipi di ceppo, come ad esempio il Cricetus.

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8
Q

Qual’è la “conditio sine qua non” la carie non può svilupparsi ? Qual’è lo zucchero col potenziale carioso più alto ? Che ruolo ha avuto nella storia il cambiamento dell’alimentazione in relazione alla principale sede di sviluppo della carie ?

A

La formazione del processo carioso è determinato da tre fattori, costituenti la cosiddetta “Trilogia di Keyes”. La carie è un processo infettivo che colpisce i tessuti duri del dente, come lo smalto e la dentina. La sua formazione è dovuta alla produzione degli acidi da parte della placca batterica, in particolar modo l’acido lattico, che è un acido organico apparentemente innocuo, viene considerato uno degli acidi organici più cariogeni che esistono. La possibilità da parte della placca o dei suoi batteri di produrre una grande quantità di acido lattico è la “conditio sine qua non” per lo sviluppo della carie. Oltre alla presenza dei batteri cariogeni ci vuole un ospite suscettibile, ci sono persone che a 20-30 anni presentano fenomeni cariosi importanti, come ci sono persone che arrivano tranquillamente a 50-60 anni senza contrarre la carie.
Oltre al fattore genetico, la presenza di zuccheri merita un piccolo approfondimento di tipo storico. Nel periodo del 1400 la carie era presente in locazioni diverse dalla più presente locazione della carie ai giorni nostri. Infatti, attualmente la più frequente locazione della formazione cariosa è a livello della concavità della corona del dente. Questo perché nel 1400, un gran numero di persone non aveva la possibilità di avere a disposizione zucchero. La loro dieta era infatti poverissima di zuccheri semplici e si nutrivano in modo preponderante di sostanze vegetali e di carne. Il potenziale carioso più elevato, tra gli zuccheri semplici, è quello del saccarosio. Tra il 1400 e il 1500 il saccarosio non esisteva. Il processo di raffinazione dello zucchero è divenuto presente negli ultimi due secoli. A questo punto, le cavità cariose o non c’erano o erano a livello degli incisivi, mentre erano assenti a livello dei molari. Questa situazione si è invertita dopo il 1400-1500, perché sono stati immessi nei cibi altri tipi di zucchero talora complessi, che però potevano essere facilmente degradati a zuccheri semplici (a glucosio e potenzialmente anche a saccarosio). L’importanza della dieta è dimostrata dagli studi che hanno sottolineato come l’avvicendarsi di cibi, sempre a base di carboidrati ma con presenza di zuccheri diversi (prima zuccheri complessi come polisaccaridi presenti nelle verdure e nella frutta e, dal 1500 in poi, di zuccheri più semplici per arrivare al saccarosio), ha provocato un aumento e uno spostamento della formazione cariosa.

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9
Q

Da quali fasi è scandito il processo carioso ? In che modo l’igiene orale e l’alimentazione possono limitare questi processi ? Che ruolo gioca Veillonella nell’ambito di questi processi ?

A

La formazione del processo carioso è determinato da tre fattori, costituenti la cosiddetta “Trilogia di Keyes”. La trilogia di Keyes si può verificare in questo modo: Nella fase iniziale si hanno degli zuccheri, soprattutto il saccarosio come visto, e la presenza della saliva, successivamente la formazione della placca, dalla saliva e dai prodotti rilasciati dai batteria livello della quale ne esistono diversi di cui tuttavia i più importanti dal punto di vista del potenziale cariogeno sono il Mutans e il Sobrinus; questi Streptococchi, Mutans e Sobrinus, producono acidi organici, soprattutto acido lattico. Questi sono direttamente responsabili della demineralizzazione dello smalto, poiché risiedono sulla superficie dei denti per lungo tempo. Da qui si ha la formazione della “cavità cariosa”.
Esistono dei rischi alla salute del dente determinati dagli zuccheri semplici, fortunatamente esistono due fattori che si interpongono tra questi batteri e la nostra salute orale: il primo è il fattore microbico; il secondo, più moderno, si riferisce alla terapia o alla profilassi di tipo odontoiatrico. La pulizia dei denti e l’igiene quotidiana hanno fatto sì che le placche diminuissero notevolmente e, conseguentemente, anche la malattia cariosa sarebbe dovuta progressivamente diminuire. In realtà, la presenza di questi ceppi, Mutans e Sobrinus, sempre presenti nella placca e l’aumento di zuccheri ad alto potenziale cariogeno come il saccarosio, hanno fatto sì che la carie, anziché diminuire, aumentassero in incidenza anche ai giorni nostri.
Per quanto riguarda l’aspetto microbiologico esistono dei batteri che attaccano quei batteri che producono dal loro metabolismo questi acidi organici cariogeni, il più importante tra questi batteri è “Veillonella”, in quanto si nutre di questi acidi e li metabolizzano. Esso è presente abbondantemente nella placca, attacca l’acido lattico e quindi, in un certo senso, è in grado di contrastare il potenziale cariogeno degli Streptococchi Mutans e Sobrinus. Questo bilanciamento è molto importante dal punto di vista microbiologico, in quanto consente un allungamento della progressione del processo cariogeno. In assenza di Veillonella il fenomeno carioso si verificherebbe in tempi molto più rapidi.

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10
Q

Cos’è e come si esegue la metodica “Dentocult” ?

A

Esistono diverse procedure per la valutazione della presenza o meno di quantità di batteri importanti per lo sviluppo della carie, come:
~ La metodica “Dentocult”, che è una procedura in cui dovrebbe valutare quantitativamente la presenza di Streptococcus Mutans a livello del cavo orale. Questa metodica consiste nell’allestimento di un terreno liquido reso selettivo per Mutans, aggiungendo “Bacitracina” almeno 15 minuti prima dell’uso. Si invita quindi il paziente a masticare una pasticca di paraffina per 5 minuti al fine di aumentare la salivazione. La paraffina viene poi rimossa e si introduce, dunque, una paletta mentre il paziente mantiene la lingua bassa e la si passa dieci volte sulla lingua perché venga contaminata dai batteri orali. La striscia viene allontanata attraverso le labbra chiuse, per rimuovere l’eccesso di saliva, e viene inserita in una provetta contenente il terreno di coltura. L’incubazione avviene a 37° per 48h. La striscia viene quindi rimossa dalla provetta, fatta asciugare a temperatura ambiente e il numero di colonie, aderenti e sviluppatesi in queste 48h, viene paragonato a quello presente su degli standard, sotto forma di carte, forniti dal produttore del kit.
Viene, dunque, attribuita una stima di CFU/ml. Anche i campioni di placca ottenuti mediante lo spazzolamento possono essere analizzati.

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11
Q

Come avviene la valutazione delle strip ottenute con il metodo “Dentocult” dopo le 48h di incubazione ? Quali farmaci ad azione sistemica sono utili in caso di una concentrazione eccessiva di Mutans e Sobrinus nel cavo orale ?

A

Le strip presentano una densità di colonie completamente diversa. Dove c’è una densità molto bassa, con una stima inferiore di 10.000 CFU/ml, vi sono sei colonie. Invece, dove c’è una densità maggiore di Streptococcus Mutans, si ha un numero maggiore di colonie, con un numero compreso tra 10 e 20, e questo corrisponde ad una concentrazione inferiore a 10.000 CFU/ml. Dove le strip sono molto numerose, se sono al di sotto di 30 sono contabili ma poco riproducibili dal punto di vista della conta, quando invece sono superiori a 300 sono ugualmente contabili ma difficili da contare tutte. Infatti il numero di colonie deve essere compreso tra 30 e 300 per un conteggio accurato e ripetibile. Nell’ultima strip si ha una stima di un numero superiore di 100.000 di CFU/ml. Tale strip non è assolutamente contabile, in quanto le colonie sono troppo addossate le une alle altre. Non sono veri e propri conteggi esatti, ma si ha una stima interessante considerando l’introduzione di sostanze inibitorie, quali appunto l’antibiotico “Bacitracina”, specifico per quanto riguarda l’inibizione di Mutans e di Sobrinus, che sono i due streptococchi altamente cariogeni. Il numero di queste colonie è quindi approssimativo, tuttavia si può tentare la perfetta conta facendo la riduzione scalare (1/10, 1/100, 1/1000, 1/10000). E’ preferibile 1/10.000, perché altrimenti si hanno troppe colonie e non si riuscirebbe a contarle.
Si considera quindi il fattore di diluizione di 1/10.000, si striscia tutta la piastra in maniera uniforme e si contano le colonie. Si moltiplica il numero di colonie per il fattore di diluizione (1/10.000) per un totale di 200.000 CFU/ ml. In tal caso, non si ha una stima, ma una conta, con la certezza della conta in quel dato campione. Invece nel caso in cui si effettua il paragone con una strip di riferimento fornita dalla casa produttrice si va incontro ad una stima approssimativa. Tali stime sono, tuttavia, comunque molto utili in quanto, ad esempio, la presenza di un elevata quantità di Streptococchi Mutans, può indurre a pensare che il paziente sia prono allo sviluppo della carie. Bisogna mettere in atto tutti i dispositivi disponibili, tanto da parte dell’igienista dentale, che deve mantenere sempre pulita la superficie dentale, quanto da parte dell’odontoiatra, che deve seguire eventuali piccole carie iniziali le quali necessitano di essere opportunamente aggredite e curate.
Anche dal punto di vista medico, esistono somministrazioni per via generale da dare, come i farmaci Zimox o Amoxicillina, molto attivi su questi batteri, che possono essere dati al fine di tamponare per breve tempo (1 settimana-10gio) l’eccessiva presenza di questi batteri a livello della cavità orale.

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12
Q

Indica i caratteri generali e le specie di Veillonella umane.

A

Veillonella è un cocco Gram-Negativo anaerobio. Si presenta generalmente come un diplococco. In coltura assume un colore rossastro.
Le Veillonelle di provenienza umana sono:
~ V. parvula (associata a periodontiti);
~ V. dispar (anch’essa associata a periodontiti);
~ V. atypica (considerata patologica).

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13
Q

Quali sono le caratteristiche morfologiche di Veillonella osservata in TEM ? Cosa determinano, nello specifico, le “Blebs” cioè goccia rilasciate da questo batterio ?

A

Nella mucosa del cavo orale sono presenti numerose cellule dendritiche e cellule fagocitarie che cercano di inglobare e di eliminare i batteri patogeni. In Veillonella Atypica, osservata al microscopio elettronico, si nota la presenza di numerose fimbrie, simili a raggi che partono dal corpo batterico portandosi verso l’esterno; i batteri si presentano come elementi chiari. Negli anni ’60 si credeva che Veillonella Parvula fosse forse l’unico agente eziologico della malattia parodontale. Veillonella Parvula è stata studiata al microscopio elettronico verso la fine degli anni ’50, inizi anni ’60, quindi, proprio nel periodo in cui si registra la scoperta del microscopio elettronico. Fu ottenuta un’immagine (al microscopio a scansione) chiamata “Cerebroide” a causa della somiglianza con la superficie del telencefalo. E’ questa una caratteristica di Veillonella. Nell’immagine si possono vedere le due cellule in divisione.
Al microscopio a trasmissione, sono visibili almeno tre strati dell’involucro che, dall’interno all’esterno, sono: la membrana citoplasmatica, lo spazio periplasmatico e la membrana esterna. Di tanto in tanto, dalla superficie si staccano dei “blebs (goccioline)”, i quali, visti tridimensionalmente, conferiscono alla superficie una caratteristica cerebroide. Gli altri batteri non hanno questa tendenza in quanto staccano un numero ridotto di goccioline dalla superficie. Il metabolismo delle macromolecole (soprattutto LPS) che costituiscono gli strati più superficiali della membrana esterna è talmente accelerato che ne produce molto più di quanto sia necessario per l’allestimento degli involucri delle cellule figlie, per cui ciò che è superfluo, viene eliminato sotto forma di blebs. Questo ha un duplice significato: anzitutto, si giustifica, in tal modo, il tipico aspetto cerebroide in quanto molti di questi blebs, visti a livello tridimensionale, sono delle escrescenze paragonabili a circonvoluzioni del telencefalo. Per l’altro verso, questi sono gli strati più superficiali degli involucri che si distaccano dal corpo di Veillonella e sono costituiti da endotossine.

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14
Q

Perché i “Blebs” di Veillonella sono importanti dal punto di vista patologico ? Cosa si conosce del LPS di questa specie e della sua tossicità rispetto ad altri anaerobi Gram-Negativi del cavo orale come “Batteroides” o “Corpimonas” ? Che ruolo gioca nella Gengivite e nella Paradontite ?

A

L’endotossina di Veillonella, la cui struttura non è stata ancora chiarita ma di cui è nota la composizione, fa parte di un LPS di batterio anaerobio, pertanto, ricca di acidi grassi particolari e inusuali, a numero dispari di atomi di carbonio (acidi Trideicanoico, Pentadecanoico, Eptadecanoico). | Nei LPS classici, che hanno un pieno potere tossico, troviamo sempre acidi grassi ma a numero pari di atomi di carbonio (12, 14, 16 atomi di carbonio). | Tuttavia, in Veillonella i fosfati e la struttura, sebbene quest’ultima non sia stata ancora caratterizzata, ha la possibilità di mantenere una buona tossicità; e, soprattutto sulla base di studi condotti in Italia dai nostri ricercatori e in Canada, l’effetto tossico è presente. Quest’ultimo però è notevolmente inferiore rispetto a quello degli LPS classici (ad esempio la Salmonella) ma superiore a quello di altri LPS di batteri anaerobi del cavo orale (“Batteroides”, “Corpiromonas” ecc). Perciò, mantiene un effetto tossico abbastanza elevato.
Per questa ragione, negli anni ’60, si rivelò l’interesse per questi “blebs” che potevano essere facilmente visualizzati con il microscopio elettronico sia a scansione che a trasmissione in quanto, una volta staccati dalla membrana, entrano nel cavo orale in cui sono presenti tessuti duri e molli, come le gengive. Studi successivi, di carattere puramente epidemiologico, hanno stabilito che la prevalenza di Veillonella era presente nella gengivite e nella parodontite MA nella fase iniziale. Pertanto, che Veillonella fosse non pienamente responsabile della parodontite è un fatto ormai acclamato da 20-25 anni. Nella fase iniziale del processo infiammatorio, sembra ci sia un’associazione tra la presenza di Veillonella e l’inizio dell’infiammazione del tessuto molle;

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15
Q

Quale effetto ha il LPS di Veillonella sui tessuti mineralizzati ? Come fu quantificata la dannosità di questo LPS sui tessuti duri ? A quale specifica grave patologia è associato questo batterio ?

A

Uno degli effetti biologici dell’LPS batterico consiste nel riassorbimento del tessuto osseo. Tempo fa per valutare la potenza e, talvolta, quantificare l’LPS batterico si utilizzava il seguente test biologico. Si utilizzavano ratte o topine gravide tra il 14° e il 17° giorno di gravidanza; quindi, si estraevano dai topi, dopo il concepimento, le tibie e i femori e si ponevano a contatto quest’ultimi con il fosforo radioattivo. Essendo tessuti fetali, metabolizzavano in modo molto accelerato e, nel giro di 1-2 giorni, erano completamente impregnati di fosforo radioattivo. Successivamente, si mettevano a contatto con l’LPS che si desiderava testare e, in tal modo, era possibile constatare quanto fosforo radioattivo veniva rilasciato dal tessuto osseo (in vitro) per un periodo di qualche ora o 1-2 giorni. Quanto maggiore risultava essere il riassorbimento osseo, tanto più potente era l’LPS testato. Dato che Veillonella è una endotossina abbastanza potente, se il tessuto osseo della mandibola o della mascella può essere in qualche modo raggiunto, allora la liberazione di una grande quantità di LPS, che tanto atipico e scadente non è, può provocare l’erosione della cavità alveolare. A Veillonella è associata anche una patologia molto importante e specifica, nota come “Granuloma Periapicale” è un ulteriore aggravamento, si verifica per l’erosione del tessuto osseo a livello dell’alveola dentale.

16
Q

Descrivi i fattori di patocenicità di Veillonella e gli spunti investigativi derivati dagli studi della patogenesi cellulo-molecolare.

A

Meccanismi patogenetici:
~ LPS e tutte le conseguenze;
~ Aderenza mediata da altri batteri e da enzimi liberi (Glucosiltransferasi di S. Mutans);
~ Inibizione della chemiotassi della fagocitosi e del killing da parte dei leucociti (!!!questo effetto è stato messo in evidenza dal gruppo di ricercatori del prof. Focà!!!).
Spunti investigativi sulla patogenesi cellulare-molecolare.
~ Incremento della percentuale di cellule apoptotiche. Non è da escludere che l’LPS rilevato nella placca dentaria porti all’apoptosi (morte cellulare programmata) di cellule vive presenti nella mucosa buccale o, nel peggiore dei casi, nella mucosa gengivale; quindi, non è da escludere che si verifichi un aggravamento della parodontite per cui il tessuto gengivale si ritira fino al punto che il dente cade integro (non cariato), in quanto viene meno il legamento parondontale.
~ Depressione della risposta immunitaria in grado di eradicare gli agenti di parodontite.
~ Possibile incremento di “molecole ad azione trip-logistica” e probabile riduzione del TLR4 e TLR2; quindi, anche la possibilità del LPS di andare ad agire sui suoi stessi recettori, TLR4 o TLR2, o su eventuali citochine, per incrementare o diminuire l’effetto patogeno.

17
Q

Descrivi i quadri clinici determinati da Veillonella. Riguardo alle meningiti con quale diplococco Gram-Negativo potrebbe condividere meccanismi patogenetici ? Come può determinare “ascessi pelvici” ? Quali altri sedi può colpire ?

A

Abbiamo visto che gli Streptococchi, soprattutto Mutans e Sobrinus, sono agenti eziologici della carie. Veillonella provoca invece:
~ Periodontiti e ascessi apicali (soprattutto ascessi periapicali);
~ Sinusiti etmoidali mascellari e sfenoidali;
~Meningiti: ci sono diversi lavori sulle meningiti da Veillonella ma ricordiamo che esiste un altro importante diplococco anaerobio, chiamato Neisseria, che è l’agente per eccellenza della meningite. Perciò, può darsi che una parte dei meccanismi patogenetici vengano condivisi dai due diplococchi gram-negativi, dagli aerobi e anaerobi e pertanto, in tal modo, sarebbe possibile spiegare la comparsa di queste meningiti;
~ Osteomieliti;
~ Ascessi pelvici, in quanto Veillonella, oltre che in cavità buccale, risulta abbondante anche nell’intestino, fa parte della flora intestinale. Possono verificarsi ascessi pelvici saccati in modo che non possa arrivare l’ossigeno, in quanto, essendo saccati, l’apporto di sangue è ridotto e, di conseguenza, il batterio anaerobio può prosperare;
~ Orchiepididimite con sepsi (quindi, può essere attaccato il testicolo); ~ Batteriemie (fugaci perché nel sangue è presente l’ossigeno, che contrasta con la natura anaerobica del batterio);
~ Endocarditi, se si trova una nicchia che viene limitatamente a contatto con l’ossigeno; per esempio, una protesi, poco vascolarizzata, può essere paragonata ad una nicchia in cui si trova un batterio gram-negativo anaerobio poiché vi è poco ossigeno. Anche una placca che calcifica a livello delle valvole può essere considerata un esempio di nicchia che assomiglia alle placche che si possono formare nel cavo orale.

18
Q

Quali sono altri Cocchi Gram-Negativi anaerobi del cavo orale ? Quali considerazioni vanno fatte sulle loro caratteristiche metaboliche ed in particolare riguardo a Veillonella ?

A

Degli altri cocchi gram-negativi anaerobi, è necessario conoscere solo i nomi.
Possiamo dire che “Veillonella” è insieme con altri due generi che sono “Acidamiococcus” e “Megasphera”: Il nome di quest’ultimo fa capire che si tratta sempre di cocchi Gram-Negativi anaerobi ma di dimensioni più cospicue. Per quanto riguarda qualche caratteristica biochimica di questi batteri gram-negativi anaerobi:
~ Veillonella è sostanzialmente positiva alla produzione di nitrato e negativa al glucosio.
~ Veillonella e S. Mutans sono due batteri che sinergizzano perfettamente perché Veillonella rimuove l’eccesso di acido lattico dalla placca, consentendo a S. Mutans di sopravvivere, in quanto lo stesso acido lattico prodotto da Mutans potrebbe inibire o arrestare quest’ultimo.
~ D’altra parte, Veillonella non viene in contrasto con alcun batterio poiché si nutre di prodotti di scarto degli altri batteri. Quindi, questi prodotti di degradazione vengono metabolizzati da Veillonella, il quale, a giusta ragione, si incastra perfettamente, dal punto di vista delle esigenze metaboliche, con gli altri batteri della cavità buccale.

19
Q

Che caratteristiche metaboliche hanno Veillonella, Acidamiococcus e Megasphera ?

A

> Veillonella produce “acido acetico” e “acido propionico”. Quest’ultimo è un acido organico ma non è considerato così cariogeno e potente come l’acido lattico che ha invece un più alto potenziale cariogeno. Veillonella ha una caratteristica particolare: Produce una sostanza, che investita dai raggi ultravioletti, riesce ad essere fluorescente spontaneamente in rosso per circa due ore. E’ positiva al nitrato e variabile alla catalasi e all’ureasi.
~ Acidamiococcus e Megasphera sono spesso presenti sia come commensali sia come patogeni in animali da reddito, soprattutto mucche. ~
Per quanto riguarda “Acidamiococcus”, abbiamo una riduzione negativa di nitrato, catalasi e glucosio negativi e una produzione degli acidi “acetico e butirrico”.
Anche per Megasphera si registrano dati simili: negativo al nitrato e alla catalisi MA positivo al glucosio. (NB Ciò significa che Megasphera è l’unico Cocco Gram-Negativo Anaerobio in grado di metabolizzare il glucosio al contrario di Veillonella e Acidamiococcus. E’ in grado di produrre molti acidi organici (“butirrico”, “isobutirrico”, “valerico”, “capronico”); si tratta, quindi, di una “fermentazione misto acida” in quanto non è uno solo l’acido organico che viene eliminato come prodotto di scarto.

20
Q

È vero che la maggior parte dei Gram-Negativi sono aerobi ? Qual’è la sede di colonizzazione preferenziale di questo tipo di batteri ?

A

NO: La maggior parte dei batteri gram-negativi è di tipo anaerobio e si ritrova nel territorio della bocca e talvolta, anche nell’intestino. Abbiamo altri “Batteroides”, altri batteri che sono i Bacilli gram-negativi anaerobi della bocca (“Porphyromonas Gingivalis”, “Fusobacterium Necrophorum e Nucleatum” e “Veillonella”).

21
Q

Quali sono i terreni di coltura usati per Veillonella ?

A

I terreni di coltura che vengono in genere utilizzati sono il TSA; su TSA Veillonella presenta colonie circolari, di circa 1 mm di diametro. Sull’agar lattato, un medium solido ideale appunto per la presenza del lattato, si hanno colonie grigio biancastre, tonde o a cuore, di uno o tre mm, un po’ più grandi per la presenza del lattato che si metabolizza meglio. Sull’agar sangue cresce, ma in ambiente anaerobio. In questo caso si hanno colonie non emolitiche che mantengono una fluorescenza spontanea per 2h; “lattato più Vancomicina” è specifico per veillonella. Si aggiunge vancomicina specifica per Veillonella, di solito prelevata da campioni della bocca in cui ci sono molti batteri gram-positivi, per avere un terreno selettivo in quanto la vancomicina inibisce aspecificamente tutti i batteri gram-positivi per cui si dovrebbero avere solo gram-negativi. Poi abbiamo un range di citosina e guanina dal 36% al 43% a seconda dei casi.

22
Q

Quali sono gli antibiotici usati per le infezioni da Veillonella ?

A

Veillonella è un batterio abbastanza facile da curare: anche la “penicillina G” andrebbe bene ma oggi è usato il “Plaxozo”, soprattutto, per le infezioni più profonde (per esempio, per ascessi periapicali abbastanza gravi). Il “Cloramfenicolo” (tranne per bambini piccoli), “Clindamicina” o “Metronidazolo”.