Ematologia - disturbi della linea linfoide Flashcards

1
Q

Durante la gestazione dove sono prodotti i linfociti?

A
  • Sacco vitellino per i primi 3 mesi di gravidanza
  • Abbozzo vascolare aortico
  • Fegato
  • Milza
  • Midollo osseo
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2
Q

Quali sono le due tappe del riarrangiamento genico che avviene nella maturazione dei linfociti?

A
  • Riarrangiamento e la trascrizione dei geni per IgH (ma anche TCR), che avviene attraverso la congiunzione di D a J, seguita da quella di V a DJ. I geni riarrangiati sono trascritti in un mRNA precursore delle IgH, che diventa un mRNA maturo per le IgH, dopo eliminazione di tutte le sequenze non codificanti.
  • In questo tipico riarrangiamento sequenze di eptameri-nonameri 3’ DH3 e 5’ JH4 si fondono coda a coda. Questo è seguito da una giunzione DH3-JH4 e da una delezione del prodotto del taglio (circolare).
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3
Q

Tappe dell’ontogenesi dei linfociti B

A

Maturazione ANTIGENE-INDIPENDENTE

  • cellula staminale totipotente
  • cellula staminale orientata in senso linfoide
  • cellula staminale linfoide pro-B
  • cellula staminale linfoide common B
  • cellula pre-B
  • linfocita B precoce
  • linfocita B naive

Maturazione ANTIGENE-DIPENDENTE

  • linfocita intermedio
  • linfocita B maturo
  • centroblasto/immunoblasto
  • plasmacellula o cellula della memoria
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4
Q

Caratteristiche delle cellule staminali orientate in senso linfoide

A
  • aspetto blastico

- marcatori: CD34, il TdT e HLA-DR di classe II.

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5
Q

Caratteristiche della cellula staminale linfoide pro-B

A
  • aspetto blastico
  • caratterizzate per il riarrangiamento dei geni delle immunoglobuline
  • TdT e DNA-polimerasi nel nucleo; CD19+ (marcatore pan-B, espresso appena la cellula si indirizza in senso B) e CD79+ (recettore IgM del linfocita B).
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6
Q

Caratteristiche della cellula staminale linfoide common B

A
  • CD34+ e CD10+ (espresso nella quasi totalità delle leucemie linfoblastiche acute del bambino e in circa il 50% di quelle dell’adulto)
  • CD19, TdT, HLA-DR classe II, CD79alpha
  • solo a livello citoplasmatico CD22.
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7
Q

Caratteristiche delle cellule pre-B

A
  • caratterizzata dalla comparsa della catena IgM a livello
    citoplasmatico
  • reattività per il CD10 e la TdT è nettamente diminuita
  • positive per CD19, CD24, HLA-DR II, CD20, CD79 e CD22 citoplasmatico.
  • Esistono due classi:
    —— Una precoce di grosse dimensioni e ad alto numero mitotico con cIg a bassa densità.
    —— Una tardiva di piccole dimensioni, basso indice
    mitotico ed elevato numero di catene M citoplasmatiche.
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8
Q

Caratteristiche del linfocita B precoce

A
  • non esprime più TdT

- esprime sulla superficie IgM complete, al posto della sola catena μ citoplasmatica.

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9
Q

Caratteristiche del linfocita B naive

A
  • presenza di IgM sulla membrana plasmatica.
  • positivo per CD19, CD20, CD21, CD22 e CD24
  • assenti il CD10, TdT e il CD34.
  • Si può trovare sia nel midollo che nel sangue periferico che nei linfonodi (zona mantellare)
  • Per definizione, non ha ancora incontrato l’antigene
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10
Q

Caratteristiche del linfocita B intermedio

A

Espone sulla superficie cellulare IgD e IgM.

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11
Q

Caratteristiche del linfocita B maturo

A
  • Switch isotipico: sulla membrana IgG o IgA (25% con catena lambda e 75% con kappa).
  • In immunofluorescenza in alcune cellule si apprezza una superficie brillante, mentre in altre la brillantezza di superficie si trasforma in puntini più discreti: fenomeno del capping delle cellule B.
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12
Q

Caratteristiche del centroblasto/immuoblasto

A
  • Ig di superficie ad alta densità
  • CD10, CD25 (recettore per IL-2, necessario per proliferare).
  • la cellula può prendere due strade: cellula della memoria o in plasmacellula.
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13
Q

Caratteristiche della plasmacellula

A
  • notevoli quantità di immunoglobuline nel citoplasma
  • CD38, CD78, HLA-DR
  • manca dei tipici antigeni di membrana dei linfociti B.
  • Matura nel linfonodo e poi torna nel midollo.
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14
Q

Tappe dell’ontogenesi dei linfociti T

A

MIDOLLO OSSEO

  • cellula staminale totipotente
  • cellula staminale pluripotente orientata in senso linfoide
  • cellula staminale linfoide pro-T

TIMO

  • timocita immaturo
  • timocita corticale
  • timocita midollare

T MATURO CIRCOLANTE

  • CD4+
  • CD8+
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15
Q

Caratteristiche della cellula staminale linfoide pro-T

A
  • marcatori di immaturità: CD34, TdT, HLA-DR;
  • CD7, cCD3 (citoplasmatico) e talora CD38 (non sono marker specifici).
  • caratterizzante il riarrangiamento del gene TcR,
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16
Q

Caratteristiche del timocita immaturo

A
  • CD7, CD38, TdT e cCD3.
  • rispondono a stimoli con mitogeni (fitoemoagglutinina e concanavalina A)
  • CD2+ ma non sono capaci di formare rosette
  • Si trovano nella zona sottocapsulare.
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17
Q

Caratteristiche del timocita corticale

A
  • CD1, CD7, CD38, CD2 e il CD5 (espresso da tutti i linfociti T maturi).
  • Coesprimono CD4 e CD8.
  • Rappresentano 70-80% della popolazione timica globale
  • hanno completato il riarrangiamento del TcR per cui esprimono i TREC.
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18
Q

Caratteristiche del timocita midollare

A
  • caratteristiche funzionali e fenotipiche del linfocita T maturo
  • si differenzia per una ridotta risposta mitogenica a PHA e Con-A;
  • CD4 o CD8;
  • CD3, molecola associata al TCR che consente la trasduzione del segnale all’interno della cellula
  • CD28
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19
Q

Caratteristiche del TH1

A
  • una volta attivati esprimono LAG-3 ed i recettori per le chemochine CXCR-3 e CCR-5.
  • Secernono IFN-gamma (protettivo contro le cellule neoplastiche e con
    azione pro-apoptotico).
  • Producono TNF-alfa e
    IL3 (agisce sulla proliferazione
    della cellula staminale)
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20
Q

Caratteristiche del TH2

A
  • CD30
  • recettori per le
    chemochine CXCR-4, CCR-3, CCR-4, CCR-7 e
    CCR-8.
  • Permettono la proliferazione linfatica
  • secernono IL4, 6 e 10.
  • Producono TNF-alfa e IL3 (agisce sulla proliferazione della cellula staminale)
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21
Q

Caratteristiche del TH0

A
  • caratteristiche intermedie tra TH1 e TH2

- può maturare nell’una o nell’altra forma.

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22
Q

Caratteristiche del THp

A

sono precursori e non hanno ancora incontrato l’antigene.

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23
Q

Quali stadi di maturazione della linea B danno i diversi tipi di leucemie?

A
  • pro B, common B > leucemie common CD10+
  • pre-B > leucemie pre-B
  • altri stadi di maturazione > leucemie a cellule B mature, leucemie a linfociti B precisi
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24
Q

Eziologia delle leucemie linfoblastiche

A
  • In parte sconosciuta
  • Sindromi associate, con evoluzione più frequente in leucemia (sorta di familiarità?):
    • Anemia di Fanconi
    • Sindrome di Bloom
    • Atassia-telangectasia

• Fattori predisponenti:

  • Benzolo
  • Precedenti trattamenti chemioterapici (mutageni)
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25
Q

Alterazioni citogenetiche nelle leucemie linfoblastiche

A

CORELAZIONE solo tra L3 e t(8:14), (8:22) e (2:8).

TUTTAVIA:
• t(1:19) è frequente in L1 pre-B.
• (8:11) è frequente in LLA congenita o perinatale.
• (7:14) e t(11:14) con forme T.
• (9:22) (Ph) è frequente in LLA-precoce, common e pre-B. Esistono due tipi di LLA Ph+:
- Con Ph+ limitato alla sola filiera linfoide: prognosi negativa.
- Con Ph+ esteso ad altre linee: prognosi meno negativa.

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26
Q

Marker fenotipi delle leucemie linfoblastiche

A
  • TdT, nucleare.
  • Antigene common CD10 (per diagnosi di Common), citoplasmatico e di superficie.
  • CD19, CD79a; nel caso delle leucemie T CD3 e CD7.
  • Presenza di immunoglobuline citoplasmatiche, fondamentale.
  • Riarrangiamento del TCR e CD2 citoplasmatico nella linea T, fondamentale.
  • Antigene T di membrana (CD10?).
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27
Q

Classificazione FAB delle leucemie linfoblastiche

A

• L1: blasti piccoli con scarso citoplasma, molto simili ai linfociti normali. La cromatina non è densa come in quelli normali, il nucleo è indentato (fase proliferativa). Senza l’aiuto della immunofluorescenza è
difficile capire cosa siano.

  • L2: blasti più grandi, di dimensioni variabili, con contorno irregolare, con nuclei irregolari contenenti evidenti nucleoli. Se nel sangue periferico, patognomoniche di leucemia acuta.
  • L3: blasti di grandi dimensioni relativamente omogenei con citoplasma intensamente basofilo vacuolizzato (come succede nel linfoma di Burkitt, con prognosi estremamente infausta).
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28
Q

Sottogruppi delle leucemie linfoblastiche

A
  • Pro B (L1 e L2)
  • Pre-B (L2 e L3) e common B (L1 e L2)
  • B matura
  • T precoce
  • T timica
  • T matura
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29
Q

Caratteristiche della leucemia linfoblastica Pro B (L1, L2)

A
  • alta conta leucocitaria
  • iniziale interessamento SNC
  • pseudodiploidia
  • t(4,11) nel 70%
  • coespressione di marcatori mieloidi (CD13, CD33).
  • Ricadute midollari nel 90% dei casi.
  • prognosi favorevole
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30
Q

Caratteristiche della leucemia linfoblastica Pre B (L2 e L3) e common B (L1, L2)

A
  • incidenza incrementale con l’età (75% nei pazienti >55 anni)
  • Ph in 40-50% casi, t(1,19) soprattutto in pre-B.
  • Ricadute midollari nel 90% dei casi, con continue ricadute lungo 5-7 anni.
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31
Q

Caratteristiche della leucemia linfoblastica a cellule B mature

A
  • grandi masse tumorali
  • LDH aumenta (90%)
  • interessamento d’organo (30%), e del SNC (30%)
  • t(8;14)
  • Ricadute nel SNC 10% casi e siti extramidollari
  • rapida progressione alla ricaduta
  • sopravvivenza di 1-5 anni.
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32
Q

Caratteristiche della leucemia linfoblastica T precoce

A
  • massa mediastinica nel 50% dei casi
  • coinvolgimento SNC nel 10%
  • età medio-acanzata (25%
    sopra 50 anni)
  • Sedi di ricaduta: SNC nel 10% dei casi, sedi extramidollari nel 6%
  • rapida progressione
    alla ricaduta
  • sopravvivenza di 3-4 anni.
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33
Q

Caratteristiche della leucemia linfoblastica T timica

A
  • massa mediastinica nel 75% dei casi.
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34
Q

Caratteristiche della leucemia linfoblastica T matura

A
  • coinvolgimento SNC nel 7% dei casi
  • elevata leucocitosi (>50/mL) nel 50%
  • giovane età.
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35
Q

Sintomatologia delle leucemie linfoblastiche

A

• Insufficienza midollare per sostituzione:

  • Anemia: astenia, pallore, tachicardia.
  • Neutropenia: infezioni prolungate e ricorrenti.
  • Trombocitopenia: petecchie
  • Linfoadenopatie e interessamento degli altri organi linfoidi secondari (milza)
  • Epatosplenomegalia.

• Impegno mediastinico, con compressione pleurica (tosse
secca stizzosa, dispnea, versamento pleurico), del nervo ricorrente (voce bitonale), della vena cava o delle vene azygos (edema a mantellina).

• Localizzazioni più rare: ossa, articolazioni, retina, cute, reni, polmoni.

• Localizzazione testicolare rara all’esordio ma frequente nelle recidive (organo immunologicamente
privilegiato), non pericoloso ma difficile da trattare.

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36
Q

Come si interviene per evitare l’interessamento del SNC da parte di una leucemia linfoblastica

A

PROFLASSI

  • radioterapia 18Gy
  • chemioterapia intratecale
  • antimetaboliti ad alte dosi
37
Q

Sintomi di interessamento del SNC da parte di leucemia linfoblastica

A
  • ipertensione endocranica con mal di testa intenso
  • disturbi oculari
  • paralisi dei nervi cranici
  • disturbi psichici (infiltrazione del lobo frontale) e motori (infiltrazione di aree specifiche)
  • bradicardia e vomito
38
Q

Come si rileva l’interessamento del SNC da parte di leucemia linfoblastica

A

Centrifugato di liquor che mostra deposito di blasti

39
Q

Come di alterano gli esami di laboratorio nelle leucemie linfoblastiche?

A

• Emocromo:

  • Leucociti aumentati generalmente >100 000/ul.
  • Anemia.
  • Piastrinopenia: nel 30% <25 000/ul.

• Ematochimici:

  • Iperuricemia.
  • Ipercalcemia, soprattutto in caso di interessamento osseo.

• Midollo:

  • Infiltrato cospicuamente dai blasti.
  • 10% dei casi mostra punctio sicca: le cellule sono così stipate da non poter essere apprezzata, quindi è necessario effettuare una biopsia, che evidenzia trabecole ossee che appaiono contornate da cellule neoplastiche, con sparuti granuli e infiltrazioni megacariocitiche.
40
Q

Elementi da valutare al fine di stabilire la prognosi di una leucemia linfoblastica

A
  • Età: RC si ha nel 90% dei bambini e 60% >50 anni.
  • Leucocitosi: >25-35 000/ul alla diagnosi.
  • Sesso: maschile sfavorevole
  • Morfologia dei blasti: sfavorevole LL3.
  • Immunofenotipo:
    • CALLA+ hanno 75% di remissioni complete.
    • LLA-B prognosi peggiore RC 40%.
    • LLA-T prognosi migliore RC 80% (ad eccezione di quelle CD1+ che sono estremamente sensibili ai farmaci).
    • LLA-ibride prognosi cattiva.

• Fattore citogenetico:

  • Aneuploidia prognosi sfavorevole.
  • Prognosi sfavorevole: t(9:22), t(4:11) e t(8:14).

• Rapidità di risposta al trattamento chemioterapico: sfavorevole remissione dopo 4-5 settimane

• MDR-1: resistenza alla terapia farmacologica, tipicamente associata alll’espressione di p170, che è un
fattore prognostico sfavorevole.

41
Q

Quali esiti sfavorevoli può avere la chemioterapia per la leucemia linfoblastica?

A

• Resistenza ai farmaci: ridotta utilizzazione del farmaco, aumentati livelli enzimi inattivanti il farmaco,
aumentata espressione della P170.

• Remissione parziale: riduzione della popolazione leucemica e successiva riespansione del clone
leucemico.

  • Midollo ipoplasico/aplastico: il midollo rimane ipocellulare dopo terapia per lunghi periodi con possibilità di morte per aplasia (infezioni).
  • Remissione ematologica con malattia extramidollare: midollo osseo normale dopo terapia, con persistenza di malattia in sede extramidollare.
  • Eventi avversi: impossibilità di effettuare compiutamente cicli di chemioterapia previsti.
42
Q

Cause di linfoadenopatia reattiva

A

• Virus: HBV, HCV, mononucleosi, CMV (infezione ubiquitaria), rosolia, herpes, AIDS (dà anche
piastrinopenia).

  • Batteri: streptococco, stafilococco, salmonella, micobatteri, spirochete etc. Ricordare Yersinia, Bartonella e clamidia; discorso a parte per l’infezione da Helicobacter Pylori.
  • Funghi: localizzazione di un fungo nel linfonodo o reazione con istoplasmosi.
  • Parassiti.
  • Patologie autoimmuni: soprattutto artrite reumatoide e LES
  • Patologie primitive dei linfonodi dette linfoadenopatie atipiche (sarcoidosi e malattie reattive a cause ignote non neoplastiche)

• Lesioni granulomatose, granulomi che si formano intorno a infezioni o corpo estraneo. Il morbo di
Hodgkin ad esempio è detto anche linfogranuloma di Hodgkin.

• Miscellanea: malattie endocrine quali ipertiroidismo, sarcoidosi o amiloidosi, febbre familiare
mediterranea, tesaurismosi
Un’altra causa sono le malattie linfoproliferative atipiche.

43
Q

Fattori predisponenti per il linfoma di Hodgkin

A

• Infettivi:

  • HHV6.
  • EBV

• Professionali: es. l’esposizione alla lavorazione del legno e a sostanze chimiche.

44
Q

Alterazioni molecolari coinvolte nella patogenesi del linfoma di Hodgkin

A
  • LMP1: attiva B-cell growth factor, molecole di adesione e BCL2
  • P53 e c-myc: progressione della malattia
45
Q

Quali cellule neoplastiche caratterizzano il linfoma di Hodgkin?

A
  • cellule di Reed-Sternberg
  • cellule di Hodgkin
  • cellula L and H
46
Q

Caratteristiche delle cellule di Reed-Sternberg

A
  • cellule neoplastiche giganti (polinucleate)
  • oltre il 50% del volume nucleare occupato da voluminosi nucleoli acidofili preminenti; i nucleoli più al centro del nucleo sono scuri e vescicolosi conferiscono la caratteristica immagine a occhio di civetta
  • la membrana nucleare è molto ben marcata e ben evidente e la cromatina finemente dispersa
  • membrana citoplasmatica non ben evidenziabile, con
    citoplasma chiaro debolmente acidofilo (celeste)
  • Pur essendo cellule di derivazione linfocitaria B sono CD45-, CD15+, CD30+ e CD40+
  • Si iniziano a confondere gli Ag di membrana perché possono avere marcatori B e marcatori T
47
Q

Caratteristiche delle cellule di Hodgkin

A
  • simile alla cellula di Reed-
    Sternberg
  • unico grande nucleo, nucleolo molto evidente così come la membrana nucleare
  • citoplasma chiaro, leggermente acidofilo e molto ampio.
48
Q

Caratteristiche delle cellule L and H

A
  • si trova nella forma linfocitaria variante nodulare
  • cellula grande con nucleo
    voluminoso spesso lobato
  • citoplasma meno abbondante che nelle altre cellule
  • nucleoli non così evidenti
  • membrana nucleare non così
    ben marcata come nelle altre due forme di cellule.
  • CD45+, CD15-, CD30-. Marcatori T-associati e in particolare CD20+.
49
Q

Varianti del morbo di Hodgkin

A

Linfoma di Hodgkin classico

  • prevalenza linfocitaria
  • cellularità mista
  • sclerosi nodulare
  • deplezione linfocitaria

Prevalenza linfocitaria nodulare

50
Q

Caratteristiche del morbo di Hodgkin classico a prevalenza linfocitaria

A
  • infiltrato intorno alla malattia rappresentato prevalentemente da
    linfociti
  • Non struttura a noduli, ma infiltrato a tappeto di linfociti con dentro alcune cellule RS
  • Cellule RS che esprimono marcatori tipici (CD20-, CD45-, CD30+ e CD15+).
  • Con colorazione per CD20, molte cellule dell’infiltrato linfocitario risultano colorate, mentre le tumorali restano chiare.
  • età di sviluppo generalmente più avanzata.
51
Q

Caratteristiche del morbo d Hodgkin classico a cellularità mista

A
  • granuloma vero con infiltrato variabile e pleiomorfico (plasmacellule, eosinofili, granulociti, linfociti) che sovverte il parenchima del linfonodo o dell’organo
  • popolazione neoplastica, formata da cellule RS, un po’ più prevalente.
52
Q

Caratteristiche del morbo di Hodgkin classico con sclerosi nodulare

A
  • non solo reattività del sistema immunitario, ma anche del
    sistema fibroblastico che produce una forte reazione, come se cercasse di limitare la malattia.
  • nel linfonodo o organo infiltrato si formano tralci fibrosi, dense bande di tessuto collagene sclero-ialino.
  • cellule patologiche disposte negli spazi lasciati dai tralci fibrosi: sembrano collocate in una nicchia e danno origine ad una sorta di noduli linfoidi abnormi.
  • nei noduli numerose cellule di Sternberg che mostrano un certo pleiotropismo cellulare e aree di necrosi: si può avere prevalenza linfocitaria, cellularità mista o
    deplezione linfocitaria.
  • infiltrato circostante di norma a cellularità mista: granulociti,
    plasmacellule, ma anche eosinofili.
  • forma più frequente, interessamento
    mediastinico più frequente nella sclerosi nodulare a cellularità mista, rispetto alla predominanza linfocitaria classica.
53
Q

Caratteristiche del morbo di Hodgkin classico con deplezione linfocitaria

A
  • può esordire come tale o rappresentare l’evoluzione degli istotipi precedenti
  • forma istologica più grave perché all’interno del linfonodo o dell’organo infiltrato si trovano quasi esclusivamente cellule neoplastiche (tutte Reed-Sternberg)
  • cellule infiammatorie quasi del tutto assenti; a volte vera forma sarcomatosa.
  • Dato che le cellule sono stipate, la morfologia può cambiare: non è infrequente avere una porzione a cellularità mista e un’altra a deplezione linfocitaria
54
Q

Caratteristiche del morbo di Hodgkin a prevalenza linfocitaria nodulare

A
  • cellule caratteristiche L&H; infiltrati nei linfonodi prevalentemente composti da piccoli linfociti e istiociti
    con aspetto epitelioide che si organizzano in strutture simili-follicolari
  • noduli separati da spazi dove possono essere presenti minimi tralci fibrosi o un’infiltrazione neoplastica di tipo diffuso
  • piccola, ma non per questo meno letale, componente di cellule neoplastiche LH disposte a gruppi e ai margini dei noduli.
  • cellule neoplastiche che esprimono Syk, BLNK e PLC-γ2; CD20+ (aggredibili
    con rituximab).
  • colorazione immunoperossidasica per CD3 mostra una corona di cellule T intorno alle cellule LH
  • infiltrato è polimorfo
    e non clonale: solo le cellule LH sono clonali
55
Q

Caratteristiche del linfonodo interessato da linfoma di Hodgkin

A
  • Linfonodo unico o più linfonodi.
  • Consistenza aumentata: duro, parenchimatoso
  • In genere la crescita è progressiva, quindi non risulta essere dolente né dolorabile. Può far male quando le cellule in rapida proliferazione stirano la capsula.
  • Inizialmente il linfonodo è mobile sui piani superficiali e profondi. Questa proprietà sparisce quando la capsula viene infiltrata.
  • Crescita a velocità variabile
56
Q

Segni e sintomi del linfoma di Hodgkin

A
  • Febbre: a volte nemmeno percepita dal paziente, che impara a conviverci, ben diversa da quella di origine batterica
  • Sudorazione notturna e profusa

• Perdita di peso: deve essere superiore al 10% del peso corporeo nei 6 mesi
precedenti.

• Prurito: intenso, spesso i pazienti hanno lesioni da grattamento. Talvolta si trasforma in dolore, soprattutto a livello linfonodale e in seguito all’assunzione di alcol perché le cellule RS, immature,
esprimono molta aldolasi, che metabolizza l’alcol in formaldeide e dà dolore.

57
Q

Quali esami strumentali vengono utilizzati nella diagnosi del linfoma di Hodgkin?

A

• PET: tecnica più importante per questa malattia, soprattutto
per il follow-up. Permette di vedere bene anche le infiltrazioni ossee, ma le indicazioni odierne sono
ancora di fare una biopsia ossea sulla cresta iliaca posteriore superiore. Questa malattia è intensamente PET positiva.

  • TC total body: utilizzata per sapere quanto è estesa la malattia, aspetto fondamentale per la stadiazione; molto utile anche nel follow up.
  • Ecografia: di norma non sufficiente da sola.
  • Radiografia: permette solo di vedere grandi masse, fornisce poche informazioni.
58
Q

Alterazioni visibili agli esami di laboratorio nel linfoma di Hodgkin

A

• Anemia: di tipo infiammatorio, raramente può essere emolitica, oppure anemia normocitica e
normocromica.

  • Leucocitosi accompagnata da linfopenia
  • Trombocitopenia (origine infiammatoria).
  • VES, fibrinogeno e acido urico. aumentati
  • Rame aumentato (segno aspecifico dell’infiammazione).
  • Eosinofilia: abbastanza frequente.
  • Deficit delle risposte linfocitarie (sia B che T) ai mitogeni (immunoparalisi tipica)
59
Q

Esami di laboratorio di seconda linea nella diagnosi di linfoma di Hodgkin

A
  • Attività di rilascio delle deidrogenasi.
  • Esami ematochimici completi.
  • Sedimento eritrocitario.
  • Aspirato midollare e biopsia osteomidollare.
  • Funzionalità epatica.
60
Q

Stadiazione di Ann-Arbor per il linfoma di Hodgkin

A
  1. Stadio I: localizzata solamente ad un linfonodo, ad una stazione linfonodale o ad un sito extralinfatico, più frequentemente in sede laterocervicale sinistra.
  2. Stadio II: più stazioni linfonodali dallo stesso lato del diaframma; può includere una localizzazione extralinfatica sullo stesso lato del diaframma
  3. Stadio III: coinvolgimento di regioni linfonodali su entrambi i lati del diaframma, può includere la milza o la malattia extranodale
  4. Stadio IV: diffusa malattia extranodale, infiltrazione a livello degli organi (fegato, midollo osseo, polmone, cute).
61
Q

Prognosi del linfoma di Hodgkin nei vari stadi di Ann-Arbor

A
  1. Stadio I: 70-90%
  2. Stadio II: 74-80%
  3. Stadio III: 55-60%
  4. Stadio IV: 40%
62
Q

Fattori prognostici per il linfoma di Hodgkin oltre alla stagnazione di Ann-Arbor. Cosa implicano nella sopravvivenza?

A
  • Grande massa mediastinica: sopra i 10 cm.
  • Età superiore a 50 anni.
  • VES aumentata.
  • Più di 4 sedi coinvolte indipendentemente dal lato del diaframma

> se sono presenti almeno 3 di questi, anche un linfoma ai primi stadi ha prognosi sfavorevole

63
Q

Terapia per il linfoma di Hodgkin

A

ABVD

  • Adriamicina
  • Bleomicina
  • Vinblastina
  • Dacarbazina
64
Q

Possibili condizioni promuoventi o predisponenti i linfomi non Hodgkin

A

• stimolo molto forte al sistema immunitario, causato da un’infezione virale o batterica:
—- Linfoma di Burkitt africano > infezione da virus di Epstein-Barr.
—- Linfomi in paesi dove gli abitanti sono sottoposti ad uno stimolo immunitario molto forte (malaria)
—- virus HHV-6 > linfoma angioimmunoblastico; HHV-8 > linfomi delle cavità (pleurici, peritoneali).
—- HTLV-1 > linfomi e leucemie linfatiche croniche a cellule T
—-HCV > linfomi a basso grado
(relativamente poco aggressivi).
—- Helicobacter pylori >
linfoma gastrico associato alle mucose.
—- malattia da graffio del
gatto, Yersinia, Chlamydia

  • Gli agenti chimici, i solventi organici, le radiazioni ed altri mutageni > leucemie acute mieloidi e linfoidi sia nelle displasie.
  • Alcuni farmaci, in particolare la difenilidantoina.
  • Immunodeficienze:
    • — Congenite: atassia teleangectasia, sindrome di Wiscott-Aldrich, sindrome di Bloom …
    • — Acquisite: trapianti di midollo e organi, AIDS.

• Malattie autoimmuni: LES, sindrome di Sjogren.

65
Q

Patogenesi note dei linfomi non Hodgkin

A
  • linfoma di Burkitt, ma anche in altri linfomi: traslocazione 8-14, che porta c-myc, un proto-oncogene sotto il promotore del gene delle immunoglobuline.
  • Una mutazione di c-myc superiore al 40% si ritrova anche in altri linfomi
  • linfomi follicolari: traslocazione 14-18 porta BCL-2 (anti-apoptotico) il promotore delle Ig
  • linfomi associati alle mucose: traslocazioni 11-18 ed 11-14 e coinvolgimento dei geni che codificano per le Ig.
  • linfomi mantellari: traslocazione 11-14 (diagnostica per il linfoma), che determina una iper-espressione di BCL-1 (anti-apoptotico e pro-proliferativo)
  • linfoma diffuso a grandi cellule: iper-espressione di BCL-6, spesso dovuta ad una traslocazione 3-14.
66
Q

Segni e sintomi dei linfomi non Hodgkin

A
  • linfonodi ingrossati e linfoadenopatie superficiali; linfoadenomegalia palpabile dei linfonodi profondi
  • possibile sintomatologia da compressione degli organi circostanti o patologie d’organo extranodali
  • Epatosplenomegalia palpabile
67
Q

Alterazioni agli esami di laboratorio dei linfomi non Hodgkin

A
  • anemia.
  • Aumento di LDH.
  • Aumento della beta 2 microglobulina.
  • Aumento di BCL-2 > massa linfatica aumentata
  • Valori delle Ig variabili: le Ig nei linfomi in genere abbassate, soparattutto nei linfomi indolenti; talvolta un clone linfocitario può proliferare da solo, determinando una gammopatia monoclonale.
  • Aumento della sintesi di proteine di fase acuta e aumento di acido urico.
  • Leucemizzazione: spesso i linfomi non rimangono circoscritti ai linfonodi o al midollo, ma si ha la presenza in circolo di linfociti derivanti dal linfoma
  • Infiltrazione midollare: perché il linfoma nasce dal midollo oppure perché dal linfonodo le cellule vanno verso il midollo.
68
Q

Esami strumentali utili nella diagnosi di linfoma non Hodgkin

A
  • Biopsia linfonodale sul linfonodo ingrossato + biopsia midollare (fondamentale per l’elevata frequenza di infiltrazione)
  • PET: superiore rispetto alla scintigrafia.
  • TAC: mette in evidenza la morfologia del linfoma, sempre in associazione con la PET. Deve essere effettuata con contrasto, se possibile.
  • Localizzazioni frequenti sono le tonsille palatine, le adenoidi e le tonsille linguali > visita otorinolaringoiatrica con rinoscopio a fibre ottiche.

• gastroscopia perché i linfomi, soprattutto quelli indolenti, possono localizzarsi
nello stomaco dando lesioni; in questa occasione si esegue una biopsia per ricercare H. pylori (oppure lo cerco con breath test o con una ricerca nelle feci).

69
Q

Elementi prognostici dei linfomi non Hodgkin

A
  • Età > 60 anni.
  • Stadio III o IV.
  • Livelli sierici di LDH aumentati
  • Presenza di siti extranodali (fegato, midollo, pelle) in numero maggiore di 1
  • Performance ECOG (scala utilizzata per valutare lo stato clinico di salute)
70
Q

Classificazione morfologica e citologica dei linfomi non Hodgkin

A

• Neoplasie dei precursori dei linfociti:

  • Leucemia/linfoma linfoblastica acuta a cellule B.
  • Leucemia/linfoma linfoblastica acuta a cellule T.

• Neoplasie a cellule B mature:

  • Leucemia linfatica cronica (anchelinfoma a piccoli linfociti B).
  • Leucemia prolinfocitica B (Ig di superficie).
  • Linfoma linfoplasmacitoide
  • Linfoma splenico che deriva dai linfociti B della zona marginale
  • Plasmocitoma
  • Linfoma extranodale associato alle mucose
  • Linfoma mantellare.
  • Linfoma follicolare.
  • Linfoma nasale
  • Linfoma di Burkitt
  • Linfoma a grandi cellule B di tipo diffuso.

• Neoplasie a cellule T/NK mature: forme di linfomi a cellule T di derivazione periferica, che
possono essere secondarie a virus e più o meno aggressive.

71
Q

Da quali stadi di maturazione dei linfociti B derivano i diversi linfomi non Hodgkin?

A
  1. Cellule B immature: leucemie linfoblastiche acute (ALL).
  2. Cellule naive:
    - leucemia linfatica cronica senza ipermutazione somatica
    - linfoma mantellare
  3. Cellule del centro follicolare,
    - morbo di Hodgkin classico
    - linfoma follicolare
    - linfoma di Burkitt
    - linfoma diffuso a grandi cellule
  4. Cellule già uscite dal centro germinativo:
    a. Cellule della memoria:
    • leucemia linfatica cronica a cellule B,
    • linfoma marginale splenico o nodale
    • leucemia a cellule capellute.
      b. Plasmacellule > mieloma.
72
Q

Quali sono i principali geni peculiarmente espressi nei vari tipi di linfomi?

A
  • BCL2: leucemia linfatica cronica e linfoma mantellare; linfomi diffusi a grandi cellule possono essere fortemente positivi o negativi
  • BCL6: linfomi diffusi a grandi cellule
  • CD10
  • FOXP1
73
Q

Terapie utilizzate nei vari tipi di linfomi

A
  • Lenalidomide (mielomi, linfomi ABC ma non GCB)
  • citosina arabinosamide (linfomi a cellule T)
  • R-CHOP (linfomi GCB ma non ABC, che ha una terapia più complessa

-

74
Q

Classificazione aggiornata dei linfomi non Hodgkin (sulla base dell’aggressività)

A

• Forme altamente aggressive:

  • Linfomi midollari.
  • Linfoma di Burkitt: la variante africana ha un tempo di raddoppiamento di 24 ore

• Forme aggressive (morte in qualche settimana):

  • Linfomi diffusi a grandi cellule.
  • Linfoma primitivo del mediastino (soprattutto giovani): non dà metastasi ma può manifestarsi per compressione degli organi circostanti. Risponde bene alla terapia
  • Linfoma della zona grigia: somiglia al precedente ma non risponde alla terapia

• Forme moderatamente aggressive:
- Linfoma mantellare: morfologia uguale alla leucemia linfatica cronica. Tuttavia, porta un paziente a morire nel giro di 3 anni.

• Forme indolenti (portano a morte in una decina d’anni):

  • Linfoma follicolare.
  • Leucemia linfatica cronica.
  • Linfoma marginale splenico.
  • Linfoma marginale extranodale.
  • Linfoma MALT.
75
Q

Segni e sintomi delle forme aggressive dei tumori non Hodgkin

A
  • adenomegalie superficiali e profonde, di norma non dolenti né dolorabaili e mobili sui piani superficiali e profondi (se infiltra la capsula dà aderenze, sfregamenti auscultatili e dolore)
  • possibile interessamento midollare
  • Sindrome mediastinica: tosse, affanno, alterazioni della voce,
  • possibile invasione delle sierose: versamento pleurico, pericardio o ascitico
  • possibile localizzazione testicolare
  • febbre, sudorazione, calo ponderale
  • rari: prurito, epato-splenomegalie di dimensioni importanti
76
Q

Come si esegue la diagnosi di linfoma non Hodgkin?

A
  • biopsia linfonodale o cutanea
  • rimozione del linfonodo più significativo o facilmente rimovibile per analisi
  • ecocontrastografia con riferimento al tempo di illuminazione e di diminuzione della stessa
77
Q

Sintomi dei linfomi non Hodgkin in forma non aggressiva/indolente

A
  • adenopatie, più speso superficiali
  • epato e splenomegalia progressive
  • slargamento viscerale (malattia da accumulo)
  • aspetti cutanei tipici nella micosi fungoide o nella sindrome di Sézary
  • Possibile complicanza: anemie emolitiche (crioglobulenemia) e piastrinopenia autoimmune
78
Q

Elementi prognostici da valutare nel linfoma follicolare

A
  • Età > 60 anni.
  • Stadio III o IV.
  • Numero di stazioni linfonodali coinvolte >4.
  • Livelli ematici di emoglobina: Hb <12 g/dL.
  • Livelli sierici di LDH sopra al range normale.
79
Q

Marcatori e molecole espresse nella leucemia linfatica cronica

A
  • Ig: debolmente espresse (sono meno evidenziabili mediante immunofluorescenza). Sono IgM e IgD e raramente IgA o IgG;
  • Esprimono CD19 e CD20, CD5, CD23, CD200.
  • Non esprimono CD22 né F17, poco CD25, recettore per l’IL-2
80
Q

Quali alterazioni ci permettono di fare diagnosi di leucemia linfatica cronica?

A
  • Linfocitosi, modesta o più marcata ( > 5 000/mm3, arriva a 200 000/mm3), con inversione della formula leucocitaria.
  • Allo striscio di sangue periferico sono visibili piccoli linfociti identici a quelli normali. All’esame morfologico, noto la ricchezza diombre di Gumprecht
  • L’immunofluorescenze permette di identificare la popolazione patologica: presenza di CD5, CD19/20 e Ig a bassa densità clonale
  • Crescita e tumefazioni linfonodali e splenomegalia.
  • In una piccola percentuale di persone è presente una linfocitosi monoclonale stabile detta MGUS con significato indeterminato,
81
Q

Classificazione di Rai per la leucemia linfatica cronica

A

▪ Pazienti a basso rischio: linfocitosi e infiltrazione midollare di tipo nodulare
e non diffusa; non anemia né piastrinopenia, né linfonodi ingrossati, né splenomegalia (speranza di vita di 14,5 anni).

▪ Pazienti a rischio intermedio 1: linfocitosi associata a linfoadenomegalie.

▪ Pazienti a rischio intermedio 2: presenza di splenomegalia.

▪ Pazienti ad alto rischio: compare l’anemia o la piastrinopenia, non autoimmune.

82
Q

classificazione di Binet per la leucemia linfatica cronica

A

▪ A: meno di 3 aree linfonodali interessate, prognosi fino a 14 anni di sopravvivenza.

▪ B: 3 o più aree linfonodali interessate.

▪ C: aggiunta di anemia con calo dell’Hb e/o piastrinopenia, prognosi di 2 anni e mezzo di
sopravvivenza.

83
Q

Sintomi di leucemia linfatica cronica

A
  • Perdita di peso maggiore del 10% in sei mesi.
  • ECOG performance status ridotto.
  • Febbre di 2 settimane o più senza segni di infezione.
  • Anemia e piastrinopenia (anemia infiltrativa =/= anemia emolitica, frequente complicanza)
  • Splenomegalia superiore ai 6 cm, parametro da tenere in considerazione per l’inizio del trattamento.
  • Rapido aumento dei linfociti in un periodo inferiore a 6 mesi.
  • Linfoadenomegalia progressiva: linfonodi che superano i 10 cm o linfonodi che superano i 3 cm in più di 3 stazioni linfonodali. Indica di avviare il paziente al trattamento.
84
Q

Prognosi della leucemia linfatica cronica in rapporto al cariotipo

A
  • Prognosi negativa: delezione 17p o 11q, alcune delezioni nel 13.
  • Prognosi positiva in caso di: cariotipo normale o delezione 13q.
85
Q

Quali due diversi quadri a livello cellule possono sottostare ad una leucemia linfatica cronica?

A

• 75%: linfociti con ipermutazioni somatiche e che derivano da cellule memoria già uscite dal centro germinativo.

• 25% (prognosi peggiore): l’espansione clonale riguarda linfociti senza ipermutazioni somatiche, che non sono passati attraverso il centro germinativo. Dato che non tutti i laboratori
possono analizzare le ipermutazioni somatiche, vengono caratterizzati in base all’espressione di antigeni di superficie:
▪ bassi livelli di CD38, mentre le cellule con ipermutazioni hanno un’alta espressione;
▪ Esprimono con maggior frequenza ZAP-70. Questa espressione ha valore prognostico negativo e testimonia il livello di immaturità

86
Q

Quali farmaci abbiamo a disposizione contro la leucemia linfatica cronica?

A
  • inibitori delle vie a valle del B-cell receptor
  • antiblastici
  • anticorpi monoclonali anti-CD20
  • inibitori del BCL2
  • Inibitori delle vie dei attivazione di BCL (ibrutinib): leucemie linfatiche croniche con mutazione del 17

> > > > trapianto

87
Q

Leucemia a cellule capellute: aspetti caratteristici

A
• Microscopia: linfociti con estroflessioni (per questo cellule capellute); al microscopio a contrasto di fase mostrano capacità di muoversi e inglobare
piccole particelle (come i granuli di lattice), con un’azione simil-macrofagica.
  • Marcatori ed enzimi presenti: Ig di superficie ad alta intensità (IgG) + fosfatasi acide (tartarato-resistenti), evidenziabili con citochimica.
  • Clinica:
    • Splenomegalia.
    • Leucociti bassi, con pochi linfociti, pochissimi neutrofili, pochissime piastrine e grave anemia.
    • L’analisi del midollo mostra un midollo apparentemente pieno, ricco di linfociti, con pochissime cellule normali e tante fibre.
88
Q

Marcatori che ci permettono di fare DD tra leucemia linfatica cronica, linfoma mantellare, tricoleucemia e linfoma marginale splenico

A
  • Leucemia linfatica cronica: CD19+, CD20+, CD5+ e CD23+. Ig di superficie drasticamente ridotte; FNC-7 poco espresso (alto in tutti gli altri linfomi)
  • Linfoma mantellare: CD5+, CD19+, CD20+ e CD23+/- (permette di distinguere il linfoma dalla leucemia linfatica cronica).
  • Tricoleucemia: CD20+, CD5-, CD23-, CD200+ e CD103+; CD25++ e l’annessina V ++. Importante ma non sufficiente l’analisi istologica
  • Linfoma marginale splenico: CD20+, CD19+ e CD5-. Infiltrazione midollare zonale e non diffusa (leucemia). Rispetto alla tricoleucemia mancano la mutazione di Raf e l’espressione dell’annexina e del CD103.