9) le varietà dell'italiano contemporaneo: italiano standard: Flashcards
il processo di standardizzazione di Haugen:
nessuna lingua storico-naturale nasce standard, si definisce standard solo se una delle sue varietà è riconosciuta da tutta la comunità parlante;
Processo di standardizzazione: secondo Haugen 4 fasi
1. la comunità parlante deve
selezionare una varietà di lingua o una delle lingue disponibili sul suo territorio;
2. codificazione delle forme standard, cioè la precisa definizione delle forme lessicali e ortografiche e delle strutture fonetico-fonologiche e morfosintattiche (redazione dizionari e grammatiche);
3. (implementare e) elaborare le sue funzioni: uno standard deve cioè essere adatto ai domini d’impiego più alti e quando nella varietà standard di una lingua sono scritti tutti i tipi di testi, allora quella lingua può dirsi una lingua per elaborazione;
4. standardizzazione conclusa quando tutto il corpo di regole e norme viene accettato e adoperato dall’intera comunità di parlanti.
Agenti che secondo Ammon definiscono lo standard:
- autorità normative (insegnanti, curatori di testi)
- codici linguistici (grammatiche e dizionari)
- esperti di lingua (linguisti)
- scrittori e speaker professionisti. ACES
Lingue che hanno sviluppato più varietà standard:
Lingue che, essendo nazionali in più paesi, hanno sviluppato più varietà standard: inglese, italiano
Italiano elvetico:
pronuncia delle fricative alveolari come affricate quando precedute da liquida o nasale (poltso per polso);
caratteristiche dell’italiano standard secondo le assi di variazione:
Italiano standard: caratterizzato in diafasia e diamesia come varietà di livello letterario e con un alto grado di formalità, in diastratia come varietà propria di specifici professionisti della parola.
Storia di standardizzazione dell’italiano:
- 1° codificazione nel ‘500, con leprose del Bembo (1525) viene scelta la varietà da standardizzare in una specifica varietà toscana, il fiorentino dei secc. 13° e 14°;
- nel ‘600, con il vocabolario degli Accademici della Crusca (1612), si fissa il lessico che gli scrittori devono usare nei loro testi in italiano/toscano;
- unità d’Italia del 1861 con Manzoni adozione del fiorentino parlato a quel tempo come standard per l’intera nazione ( > neostandard = forti basi fiorentine tardomedievali, con modifiche del fiorentino ottocentesco)
italiano standard vs fiorentino:
manca:
* tipica prosodia fiorentino-toscana
* la gorgia
* la fricativizzazione delle affricate palatali in posizione intervocalica
* presenza pronomi clitici soggetto…
standard vs neostandard:
nello standard c’è:
* ché con l’accento quando introduce una causale
* mantenimento di -ii come plurale delle parole in -io
* elisione delle forme clitiche (ex. ‘ci’, ‘v’…) quando seguite da vocale
* mantenimento d eufonica davanti a vocale
* predilezione per il congiuntivo in complessive
* periodo ipotetico
* volgarismi.
il caso dei pronomi tonici di 3° persona singolare:
nel 1525 lui viene confinato ai casi diversi dal soggetto, e anche con Manzoni si mantenne questa sorta di censura anche se per avvicinare i promessi sposi all’uso fiorentino trasforma molti egli in lui.
ad oggi, nel neostandard ‘lui’ è anche soggetto.