18) le varietà dell'italiano contemporaneo: italiano all'estero: Flashcards
storia e caratteristiche:
- Storia italiana: storia di emigrazione dal 1861; Usa, Argentina, Brasile;
- Tra 1945 e 1950 il governo italiano stipula accordi bilaterali con i principali paesi che
avevano bisogno di manodopera poco qualificata da impiegare soprattutto nel settore industriale; - I flussi sono cresciuti ancora dopo la crisi del 2008;
- Il repertorio linguistico osservato o ricostruito in ciascuna comunità migrante rispecchia i mutamenti sociali che hanno interessato l’italia dall’unità ad oggi;
- I migranti erano prevalentemente dialettofoni; grazie al ruolo della leva obbligatoria, delle migrazioni interne e dei mezzi di comunicazione di massa, nel corso del ‘900 la spinta verso l’italianizzazione è stata massiccia;
- Le ondate migratorie recenti rispecchiano un mutamento nel quadro sociolinguistico
italiano, legato a dinamiche di ristandardizzazione dell’italiano e alla formazione della varietà neo standard; i migranti all’estero da più tempo hanno una maggiore vicinanza al vecchio standard, mentre quelli che sono all’estero da meno mostra con più frequenza fenomeni tipici del neo standard. - l’italiano all’estero non è una varietà come le altre, perché non è una varietà in senso
stretto; si tratta piuttosto di un insieme di pratiche linguistiche che sono distanti nel tempo e nello spazio e che sono da considerare soprattutto in funzione delle specificità che caratterizzano ciascun contesto. - l’italiano all’estero è sempre inserito all’interno di pratiche plurilingui, di cui fanno
parte non solo la lingua dominante nel paese di arrivo, ma anche le molteplici risorse
linguistiche a disposizione dei migranti e dei loro discendenti; il dialetto è un elemento
che tende a perdersi in fretta nel contesto migratorio. MA eccezioni: casi in cui vi è una
prevalenza di un particolare dialetto.
Storia linguistica dell’emigrazione italiana nel mondo:
modello che prevede:
1. una fase di parallelismo fra l’Italia e le comunità emigrate, massiccia presenza del dialetto;
2. una fase di discontinuità rispetto alla dialettofonia del passato, presenza massiccia della lingua italiana;
3. fase di slittamento caratterizza soprattutto i discendenti delle prime ondate migratorie: si assiste cosi all’adozione esclusiva della lingua del paese di approdo e alla fuoriuscita dell’italiano.
esempi: veneto parlato nel sud del Brasile e piemontese parlato in Argentina:
- Caso più noto, varietà di veneto parlata nel sud del Brasile, denominata Talian: in questa regione, la grande maggioranza di immigrati veneti dialettofoni ha reso possibile la conservazione del dialetto ma anche la formazione di questa koinè a base veneta che accoglie tratti con diversa marcatezza diatopica;
- Un caso meno conosciuto, del piemontese in Argentina, nelle province di Cordoba e Santa Fe: si tratta di migrazioni rurali che hanno come destinazione piccoli centri urbani isolati e con scarso accesso alla lingua dominante;
chain migrations:
Un caso più recente è rappre dalle chain migrations, migrazioni a catena, caratterizzate dalla concentrazione di migranti provenienti da un’area geografica molto circoscritta, in un unico territorio di arrivo; ad esempio in alcune comunità italiane nel regno unito come Bletchley e Bedford, Inghilterra meridionale.
* A Bletchley, i migranti campani sono originari di due paesi del Benevento, Baselice e Colle Sannita; uso prevalente del dialetto nella conversazione quotidiana, dialetto
campano trasmesso alla seconda generazione fungendo da lingua ereditaria.
* A Bedford i migranti provengono da Montefalcione, Busso e Sant’Angelo Muxaro; qui la presenza di migranti nati in aree diverse, parlanti dialetti diversi, ha favorito i processi di
convergenza verso varietà non standard di italiano.
Tratti tipici dell’italiano all’estero:
modello proposto da Goria e Di Salvo discute
l’applicazione al quadro italo-romanzo del modello interpretativo delle Heritage
languages proposto da Benmamoun, Montrul, Polinsky, Backus individuando tre
macroclassi di fenomeni:
1. fenomeni dovuti al tipo di italiano a cui sono esposti i migranti e i loro discendenti; le produzioni dei migranti sono caratterizzate da language
attrition -> forme dell’attrito sono evidenti nel lessico quando i parlanti ricorrono a forme della lingua dominante e non ricordano l’equivalente semantico nella lingua d’origine.
2. quelli dovuti a contatto con la lingua dominante della società ma anche tra le diverse varietà dialettali parlate all’interno della comunità italiana; sia nelle comunità più
dialettofone che in quelle più italofone una delle dinamiche più perspicue è quella del
contatto con la lingua dominante.
3. innovazioni indipendenti dal contatto linguistico.
i discorsi bilingui:
La presenza di pratiche plurilingui determina a livello sincronico la presenza sistematica
di discorsi bilingui, caratterizzati sia da fenomeni di code-switching, alternanza tra due lingue dotata di valore pragmatico, e code-mixing, privi di questa funzione.
Esempio: inserzione di forme verbali in dialetto campano, costrutti fortemente marcati in diatopia, uso di stare per costruzione locativa, presenza di code-switching e code-mixing;
aspetto ricorrente è la presenza di interferenza della lingua dominante a livello sia morfosintattico sia lessicale.
- Membri della seconda generazione: bilingui simultanei; (le lingue vengono assimilate contemporaneamente)
- Membri prima generazione: bilingui sequenziali. (imparano dopo la seconda lingua)
teoria di Trudgill:
Trudgill sulle varietà inglesi come il New Zeland Englis: il lavoro dimostra che vi è una
fase di mixing, la coesistenza di tratti originari da differenti dialetti all’interno della nuova comunità; poi una fase di livellamento, dove la mescolanza originale tende a stabilizzarsi.
* Nella sistematizzazione di Kerswill il contesto migratorio favorisce il verificarsi di
mutamenti non osservabili nel contesto del paese di origine;
* Ultimo tratto: innovazioni spontanee, cioè tratti linguistici che soddisfano 3 condizioni:
1. distinguono le varietà migrate da quelle parlate all’interno dei confini nazionali, nei luoghi
d’origine dei migranti e sono classificabili come innovazioni;
2. non sono dovute al contatto con la lingua dominante della società o al livellamento interdialettale;
3. non sono il frutto dei processi di semplificazione e attrito linguistico.
Progetto Heritage Language Variation and Change in Toronto:
contiene anche dati di migranti italofoni; molti studi hanno descritto i meccanismi di
code-switching permettendoci di cogliere sia i valori pragmatici e funzionali dell’alternanza ma anche come la posizione della lingua di origine e della lingua dominante cambi attraverso le generazioni.