13) le varietà dell'italiano contemporaneo: italiano colloquiale: Flashcards
sull’italiano colloquiale:
colloquiale = sinonimo di informale, varietà di lingua della conversazione quotidiana,
scambi poco controllati tra persone che condividono un certo grado di conoscenza e
confidenza;
È una varietà diafasica (che quindi si interseca con altre varietà = un italiano colloquiale può essere marcato diatopicamente come meridionale, settentrionale, oppure scritto, parlato, colto, semicolto…): certi tratti linguistici correlati a caratteristiche della situazione in
cui avviene lo scambio comunicativo;
Vi sono produzioni tipicamente orali e messaggistica istantanea;
- Berruto: sorta di super-registro che include in se registri poco formali e altri più trascurati
- Porzione inferiore dell’asse diafasico: scambi bassi e informali
Italiano colloquiale e popolare costituiscono il nucleo principale del sub standard;
Vi è poi una presenza consistente di costruzioni linguistiche che si discostano dallo standard di
riferimento e sono considerate substandard;
Qui emergono costruzioni che possono salire fino a diffondersi nell’ita neo standard;
modello di Halliday:
Modello di Halliday per dare conto dei diversi parametri che bisogna considerare per
analizzare le caratteristiche delle diverse situazioni comunicative —>
* tenore: riguarda il tipo di relazione che intercorre tra i parlanti coinvolti nell’interazione;
* Carattere degli scambi: i parlanti agiscono non in base al loro status ma come individui; si tratta delle interazioni personali; > il campo, cioè l’attività.
Relazione tra italiano colloquiale e le altre dimensioni di variazione (diastratica, diatopica e diamesica):
1° questione:
riguarda il rapporto tra italiano colloquiale e italiano popolare e la dimensione diastratica: queste due varietà presentano un’area di sovrapposizione, costituita da stessi tratti linguistici (ex. reduplicazione pronominale);
I.C: varietà diafasica e non presenta correlazioni con la caratterizzazione sociale dei parlanti, registro piuttosto basso che alterna negli usi dei
parlanti con altri registri in base alle caratteristiche della situazione comunicativa;
I.P: varietà tipica di strati sociali bassi della popolazione.
2° questione:
legata alla caratterizzazione diabetica dell’I.C: manifestazione più frequente nell’oralità, tuttavia può emergere in forma scritta in produzioni non controllate tipiche dei contesti informali.
Esempio: scambio dialogico tra studentessa e professore universitario —> contesto molto
formale, sintassi semplice e poco articolata, giustapposizione con ripetizione del sintagma
nominale, cambi di progettazione e autocorrezioni, ricorso a segnali discorsivi, filler e
allungamenti vocalici, presenza di sovrapposizioni;
Tratti tipici di interazioni con alto grado di formalità: costruzioni impersonali o passive,
elementi lessicali specialistici, presenza varianti lessicali più formali;
Esempio: intervista semistrutturata registrata a Bologna —> scambio tra pari in cui i
parlanti discutono delle soluzioni abitative offerte dalla città (> coinvolgimento emotivo):
forte > frammentarietà della sintassi, > frequente cambio di argomento con rimandi e riferimenti noti agli interlocutori; aspetti tipici del parlato: sovrapposizioni, allungamenti,
false partenze, autocorrezioni, cambi di progettazione, segnali discorsivi, volgarissimi,
verbi pronominali a doppio critico, locuzioni fisse, costruzioni marcate (dislocazioni a
sinistra, frase scissa negativa, un caso di tema sospeso).
3° dimensione di variazione, la diatopia;
il rapporto tra I.C e variazione diatopica
sembra meno problematico, infatti si pone l’accento su tratti panitaliani.
- Colloquialismi lessicali—> è andata: è passata; Bordello: confusione;
- Fraseologismi con ‘dare’ (dare una mano, dare i numeri) e con ‘fare’ (far su, far finta, farsi);
- ‘Male’ con significato peggiorativo (ubriacarsi male);
- Fraseologici con prendere (prendersi male, essere presi);
- Starci nella locuzione fissa ci sta per dire è accettabile;
-
Segnali discorsivi: ‘tra parentesi’ come marcatore digressivo o come topic shifter; e(h)
niente per marcare la progressione del topic e per segnalare la presa di turno e reintrodurre
un topic nella conversazione. -
Costruzioni morfosintattiche che si discostano dallo standard: impiego di aggettivi con
valore avverbiale( medio e mezzo con significato attenuativo); - Verbi col doppio pronome (farcela, fregarsene);
- Diverse perifrasi verbali che veicolano significati relativi all’aspetto o all’azione del verbo
(prendere e + V con valore incoativo es. prende e se ne va); - Strategie di subordinazione: 1) che sovraesteso come introduttore di subordinate che nell’italiano standard avrebbero più spesso congiunzioni subordinanti semanticamente più precise; 2) strategie di relativizzazione che si realizzano nell’italiano colloquiale con
diverse costruzioni escluse nello standard. - Frase scissa negativa ‘non è che’: intonazione sospesa o seguita da puntini di sospensione e in autonomia