6) sociologia delle lingue: Flashcards
cos’è la sociologia delle lingue:
Si occupa principalmente di indagare la posizione sociale delle lingue, principalmente osservandone status e funzione.
Lo status si riferisce agli usi cui una lingua può adempiere in una certa comunità (definito principalmente dalla legislatura).
La funzione agli usi cui effettivamente adempie.
L’italiano è la lingua nazionale italiana, e per questo funzione e status si sovrappongono.
Ex. il gaelico irlandese.
In Irlanda ci sono 2 lingue nazionali:
* l’inglese
* il gaelico irlandese
Il gaelico quindi è una lingua nazionale e viene quindi insegnato a scuola fino a un certo grado, le leggi sono scritte in quella lingua, per ogni indicazione vi è la scritta in gaelico.
Tuttavia, solo il 4% degli irlandesi parla l’irlandese, e sono poche le zone in cui è la L1.
gli ‘attributi’ delle lingue:
Per ottenere un certo status, la lingua deve avere determinate caratteristiche, dette attributi che hanno a che fare con:
1. la diffusione geografica (più la lingua è diffusa in una nazione, più aumenta il suo status)
2. i sistemi sociali e le istituzioni di riferimento
3. lo status giuridico e legale di quella lingua
Gli attributi consentono di individuare diversi tipi funzionali di lingua.
alcuni tipi funzionali:
- lingua pluricentrica: lingua che è lingua nazionale in più nazioni e che ha sviluppato varietà standard in parte diverse da nazione a nazione (ex. l’italiano, che in Svizzera ha sviluppato termini che in italiano esistono, ma hanno un altro significato. Oppure nascono parole in Svizzera ma che non si usano in italiano)
- lingua di lavoro: lingua usata in ambito ufficiale presso un determinato ente o una data organizzazione internazionale (6 nell’ONU: arabo, cinese, inglese, francese, russo, spagnolo) > scopo con cui era nato l’esperanto.
- lingua internazionale: adibita alla comunicazione fra Stati o istituzioni internazionali (oggi: l’inglese).
- lingua nazionale: lingua che è espressione di senso di appartenenza e di indentificazione nazionale della comunità che la usa (lingua come simbolo di una nazione, tipico ottocentesco)
- lingue (ufficiali) regionali: lingue ufficiali soltanto in alcune regioni o in alcuni territori di uno Stato (il basco in Spagna)
- lingue minoritarie: lingua usata da una comunità di parlanti che si trovi in una situazione di minoranza demografica all’interno di uno Stato.
- lingue vernacolari: lingua parlata in un paese da gruppi di parlanti nativi
- lingua franca: una lingua usata per la comunicazione di gruppi di parlanti nativi (cioè i parlanti di una lingua come L1) di lingue diverse (anche ‘lingue veicolare’ ; ex. le lingue del culto religioso come l’arabo per l’islam, il latino per il cattolicesimo etc.)
- lingue per elaborazione (ausbau-sprachen): lingua in grado di soddisfare tutte le esigenze legate ad attività socio-culturali o tecnico-scientifiche.
- lingue per distanziamento (abstand-sprachen): lingue che, in relazione ad un’altra, presentano caratteristiche tali da non poterla assimilare all’altra e non poterla quindi considerare un dialetto dal punto di vista teorico.
Possono esistere lingue con alto grado di Ausbau ma basso grado di Abstand rispetto alle altre varietà vicine. Un esempio è la relazione che lega tedesco e olandese: entrambe Ausbausprachen sono altamente intelligibili reciprocamente, quindi hanno basso grado di Abstand. Lo stesso vale per danese e svedese.
Il grado di Abstand tra emiliano-romagnolo e italiano è più alto o comunque simile a quello che lega italiano e francese, ma l’emiliano- romagnolo non gode di un alto grado di Ausbau.
cos’è una lingua pianificata:
lingua pianificata: lingua prima scritta e poi parlata (contrario delle lingue storico-naturali).
anche l’italiano standard ha un grado di pianificazione (ex. ciò che ha fatto Bembo). Esiste dunque un continuum dalle lingue pianificate alle lingue storico naturali più pure (quelle con meno pianificazione, come l’emiliano romagnolo).
il ‘dialetto’:
In relazione con lingua standard c’è la nozione di dialetto, un sistema linguistico subordinato a una lingua standard con cui è strettamente imparentato, in confronto alla quale ha minor diffusione areale (e demografica).
Ha storia (linguistica e non) e strutture linguistiche diverse dallo standard.
Plurali femminili:
Italiano morf. sostitutivi (donna/donne)
Lombardo morf. sottrattivo (dona/don)
Em.-Rom. sottrattivo per i sostantivi non mobili; sostitutivo per quelli mobili (gata/gati)
dove
sostantivo mobile = sost. che ha la stessa radice per maschile e femminile (ex. gatto/gatta).
re/regina, uomo/donna > sost. non mobile
Siamo in genere abituati a chiamare, nella vita di tutti i giorni ma anche in sociolinguistica, dialetto i dialetti primari d’Italia: varietà sorelle della lingua standard, con una comune origine – la madre, il latino – dalla quale si sono poi differenziate ciascuna parallelamente, già esistenti prima che lo standard fosse promosso a standard (bolognese, napoletano…).
Le varietà che si sviluppano dalla lingua comune si chiamano invece dialetti secondari; dialetti terziari quelli che si sviluppano dalla diffusione della lingua standard (questa distinzione è impervia). Nell’ambito della penisola italiana, sarebbero dialetti secondari e terziari gli italiani regionali.
dialetto secondario: varietà che si sviluppa da una lingua comune; in italia è difficile perchè la lingua comune è la lingua standard, e il processo di standardizzazione è molto lungo e diviso un po’ in 2 momenti, le due questioni della lingua (solo con la seconda si è di fronte alla lingua standard, poichè solo nella seconda vi era anche una sola nazione).
la griglia di Kloss:
E’ una griglia a 9 gradini, il più basso è 1 e il più alto è 9; i gradini ci dicono quanto è elaborata una varietà (quanto è ausbau una sprache).
Tale griglia si basa su argomenti (nel blu) e su gradi di istruzione.
Per avere anche un minimo grado di ausbau deve esserci un modo, condiviso o no (ma meglio se condivisa), di scrivere quella varietà (se la varietà non è mai stata scritta e non c’è quindi mai niente di pubblicato, essa non corrisponde nemmeno al gradino 1 dell’elaborazione).
Occorre cioè che si sia compiuto un percorso verso la standardizzazione, che avviene di solito lungo quattro fasi:
1. Selezione (di una varietà o di un approccio polinomico)
2. Codificazione (delle norme)
3. Implementazione (cioè diffusione e accettazione della norma)
4. Elaborazione (delle funzioni e dei domini di impiego della norma) SCIES
5. standardizzazione vera e propria
dove le prime 2 fasi sono fatte dai parlanti, mentre la terza fase (implementazione): eminentemente politica (ex. l’Emilia Romagna sovvenziona solo i libri scritti in emiliano romagnolo scritti in grafia polinomica, che quindi si rafforza).
cultura generale = scienze non dure (scienze dure = quelle della 3° colonna).
i requisiti della varietà standard: SEV:
La standardizzazione è il processo mediante il quale una varietà diventa standard; tale processo è strettamente legato all’elaborazione della varietà, cioè il grado di utilizzabilità di quella varietà in più campi possibili.
Oltre all’elaborazione e alla standardizzazione (cui requisito obbligatorio è che tale lingua possieda una scrittura, e quindi un sistema di realizzazione grafica ei testi), è importante anche la vitalità di una lingua.
- La vitalità esterna (sociolinguistica) ha a che fare con gli usi della lingua nella società (particolarmente importante la trasmsissione intergenerazionale).
- La vitalità interna ha a che fare con il mantenimento delle caratteristiche strutturali e semantico-lessicali della lingua.
Si può arrivare ad avere una lingua minacciata, o in pericolo di estinzione, o - infine - morta.
Parametri di vitalità:
1. trasmissione intergenerazionale
2. numero assoluto di parlanti
3. proporzione di parlanti rispetto alla popolazione totale della comunità
4. perdita di domini d’impiego
5. uso di nuovi domini e nuovi media
6. materiali per l’educazione linguistica e l’alfabetizzazione
7. atteggiamenti e politiche linguistiche delle istituzioni
8. atteggiamenti dei parlanti nei confronti della loro lingua
9. ammontare e qualità della documentazione sulla lingua
l’eteroglossia:
eteroglossia: comunità che parla un’altra cosa rispetto alla lingua maggioritaria in un luogo > le lingue minoritarie
eteroglossia interna: comunità che parla un’altra cosa rispetto alla lingua maggioritaria in un luogo, ma una cosa che non viene da un altro luogo (ex. lo sloveno è un’eteroglossia esterna, mentre il tabarchino è un’eteroglossia interna, poiché viene nel sardo, che è lingua protetta).
le lingue minoritarie:
Le minoranze linguistiche (o comunità alloglotte) sono quelle comunità di parlanti che praticano una lingua minoritaria (=/= dalle lingue di immigrazione). L’Italia, sul suo territorio, ne riconosce 12 con la legge 482/1999:
Tedesco e dialetti tedeschi (walser, mòcheni, cimbri ecc.); francese; sloveno; ladino; friulano; francoprovenzale; occitano; catalano; sardo; croato; grico e grecanico; albanese.
Ma sarebbero lingue minoritarie anche i dialetti zingari o molti dialetti d’Italia. Vi sono inoltre eteroglossie interne (non riconosciute): il tabarchino a Calasetta e a Carloforte; i dialetti gallo-italici del Sud, ecc.
diaglossia:
Nella maggior parte dei casi, in Europa la situazione sociolinguisitica può essere chiamata situazione diaglossica. Ovvero esistono lingue/varietà diverse che conservano ruoli sociali differenti e gerarchizzati.
frecce = esistono fenomeni di convergenza o advenrgenza fra le varietà in gioco, in particolare, da ‘base dialects’ c’è una freccia che va in su e da standard una che va in giù (> l’italiano standard tende ad avvicinarsi e a prendere in sé dei tratti tipici degli italiani regionali, e i dialetti rurali (delle precise cittadine)
convergenza: si ha quando le due varietà coinvolte si avvicinano reciprocamente
l’italiano standard tende ad avvicinarsi e a prendere in sé dei tratti tipici degli italiani regionali
advergenza: solo una varietà si avvicina all’altra, non anche l’altra (ex. se solo i dialetti si avvicinassero allo standard, ma non il contrario).
Nel cono dello schema (> la situazione in Europa) osserviamo solo fenomeni di convergenza.
- regionaletti: la koinè della regione (dialetti usati non solo nel punto preciso come i dialetti rurali, ma in tutta la regione). Per la situazione italiana, la koinè è la stessa cosa del regioletto (la koinè del greco antico ad esempio non c’entra nulla con la Grecia di oggi).
- regional standards: italiani regionali (ex. quello che parla il prof è italiano, regionale piemontese, il modo in cui pronuncia in modo diverso di parole, alcuni termini).
‘copertura’:
con ‘copertura’ si intende il fatto che una lingua (minoritaria), nel territorio in cui è parlata, abbia una lingua strettamente imparentata con essa quale lingua di cultura e modello normativo di riferimento; in altre parole, che abbia ‘sopra di sè’, in quel territorio, una lingua ad essa strettamente imparentata che sia usata nella scuola e nell’amministrazione statale.
La lingua sovraordinata è detta ‘lingua tetto’.
la lingua tetto:
Una determinata lingua minoritaria può avere come lingua di cultura una lingua sovraordinata e imparentata che si prende a modello (ex. il francese della valle d’aosta ha chiaramente una lingua di cultura imparentata, il francese standard.)
Se le lingue parlate in italia, come il griko, non hanno l’italiano come lingua standard sovraordinata, sono dette ‘lingue senza tetto’ (i dialetti italiani sono invece ‘con tetto’, poiché hanno l’italiano come modello di riferimento. ex. il sardo).
Si può parlare di lingua tetto solo se la copertura è sia su base socioculturale sia su base linguistica; ovvero, se la lingua socialmente e culturalmente dominante in un certo territorio è in relazione di stretta parentela genealogica con la lingua subordinata.
Vi sono ovviamente estensioni del concetto.
Nel caso di lingue minoritarie, è frequente che la copertura sia su base esclusivamente socioculturale.
tipologia dei repertori linguistici:
Repertorio: l’insieme di lingue (e delle varietà di queste lingue) disponibili a una certa comunità linguistica.
Appurato che il monolinguismo è una condizione quasi solo astratta, nel mondo si rilevano per lo più repertori plurilingui (bilingui o multilingui). Si può considerare il repertorio individuale, ma anche il repertorio sociale.
Se la regione intorno a Parigi può essere monolingue, sono plurilingui i repertori italiano e tedesco.
Repertori più complessi, sovraccarichi, si osservano invece in Camerun (Africa centrale) (con la presenza sul territorio della nazione di 14 lingue nazionali, 9 veicolari e 150 lingue indigene tribali) ma anche a Issime (con la compresenza di italiano, francese, walser, piemontese e francoprovenzale).
Le lingue dei repertori plurilingui non sono però sullo stesso piano quanto agli ambiti d’uso (detti anche domini). Alcune lingue sono obbligatoriamente o preferenzialmente usate per i domini alti, altre vengono destinate agli usi medi o bassi.
Molti repertori presentano una stratificazione delle lingue per diversi livelli sociali, determinati dal prestigio di cui la lingua fruisce.
A = gradino riservato alle lingue degli usi alti
B = gradino riservato alle lingue degli usi bassi
Un repertorio può poi essere comunitario o individuale.
tipologia dei repertori linguistici: tipi di repertori bilingui:
Tipi di bilinguismo (tipi di repertori bilingui, in cui vi è compresenza di 2 o più lingue):
* endogeno (o endocomunitario) > quando la compresenza di più lingue è dovuta alla tradizione
* esogeno (o esocomunitario) > quando la compresenza di più lingue nella comunità è dovuta alle immigrazioni
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* monocomunitario(ex. Valle d’Aosta, Lussemburgo) > bilinguismo che si osserva in quelle comunità che hanno in media 2 lingue a persona
* bicomunitario (Alto Adige)> bilinguismo che si osserva in quei luoghi in cui sono presenti 2 comunità, una che parla come lingua madre il tedesco e l’altra che parla l’italiano.
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* bilinguismo di diritto > quello scritto nella legge (ex. in Svizzera, in Irlanda)
* bilinguismo di fatto > quello osservato in Italia, con i dialetti italo-romanzi.
E’ bilinguismo di diritto osservando però solo la Sardegna, poiché il sardo è nella legge 4182 (?).
il bilinguismo di diritto solitamente implica quello di fatto, ma non viceversa
tipologia dei repertori linguistii: tipi funzionali di repertorio:
- Nel bilinguismo sociale vi sono due lingue (per elaborazione e per distanziamento) non differenziate funzionalmente, NON gerarchizzate in alcun modo
ex.
Montreal
A. francese/inlgese
B. francese/inglese
le lingue sono equipollenti (per questo nessuna ha la maiuscola), non sono gerarchizzate in domini bassi e alti. - Nella diglossia (!! = diverso da ‘diaglossia’) le due lingue presenti sul territorio sono relativamente lontane sul piano strutturale (sono Abstandsprachen), ma solo 1 è Ausbausprache. Solo quest’ultima ha prestigiosa tradizione letteraria, viene appresa durante la scolarizzazione (e quindi non durante la socializzazione primaria), usata esclusivamente nel parlato formale, con l’altra relegata agli usi informali.
ex.
Sardegna
A. italiano (standard)
B. sardo (Almeno fino a inizio ‘900)
ex. 2
Svizzera tedesca
A. tedesco standard
B. Schwyzertütsch - Nella dilalia pur essendo indubbia la differenziazione delle lingue in gioco la varietà alta può essere usata senza problemi anche nella conversazione informale
Emilia Romagna
A. italiano (standard)
B. italiano/emiliano-romagnolo - nel bidialettismo (polidialettismo o dialettia sociale) coesistono del repertorio due varietà della stessa lingua (non due lingue diverse).
Possono essere impiegate anche negli stessi domini pur essendo gerarchizzate (al contrario del bilinguismo sociale), con la varietà bassa generalmente usata nella conversazione ordinaria, senza essere soggetta a tentativi di promozione a varietà alta.
ex.
Toscana
A. italiano standard/toscano
B. italiano standard/TOSCANO
ex. 2
Inghilterra
A. inglese oxfordiano, varietà locale di inglese
B. inglese oxfordiano, varietà locale di inglese - Nella diacrolettìa si ha un repertorio simile alla dilalia, con la varietà alta e quella bassa usate insieme solo negli usi alti, e la varietà locale che resta la lingua più appropriata per gli usi informali.
ex.
Galizia
A. spagnolo e galiziano
B. galiziano
le variabili:
Qualunque fattore dotato di rilevanza sociale e qualunque variabile sociale possono riflettersi sulla lingua.
Le variabili sociali non vanno confuse con la nozione di variabile sociolinguistica come unità minima della variazione.
Le principal variabili sociali sono:
1. la stratificazione sociale
2. appartenenza di gruppo sociale
3. età
4. sesso e genere
5. collocazione spaziale
6. luogo di abitazione e provenienza.
E’ diventato un potenziale fattore di differenze linguistiche anche il fatto di essere utenti del web, a sua volta interconnesso con molte delle variabili sociali indipendenti che esamineremo.