PANGEA Flashcards

1
Q

Cosa è Pangea

A

Nasce nel 2002 come Onlus ed è una organizzazione indipendente che lavora e agisce per far
rispettare e sviluppare i diritti umani in Italia e nel mondo. Si è sempre impegnata per l’avanzamento
dei diritti delle Donne e della Pace nel mondo al fine di promuovere donne che provengono da zone
di conflitto a crescere nel loro attivismo per le altre donne e per promuovere la Pace e la sicurezza
nei loro Paesi. Inoltre, Pangea lavora per il sostegno delle donne nelle zone di conflitto, per sostenere
il loro processo di empowerment e di uscita anche dalla condizione di vittime di violenza che
purtroppo aumenta nei momenti di conflitto.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
2
Q

PARTE 1 - la risoluzione 1325

A

Parte 1
La risoluzione 1325 approvata il 31 ottobre 2000 riconosce il ruolo delle donne prima e dopo i conflitti.
* effetto sproporzionato dei conflitti sulle donne
* il coinvolgimento delle donne è fondamentale per prevenire, risolvere e nel processo di pace
* adottare misure speciali per proteggere le donne da forme di violenza - fornisce una
piattaforma per la società civile per chiedere responsabilità ai propri governi
Introduzione
È più facile includere ed ascoltare donne che appartengono a una élite ben formata rispetto a coloro
che vengono da percorsi impervi. Purtroppo, le donne delle élite non sempre hanno un interesse
attivo.
L’aumento delle migrazioni e linguaggi d’odio hanno reso più difficoltosa l’applicazione della
risoluzione ONU.
Gli stati devono prioritariamente: prevenire e contrastare le violazioni più basiche della vita e dei
diritti umani, come il diritto all’integrità psico fisica e facilitare i percorsi di mediazione e integrazione
interculturale.
Le donne devono assumere una prospettiva di genere interculturale, favorire l’incontro tra donne
diverse per raggiungere gli obiettivi comuni di tutela dei diritti umani e del conseguimento della
risoluzione 1325.
Il collegamento della risoluzione 1325 e seguenti con il quadro normativo onusiano (RELATIVO O APPARTENENTE ALL’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE) dei diritti
umani è fondamentale essere accolte da persone sensibili e formate ad una accoglienza
interculturale di genere, ovvero non neutra, perché il portato di una donna differisce da quella di un
uomo. Inoltre, dovrebbero avere anche la possibilità di conoscere la cultura del Paese ospitante, i
servizi di cui dispone, diritti e doveri.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
3
Q

Quali sono i temi emergenti dell’agenda Donne Pace e Sicurezza?

A

I temi emergenti dell’agenda Donne Pace e Sicurezza
* Tratta di esseri umani
* Estremismo violento e terrorismo
* Aumento del numero di rifugiati e di sfollati interni
* L’impatto del cambiamento climatico
* Pandemie sanitarie
* Importante impegno di uomini e ragazzi
La sorellanza per la Pace, reti di solidarietà nel mondo delle donne passando dai bisogni e le
aspirazioni quotidiane ai documenti internazionali che dovrebbero tutelarli
Donne vittime possono diventare soggetti attivi, grazie soprattutto al loro portato di esperienze. Allo
stesso tempo lo stato deve coinvolgere e deve limitare il suo contributo ai conflitti, limitando cioè la
vendita di armi. Dare strumenti di formazione e inclusione alle donne.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
4
Q

Cosa chiede Pangea?

A
  1. Lo sviluppo di servizi per i/le richiedenti asilo, che offrano un supporto sensibile al genere di
    appartenenza e che soddisfino le loro particolari esigenze.
  2. Formazione sulle cause e le conseguenze della violenza basata sul genere in un’ottica
    interculturale e sul traffico delle persone e lo sfruttamento sessuale e lavorativo a:
  3. operatori dell’accoglienza
  4. richiedenti asilo e rifugiati
  5. operatori sanitari
  6. L’attuazione dell’art. 60 della Convenzione di Istanbul, in particolare favorire in tutta Italia la
    possibilità di fare richiesta d’asilo a causa della violenza basata sul genere subita per
    determinare lo status di rifugiata.
  7. L’attuazione dell’art. 61: obbligo di rispettare il principio di non-respingimento delle vittime di
    violenza basata sul genere che potrebbero essere oggetto di persecuzione in caso di
    rimpatrio.
  8. Un intervento incisivo che prevenga i discorsi e i linguaggi dell’odio, che colpiscono
    sproporzionatamente le donne.
  9. Fare valutazioni complete e trasparenti dell’impatto che l’abuso di armi leggere e di piccolo
    calibro, che l’Italia esporta, ha sulle donne.
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
5
Q

Mappatura dei servizi di accoglienza per donne rifugiate e richiedenti asilo
COSA È LO SPRAR E QUALE METODOLOGIA

A

Mappatura dei servizi di accoglienza per donne rifugiate e richiedenti asilo, le migliori
pratiche e i bisogni formativi degli e delle operatrici nella regione Toscana (nb. segue in Parte
2)
Cos’è uno SPRAR, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati
Premessa alla ricerca: uno sguardo d’insieme
Il presente lavoro di mappatura mira a fornire dei dati e degli strumenti di analisi su come donne
rifugiate e richiedenti asilo vengono accolte nel nostro paese, sulla capacità degli operatori del
sistema di accoglienza di coglierne le vulnerabilità e supportarle nel modo migliore. La ricerca mira
al raggiungimento di una raccolta dati disaggregata per genere sul sistema Sprar. Perché la
Toscana: da sempre una regione più sensibile ai temi dell’immigrazione, negli ultimi anni ha
registrato cambiamenti nelle amministrazioni comunali che si ripercuotono sull’offerta di servizi ai
rifugiati e richiedenti asilo (che sono peggiorati). Dato che non è la prima regione per numero di
accolti permette uno studio in profondità.
Metodologia
Interviste quantitative per la raccolta dati rispetto agli Sprar (quante donne). Interviste qualitative a
operatori per individuare le problematiche interne. Studio guarda solo a Sprar con maggioranza di
donne perché le cooperative che li gestiscono ne gestiscono anche con presenza di maschi e perché
in quelli dove ci sono solo le donne si manifestano i problemi con più forza.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
6
Q

Parte 2
Contesto e quadro normativo

A

L’Italia ha registrato un incremento nei flussi migratori via mare dal 2011 al 2017, dovuto alle
primavere arabe e alla situazione di incertezza nel Nord Africa, oltre che alla crisi siriana. Dall’estate
del 2017 in poi, a seguito degli accordi tra l’allora Ministro degli Interni Minniti con la Libia, si è
verificata una diminuzione degli arrivi in Italia che continua tuttora.
Il numero dei posti nel sistema Sprar appare ancora inadeguato alla richiesta Nel 2016 solo il 15%
dei richiedenti asilo in Italia era riuscito ad accedere al sistema Sprar.
Il Decreto Sicurezza (Decreto Legge n.113/2018) ha modificato il sistema Sprar, trasformandolo in
Siproimi- Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non
accompagnati. L’articolo 12 del Decreto Sicurezza è quello che di fatto ridisegna il sistema di
protezione
per richiedenti asilo e rifugiati. Con la nuova legge, i Comuni potranno accogliere solo minori non
accompagnati e titolari di protezione internazionale, cui si affiancano i titolari di permesso di
soggiorno “speciali” per motivi umanitari. I richiedenti asilo che già stanno beneficiando dello Sprar
potranno usufruirne fino alla scadenza del progetto in corso, già finanziato. Gli altri potranno essere
accolti solamente nei CAS, oltre che nella prima accoglienza. Ad oggi, oltre il 70% delle persone che
hanno presentato la richiesta di protezione è ancora ospitato nei CAS. I rapporti tra i due circuiti
sono importanti e i cambiamenti al sistema dei CAS introdotti dal Decreto Sicurezza hanno avuto
conseguenze anche sul sistema Sprar.
Un’altra importante conseguenza del Decreto Sicurezza sull’accoglienza nel sistema Sprar è stata
l’abolizione della protezione umanitaria che è stata sostituita dalla “protezione speciale” per motivi
poco prevedibili che rientrano nello status di rifugiato e nella protezione sussidiaria, permesso che
comunque non dà diritto all’accoglienza. Il permesso per casi speciali lascia prive di tutele le donne
con bambini che hanno subito torture e detenzione in Libia, oltre a chi non vedrebbe garantita la
propria dignità umana nei propri paesi di origine. Ciò implica lasciare fuori dall’accoglienza una
grande fetta di popolazione migrante e spingerla nella clandestinità e nella marginalità sociale. I
detentori di protezione umanitaria rappresentano infatti il 30% delle presenze all’interno del sistema
di accoglienza italiano e il 42,5% di quelle nei progetti Sprar, cifra che rende l’idea dello
stravolgimento operato dal Decreto Sicurezza.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
7
Q

Le donne nel sistema Sprar

A

Le donne rappresentano il 52% della popolazione straniera residente in Italia e il 13,3% delle
persone che arrivano sulle nostre coste. La presenza delle donne nel sistema Sprar è andata
aumentando dal 2016. Gli attori dell’accoglienza e dei servizi anti-tratta descrivono l’aumento
dell’utenza nigeriana femminile un flusso ormai inarrestabile. Le donne che vengono inserite nei
progetti di accoglienza Sprar sono giovanissime. (solo il 5,1% aveva più di 40 anni).
L’alta incidenza di richiedenti asilo e permessi per protezione umanitaria tra le donne, risultano di
estrema importanza se si considera che il Decreto Sicurezza elimina il permesso di soggiorno per
motivi umanitari, oltre ad escludere dalla seconda accoglienza e richiedenti asilo. Il permesso per
“casi speciali”, che per molte donne ha sostituito quello umanitario, ha durata di un solo anno e
permette l’accesso ai servizi assistenziali, allo studio o al lavoro subordinato e autonomo, fatti salvi
i requisiti minimi di età.
Alla scadenza, questo permesso di soggiorno può essere solamente convertito in permesso di
soggiorno per motivi di lavoro, sia subordinato che autonomo, o per motivi di studio, ma non può
essere rinnovato.
Per le donne vittime di tratta risulta ancora più problematico. Sebbene il loro status sia regolato
dall’articolo 18 comma 3 bis D.Lgs. 286/98, la crescita esponenziale delle donne vittime di tratta in
arrivo in Italia, ha fatto sì che molte di loro si inseriscono nel flusso dei richiedenti asilo e protezione
internazionale, con un conseguente intersecarsi dei due fenomeni.
Molte di queste donne avevano quindi potuto usufruire della protezione umanitaria, che, a differenza
del permesso per casi speciali, aveva durata variabile dai sei mesi ai due anni e poteva essere poi
rinnovato. In seguito al Decreto Sicurezza, molte giovani donne vittime di tratta, detentrici della
protezione umanitaria, non avevano più diritto a rimanere nei CAS e ad accedere al sistema Sprar.
Infine, la riduzione del tempo di permanenza nei progetti Sprar da un anno a sei mesi ha
ulteriormente indebolito la possibilità di potersi integrare nella società italiana con gli strumenti
necessari e la capacità di poter vivere autonomamente in un sistema sempre più discriminante.
(multipla discriminazione per il fatto di essere donne, migranti e povere. Per le donne nigeriane si
aggiunge inoltre lo stigma della prostituzione.)

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
8
Q

Mappatura della seconda accoglienza in Toscana

A

La seconda accoglienza in Toscana ha mostrato un sistema di gestione molto complicato per chi vi
si approccia per la prima volta. Difficile capire chi sia l’ente e la persona responsabile per ogni
progetto, con la conseguenza che
l’individuazione dei vari responsabili e i relativi contatti ha rappresentato una parte consistente della
prima parte della ricerca. Vi è scarsa presenza di donne nei progetti Sprar, solamente 17 progetti
accolgono donne e un solo progetto è esclusivamente riservato a donne.
L’accoglienza delle donne è molto più impegnativa rispetto a quella degli uomini singoli, sia nella
fase della permanenza nello Sprar sia per quella successiva di inserimento lavorativo. Soprattutto
per i nuclei familiari, l’ente locale è cosciente che dovrà fornire una serie di servizi quali asili nido,
assistenza sociale, assistenza medica e case popolari in una fase successiva, che non sono
necessari nel caso di uomini singoli. Si registrano tuttavia alcuni casi in controtendenza. Emerge
quindi una prima differenza tra comuni popolosi con servizi sovraccarichi e comuni piccoli con una
popolazione in calo. Le donne ospitate negli Sprar quelle nigeriane rappresentano il 41,5% del totale,
in prevalenza provenienti dalla tratta.
In generale, tutti gli operatori sono d’accordo che l’abolizione della protezione umanitaria ha creato
molto disagio sociale e aumentato la clandestinità, considerando che chi non ha il permesso di
soggiorno non ha neanche accesso ad un dormitorio, e finisce dunque a dormire per strada.
L’incertezza e il senso di precarietà degli operatori/operatrici riguardano anche la potenziale perdita
del loro posto di lavoro. La riduzione dei posti di lavoro è già un dato di fatto per quelle cooperative
che gestiscono anche i CAS, la cui chiusura annunciata continua ad essere rimandata.
Inoltre, la situazione socio-politica del paese rende l’integrazione dei beneficiari sempre più difficile.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
9
Q

Problematiche delle donne beneficiarie

A

La maggioranza delle donne accolte negli Sprar visitati proviene dalla Nigeria, presentano tutte
violenza stratificata e elementi molto simili tra loro. La riduzione del tempo di permanenza negli Sprar
a sei mesi non aiuta affatto a creare un rapporto di fiducia tra le operatrici e queste donne così
segnate dalle esperienze terribili che hanno vissuto. Ci sono molte organizzazioni specializzate in
tratta, ma non vi è nessun obbligo per l’ente attuatore di riferire le beneficiarie a tali strutture, né per
legge è richiesto che nell’equipe vi sia una figura professionale specializzata in tratta. Tuttavia, tutti
i soggetti intervistati che ospitano donne provenienti dalla tratta, si sono attivati con associazioni
specializzate. La tratta e tutti i problemi legati ad essa sembrano quindi assumere un’importanza
prioritaria nel lavoro con le beneficiarie dei progetti Sprar, proprio per i cambiamenti menzionati nella
provenienza delle beneficiarie e nella prevalenza di donne sole nigeriane. A questi cambiamenti non
sembra però aver fatto seguito un adeguamento della formazione e delle
competenze delle operatrici, che ammettono di sentirsi spesso inadeguate di fronte a situazioni così
complesse.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
10
Q

Problematiche specifiche all’appartenenza di genere rilevate

A

Per quanto riguarda i nuclei familiari, le problematiche che emergono con maggior forza sono la
violenza domestica e, soprattutto, i ruoli familiari che identificano le donne come mogli e madri e
sono da ostacolo ad un processo di autonomia e integrazione (casi di violenza domestica si segue
la procedura del codice rosa).
Per quanto riguarda le concezioni diverse dei ruoli familiari, per le operatrici si pone il difficile compito
di agire tra il rispetto di una cultura diversa e il lavoro di ricerca di autonomia per le donne.
Nei casi in cui le donne abbiano lasciato i figli nei propri paesi di origine, soffrono molto per la
lontananza e l’impossibilità di vederli. Altri problemi legati alla maternità sono le diverse modalità di
vivere la gravidanza e di partorire qui in Italia, situazioni dove ancora una volta emergono le
differenze culturali.
Vi è la difficoltà nella convivenza forzata sia tra nuclei familiari diversi che tra donne sole, difficoltà
che spesso esplode in aggressività e in alcuni casi addirittura in risse violente. (una volta ottenuti i
documenti e regolarizzata la loro posizione, le donne diventano molto più calme e i problemi di
aggressività all’interno degli alloggi sparivano).
In alcuni contesti le donne beneficiarie non rispettano il lavoro delle operatrici e in alcuni casi sono
dovuti intervenire operatori uomini per risolvere la situazione. In altri casi invece, sono i beneficiari
uomini a non rispettare le operatrici.Questo dipende molto dall’esperienza delle operatrici stesse
che, se ben formate, riescono ad evitare che si creino situazioni di forte incomprensione e non
rispetto. In altri casi invece si manifesta l’effetto contrario, ossia gli uomini singoli si fidano più delle
operatrici donne perché sentono che possono aiutarli maggiormente. Tuttavia, ci sono temi che gli
uomini non affronterebbero mai con le operatrici donne, quali le questioni legate alla sessualità.
Il problema di molestie e violenze nei confronti delle operatrici, sembra essere minimizzato nelle
interviste, giustificato come qualcosa di normale in contesti culturali diversi e in condizioni di
convivenze forzate tra soli uomini. Alcune operatrici rilevano maggiori difficoltà nei rapporti con la
popolazione locale, piuttosto che con gli uomini ospiti dei progetti.
Le persone omosessuali e trans soffrono molto nel sistema dell’accoglienza, in situazioni di
convivenza con soli uomini. Secondo altri operatori, le persone
omosessuali soffrono più nel processo di integrazione successivo alla permanenza nello Sprar,
dovendo confrontarsi con una società omofoba e dovendosi scontrare con una forte discriminazione
durante la ricerca di un lavoro.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
11
Q

Riguardo alla formazione.

A

La formazione sulle tematiche di genere e sull’emersione della violenza basata sul genere non è
qualcosa di sistematico e obbligatorio per gli operatori e operatrici dei progetti Sprar, né per le
persone ospitate, che siano donne o uomini. Emerge quindi un quadro variegato e diseguale anche
tra realtà molto vicine. Le attività più comuni risultano essere incontri con i medici dei consultori su
salute sessuale e riproduttiva, con esiti più o meno positivi. è emersa anche la mancanza di una
comunicazione in rete tra i vari progetti Sprar, sia per la presa in carico di situazioni più delicate, sia
per aggiornamenti e confronti.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
12
Q

Buone prassi

A

Durante la mappatura sono emerse realtà che, a dispetto di una mancanza di formazione strutturata
e sistematica, sono riuscite a portare avanti attività di formazione anche notevoli. Si tratta
principalmente dei tre comuni della Garfagnana: Fabbriche di Vergemoli, Borgo Mozzano e
Gallicano (Lucca), gestiti dalla cooperativa Odissea. Hanno in comune la presenza di responsabili
e operatrici giovani, dinamiche e particolarmente interessate alle tematiche di genere.
Fabbriche di Vergemoli, Borgo Mozzano e Gallicano
La cooperativa Odissea, che gestisce questi tre progetti, inoltre ha un’equipe etno-clinica che può
essere contattata a richiesta dalla struttura (antropologa, psicologa, mediatrice culturale). Il nodo
fondamentale delle formazioni con le beneficiarie e i beneficiari sia la partecipazione, molto difficile
far sì che questa partecipazione rimanga costante nel tempo. Buone prassi si riscontrano nei casi di
equipe multidisciplinari, in cui le operatrici risultano essere molto preparate grazie ad una formazione
precedente all’arrivo nel progetto.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
13
Q

Riguardo ai bisogni formativi

A

Tutti gli enti intervistati si sono detti interessati a ricevere una formazione su tematiche di genere in
un’ottica interculturale.
la formazione rivolta ai beneficiari e alle beneficiarie risulta invece più controversa. Per alcuni, non
è necessaria perché una volta formati gli operatori, le ricadute sarebbero immediatamente anche
sui beneficiari; per altri, non sarebbe un modo efficiente di usare le risorse visto che gli ospiti dei
progetti Sprar rimangono al loro interno solo per sei mesi; per altri ancora non sarebbe opportuna e
non sono convinti che i beneficiari reagirebbero bene. In altri casi altre problematiche rendono
necessario dare priorità ad altri tipi di formazione. La quasi totale assenza di formazione, anche
basica, con i beneficiari uomini, dovuta ad una errata convinzione che le tematiche di genere
riguardino esclusivamente le donne. Sul territorio toscano vi sono molte realtà che già operano su
tali temi e che potrebbero essere utilizzate in maniera più sistematica per creare una rete di supporto
e di formazione sulle tematiche della violenza di genere e della tratta.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
14
Q

Conclusioni

A

La migrazione femminile in Italia sta cambiando. Ciò rende necessario fornire strumenti di
apprendimento, conoscenza e informazione per chi opera nel sistema dell’accoglienza. È necessaria
una formazione di base e continuativa di chi lavora a stretto contatto con queste donne. È necessario
che le donne, sebbene portino con sé un vissuto di violenze multidimensionale, non siano
considerate solamente vittime, ma persone resilienti, con risorse e spesso competenze. È
fondamentale che siano riconosciute come potenziali agenti di cambiamento, nelle loro vite
personali, così come nella società.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
15
Q

Parte 3
Cosa è cambiato con le modifiche normative sui permessi di soggiorno con le loro
implicazioni e successivamente l’accoglienza nel 2018?

A

Ultimi anni → drammatico ritorno al passato per donne (italiane e straniere). Per straniere a causa
dell’emanazione di decreti sicurezza D.L.gs. 113 del 2018, poi convertito in legge, e quello bis.
!!!!!(ARTICOLO PRECEDENTE A NUOVO DECRETO IMMIGRAZIONE approvato dal Consiglio dei
Ministri nel 2020, che ristabilisce la protezione umanitaria per i richiedenti asilo e il sistema di
accoglienza ex SPRAR diventato poi SIPROIMI)!!!!!
Nota:
* SPRAR = Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati
* SIPROIMI = Sistema di Protezione per titolari di protezione internazionale e per minori
stranieri non accompagnati
!!(Spiegazione e storia dei vari acronimi = https://www.retesai.it/la-storia/)!!

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
16
Q

Permessi di soggiorno ed accoglienza

A

Nuova normativa (D.L.gs 2018):
* abrogata la protezione umanitaria (spiegazione qua sotto) ● istituito permesso di soggiorno
per “protezione speciale” (=con rischio accertato in caso di rimpatrio)
* aggiunti permessi di soggiorno per cure mediche, per calamità naturale e per “atti di
particolare valore civile”
Riguardo la protezione umanitaria, fin dalla Legge Martelli (1990) è una questione implicita al
permesso di soggiorno, perché il Questore valutava se c’erano motivi seri per cui garantire allo
straniero un regolare permesso di soggiorno.
Questo principio è stato poi ripreso dal Testo Unico dell’Immigrazione → tra cui c’è anche il divieto
di refoulement
art. 33 della Convenzione di Ginevra dispone “Il Divieto di espulsione o di respingimento”
(refoulement) 1. Nessuno Stato contraente potrà espellere o respingere - in nessun modo - un
rifugiato verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a causa
della sua razza, della sua religione, della sua nazionalità, della sua appartenenza ad una
determinata categoria sociale o delle sue opinioni politiche.”
Dal 2018 → protezione umanitaria abolita perché troppo usata → sostituita con permessi di
“protezione speciale” (tra cui “casi speciali” = per le vittime di violenza o grave sfruttamento, di
violenza domestica o di grave sfruttamento lavorativo)
MA titolo di un anno, rinnovabile e convertibile in lavoro (problema: così viene data una connotazione
della motivazione del permesso, come fosse uno stigma)
Riassunto funzionamento in Italia (con D.L.gs 2018): beneficiari protezione speciale e richiedenti
asilo con determinate vulnerabilità non hanno diritto ad accoglienza in nuovo SIPROIMI (ex SPRAR);
ne hanno accesso i titolari di permesso per “casi speciali”, cure mediche, i minori stranieri non
accompagnati richiedenti asilo oltre che i titolari di protezione internazionale
QUINDI situa in Italia → destrutturato SPRAR; costruito sistema di accoglienza di natura
straordinaria (in contrasto con principi Unione Europea - Direttiva 2013/33/UE)
Altra problematica in Italia → Linee Guida adottate dal Ministero della Salute prevedono la presa in
carico della persona richiedente per far emergere casi di violenze → MA impossibilità per taglio ai
servizi, disinteresse e inadeguatezza dei servizi predisposti

17
Q

I permessi di soggiorno

A
  • Permesso di “protezione speciale” (che ha sostituito permesso umanitario per protezione
    internazionale) viene rilasciato a persone con accertato rischio di rimpatrio; è annuale e non
    convertibile in lavoro quindi ostacola l’integrazione sociale e non dà diritto a SIPROIMI.
  • Protezione umanitaria consente rinnovo per casi speciale/conversione per lavoro; è
    problema se non viene convertito per lavoro, perchè gli continua a venir rinnovato il permesso
    per protezione speciale e se la Commissione ritiene che non è più indispensabile perché la
    situazione in patria è migliorata, la persona dovrà rimpatriare (anche se con lavoro/casa nello
    stato ospitante)
    Conseguenze:
  • sempre più persone irregolari in Italia
  • “mercato” di dichiarazioni di ospitalità fasulle (perché è necessario avere un alloggio per
    rinnovare il permesso di soggiorno) → in balia di criminalità organizzata
  • aumento del rischio di subire abusi per donne/minori e di sfruttamento lavorativo
    Misure necessarie:
  • situazioni di fragilità da inserire nei SIPROIMI
  • SIPROIMI da potenziare
  • maggiore supporto nei centri per far emergere situazioni di vulnerabilità e di violenze
  • permesso di soggiorno che permetta integrazione sociale ● maggiore formazione e lavoro di
    rete con i servizi
18
Q

Processi migratori, questioni di genere e Servizio Sanitario Nazionale

A

Ultimi anni → aumento di donne nei flussi migratori → necessario adeguamento di servizi, e di
competenze del personale socio-sanitario
I processi migratori NON sono neutri → essere donna = rischio maggiore (tratta di esseri umani,
matrimoni precoci, matrimoni forzati, mutilazioni genitali femminili, stupri, gravidanze frutto di abusi,
violenza subita fuori e dentro i centri di detenzione)
MA questi traumi sono sottostimati al loro arrivo → inadeguatezza dei servizi per far emergere
traumi/violenze
A ciò si aggiunge la violenza delle norme per l’immigrazione → ostacolano il percorso di
riconoscimento dello stato di rifugiate → aggravamento delle condizioni di dipendenza/sfruttamento
e delle barriere per accedere ai servizi socio-sanitari
Innovazione necessaria → garantire l’approccio di genere nell’organizzazione dei servizi
sanitari/centri di prima e seconda accoglienza = riconoscere differenze biologiche e relative a
dimensione sociale, culturale, e relazionale fondamentale per migliorare l’offerta di
servizi/ricerca/cure
Altro punto importante → organizzazione dei servizi sanitari e concetto di salute e malattia tra donne
e uomini = diversi nelle differenti culture → questo causa incomprensioni tra curante-curato per
mancato rispetto delle diversità, delle storie migratorie, delle tradizioni culturali
Esempi = donne dipendono da decisione marito per farsi curare; difficoltà con medico uomo;
mancata conoscenza dell’esistenza di alcuni servizi; chiusura punti nascita periferici e ospedali
regionali difficili da raggiungere Conseguenze → differenze statisticamente significative a sfavore
dei bambini stranieri per nati prematuri/sottopeso/in necessità di rianimazione e di ricovero dopo la
nascita.
Altre problematiche:
* mancato accesso/fruibilità dei servizi da parte di donne senza documenti
* imposizione standardizzata di protocolli amministrativi senza dare spiegazioni a stranieri
* ignoranza culturale da parte degli operatori sanitari → stigmatizzazioni (studio delle
problematiche legate “a salute e migrazione” non è obbligatoria)
* mancato riconoscimento istituzionale e percorso formativo di mediatori linguistico-culturale
per la comprensione linguistica e dei codici culturali (=aderire ai percorsi di cura che la
medicina occidentale offre nei vari campi della salute)
Conseguenze → mancanza info sul diritto delle vittime di fare richiesta di asilo basata sul genere -
perché la violenza contro le donne è riconosciuta come forma di persecuzione; per principio di nonrefoulement, le donne vittime di violenza non devono essere rimpatriate (art 61 Convenzione
Istanbul)

19
Q

L’importanza del racconto

A

Raccontare per salvarsi la vita
* Intervista(/incontro) con donne rifugiate/immigrate = scommessa di fiducia; approcci di
empatia non estrattivisti
* FIDUCIA grazie a ascolto autentico e libero
* PRATICA DI ASCOLTO di donne, fra donne = “raccontarsi” come opportunità di
emancipazione, validazione della propria esistenza, esercizio di autodefinizione, strumento
di resistenza individuale e collettiva, atto di disobbedienza all’imposizione di violenze
strutturali e domestiche

20
Q

Parte 4
L’esperienza dell’accoglienza in famiglia

A

Marzia Bianchi – volontaria, operatrice del progetto REAMA Pangea. (racconta la sua esperienza di
accoglienza in famiglia di una ragazza somala)
Tramite una sua conoscente, sa di K., una ragazza che ha bisogno di aiuto per studiare, ma anche
di strumenti in grado di farle conoscere la nuova realtà in cui si trova a vivere. K. è arrivata su un
barcone, ma il suo viaggio è iniziato anni prima percorrendo vari stati ove ha subito ed ha assistito
a tortura; lei da bambina a subito la mutilazione genitale. Marzia, insieme al suo compagno, ha fatto
richiesta allo SPRAR per poterla accogliere in famiglia, la richiesta è stata accettata, cosi K. Ha avuto
la possibilità di vivere una quotidianità più serena. “Ritengo però che non si possa affidare il destino
di tante ragazze (e ragazzi) al buon cuore e alla buona volontà dei cittadini e delle famiglie italiane
ma che invece serva da parte dello Stato un cambio assoluto di paradigma rispetto ai modelli di
gestione dell’accoglienza.”

21
Q

L’accoglienza delle donne richiedenti asilo in una prospettiva di genere: l’esperienza
dell’Associazione G.I.R.A.F.F.A. Onlus – Bari

A

L’associazione G.I.R.A.F.F.A. Onlus è costituita da donne che si occupano di donne vittime di
violenza in tutte le sue declinazioni. È nata a Bari nel 1997. Il lavoro di sostegno è stato svolto
instaurando rapporti di relazioni inedite fondate sul principio di empatia ed autodeterminazione delle
donne, nel corso del tempo hanno creato una metodologia di accoglienza delle donne promuovendo
azioni di sensibilizzazione/informazione. Inoltre Giraffa si è anche occupata di donne richiedenti
asilo, le quali non costituiscono un gruppo omogeneo. Le violenze da loro vissute sono causate da
molteplici fattori e dai numerosi rischi cui sono esposte compreso quello di ri-vittimizzazione legato
a procedure relative alla richiesta di protezione internazionale.
Il decreto legislativo n. 18/2014, che ha recepito la direttiva europea 2011/95/CE sulla qualifica di
rifugiato, riconosce esplicitamente l’importanza
del genere a sostegno delle domande di asilo e riconosce le mutilazioni genitali femminili come
motivo per il riconoscimento dello status di rifugiato. L’ultimo rapporto del GREVIO dedicato all’Italia
evidenzia come le donne e le ragazze rappresentino il 22% del numero totale di richiedenti asilo ma
la mancanza di dati sulle richieste di asilo basate su forme di persecuzione legate al genere rende
il quadro poco chiaro.
Proprio per questa mancata chiarezza l’ass.one Giraffa ha sviluppato alcuni principi metodologici e
indicazioni e operative:
* Procedura di asilo sensibile alle questioni di genere – per creare un sistema di referral ad
hoc per vittime di violenza di genere per prevenire ulteriori vittimizzazioni e per poter
indirizzarle verso servizi competenti;
* Informare le donne - accessibilità delle informazioni sui diritti connessi alla richiesta di asilo
in un formato comprensibile, incluse informazioni su cosa sia la violenza di genere e sul fatto
che essa può essere motivo di domanda di asilo;
* Sostegno legale – per spiegare la procedura d’asilo e i suoi requisiti, garantire il rispetto dei
diritti procedurali e assistere la richiedente nell’esprimere tutti i dettagli necessari durante un
colloquio per la richiesta di asilo;
* Interprete donna qualificata - per permettere alla donna di capire ed essere compresa nella
procedura di asilo;
* Formazione e linee guida - per migliorare le conoscenze per identificare e prendere in
considerazione la violenza di genere nella procedura e nel processo di asilo, comprese le
circostanze in cui la violenza basata sul genere può costituire persecuzione e di come il
trauma, la paura e la vergogna possano influenzare il comportamento e la storia della
richiedente;
* Servizi multidisciplinari coordinati – è necessario lavorare continuamente nella direzione di
un efficace coordinamento multidisciplinare tra il sistema d’asilo e i servizi specializzati per
favorire lo scambio di informazioni, buone pratiche e protocolli operativi condivisi;
* Counselling psico-sociale a lungo termine – perché le richiedenti asilo devono essere
consapevoli di quali tipi di esperienze sono considerati rilevanti nel contesto di una domanda
di asilo;
* Accesso a rifugi per donne – è fondamentale che le associazioni specializzate nella lotta alla
violenza contro le donne possano avere un accesso regolare nelle strutture di accoglienza e
detenzione visto che il sistema di accoglienza primaria per i richiedenti asilo è caratterizzato
principalmente da grandi strutture collettive, soggette a promiscuità e sovraffollamento;
* Fondi per i servizi - che possono essere sviluppati e forniti solo se vi sono fondi sufficienti a
livello nazionale e comunitario.

22
Q

NOSOTRAS e i percorsi di autonomia

A

Nosotras Onlus è un’associazione interculturale di donne italiane e migranti che opera sul territorio,
locale e nazionale dal 1998; la mission principale è quella di condurre attività di Advocacy per i diritti
delle donne migranti. In oltre venti anni il panorama è completamente cambiato, dal 2013 in poi,
l’Associazione si è interrogata se fosse opportuno o meno occuparsi direttamente dell’accoglienza.
Dopo un dibattito interno si è deciso di intervenire sul percorso di autonomia ed empowerment per
le donne, che si affiancano a misure di contrasto e tutela dalla violenza di genere, in primis le
mutilazioni genitali femminili ma anche la violenza domestica, quindi formazione e promozione della
salute. L’essere e l’esserci. Essere donne e donne migranti, costruire quella fase di specchio e
fiducia tra operatrici e utenti è la chiave del modello dell’associazione. Empowerment, nessuna
esclusa: chi è accolto e chi sta all’accoglienza. Il riconoscerlo, e riconoscerselo, è una delle chiavi
di volta per il raggiungimento degli obiettivi di crescita.
Se i valori sono accoglienza, relazione, solidarietà, mutuo soccorso, è attraverso le pratiche di
convivenza che si costruisce un circolo virtuoso che contribuisce a creare una realtà dove le
differenze sono, appunto, valorizzate e trovano piena accoglienza. Istituzioni e servizi sociali si
relazionano con Nosotras per la presa in carico di richiedenti asilo e rifugiate laddove tutte le altre
realtà territoriali hanno concluso il loro percorso: perché l’accoglienza in una struttura si è conclusa
oppure perché non è possibile attivarne alcuna per alcune caratteristiche della persona o della sua
storia. Sono per esempio coppie omosessuali o donne con figli minori che hanno concluso
l’esperienza di accoglienza in Sprar. Il percorso di empowerment inizia con l’accoglienza e l’ascolto
attivo. Accoglienza: un luogo in cui si può dare voce alle esperienze della vita; ascolto attivo:
vengono messi in luce bisogni e necessità ma anche desideri e risorse, caratterizza ogni intervento
di accompagnamento, orientamento, sostegno e monitoraggio. Questo ascolto attivo è arricchito
dall’interculturalità dell’associazione stessa: la comunicazione non verbale è fatta dalla prassi di vita
di Nosotras, in cui le diversità linguistiche, culturali, religiose, nonché le identità di genere e gli
orientamenti sessuali transitano fianco a fianco nello stesso spazio. Molte delle operatrici di Nosotras
provengono da percorsi di miglioratori questo consente la mediazione e una migliore comprensione
delle diverse situazioni che si presentano. La pratica di Nosotras, inoltre, segue un approccio di
genere, oltre che interculturale questo comporta l’avere una capacità di analisi e di intervento, che
tenga in considerazione le differenze di genere, le disparità esistenti nel contesto di riferimento e
l’interazione del genere con multiple dimensioni. Poi vi è la centralità della donna attraverso una
visione olistica che considera una molteplicità di aspetti personali, sociali e contestuali, enfatizzando
il ruolo attivo che la donna esercita all’interno del proprio percorso che si traduce nel progetto
personalizzato che integra i diversi aspetti della vita. La cosa importante è che le donne assumano
consapevolezza delle proprie risorse e si dotino di strumenti nuovi per muoversi nella realtà che le
circonda.

23
Q

Accogliere in ottica interculturale di genere. Partire dalle storie delle donne per narrarsi
collettivamente

A

Inizialmente l’accoglienza a donne rifugiate e richiedenti asilo non teneva in considerazione il
genere, infatti per lungo tempo le richieste seguivano un iter burocratico “neutro”. Infatti, la
convenzione di Ginevra del 1951 definisce all’articolo 1 il rifugiato come colui che tema “a ragione di
essere perseguitato, per motivo di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato
gruppo sociale o per le sue opinioni politiche”. Solo la Convenzione di Istanbul del 2011 (Art. 60)
verrà riconosciuta la violenza contro le donne basata sul genere come forma di persecuzione e
inviterà gli Stati ad adottare un approccio sensibile al genere in tutte le fasi del procedimento in
materia di riconoscimento della protezione internazionale. Questo ha comportato il riconoscimento
di queste violenze e ha reso consapevoli le richiedenti asilo che quello da cui erano scappate non
poteva essere ignorato. “Chiedo asilo come donna. Lo chiedo in nome di un diritto universale di
genere. Questo non è stato un passaggio facile.” L’arrivo di tante donne ha posto dinanzi alle varie
associazioni d’accoglienza situazioni concrete e drammatiche che ha portato le operatrici ad
ascoltare cosa le donne rifugiate avessero subito durante il viaggio e poi all’arrivo, comprendendo
che, per molte di loro, questo era il “naturale” proseguimento della vita precedente, proprio in quanto
donne provenienti da zone del mondo dove i diritti non esistono.

24
Q

La nostra idea e pratica dei diritti è comprensibile per queste donne?

A

Per farlo è stato necessario risalire ai motivi della fuga di queste donne dal loro Paese, rivedendo
insieme a loro ogni vita come unica. È importante che sia ognuna di loro a scegliere il nome da dare
a tutto quello da cui è fuggita. E quando avrà capito che questa è la catena del controllo patriarcale
troverà la forma e la forza per uscirne e per non imporla alla propria figlia. Si dovrebbe riflettere su
se si vuole semplicemente “rispettare” oppure se si vuole “condividere” un cammino basato sui diritti
universali di genere. C’è distanza nella quotidianità nei centri d’accoglienza al femminile e in quelli
dell’antiviolenza. Ed è la distanza causata dal non avere saputo trasformare le esperienze, le
riflessioni e la formazione in un sapere comune e nelle pratiche con le donne che accogliamo. Infatti,
uno dei concetti-cardine del contrasto alla violenza sessista è la non vittimizzazione delle donne. E’
altrettanto vero però che se non riusciremo a far diventare patrimonio comune i saperi e le pratiche,
incluse le difficoltà e le contraddizioni portate dell’accoglienza, rischieremo di riproporre una
vittimizzazione delle donne