le origini Flashcards

1
Q

convenzionalmente, quando si colloca la nascita della letteratura latina?

A

nel 240 a.C., anno in cui Livio Andronico fece rappresentare un suo testo scenico, presumibilmente una tragedia.

Abbiamo una data precisa principalmente perchè gli stessi Romani sapevano che le forme scritte precedenti non potevano essere considerate vera e propria letteratura, che non coincide con le forme comunicative in cui una cultura trova espressione, ma che è una vera e propria produzione artistica scritta.

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2
Q

cosa differenzia le origini della letteratura greca da quella latina?

A

I testi latini nascono dalla traduzione di un genere letterario già maturo.
I Greci avevano Omero, a cavallo delle origini della letteratura e già con una tradizione affermata, i Romani non possedevano una figura di tale livello.

La preistoria del teatro greco del 5° secolo è composta da azioni drammatiche semplici, non legate a contesti scritti e strettamente collegate a feste rurali. La poesia omerica possiede invece uno sfondo tradizionale, costituito da canti epici affidati a bardi viaggianti.

Consapevoli di ciò, anche i Romani divennero curiosi della loro preistoria.

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3
Q

a quando risalgono le prime attestazioni del latino scritto?

A

Già nel 7° secolo a.C. la gente del Lazio affidava alla scrittura la registrazione di semplicissimi messaggi legati alla vita pratica. Poiché nella Roma arcaica si parlavano e scrivevano ancora greco, osco ed etrusco, ci sono giunte iscrizioni latine in alfabeto greco o di tipo bustrofedico (alfabeto non fissato).

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4
Q

da dove deriverà l’alfabeto latino?

A

Dall’alfabeto greco della città di Cuma, filtrato però da qualche influsso etrusco

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5
Q

quadro dell’alfabetizzazione della Roma medio-repubblicana:

A

una fascia abbastanza larga dei cittadini (fascia medio-alta) sapeva leggere e scrivere, soprattutto coloro impegnati in cariche pubbliche, militari o religiose.

La classe aristocratica era naturalmente ben istruita, mentre dal III secolo a.C. esistevano gli “scribae”, veri e propri “artigiani della scrittura”.

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6
Q

caratteristiche delle forme scritte delle origini:

A

delle origini abbiamo principalmente graffiti e incisioni; sappiamo che non vi era letteratura perchè non vi era ancora circolazione libraria, presupposto fondamentale.

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7
Q

cosa sono le forme comunicative non letterarie?

A

sono le forme della comunicazione che presuppongono l’uso della scrittura, ma che non costituiscono “letteratura”. Tuttavia, ciò non stabilisce che non abbiano svolto un ruolo importante nella creazione di una cultura letteraria latina.

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8
Q

forme comunicative non letterarie: i foedera:

A

erano i trattati della Roma arcaica; non abbiamo nessun frammento, solo testimonianze indirette.

Un ex. è il trattato fra Roma e Cartagine (509 a.C.), di cui ci informa il greco Polibio (2° sec. a.C.)

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9
Q

forme comunicative non letterarie: le leggi:

A

esempio sono le ‘leges regiae’, che dovrebbero appunto risalire all’epoca monarchica, dominate da un’impostazione rigidamente sacrale.

Il diritto più antico si sarà basato su norme consuetudinarie. La grande conquista civile e politica è comunque rappresentata dalle 12 Tavole (451-450 a.C.), così dette perchè erano affidate a 12 tavole di bronzo esposte nel Foro romano (noi ne abbiamo di certo una versione rimaneggiata).

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10
Q

forme comunicative non letteraire: i Fasti:

A

Il calendario romano era organizzato in giorni “fasti” e “nefasti”, a seconda che vi fosse permesso o vietato il disbrigo degli affari pubblici. I garanti erano i pontefici.

Da qui il termine ‘fasti’ iniziò a indicare non solo il calendario, ma anche le liste dei magistrati nominati anno per anno e la registrazione dei trionfi militari. I magistrati li usarono poi per registrare i loro atti ufficiali.

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11
Q

forme comunicative non letterarie: la Tabula Dealbata e gli Annales

A

la tabula dealbata era una tavola bianca su cui il pontefice massimo dichiarava i nomi dei magistrati dell’anno in corso e gli avvenimenti di pubblica importanza. Queste registrazioni presero poi il nome di Annales. Publio Muzio Scevola, in età gracchiana, li raccolse poi in volumi e pubblicò gli Annales Maximi.

Gli Annales sono importanti perché seguono lo schema “anno per anno”, fungendo da impulso per le opere storiografiche latine.

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12
Q

forme comunicative non letterarie: i Commentarii:

A

letteralmente significano “memorie”, “appunti”, “osservazioni” di carattere privato. (=memorie private)

L’origine risale a una pratica dei magistrati di età repubblicana, che prevedeva l’annotazione su un diario di provvedimenti ed eventi speciali da parte di un magistrato importante durante il suo anno di carica. (=memorie pubbliche).

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13
Q

forme comunicative non letterarie: l’Oratoria delle origini:

A

prima della grecizzazione che Roma conobbe con l’invasione della Grecia (3° sec. a.C.), lo scrivere era considerato una tecnica utile, ma meno utile del saper parlare (=oratoria).

il saper parlare, o l’oratoria, era considerata un’abilità di potere e una fonte di successo, in pratica il primo tassello per costruire la propria carriera politica.

I primi poeti erano principalmente liberti, gli oratori erano nobili cittadini; la letteratura era annoverata tra gli otia, mentre l’oratoria era parte integrante della vita attiva.
il suo iniziatore è convenzionalmente considerato Appio Claudio Cieco.

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14
Q

Appio Claudio Cieco:

A

fu console nel 307 e nel 296, censore nel 312, dittatore. Combattè contro Etruschi, Sabini, vinse i Sanniti nella terza guerra sannitica, permise l’ingresso dei plebei nel senato. A lui sono attribuiti il rotacismo e le “Sententiae”, una raccolta di massime dal carattere filosofeggiante influenzate dalla filosofia greca-pitagorica.

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15
Q

le forme pre-letterarie: cos’è il ‘carmen’:

A

Letteralmente carmen = “poesia”, indica il territorio comune di carattere formale a manifestazioni culturali che i Romani mantenevano separate.
Si tratta di ‘scrittura a effetto’.

Ennio tuttavia predilige il termine “poema” (greco), sia per rimarcare il suo poetare “alla greca” sia perchè nella Roma antica la parola “carmen” era del tutto indifferenziata. Saranno i poeti augustei a specializzare il termine.

La prosa antica è marcata da una fortissima stilizzazione (es. ripetizioni fonetiche e corrispondenze tra i cola), e la poesia ha una struttura metrica più debole.

I carmina hanno depositato nella tradizione letteraria latina un segno indelebile: il loro modo di scrivere è particolare perché non distinguono tra poesia e prosa, si oppongono allo stile casuale e informale della conversazione quotidiana.

I primi carmina sono di carattere religioso e rituale, per cui sono pervenuti resti di canti religiosi destinati all’esecuzione di riti pubblici e annuali.

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16
Q

quali sono le principali testimonianze pervenuteci di carmina rituali? Che caratteristiche hanno?

A
  1. CARMEN SALIARE: canto dei Salii (un venerando collegio sacerdotale istituito da Numa Pompilio), il cui nome derivava dal verbo “salio”, “saltare”. Si trattava di 12 sacerdoti di Marte che ogni anno, a marzo, esibivano in processione gli “ancilia”, i 12 scudi sacri, tra cui vi era quello caduto dal cielo (=segno di protezione divina su Roma). Avanzavano in un balletto rituale scandito in tre tempi, il tripudium, accompagnato da percussioni e dalle invocazioni di tutte le divinità.
  2. CARMEN ARVALE/FRATRUM ARVALIUM: i Fratres Arvales (collegio di 12 sacerdoti promosso da Romolo) invocavano la protezione divina di Marte e dei Lares sui campi (=arva) . Anche qui ritorna l’insistenza del tripudium; probabilmente il vate che compose il carmen era influenzato dalla cultura greca.
17
Q

perché la Roma di età storica non conobbe una vera e propria letteratura religiosa?

A

Perché Roma non aveva una vera e propria casta separata di sacerdoti, per cui risultò più efficace la penetrazione della religione e della mitologia greca.

18
Q

le forme preletterarie: la poesia popolare:

A
  • i versi Fescennini (Fescennini versus): indicano la produzione orale e improvvisata con carattere di motteggio e comicità. Secondo alcuni l’etimologia è da ricondurre a “Fescennia”, città dell’Etruria del sud, secondo altri a “fascinum”, “malocchio” e “membro virile”. Indica in sostanza un’espressione con funzione apotropaica.
  • Carmina triumphalia: Durante i trionfi, i soldati improvvisavano questi carmina in cui decantavano sia lodi del vincitore sia scherni. Probabilmente questa mescolanza è dovuta anche in questo caso a una funzione apotropaica.
19
Q

le forme preletterarie: i canti eroici:

A

sono importanti perchè potrebbero avere avuto una notevole influenza sullo sviluppo di un’epica latina autoctona.

Tuttavia questa ipotesi è scarsamente rilevante, tanto che fu esaltata soprattutto in età Romantica; inoltre, le analogie con l’epica greca influenzavano anche i Romani di età classica.

Potrebbero derivare dai “carmina convivalia”, cioè canti laudativi sulle gesta degli antenati che Cicerone e Varrone citano indirettamente. Tuttavia, è difficile pensare che un genere letterario si sia poi affermato mancando di figure di cantori professionali.

Il tramonto dei canti eroici è dovuto alla diffusione della cultura greca negli ambienti aristocratici fece in modo che queste famiglie abbandonassero le tradizioni per abbracciare il gusto ellenico. Ciò non causò la scomparsa del genere celebrativo in poesia.

Due carmina convivalia particolari sono:
* CARMEN NELEI: ci sono giunti pochissimi frammenti in metro giambico, per cui si deduce non si trattasse di un poema epico.
* CARMEN PRIAMI: ci è giunto un solo verso, in saturnio, per cui si presenta come un testo epico ma probabilmente si tratta di una falsificazione dal gusto arcaizzante.

20
Q

il Saturnio:

A
  • si tratta di un verso puramente italico, il cui nome deriverebbe dal dio Saturno, ma tutte le attestazioni parlano di influenza greca.
  • usato per i due primi testi epici romani (la versione dell’Odissea di Livio Andronico e il Bellum Poenicum di Nevio + gli elogi funebri dei due Lucio Cornelio Scipione (questi riflettono il gusto ellenico, facendo riferimento al principio di kalokagathia).
  • ha struttura molto fluida, tanto che si dubita che i suoi principi siano gli stessi della metrica greca e latina, cioè basati sull’alternanza quantitativa. forse per sillabe?
21
Q

il versus quadratus:

A

Un settenario trocaico dalla particolare stilizzazione, attestato per l’età classica in usi popolari, che sembra radicarsi già prima che i letterati Romani adottino le forme metriche della Grecia letteraria.