Il sistema del sé: Autoefficacia (Self-efficacy) Flashcards
Qual è la differenza fondamentale tra autostima e autoefficacia secondo Dweck?
Self efficacy: è la credenza di avere le capacità per fronteggiare qualcosa e raggiungere un obiettivo.
Stima di sé: riguarda quanto crediamo di essere persone che hanno valore e che sono degne di considerazione e di amore da parte degli altri. È legata all’idea di bene e male e ha una radice lontana nel tempo.
Quali sono le componenti fondamentali dell’autoefficacia?
Le componenti fondamentali dell’autoefficacia sono previsione e controllo.
Le componenti fondamentali dell’autostima sono la motivazione all’accettazione.
Chi ha elaborato il costrutto di autoefficacia e come viene definito?
Il costrutto di autoefficacia è stato elaborato da Bandura.
L’autoefficacia è la percezione di sé come agente causale, capace di eseguire con successo una serie di comportamenti volti a un obiettivo, determinandone la riuscita.
Quali sono gli effetti dell’autoefficacia sugli individui?
L’autoefficacia guida l’interpretazione del contesto e del comportamento futuro, aiutando l’individuo ad anticipare scenari futuri e a regolare il proprio comportamento in modo coerente con la propria autoefficacia.
Quali fattori influenzano la self efficacy e come questa influisce sulle prestazioni future?
La self efficacy dipende dalla prestazione passata, ma influisce anche sulla prestazione futura, sui processi cognitivi, decisionali, affettivi e motivazionali. Contribuisce alla scelta di obiettivi e svolge un ruolo centrale nell’auto-regolazione della motivazione e del comportamento.
Quali sono i risultati degli esperimenti di Bandura con pazienti fobici riguardo all’autoefficacia?
Gli esperimenti hanno dimostrato che il senso di autoefficacia era lo stimatore più forte del livello di prestazione nella gestione della fobia. Dopo il training, i pazienti che credevano di poter gestire la loro paura mostravano migliori prestazioni.
In che modo la self efficacy può variare da persona a persona e da situazione a situazione?
La self efficacy può essere dominio-specifica, cioè può variare in base a diversi ambiti della vita (es. self efficacy genitoriale, scolastica). Può oscillare all’interno di una persona a seconda della situazione specifica.
Quali sono i tipi di studi che dimostrano gli effetti dell’autoefficacia?
Gli effetti dell’autoefficacia sono dimostrati con studi quasi-sperimentali, sperimentali, within-person (misure ripetute) e between-people (differenze interindividuali).
Come l’autoefficacia può favorire il cambiamento o il mantenimento di belief personali?
L’autoefficacia può influenzare le azioni, le strategie e il conseguimento di futuri obiettivi. Può modificare o mantenere belief personali attraverso il controllo proattivo e l’investimento nell’azione.
In che modo l’autoefficacia può influenzare la selezione di ambienti e situazioni?
L’autoefficacia influenza la scelta degli obiettivi, delle azioni e degli ambienti sociali, lavorativi e affettivi. Guida le decisioni su dove investire le energie e su come muoversi in determinate direzioni.
Quali sono i due principali tipi di giudizio da cui dipende l’autoefficacia personale?
Giudizi relativi alla qualità del risultato conseguito: derivano dall’integrazione di varie fonti informative e sono codificati in termini di successo o fallimento.
Stili esplicativi: sono le modalità tipiche con cui le persone tendono a spiegare i propri successi e fallimenti.
Quali sono le fonti informative che influenzano i giudizi relativi alla qualità del risultato conseguito
Esperienza personale passata di riuscita: la codifica dipende dal senso di autoefficacia già sviluppato.
Esperienze vicarie: la qualità della prestazione fornita da altri diviene il proprio standard o comportamento-meta.
Confronto tra prestazione e standard personali: questi sono criteri definiti soggettivamente legati alla percezione delle proprie competenze e alle esperienze personali di successi e fallimenti.
Come l’esperienza personale passata di riuscita influisce sull’autoefficacia?
Positiva: se l’individuo ha conseguito obiettivi selezionati in precedenza, tende a valutare favorevolmente il comportamento attuale e a rendere salienti gli elementi positivi della prestazione.
Negativa: se l’individuo è certo della propria inefficacia, concentra l’attenzione sugli aspetti problematici della prestazione attuale, percependola come una nuova sconfitta.
In che modo le esperienze vicarie influenzano l’autoefficacia?
La prestazione degli altri diviene uno standard o comportamento-meta per l’individuo, che si sente efficace quando crede che i propri risultati siano all’altezza di quelli raggiunti dal modello.
Che ruolo gioca il confronto tra prestazione e standard personali nell’autoefficacia?
Il confronto tra prestazione e standard personali permette all’individuo di valutare se i propri risultati sono in linea con le proprie aspettative e competenze, influenzando così il senso di autoefficacia.
Cosa sono gli stili esplicativi e come influenzano l’autoefficacia?
Gli stili esplicativi sono le modalità con cui le persone tendono a spiegare i propri successi e fallimenti. Ascrivono i successi a cause interne (abilità o impegno) e i fallimenti a cause esterne, specifiche e instabili (sfortuna), permettendo di sviluppare o preservare un senso di autoefficacia.
Perché attribuire il successo a cause interne e il fallimento a cause esterne aiuta a preservare l’autoefficacia?
Questo stile esplicativo aiuta a preservare l’autoefficacia perché consente all’individuo di mantenere la convinzione di essere capace di produrre comportamenti meta, considerando i fallimenti come dovuti a circostanze avverse occasionali piuttosto che a una mancanza di abilità.
In che modo l’autoefficacia correla con gli scenari anticipati rispetto a un evento?
L’autoefficacia correla con gli scenari anticipati perché contribuisce alla prestazione al di là delle abilità, influenzando le strategie e la flessibilità nell’affrontare gli ostacoli.
Qual è la differenza tra le persone con alti e bassi livelli di autoefficacia in ambito lavorativo?
Le persone con alti livelli di autoefficacia mostrano maggiore tenacia e flessibilità nel ridefinire le strategie per raggiungere gli obiettivi, mentre quelle con bassi livelli di autoefficacia mostrano minor tenacia, maggior disorganizzazione e rigidità delle strategie.
In che modo l’autoefficacia influenza la prestazione, sia direttamente che indirettamente?
Direttamente: l’autoefficacia ha un effetto sulla prestazione che non dipende dal grado di sforzo cognitivo.
Indirettamente: l’autoefficacia influenza la prestazione attraverso l’effetto sullo sforzo e sull’impegno. Persone con bassa autoefficacia tendono ad anticipare fallimenti, riducendo lo sforzo cognitivo.
Cosa mostrano gli esperimenti condotti da Bandura sulle prestazioni di memoria nelle persone anziane?
Gli esperimenti mostrano che le persone con un alto senso di autoefficacia investono maggiormente nello sforzo cognitivo, ottenendo migliori prestazioni di memoria rispetto a chi ha un basso senso di autoefficacia.
Perché le persone con bassa autoefficacia tendono a investire meno sforzo cognitivo?
Perché anticipano uno scenario di fallimento, decidendo che non vale la pena sforzarsi, il che influisce negativamente sulla loro prestazione.
Come l’autoefficacia determina la prestazione in situazioni lavorative?
Le persone con alta autoefficacia affrontano gli ostacoli con maggiore tenacia e flessibilità, ridefinendo le strategie. Quelle con bassa autoefficacia rimangono rigide e disorganizzate, ripetendo le stesse strategie senza successo.
In che modo l’autoefficacia influisce sulle strategie utilizzate dalle persone?
Le persone con alta autoefficacia utilizzano strategie più efficaci e flessibili, mentre quelle con bassa autoefficacia tendono a rimanere ancorate a strategie meno efficaci.
Qual è il ruolo dei processi attributivi nella formazione del senso di autoefficacia?
I processi attributivi determinano come le persone attribuiscono le cause dei loro successi e fallimenti, influenzando il loro senso di autoefficacia. Se attribuiscono i successi all’impegno personale (interno, instabile, controllabile), sono più propensi a mantenere alta la motivazione e ad affrontare le difficoltà con strategie alternative.
Quali sono le tre dimensioni dei processi attributivi?
Le tre dimensioni dei processi attributivi sono:
Locus della causalità (interno o esterno)
Stabilità (stabile o instabile)
Controllabilità (controllabile o incontrollabile)
Come reagiscono gli studenti che attribuiscono il loro successo all’impegno personale di fronte alle difficoltà?
Gli studenti che attribuiscono il loro successo all’impegno personale reagiscono alle difficoltà in modo propositivo, cercando di affrontare la situazione con nuove strategie e metodi alternativi.
In che modo la self-efficacy è legata alla qualità delle aspettative di successo o fallimento?
La self-efficacy è legata alla qualità delle aspettative di successo o fallimento in quanto la fiducia nelle proprie capacità genera aspettative di riuscita, mentre la sfiducia attiva aspettative di fallimento. Questo influenza le decisioni e i comportamenti delle persone.
Perché è importante avere obiettivi intermedi quando si cerca di raggiungere un obiettivo a lungo termine?
Avere obiettivi intermedi è importante perché rende il percorso verso l’obiettivo finale più gestibile. Gli obiettivi intermedi forniscono piccoli successi che mantengono alta la motivazione e l’impegno, facilitando il progresso graduale verso l’obiettivo finale.
Come la self-efficacy aiuta nella definizione degli obiettivi?
La self-efficacy aiuta nella definizione degli obiettivi riducendo la discrepanza tra lo stato attuale e lo standard desiderato, e creando una discrepanza proattiva tra lo stato attuale e lo stato futuro per migliorarsi. Questo permette di stabilire obiettivi sfidanti ma raggiungibili.
Cosa si intende per rimodulazione flessibile degli obiettivi?
La rimodulazione flessibile degli obiettivi si riferisce alla capacità di adattare e aggiustare gli obiettivi in base ai progressi fatti, mantenendo la motivazione e migliorando continuamente le proprie abilità e capacità.
Come reagiscono le persone con un elevato senso di autoefficacia di fronte alle difficoltà?
Le persone con un elevato senso di autoefficacia tendono a regolare le loro aspettative e il valore che attribuiscono agli obiettivi in modo da mantenere la motivazione e trovare soluzioni alternative per superare le difficoltà.
Quali sono i processi affettivi che sottendono l’autoefficacia e come influenzano l’azione?
I processi affettivi che sottendono l’autoefficacia mediano la relazione tra obiettivo e azione sostenendo l’azione attraverso l’auto-gratificazione (es., soddisfazione di sé) e favorendo la resilienza al fallimento, tenendo sotto controllo lo stress e i pensieri interferenti connotati affettivamente (es., ansia da prestazione).
Cosa può causare una ridotta self-efficacy e quali sono le sue conseguenze?
Una ridotta self-efficacy causa una percezione di sé come incapace di conseguire un obiettivo. Le conseguenze possono includere stati affettivi depressivi, pattern esplicativi di helplessness e un’adeguata autoregolazione.
Che cos’è il pattern esplicativo di inadeguatezza appresa e come viene spiegato da Seligman?
Il pattern esplicativo di inadeguatezza appresa, studiato da Seligman, caratterizza le persone che percepiscono le cause del fallimento come interne, stabili e incontrollabili, mentre attribuiscono il successo a cause esterne (fortuna o facilità del compito).
Come reagiscono le persone con inadeguatezza appresa di fronte alle difficoltà e al successo?
Di fronte alle difficoltà, queste persone percepiscono la loro prestazione come un insuccesso dovuto alla loro inabilità. In caso di successo, attribuiscono il risultato a cause esterne come fortuna o facilità del compito.
Quali differenze ha osservato Dweck tra bambini con autoefficacia ottimale e non ottimale?
Bambini con autoefficacia ottimale riescono a gestire il fallimento, mostrano flessibilità cambiando strategie, mantengono la concentrazione e controllano le interferenze emotive. Bambini con autoefficacia non ottimale si fissano sugli errori, ritentano nella stessa direzione, tendono a rinunciare presto e non riescono a controllare le emozioni interferenti, esprimendo rabbia o vergogna e facendo affermazioni irrilevanti.
Quali sono le due teorie ingenue sull’intelligenza descritte da Dweck?
I teorici statici ritengono che l’intelligenza sia un’entità statica e una qualità innata, che non varia e determina direttamente le prestazioni.
I teorici incrementali ritengono che l’intelligenza sia un’entità incrementale e una qualità personale, che può migliorare nel tempo e con l’impegno.