FECONDAZIONE e GRAVIDANZA Flashcards
La reazione corticale avviene a livello della 1 ) ………………… dell’ovocita, dove si trovano concentrati gli organelli, tra cui i 2 ) ………………… (particolari vacuoli di secrezione), il REL e i mitocondri. Quando lo spermatozoo entra nell’ovocita porta con sé una proteina specifica 3 ) ………………… in grado di interagire con il REL e di indurre la fuoriuscita di ioni 4 ) ………………… in esso contenuti: questi, una volta fuoriusciti, innescano una trasduzione di segnale per cui i granuli corticali cominciano ad avvicinarsi alla membrana per portarsi in superficie. Si fondono poi con l’ 5 ) …………………, rilasciando il loro contenuto all’esterno, il quale interagisce con le 6 ) ………………… inducendone una riduzione dello spessore, con conseguente aumento di volume dello 7 ) ………………… compreso tra le membrana cellulare dell’ovocita e la faccia interna della zona pellucida. Gli spermatozoi rimasti in queste zone non possono più penetrare l’ovulo a causa del cambio di conformazione delle glicoproteine.
Corticale
Granuli corticali
Sperm factor
Calcio
Oolemma
Glicoproteine zona pellucida
Spazio perivitellino
Nel liquido seminale appena eiaculato nel fondo del canale vaginale, gli spermatozoi sono intrappolati all’interno di un materiale gelatinoso, formatosi in seguito ad un fenomeno di 1 ) ………………… a carico di proteine (semenogeline) secrete a livello della 2 ) ………………… in seguito ad attivazione di una proteina di tipo 3 ) ………………… (definito ai fini diagnostici PSA), secreto dalla 4 ) …………………. La necessità di questo processo è dovuta al fatto che nel canale vaginale, l’ambiente chimico è 5 ) ………………… e quindi incompatibile con la sopravvivenza degli spermatozoi. Trascorsi diversi minuti, gli spermatozoi che sopravvivono e si liberano, passano dalla vagina al 6 ) …………………, dove possono trovare rifugio negli avvallamenti interposte alle 7 ) ………………… degli alberi della vita, localizzati anteriormente e posteriormente a livello della parete di suddetto canale. Qui possono stazionare per giorni grazie al fatto che le ghiandole cervicali uterine producono un secreto di carattere chimico di tipo 8 ) …………………
Coagulazione
Vescichetta seminale
Enzimatico
Prostata
Acido
Canale cervicale
Pliche palmate
basico
Enzimi litici presenti nella vescicola acrosomiale
- ialuronidasi
- acrosina
- fosfatasi acide
Cosa impedisce la fecondazione interspecie?
Alla base della selettività intraspecie della fecondazione c’è la complementarità tra zona-adesine (spermatozoo) e le glicoproteine della famiglia ZP presenti sulla zona pellucida dell’ovocita.ZP1: congiungono ZP2 e ZP3ZP2: glicoproteine che facilitano l’adesioneZP3: complementari alle zona-adesine
Quando scompare la zona pellucida?
La zona pellucida limita l’espansione spaziale dei blastomeri, che in seguito a varie mitosi aumentano in numero ma vanno ad occupare lo stesso spazio tridimensionale. Intorno al 5 giorno la morula (32 blastomeri) si trova all’interno della cavità uterina e va incontro alla schiusa della blastocisti, ovvero alla fuoriuscita delle cellule dalla zona pellucida che le limitava. Quindi la zona pellucida scompare al 5 giorno durante la ‘schiusa’, ovvero la fuoriuscita della blastocisti dalla zona pellucida. Ora la blastocisti si avvicinerà all’endometrio per annidarsi
Quando si definisce il sacco vitellino secondario e a seguito di quali eventi?
Il sacco vitellino primario deriva dalla cavità della blastocele, e attraversa diversi stadi per arrivare alla sua forma definitiva. Inizialmente si tratta di un sacco vitellino primario la cui parete è formata da membrana di Hensen e splacnopleura extraembrionale (poi celoma extraembrionale, somatopleura extraembr, e citotrofoblasto) ed è in contatto diretto con l’ipoblasto. Successivamente si ha il sacco vitellino secondario che è così definibile quando il s.v.primario diminuisce di dimensione in quanto il celoma extraembrionale aumenta di dimensioni comprimento il s.v.p. e determinandone una strozzatura che porta alla formazione di una (o +) vescicola esocelomatica che si andrà ad allontanare. Quindi la dimensione diminuisce ma al tempo stesso si ha un ricambio della sua parete, ovvero la membrana di Hensen si concentra proprio all’interno di queste vescicole e viene sostituita da un’altra proliferazione dell’ipoblasto, che sarà endoderma extraembrionale. Quindi si ha questo cambiamento durante la seconda settimana, in particolare al 14esimo giorno, a seguito di una modificazione morfologica (riduzione del volume) e una strutturale (cambio della sua parete). Successivamente si avrà il sacco vitellino definitivo, alla terza settimana, e questo è dovuto alla gastrulazione, ovvero il sollevamento sui fianchi del disco germinativo trilaminare che avvicinando i suoi margini andrà a richiudere al suo interno parte del sacco vitellino secondario che costituirà l’intestino primitivo, e quello che rimarrà all’esterno sarà il sacco vitellino definitivo (collegato all’intestino primitivo tramite il dotto vitellino – parte del funicolo ombelicale – ). L’allantoide sarà una propaggine del sacco vitellino secondario che con il proseguimento dello sviluppo rimarrà in connessione con l’intestino primitivo tramite l’uraco, che regredirà nel legamento ombelicale medio (parte del funicolo ombelicale).
Definizione di corion
Dall’interno all’esternoSOMATOPLEURA EXTRAEMBRIONALECITOTROFOBLASTOSINCIZIOTROFOBLASTOIl corion è un annesso embrionale inizialmente formato da trofoblasto e mesoderma extraembrionale, quindi: Sinciziotrofoblastocitotrofoblasto somatopleura extraembrionale Poi con l’occlusione del celoma extraembrionale sarà formato anche dall’epitelio amniotico.
Corion laeve e corion frondosum
Inizialmente questi villi coriali si sviluppano su tutta la superficie del concepito, e via via si ramificano sempre di più in particolare al polo embrionale, mentre dal lato opposto si fanno sempre più rarefatti fino a scomparire, lasciando una superficie liscia, sottile e trasparente. Quando a tre mesi si definisce la placenta discoidale, il corion si divide in CORION FRONDOSUM, dove si sviluppano i villi coriali che poi interagiscono con la decidua, e corion laeve, dove invece non si riscontrano villi coriali. La decidua con cui interagisce il corion frondosum prende il nome di decidua basale, mentre quella che riveste in superficie la cavità amniotica è detta decidua capsulare. La restante decidua che non è coinvolta dall’annidamento è detta decidua parietale. Perciò il corion frondosum partecipa alla formazione della placenta, mentre il corion leave va a formare il sacco amniotico
Barriera ematoplacentare o membrana sincizio-vascolare
A livello di VILLI INTERMEDI MATURI e dei VILLI TERMINALI si ha la NON-BRANCHING ANGIOGENESIS che determina la formazione della MEMBRANA SINCIZIO-VASCOLARE e dunque della barriera ematoplacentare.Questa membrana è data dall’endotelio, due lamine basali e dal sinciziotrofoblasto estremamente sottile.LA SUDDETTA MEMBRANA E’ DUNQUE FORMATA DALLA SALIENZA DEI CAPILLARI FETALI A LIVELLO DEL STB (cellula endoteliale, lamine basali, stb)contestualmente a questo fenomeno, si ha la formazione di SYNCIZIAL KNOT, che sono delle protrusioni della membrana sinciziale che fioccano nel sangue materno.
Durante l’evoluzione della placenta le prime strutture villose definite come villi coriali primari sono caratterizzati dalle seguenti componenti:
SINCIZIOTROFOBLASTO e cordoni di CITOTROFOBLASTO al suo interno. i villi coriali secondari si differenziano dai primari in quanto al loro interno si inserisce del mesoderma extraembrionale.i villi coriali terziali e definitivi presentano all’interno del mesoderma extraembrionale dei fenomeni di vasculogenesi che determina la formazione di isolotti di Wolff, ovvero agglomerati di cellule mesenchimali da cui origineranno le cellule endoteliali ed eritrociti primitivi, ovvero i presupposti per la formazione dei vasi coriali.
Quali sono i tessuti che separano il sangue materno da quello fetale?
Lo scambio tra questi avviene a livello della placenta, dove il sangue derivante dai due individui è separato da sinciziotrofoblasto, citotrofoblasto, mesoderma extraembrionale (insieme formano il CORION) ed endotelio dei vasi coriali. Queste strutture vanno a costituire i VILLI CORIALI TERZIARI che compaiono la terza settimana e costituiscono la BARRIERA EMATOPLACENTARE.
Che ormoni produce la placenta?
- Estrogeni
- progesterone - Gonadotropina corionica
- Ormone lattageno placentare
Perché si chiama placenta allantocoriale? Perché si definisce inoltre emocoriale?
L’aggettivo allontocoriale si riconduce al fatto che a livello placentare avremo dei vasi ombelicali che incorporano i vasi originatisi dall’allantoide e dal corion; con questo aggettivo si vuole intendere che ha una funzione RESPIRATORIA. La placenta umana è definita invece emocoriale in quanto i tessuti coriali interagiscono direttamente con il sangue materno. In altri esseri viventi esistono anche altre tipologie di placente: endocoriale, sindesmo coriale e epitelio coriale.
tipi di placenta
Endocoriale – CARNIVORI: si sovrappone anche l’endotelio dei vasi materni alla parete già normalmente presente dei villi coriali nella placenta emocoriale. È caratterizzata da un’intensa attività litica.
Sindesmocoriale – RUMINANTI: alla parete (endotelio materno, mesenchima, STB, endotelio fetale) che è coinvolta nella separazione tra sangue materno e fetale si sovrappone anche il connettivo della mucosa uterina. Ha un minimo potere litico.
Epiteliocoriale – PERISSODATTILI: alla parete prima citata si aggiunge un epitelio di rivestimento.
Gemelli monozigoti
Monozigoti dicoriali diamniotici: separati a livello di blastomeri
Monozigoti monocoriali diamniotici: separati a livello del nodo embrionale (blastocisti)
Monozigoti monocoriali monoamniotici: separati a livello del disco germinativo