concorrenza perfetta (pg 54 - 62) Flashcards
concorrenza perfetta
per comprendere il comportamento dell’impresa, occorre definire le caratteristiche del mercato in cui l’impresa opera, esistono molti modelli di mercato fra i quali il modello di concorrenza perfetta
mercato concorrenza perfetta
devono valere 4 ipotesi
1. vi sono molte e piccole imprese identiche
2. molti e piccoli consumatori identici
3. non vi sono ne barriere all’ingresso ne all’uscita
4. le imprese ed i consumatori dispongono di informazione perfetta
- vi sono molte e piccole imprese identiche
quindi il bene venduto da ciascuna impresa è perfettamente identico al bene venduto da tutte la altre imprese, siccome le imprese sono molte e piccole, vuol dire che ciascuna impresa sa che la quantità da lei prodotta è del tutto irrilevante rispetto alla quantità prodotta nell’industria, in altre parole, ciascuna impresa sa di non poter influenzare in alcun modo il mercato
conseguenze punto 1
prendiamo il prezzo dato di mercato p, ci sono poche e piccole imprese e nessuna a incentivo a fare un prezzo differente da p (se facesse un prezzo più basso non guadagnerebbe mentre quello più alto non venderebbe)
price taker
questo vuole dire che ciascuna impresa è price taker, ovvero per ciascuna impresa il prezzo è percepito come un “dato”
- molti e piccoli consumatori identici
perciò ciascun consumatore sa di non essere in grado in alcun modo di influenzare il mercato, le ipotesi uno e due si riassumono dicendo che il mercato in concorrenza perfetta è atomistico
- non vi sono ne barriere all’ingresso ne all’uscita
significa che le imprese possono entrare ed uscire dal mercato senza sostenere alcun genere di costo
profitto nel breve periodo
è Π=TR-TC, ovvero ricavi totali meno costi totali
ricavi totali grafico breve periodo
consideriamo i ricavi totali, ossia TR=pq (prezzo + quantità prodotta), visto che, poiché l’impresa è price taker, p è esogeno, cioè non è determinato dalla quantità prodotta dalla singola impresa ⇾ su un grafico avente in ascissa q, la curva TR è semplicemente una retta passante dall’origine con inclinazione pari a p
costi totali in fz di q breve periodo
stesso grafico dei ricavi totali, l’andamento della curva dei costi totali in funzione della quantità prodotta dall’impresa è prima concavo e poi convesso ⇾ l’impresa al fine di massimizzare i propri profitti sceglie la quantità in corrispondenza della quale la distanza tra TR e TC è massima
ricavi marginali
il ricavo marginale è definito come la variazione del ricavo totale che si verifica
quando viene prodotta un’unità aggiuntiva, solo nel caso della concorrenza perfetta, il ricavo marginale coincide con il prezzo, infatti, se l’impresa produce un’unità aggiuntiva, i suoi ricavi totali aumentano di p
principio marginalista
afferma che conviene compiere un’azione fintanto che il beneficio marginale (di quell’azione) non diventa uguale al costo marginale (di quell’azione) ⇾ per un’impresa operante in qualsiasi tipo di mercato, in assenza di costi fissi, la
condizione di massimizzazione del profitto impone che la quantità scelta sia tale da eguagliare il ricavo marginale al costo marginale
massimizzare profitto impresa in concorrenza perfetta breve periodo
condizioni
1. se il prezzo è maggiore del minimo dei costi medi variabili, allora la quantità deve essere tale per cui il prezzo eguaglia il costo marginale nel tratto crescente della curva di costo marginale
2. se il prezzo è minore del minimo dei costi medi variabili, allora la quantità deve essere 0
condizione 1.
è la diretta conseguenza del principio marginalista, ricordando (siamo in concorrenza!!) che il ricavo marginale ed il prezzo sono la stessa cosa, inoltre, l’eguaglianza tra p e MC deve avvenire nel tratto crescente di MC ⇾ MC è fatto ad U, il prezzo interseca MC in due punti, ma nel tratto decrescente di MC il prezzo è inferiore ad AVC, per cui se l’impresa producesse quella quantità otterrebbe profitti negativi
condizione 2.
afferma che se il prezzo è inferiore al minimo degli AVC per l’impresa è meglio non produrre, si noti che il ricavo medio per ogni unità di prodotto venduta coincide con il prezzo (infatti AR=TR/q=p) ⇾ se il prezzo è minore del minimo degli AVC l’impresa sostiene una perdita per ogni unità venduta, quindi è meglio non produrre affatto
condizioni 1 e 2
definiscono la curva di offerta di breve periodo di un’impresa operante in concorrenza perfetta, cioè la relazione tra prezzo e quantità offerta da
un’impresa ⇾ la curva di offerta di breve periodo di un’impresa operante in concorrenza perfetta coincide con il tratto crescente della curva dei costi marginali, al di sopra del minimo dei costi medi variabili
costi fissi ?
AVC sempre inferiore di ATC, perché la differenza è rappresentata dai costi fissi ⇾ se il prezzo è compreso tra il minimo di ATC ed il minimo di AVC, all’impresa conviene comunque produrre una quantità positiva, anche se i suoi profitti sono negativi, se non producesse nulla, i suoi profitti sarebbero ancora più negativi quindi i costi fissi non rientrano nella decisione dell’impresa circa se e quanto produrre
curva di offerta della singola impresa è inclinata positivamente
⇾ all’aumentare del prezzo aumenta anche la quantità offerta, questo perché la curva dei costi marginali è inclinata positivamente (nel tratto rilevante), in quanto la legge dei rendimenti decrescenti garantisce che, almeno da un certo punto in avanti, la curva di costo totale è convessa
curva di offerta di mercato
(o aggregata) è ottenuta sommando orizzontalmente le curve di offerta di ogni
singola impresa, pertanto, anche la curva di offerta di
mercato è inclinata positivamente
da dove arriva il prezzo dato ?
considerando il mercato nel suo insieme, esistono una curva di domanda di mercato (inclinata negativamente) ed una curva di offerta di mercato (inclinata positivamente), il prezzo di equilibrio è determinato dall’intersezione di queste due curve ⇾ questo prezzo a sua volta è il prezzo su cui si
basano le decisioni di produzione di ogni singola impresa
curva di domanda elastica?
nonostante la curva di domanda di mercato sia inclinata negativamente, la curva di domanda affrontata da una singola impresa è una retta piatta in corrispondenza del prezzo di mercato, essendo piccola, l’impresa può vendere tutto quello che è in grado di produrre al prezzo di mercato e abbiamo già visto che non ha interesse a cambiare il prezzo ⇾ la curva di domanda affrontata dalla singola impresa è perfettamente elastica
surplus dei produttori
il beneficio monetario che l’impresa (o l’insieme delle imprese) trae dall’effettuare
una transazione con i consumatori, nel breve periodo non coincide con i profitti, bensì è più alto
surplus ex
costi fissi = 10 e p = 20, se l’impresa non effettua scambi (cioè produce zero), il suo profitto è negativo e pari a -10, se invece l’impresa produce 1, mettendo che con questo livello di produzione i costi variabili siano pari a 5 ⇾ in questo caso il profitto è pari a 5 (=20-10-5), quindi il beneficio che l’impresa ottiene dallo scambio è
pari a 15 (la differenza tra 5 e -10)
formula surplus del prod
il surplus dei produttori corrisponde alla somma di profitti e costi fissi, oppure alla differenza tra ricavi totali e costi variabili (in quanto Π=TR-TC=TR-FC-VC; quindi PS= Π+FC=TR-VC)
grafico surplus del prod
la differenza tra ricavi totali e costi variabili (ovvero il surplus del produttore) può essere vista graficamente come l’area compresa tra il prezzo e la curva dei costi marginali ⇾ la curva dei costi marginali corrisponde alla curva di offerta, il surplus dei produttori è l’area compresa tra il prezzo e la curva di offerta
welfare
surplus del consumatore = triangolo in alto a sx
surplus del produttore = triangolo in basso a sx
somma del surplus del consumatore + surplus del produttore = WELFARE (W)
efficienza allocativa
l’analisi combinata del surplus dei produttori permette di capire perché l’equilibrio di mercato realizza questa efficienza che significa che vengono sfruttati tutti i possibili benefici dello scambio, ovvero, il valore delle risorse addizionali necessarie ad un’impresa per produrre un’unità in più (ovvero MC) è uguale al valore che i consumatori attribuiscono a quell’unità (ovvero p)
equilibrio di mercato
i consumatori sarebbero felici di pagare di meno (ma le imprese non sarebbero disposte a vendere a meno) e le imprese sarebbero felici di far pagare di più (ma i
consumatori non sarebbero disposti a pagare di più) ⇾ l’equilibrio di mercato massimizza la somma del surplus dei consumatori e del surplus dei produttori
breve vs lungo periodo
breve periodo quando il numero delle imprese è fisso, cioè nessuna impresa
può entrare o uscire dal mercato mentre il lungo periodo quando il numero
delle imprese è variabile, cioè ciascuna impresa può entrare o uscire dal mercato
liberamente
mercato lungo periodo
impresa ha profitti positivi ⇾ impresa identica vuole entrare per averne anche lei MA l’offerta di mercato aumenta, ovvero la curva di offerta di mercato si sposta verso destra quindi il prezzo di equilibrio deve diminuire e i profitti di ciascuna impresa diminuiscono
imprese ingressi
fintanto che vi sono profitti positivi, altre imprese entrano sul mercato, ed il prezzo continua a ridursi, il processo di ingresso delle imprese si arresta quando i profitti sono nulli ⇾ Π=TR-TC=pq-TC=q(p-TC/q)=q(p-AC), quindi, la condizione di profitti nulli richiede che il prezzo sia uguale al costo medio
niente ingressi ne uscite
non vi è più ingresso né uscita di impresa quando il prezzo eguaglia il costo
medio, però ogni impresa continua a comportarsi in modo razionale, cioè sceglie di produrre la quantità che massimizza i suoi profitti ⇾ questo avviene laddove il prezzo eguaglia il costo marginale
equilibrio di lungo periodo
qui deve valere sia p=AC che p=MC, il che implica che AC=MC, a sua volta AC=MC soltanto in corrispondenza del punto di minimo di AC ⇾ pertanto possiamo concludere che nel lungo periodo il prezzo di equilibrio è uguale al minimo dei costi medi
grafico curva di offerta mercato nel lungo periodo
è una retta orizzontale in corrispondenza del minimo dei costi medi, infatti, se si assiste ad una variazione della domanda, il prezzo si modifica nel breve periodo, ma poi, nel lungo periodo, torna pari al minimo dei costi medi ⇾ variazioni della domanda, portano a variazioni nel numero delle imprese operanti sul mercato, ma non portano a variazioni del prezzo nel lungo periodo