Capitolo 4 Flashcards

1
Q

SVILUPPO DEL SELF-SERVICE

A

Rappresenta una delle più importanti innovazioni nel commercio. Ha permesso:

-L’industrializzazione del processo di erogazione dei servizi commerciali –> efficienza: sostituzione di servizi erogati dal personale (costoso) con l’autoproduzione dell’acquirente

-La modernizzazione della distribuzione:
eliminazione di servizi che i consumatori moderni non considerano più rilevanti

-La standardizzazione dei servizi commerciali –> apertura di filiali omogenee. Nei pdv self-service anche il comportamento del cliente è previsto, pianificato e organizzato

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2
Q

SVILUPPO DEL SELF-SERVICE - CAUSE

A

Il marketing industriale:
il marketing dei prodotti di marca e i mezzi di comunicazione rendono obsoleti i servizi offerti dai negozi tradizionali, in quanto le politiche di marca industriale consentono ai distributori di vendere prodotti senza l’assistenza di personale di vendita.

I produttori informano direttamente i consumatori tramite la pubblicità, bypassando i servizi informativi e di vendita assistita offerti dal commercio tradizionale. Il prodotto di marca noto e pubblicizzato è garanzia di qualità.

L’evoluzione della domanda:
maggiore istruzione, più informata (comunicazione di massa), autonomia decisionale e attiva nel pdv

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3
Q

NASCITA DEK MKTG DISTRIBUTIVO

A
  1. Dopo l’affermarsi del libero servizio a scapito dei pdv tradizionali –> aumento competizione nella distribuzione moderna. La Grande Distribuzione si riappropria del ruolo e delle funzioni di identificazione, orientamento e garanzia svolte dalla marca, e inizia a diventare protagonista di un’autonoma e sempre più efficiente attività di marketing.
  2. Eccessiva varietà dell’offerta industriale che disorienta la domanda –> richiesta ai distributori una funzione di preselezione, informazione, garanzia e mktg svolto dall’industria

–>Le imprese commerciali adottano un
approccio di mktg autonomo dai produttori

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4
Q

IN-STORE MARKETING

A

Per sfruttare le nuove capacità e l’efficacia dell’in-store marketing, una parte dell’industria di marca si integra a valle, mediante l’apertura di negozi monomarca, di flag ship store, e di reti di franchising.

Si sta affermando una nuova traiettoria di sviluppo della distribuzione, che prevede l’utilizzo di servizi accessori come variabile di differenziazione

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5
Q

MKTG DISTRIBUTIVO : CONSEGNE

A

L’importanza del punto vendita come mezzo di comunicazione
 integrazione a valle dell’industria

I servizi accessori come variabile di differenziazione
 crescenti aspettative dei clienti. La maggiore pressione competitiva e eterogeneità della domanda provocano l’offerta di un numero crescente di servizi, differenziati in funzione delle esigenze di segmenti specifici di clientela.

Lo sfruttamento delle nuove tecnologie per aumentare la qualità dei servizi e la soddisfazione dei clienti. Sempre più spesso i servizi sono gli elementi determinanti nella scelta del pdv.

GD sta investendo molto in innovazione dei servizi, sfruttando anche le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Qualità del servizio e soddisfazione del cliente stanno diventando nuovi fattori di differenziazione difficilmente imitabili

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6
Q

FOCALIZZAZIONE SUI SEGMENTI DI DOMANDA

A

Un numero sempre maggiore di imprese della distribuzione moderna si caratterizza per una chiara
focalizzazione su segmenti di domanda.

Servire diversi segmenti di clientela nello stesso pdv comporta uno scadimento della qualità percepita del
servizio e, quindi, della soddisfazione dei clienti
–> minori probabilità di successo

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7
Q

CRITERI DI SEGMENTAZIONE

A

SEGMENTAZIONE come ricerca di aggregazione di una domanda sempre più eterogenea (identificare gruppi di clienti con modelli di consumo e di acquisto affini)

Variabili di segmentazione:

-Geografiche: esigenze della domanda e comportamento del consumatore si differenziano in base alle aree geografiche: dimensione del centro urbano, quartiere di residenza, regione; il condizionamento da tradizioni culturali e dal contatto tra persone che lavorano e vivono nella stessa area geografica è forte e può condizionare i modelli di consumo e acquisto. –> Geomarketing: identifica le applicazioni di marketing che si fondano su dati georeferenziati; consente a imprese con pdv di adattare l’offerta alle caratteristiche locali. Desktop mapping: rappresentazione combinata dei dati di marketing su mappa digitalizzate di facile lettura; software di geomktg offrono la possibilità di:
- conoscere le caratteristiche della domanda
- visualizzare la localizzazione dei segmenti di domanda target della concorrenza
- identificare localizzazione geografica di segmenti di clienti con alto potenziale
- individuare aree territoriali dove inserire pdv
- definire le aree di gravitazione dei pdv
- stabilire le aree di gravitazione, i bacini di utenza, i siti localizzativi e gli insediamenti della concorrenza
- testare l’impatto dell’apertura di nuovi pdv
I database geodemografici consentono di sviluppare iniziative di marketing diretto

-Socio-demografiche: età, sesso, istruzione, occupazione, ciclo di vita del nucleo famigliare, reddito; facilità di reperire e adoperare i dati, intuitiva; spesso soluzioni che usano una combinazione di più variabili per definire il segmento.
Limiti: mancanza di relazione con i fattori che influiscono realmente sul comportamento d’acquisto, sulle motivazioni e sulle preferenze dei consumatori–>parametri socio-economici.
Molte imprese continuano a usare variabili socio-demografiche perchè semplifica la scelta dei mezzi; inoltre le agenzie di pubblicità riescono a estrapolare dalla semplice descrizione socio-demografica indicazioni sul profilo psicologico del target, e quindi a rendere efficace la segmentazione

-Comportamentali: fanno riferimento al comportamento d’acquisto; lo sviluppo di marche commerciali e maggiore autonomia del marketing distributivo fa crescere il rilievo dello store loyalty;
le carte fedeltà forniscono dati sul comportamento d’acquisto dell’acquirente e sono base di segmentazione del retail moderno. L’approccio prevalente è il metodo RFM (recency-frecuency-monetary), che si basa sulla distanza temporale dall’ultimo acquisto, sul valore monetario e sulla frequenza degli acquisti, e prevede l’assegnazione di parametri per ogni variabile in modo da facilitare le scelte di micro-segmentazione della clientela.
Fedeltà al pdv, frequenza di visita, livello di spesa media, sensibilità al retailing mix –> sfruttamento dati delle carte fedeltà;

-Psicografiche: il comportamento del consumatore è il risultato dell’interazione combinata tra variabili economiche, psicologiche e sociologiche; le scelte di consumo sono determinate anche da fattori non funzionali; gli elementi più profondi della personalità e il sistema di valori del consumatore possono condizionare i modelli di acquisto e consumo; tentativo di attribuire alle caratteristiche psicologiche individuali un ruolo importante nelle scelte di consumo. Lifestyle e psicografia sono considerati sinonimi; psicografia può fornire un apporto informativo prezioso e consentire di sfruttare gli interessi e i valori del target, facilitando lo sforzo creativo dell’agenzia di pubblicità.
Limiti: effettivi comportamenti diversi da quelli studiati.
Stile di vita, sensibilità a fenomeni di moda, valore e benefici ricercati –> lifestyle retailing

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8
Q

BENEFIT SEGMENTATION

A

Pone l’attenzione sui vantaggi-benefici che l’acquirente cerca di ottenere acquistando un prodotto-servizio
–> segmenti = insiemi di clienti che ricercano gli stessi benefici (aggregazione dei clienti in base all’omogeneità dei vantaggi ricercati, sia tangibili che intangibili)

Fasi:

  1. Individuazione segmenti in base a una convergenza dei vantaggi ricercati
  2. Descrizione dei segmenti, impiegando prevalentemente le variabili socio-demografiche e psico-sociologiche
  3. Descrizione delle caratteristiche dei segmenti accomunati dalla ricerca degli stessi benefici

Vantaggi:

  • Collega la segmentazione ai modelli di comportamento d’acquisto;
  • Individua un legame tra i criteri adottati per la determinazione dei segmenti e l’esistenza di differenze nel comportamento d’acquisto tra consumatori appartenenti a diversi segmenti
  • I messaggi comunicativi enfatizzano i vantaggi ricercati e aumentano le probabilità di attirare l’attenzione dei consumatori.
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9
Q

SEGMENTAZIONE A PRIORI O BASATA SU CLUSTER

A

Chi decide di segmentare parte di solito da ipotesi intuitive, frutto dell’esperienza o basate su variabili di segmentazione, in genere tramite criteri socio-demografici. Verifiche e test su fonti informative secondarie, su confronti all’interno dell’organizzazione, o su focus group.

Metodologia: si fonda su tecniche statistiche di analisi multivariata che consentono di individuare gruppi di clienti con caratteristiche omogenee in termini di risposta a specifiche combinazioni di marketing mix; consente di individuare modalità innovative di segmentazione, senza condizionamento da chi decide le politiche di marketing. I segmenti si formano in relaziona a un’omogeneità di preferenze rispetto a un certo prodotto-servizio che occupa una posizione particolare nel sistema percettivo del consumatore.

Cluster Analysis: tecnica statistica di segmentazione automatica in gruppi omogenei al loro interno e eterogenei al loro esterno; dopo aver suddiviso il mercato in base alle variabili, si sceglie su quali segmenti focalizzarsi. Segmentazione efficace richiede una scelta equilibrata tra i due estremi (marketing di massa indifferenziato e marketing one-to-one); le scelte di segmentazione sono vincolate dalla scelta ubicativa dei pdv e dalla gestione di un numero di articoli superiore alle imprese di produzione

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10
Q

VINCOLI ALLA SEGMENTAZIONE

A

Le scelte di segmentazione delle imprese commerciali sono vincolate da:

  • Localizzazione dei pdv
  • Gestione di un numero di referenze molto maggiore rispetto alle imprese produttive
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11
Q

MARKETING MIX TRADIZIONALE

A

La teoria tradizionale del marketing mix è stata ideata in funzione di condizioni di contesto che hanno gradualmente perso rilievo: la produzione di massa standardizzata, la massificazione dei consumatori, la polverizzazione dei clienti, la strutturale posizione di debolezza della domanda e il limitato potere contrattuale del cliente –> queste condizioni fanno riferimento a un periodo storico passato –> lo sviluppo della GD, il consumerismo e internet hanno modificato i rapporti di forza verticali nei canali di distribuzione

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12
Q

ASSORTIMENTO

A

La selezione, la formazione e la proposta espositiva dell’assortimento sono uno dei servizi centrali offerti
dall’impresa commerciale

–> Leva complessa per l’elevato numero di prodotti che comprende e l’aumento dei nuovi prodotti

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13
Q

CLASSIFICAZIONE DELL’ASSORTIMENTO

A

Suddivisione in settori-reparti, famiglie e linee;
Categoria = insieme di articoli considerati correlati e/o sostituti nella soddisfazione di un bisogno;

Ampiezza: numero di categorie merceologiche (settori-reparti) trattate
Profondità: numero di marche e articoli per categoria, molto alta nei negozi specializzati
Ampiezza e profondità sono la prima leva di differenziazione dei servizi commerciali

Il sistema di classificazione dell’assortimento è da tradurre in criteri espositivi coerenti con le logiche di lettura del consumatore (funzione- occasione d’uso; stile di vita);
–> category management: ha sostituito il ruolo dei responsabili d’acquisto (buyer), ed è gestore di categorie e il suo sistema premiante non è più basato sugli incentivi che riesce ad ottenere direttamente dai fornitori, ma sulla redditività delle categorie assegnate. Si avvale del contributo consulenziale di specialisti di merchandising, di logistica e promozione, ma ha la piena responsabilità del piano di marketing delle categorie assegnate. Con il category management, un produttore e un distributore interessati all’affermazione di una determinata categoria collaborano; costituiscono un gruppo di lavoro comune per sviluppare in modo coordinato le migliori soluzioni espositive di merchandising di un’intera categoria di prodotti; è un processo finalizzato a gestire le categorie di prodotti come unità di business; a ogni singola categoria è attribuito un ruolo. L’attribuzione di obiettivi coordinati consente di gestire le categorie in un’ottica di portafoglio di attività; anche il sistema di contabilità analitica del distributore deve essere riorganizzato in funzione delle nuove categorie. Prevede inoltre che un’impresa della GD decida di delegare a un unico produttore la gestione di una categoria di prodotti; se dopo un periodo di sperimentazione i risultati sono inadeguati, il distributore decide di cambiare fornitore-partner.

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14
Q

IN-STORE MKTG E MERCHANDISING

A

MERCHANDISING: sostituisce ad una presentazione passiva del prodotto una presentazione attiva, facendo appello a tutto ciò che può renderlo più attraente;
è un insieme di studi e tecniche di applicazione, messi in atto separatamente o congiuntamente dai distributori e produttori per accrescere la redditività del pdv e lo smercio dei prodotti, attraverso l’adattamento costante ai bisogni del mercato e un’appropriata presentazione

È considerato come l’insieme delle attività di marketing che hanno luogo presso i punti vendita a self-service

 definito come marketing del e nel punto vendita
(Pellegrini, 1993)

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15
Q

AREE DI ATTIVITA’ DEL MERCHANDISING

A

Il merchandising rappresenta un insieme d’attività articolate gerarchicamente in cinque aree principali:

  1. classificazione/segmentazione dell’assortimento coerentemente con le scelte di segmentazione e posizionamento;
  2. lay-out delle attrezzature;
  3. lay-out merceologico;
  4. display;
  5. attività di animazione e promozione.
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16
Q

LAY-OUT DELLE ATTREZZATURE

A

Assetto complessivo del punto vendita;
scelta e disposizione delle attrezzature espositive;
organizzazione del flusso di traffico della clientela

17
Q

LAYOUT MERCEOLOGICO E DISPLAY - L’ESPOSIZIONE

A

LAYOUT MERCEOLOGICO: modalità e organizzazione espositiva dei prodotti e degli spazi di vendita finalizzate allo stimolo dell’acquisto;

DISPLAY: modalità di attribuzione della superficie espositiva ai singoli prodotti.

–> esigenza di individuare modalità di classificazione- esposizione originali e mirate a soddisfare le motivazioni
d’acquisto dei diversi segmenti

 ricerca di un linguaggio quanto più possibile coincidente con quello della clientela target di riferimento

18
Q

ESPOSIZIONE - ORIGINALITA’, CRITERI. EFFICACIA E FLESSIBILITA’

A

Individuazione di nuovi criteri di aggregazione espositiva dei prodotti con maggior coerenza con le logiche di lettura dell’assortimento della clientela obiettivo. La classificazione espositiva dovrebbe rispecchiare la segmentazione del mercato e rappresentare la manifestazione più tangibile del posizionamento strategico, privilegiando un approccio qualitativo.

Ogni consumatore che entra in un pdv ricerca soluzioni, e l’esposizione dovrebbe facilitare il processo di ricerca; i criteri espositivi devono svilupparsi secondo un linguaggio quanto più possibile coincidente con quello della clientela target –> abbandonare la logica aggregativa, funzionale alla natura degli articoli e/o alla loro funzione d’uso, per passare a una logica di disposizione merceologica basata sull’omogeneità dei vantaggi e benefici ricercati sugli stili di vita e sulle occasioni di consumo.

Esposizione influisce sul processo d’acquisto del consumatore nel momento finale della fase di scelta, e ciò ne amplifica ulteriormente l’efficacia.
Esposizione ha anche spiccata flessibilità che consente di segmentare geograficamente le iniziative in un’ottica di micro marketing.

19
Q

COMUNICAZIONE

A
  1. LA COMUNICAZIONE INTERNA: cultura aziendale e valori;
    molto rilevante perché i dipendenti svolgono direttamente una funzione comunicativa entrando in contatto con i clienti.
    L’attività di comunicazione delle aziende distributive sta attraversando una fase di espansione quantitativa e di profonda transizione –> cambiamenti qualitativi e innovazioni relative sia agli strumenti, sia alla scelta e impiego dei mezzi
  2. LA COMUNICAZIONE ESTERNA - 2 approcci:
    1. Focus sulla convenienza –> prezzo e assortimento;
      Nella prima fase di industrializzazione mediante il self service, il contenuto della pubblicità del distributore si concentra su prezzi e marche leader offerte in assortimento; la convenienza è evidenziata dall’informazione sui prezzi, mentre la presenza di marche leader assume funzione di garanzia del livello qualitativo dei prodotti.
      In seguito, l’aumento di pressione competitiva spinge la GD a cercare nuove variabili competitive diverse dal prezzo per evitare di entrare in una guerra distruttiva
    2. Focus sui servizi accessori –> comunicazione segmentata e differenziata d’insegna; costruzione dell’immagine marca-insegna del distributore.
      Massima differenziazione del servizio: differenziazione di assortimenti, uso di prodotti a marchio proprio, ricerca di elementi distintivi delle insegne che si qualificano come marche
20
Q

IDENTITA’ DI INSEGNA

A

Obiettivo comunicativo prioritario di GD italiana è costruzione di un’identità distintiva di insegna, qualificata come marca –> tentativo di far nascere una distribuzione di marca.
La marca commerciale gioca un ruolo decisivo: svincola dalla dipendenza comunicativa dell’industria e aiuta a rendere tangibile e chiaramente identificabile il percorso di differenziazione dei servizi commerciali

21
Q

NUOVI MEZZI DI COMUNICAZIONE

A

Le nuove tecnologie favoriscono il passaggio da una pubblicità generica ad una comunicazione mirata, in grado di indirizzare le risorse unicamente verso i potenziali clienti –> mktg interattivo

Maggior capacità di controllo dell’efficacia comunicativa e di verifica –> test su campioni ristretti

Internet come importante mezzo di comunicazione di massa.
Ha diffusione globale e quasi gratuito –> quarto mezzo di comunicazione (dopo stampa, radio, tv).
Mercati virtuali non richiedono lo spostamento fisico dei beni e facilitano l’accesso all’informazione, allargando la base di clienti che potenzialmente possono usufruire dell’informazione nello stesso momento.

22
Q

LA PROMOZIONE

A

Definizione: elemento del marketing mix che utilizzando un beneficio aggiunto ad un bene o ad un servizio, muove all’azione consumatori, distributori e personale di vendita, in relazione a quel bene o servizio per un periodo predeterminato di tempo

Elementi distintivi: concretezza e misurabilità dei vantaggi e dei risultati di ogni singola operazione

Consente flessibilità e adattamento a livello locale –> permette micro-mktg

23
Q

PROMOZIONE - OBIETTIVI

A

PROMOZIONE E PUBBLICITA’:
Dagli anni Novanta si è modificato il ruolo di promozioni; la netta separazione tra pubblicità e promozione è andata sfumando; si vuole rafforzare l’immagine e il posizionamento costruito mediante l’impiego della pubblicità e degli altri strumenti di comunicazione; la promozione concretizza il messaggio comunicativo delle pubblicità e induce all’acquisto.
Il ricorso alle promozioni è una strada per operare nel micro marketing, perchè consentono flessibilità e adattabilità a livello locale facilmente raggiungibile dalle altre variabili di marketing –> azioni di micromarketing e geomarketing.
Fronteggiare due esigenze contrapposte:
- rispondere rapidamente ad azioni di price competition in sede locale, per rispondere all’entrata dei discount, di gss e factory store
-necessità di non compromettere il posizionamento e gli investimenti in comunicazione su mezzi nazionali
–> dare risposte in termini di price competition in sede locale e essere coerenti con l’immagine e il posizionamento a livello nazionale o sovranazionale

PROMOZIONE E DIFFERENZIAZIONE D’INSEGNA:
Sviluppo di attività promozionale autonoma di GD è trend in crescita
–> Differenziare l’insegna, fidelizzare i clienti e riduzione della price competition
–> Ricerca dell’esclusiva di specifiche iniziative promozionali da parte di GDO: così il prodotto integrato con la promozione diventa esclusivo
Nelle relazioni tra industria e distribuzione, si cerca sempre di più l’esclusività–>porta allo sviluppo di iniziative su misura che contribuiscono alla differenziazione dell’insegna del distributore

PROMOZIONE E FEDELTA’:
–> Promozioni hanno il compito di stabilizzare le quote di mercato mediante la fidelizzazione, e quindi incrementare la store loyalty
–> Azioni continuative nel tempo (collezioni, concorsi; il consumatore cerca vantaggi concreti e immediati, ma anche immagine, qualità, personalizzazione dell’offerta e novità)
Consumatore ricerca anche accorciamento dei tempi di ottenimento del beneficio offerto, unitamente a meccanismi promozionali non eccessivamente complessi

PROMOZIONE E COMUNICAZIONE:
 Valorizzare la componente di comunicazione dell’attività promozionale
 Ricerca di nuove iniziative orientate a: gioco, interattività e coinvolgimento della clientela
E’ sempre più difficile definire i confini delle promozioni, e sono le più recenti innovazioni ad abbatterli
Tendenza a integrare il momento comunicativo con quello dell’acquisto
Le promozioni si prestano a continue innovazioni, e si integrano diverse tecniche per creare soluzioni nuove, ma sempre cercando di mantenere una semplicità di fondo del meccanismo promozionale
Interattività può consentire nuove soluzioni di micromarketing –> customer database, tramite cui vengono valorizzate le info sui comportamenti d’acquisto e vengono sviluppate iniziative promozionali differenziate e mirate. La migliore conoscenza dei consumatori permette anche una progressiva ridefinizione dell’assortimento, e quindi rafforzare la relazione tra impresa distributiva e consumatori –> in questo caso il problema principale è la raccolta dei dati, che non devono essere nè troppi nè troppi pochi

24
Q

IL PREZZO

A

Prezzo dell’impresa commerciale fa riferimento alla produzione di un servizio che viene ceduto unitamente ai prodotti offerti in assortimento; la complessità è dovuta all’elevato numero di prodotti che impresa distributiva tratta

E’ la variabile del retailing mix che ha l’influenza più diretta sul risultato economico e che richiede il minore investimento di risorse economiche

Le politiche di prezzo fanno riferimento alla produzione di un servizio che viene ceduto unitamente ai prodotti offerti in assortimento

LA DEFINIZIONE DEL PREZZO:

  • Imprese tradizionali: aggiunta margine di ricarico (in %) al costo d’acquisto dei pdt
  • Imprese GD: scala prezzo & monitoraggio concorrenza –> fanno analisi dei costi, poi definiscono il margine da applicare a livello di assortimento complessivo, poi procedono via via al livello inferiore, categoria-settore-reparto, e dopo famiglia/linea, per giungere al singolo prodotto; i prezzi dei singoli articoli si differenziano secondo una scala di prezzo: ai valori più elevati sono collocate le marche industriali premium price, poi marche commerciali, poi prodotti meno pubblicizzati. Poi si fa un costante monitoraggio dei prezzi della concorrenza, facendo analisi su un numero ristretto di prodotti, individuato in base alla curva di concentrazione (curva ABC)
25
Q

FISSAZIONE DEL MARGINE

A

Alcune “regole” empiriche:

  • Il margine è inversamente collegato a rotazione e costo unitario;
  • Prodotti di marca leader: margini contenuti e prezzi allineati ai concorrenti (perché fortemente confrontabili)
  • -> funzione di richiamo (pdt civetta o loss leader)
  • Marca commerciale: margini elevati
  • Discriminazione geografica in relazione alla intensità competitiva nell’area di localizzazione del pdv
  • Discriminazione per gestire i flussi di domanda

Data la difficoltà dei consumatori di fare confronti nel prezzo, è emerso che alcune caratteristiche dei pdv costituiscono gli assi portanti del processo di formazione dell’immagine di convenienza, tra cui: grandi dimensioni del pdv, ampiezza dell’assortimento, campagne promozionali