Cap. 9 - Merton Flashcards
Il paradigma funzionalista e l’approccio di Merton
Tra gli anni ‘40 e ‘60 in America si diffonde il paradigma funzionalista, che vede la società come un sistema unitario composto di parti interdipendenti. I componenti della società sono come organi di un corpo, altamente specializzati e dipendenti dagli altri per la sopravvivenza.
Merton elabora una visione parzialmente critica del funzionalismo e basata su teorie a medio raggio. Secondo lui per studiare la società è opportuno sviluppare ipotesi specifiche da testare empiricamente, si discosta dall’idealtipo.
Funzioni manifeste e latenti
Merton mette in discussione il rapporto biunivoco tra funzioni e istituzioni: non è vero che ciascuna istituzione svolge una sola funzione, e che una funzione è svolta solo da un’istituzione; inoltre, le funzioni svolte non sono necessariamente quelle previste.
È infatti opportuno tenere seprati i MOTIVI per cui un individuo agisce, e le CONSEGUENZE della sua azione. Per questo distingue 2 tipi di funzioni:
- funzioni manifeste: conseguenze note e volute
- funzioni latenti: conseguenze NON volute e NON note
La critica all’idealtipo weberiano e l’analisi del malfunzionamento della burocrazia
Merton usa il concetto di funzioni latenti per spiegare le disfunzioni della burocrazia e mettere in discussione i presupposti dell’idealtipo buroratico. Individua quattro conseguenze inattese:
- Incapacità addestrata (deformazione professionale)
- Il ritualismo burocratico (adesione alla regola fine a se stessa)
- Spirito di corpo e orgoglio di mestiere
- Tensioni tra le aspettative di burocrazia e utenza.
Incapacità addestrata
L’idealtipo presuppone una complessa normativa che regola l’apparato burocratico: gerarchia, tirocinio, carriera, sicurezza d’impiego, sfere di competenza, formalità dei contatti
Funzione manifesta: trattamento equo ed imparziale degli utenti, eliminazione attriti tra membri della burocrazia, maggiori capacità di esecuzione. Per realizzare questi obiettivi, i funzionari devono specializzarsi nelle procedure (standardizzate) ed attenersi strettamente ad esse.
Funzione latente: si sviluppano deformazione professionale e “incapacità addestrata”; il burocrate si attiene rigidamente alle norme ed è incapace di adattarsi a condizioni mutate o imprevisti che rendono inefficiente l’agire burocratico.
Ritualismo burocratico
Funzione manifesta: l’adesione alle regole è concepita come mezzo per garantire imparzialità ed equità di trattamento.
Funzione latente: un processo di trasposizione delle mete fa sì che l’adesione alle regole non sia più un mezzo, ma lo scopo stesso dell’azione. La disciplina e la fedeltà alle norme diventano valori primari, il burocrate perde di vista l’obiettivo dell’organizzazione (conseguenze: inefficienza pignoleria, incertezze, assenza di elasticità etc.)
Spirito di corpo e orgoglio di mestiere
Funzione manifesta: lo spirito di corpo dovrebbe generare lealtà verso il proprio ufficio e verso l’organizzazione nel suo complesso; l’orgoglio di mestiere dovrebbe scoraggiare atteggiamenti opportunistici e spingere al servizio verso i cittadini/utenti.
Funzione latente: lo spirito di corpo porta i burocrati a difendere i propri interessi piuttosto che asisstere utenti e superiori. L’orgoglio di mestiere genera resistenza a mutamenti della prassi stabilita, che sono percepiti come imposti dall’esterno.
Aspettative contrastanti tra burocrazia e utenza
Funzione manifesta: il burocrate segue la norma dell’impersonalità e della categorizzazione dei problemi dell’utente in macro-gruppi, così da assicurare imparzialità di trattamento.
L’utente però si aspetta una personalizzazione dell’intervento ed è preoccupato di mettere in luce la peculiarità del proprio problema. Gli utenti chiedono duttilità e personalizzazione, i burocrati offrono impersonalità come previsto dal regolamento.
Funzione latente: questa dissonanza genera un progressivo scollamento tra cittadini/utenti e istituzioni pubbliche intese come organizzazioni deputate a risolvere i problemi. Disaffezione e calo di legittimazione.