Cap. 2 - La scuola delle Relazioni Umane Flashcards

1
Q

Critiche al Taylorismo

A

Le critiche al Taylorismo, che iniziano a prendere piede negli anni ‘20, sono articolate prevalentemente in 3 filoni:

  • Il taylorismo come sfruttamento: l’accusa è che l’OLS altro non è che uno strumento per meglio sfruttare la manodopera
  • Il taylorismo come utopia tecnocratica: il comportamento umano rimane sempre in qualche misura imprevedibile, e l’ambizione di giungere a una totale determinazione non è realizzabile
  • Il tayorismo come formula contingente: piuttosto che un modello universale, il taylorismo è un semplice episodio dello sviluppo dell’industria.

In generale, l’OLS manca di prospettiva strategica. Rivolge lo sguardo solo all’interno dell’organizzazione e non la colloca in un contesto statale e di mercato. Non tiene neanche in conto della dimensione individuale, psicologica e motivazionale dei lavoratori.

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2
Q

Le critiche a Taylor della psicologia industriale

A
  • Parcellizzazione eccessiva
  • Imposizione di ritmi e pause
  • Inattendibilità dei tempi
  • Standard uguali per tutti senza tener conto delle differenze tra lavoratori (età, corporatura, malattie)
  • Approssimazione degli studi per il rapporto tra macchine e lavoratori
  • Trascurati gli effetti frustranti
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3
Q

Studio su fatica, noia e monotonia di Wyatt, Frase e Stock

A

Un grande limite dell’OSL è che non annovera l’influenza della motivazione psicologica e della monotonia tra i fattori da calcolare per una corretta organizzazione del lavoro, e che non esiste una soglia di fatica valida per tutti.

Wyatt, Fraser e Stock (1929) propongono 5 rimedi per combattere la monotonia sul lavoro:
* Rotazione delle attività
* Ritorno a una retribuzione a cottimo tradizionale
* Compiti conclusi, separati e dotati di senso
* Lavoro a gruppi
* Periodi di riposo nei turni di lavoro

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4
Q

L’effetto Hawthorne

A

L’esperimento pilota che determinerà la nascita della scuola delle Relazioni umane viene condotto presso gli stabilimenti Hawthorne della Western Electric. L’obiettivo è indagare l’influenza di una buona illuminazione sul lavoro degli operai.
Vengono individuati un gruppo sperimentale (aumento progressivo dell’illuminazione) e gruppo di controllo (nessun cambiamento nelle condizioni di partenza), entrambi sottoposti a un’osservazione costante, con presenza continua e ben visibile dei ricercatori. Il risultato è un aumento di produttività in entrambi i gruppi, al contrario di quanto ipotizzato. Questo risultato porta a considerare per la prima volta l’esistenza di fattori di influenza diversi da quelli materiali.

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5
Q

Le ricerche di Elton Mayo

A

La direzione della Hawthorne decide di proseguire le ricerche per comprendere meglio il “fattore umano”.
Tra il 1927 e il 1932 vengono condotte altre tre ricerche, affidate a Elton Mayo e altri ricercatori dell’Università di Harvard, su:
* l’efficacia di incentivi materiali e non materiali sulla produttività
* lamentele e soddisfazione dei lavoratori
* dinamiche informali nei gruppi di lavoratori

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6
Q

Il primo esperimento

A

Obiettivo: Studiare l’effetto di diversi incentivi e capire se incidono maggiormente gli incentivi materiali o motivazionali.
Soggetto: un reparto che assembla relè telefonici. Vengono scelte 6 college e una di loro è promossa a supervisore.
Conduzione dell’esperimento: nell’arco di 2 anni viene studiato il variare della loro produttività a fronte di diversi incentivi.

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7
Q

Risultati del primo esperimento e spiegazione

A

I risultati dimostrano che l’aumento di produttività dipende soprattutto dall’instaurarsi di una supervisione amichevole (con quella che era ex collega, quindi la relazione è percepita come paritaria) e dal miglioramento dell’effetto squadra.
L’introduzione delle pause di riposo produce un effetto positivo, ma meno rilevante.
Gli altri incentivi materiali hanno un effetto modesto.

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8
Q

Critiche al primo esperimento

A

L’esperimento riscuote molto successo, ma viene criticata l’inesattezza metodologica. In particolare vengono sottovalutati:
- l’effetto della sostituzione di due operaie: le sostitute mantengono livelli di produttività elevati e le altre li aumentano per paura di essere sostituite
- L’influenza dei fattori esterni: la mancanza di lavoro data dalla crisi del ‘29 spaventa le operaie
- l’adozione di differenti parametri di misurazione del rendimento (produzione totale settimanale vs. produzione media oraria)
- l’orientamento preconcetto delle analisi: siccome le analisi erano finanziate dall’azienda stessa, i ricercatori respingono le ipotesi non gradite e accolgono le altre

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9
Q

Il secondo esperimento

A

Inizialmente prevedeva l’intervista di tutti i dipendenti dell’azienda sui motivi di lamentela e soddisfazione nei confronti dell’azienda. L’esperimento, interrotto anche per via della crisi economica, si rivela poco lusinghiero per l’azienda. Le lamentele più frequenti erano paghe basse, sorveglianza stretta, orari troppo lunghi e armadietti fatiscenti. I ricercatori stabiliscono una sorta di gerarchia di affidabilità delle risposte ottenute, considerando razionali solo quelle basate su fatti direttamente controllabili (es. armadietti), e come sintomi di scarsa integrazione per cause soggettive le lamentele non suscettibili di immediata correzione (es. paga)

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10
Q

Il terzo esperimento

A

Obiettivo: lo scopo della ricerca è verificare se esistono dinamiche informali in un gruppo di lavoro e in che modo influenzano l’andamento produttivo
Soggetto: reparto di 14 operai uomini che si occupavano del montaggio dei quadri telefonici
Conduzione dell’esperimento: non c’è il gruppo di controllo, il gruppo sperimentale viene osservato

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11
Q

I risultati del terzo esperimento

A

Risulta immediatamente chiara l’esistenza di norme informali che regolano l’attività di gruppo, e coloro che non le rispettano sono isolati (infatti sono nati spontaneamente 2 sottogruppi). Le dinamiche informali prescrivono solidarietà, omogeneità interna, e regole di lavoro molto precise riassumibli in slogan: no ai guastacottimo; no agli imbroglioni; no alle spie; no agli asociali e agli invadenti.
Queste regole sono meccanismi di autodifesa contro le pressioni e le interferenze esterne (es. pressioni della direzione per aumentare produzione).
Emerge quindi che la restrizione del rendimento non è che l’espressione di norme sociali che agiscono a livello infromale per eludere il controllo organizzativo.

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12
Q

I principi delle relazioni umane

A
  • Importanza del fattore umano
  • Anomia della società industriale e l’azienda come elemento regolatore
  • Primato degli aspetti informali dell’organizzazione produttiva
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13
Q

L’importanza del fattore umano

A

Mayo sottolinea la necessità di adottare di una visione d’azienda completa che recuperi il fattore umano. Serve tenere in considerazione l’influenza dei fattori psicologici latenti e fare attenzione alle esigenze psicologiche dei lavoratori, per cui è opportuno fare riferimento a psicologi aziendali.

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14
Q

L’azienda come elemento regolatore dell’anomia

A

A Mayo la società industriale appare turbata da crisi e tensioni, è ANOMICA per via del modo sregolato in cui sono avvenuti urbanizzazione e industrializzazione. Per sopperire a questo problema servono istituzioni secondarie fortemente regolatrici e integratrici, e per Mayo questo ruolo è svolto proprio dalla fabbrica. La fabbrica deve preoduparsi che non si verifichino situazioni di conflitto, e offrire ai lavoratori attività integrative anche al di fuori del lavoro che promuovano un’identificazione emozionale con l’azienda.

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15
Q

Il primato degli aspetti informali

A

Oltre le strutture ufficiali, esiste una rete di rapporti non istituzionalizzati che hanno forte influenza sul clima di lavoro e sull’integrazione sociale. Serve quindi una politica aziendale volta a favorire la creazione di gruppi di lavoro armonici. Le gerarchie di officina devono essere sensibili agli aspetti informali, e consultarsi con gli psicologi d’azienda per intervenire correttamente.

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