9. IL CATEGORY MANAGEMENT Flashcards

1
Q

Step delle relazioni di canale

A
  1. creazione di valore per il cliente finale –> architettura generale dei canali distributivi
  2. creazione di valore per il cliente finale + creazione di valore per il cliente intermedio (trade) –> gestione delle relazioni distributive in prospettiva di trade marketing
  3. co-generazione del valore: creazone valore cliente finale + creare valore per e con il trade –> progettazione di partnership per la co-generazione di valore-> category management
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2
Q

La definizione del category management

A

Una nuova filosofia di management che riconosce le categorie di prodotti quali Aree Strategiche d’Affari, con l’obiettivo fondamentale di soddisfare i bisogni del cliente e conseguire adeguati obiettivi economici a livello d’impresa.

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3
Q

Gli obiettivi del category management

A
  • Aumentare le performance della categoria in ottica collaborativa 
  • dell’industria
  • della distribuzione
  • Aumentare la soddisfazione della clientela finale 
    CUSTOMER-BASED CATEGORY MANAGEMENT
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4
Q

Molteplici definizioni di category management

A
  • Filosofia adattata nel corso degli ultimi anni delle imprese commerciali più evolute nel comparto grocery;
  • Innovazione in grado di esercitare un impatto determinante sulla gestione delle imprese coinvolte nel canale;
  • Uno dei presupposti per avviare relazioni collaborative con i fornitori, contribuendo a un radicale mutamento dei rapporti industria-distribuzione e delle funzioni aziendali di interfaccia
  • Una nuova filosofia di management che riconosce le categorie di prodotti quali Aree Strategiche d’Affari con l’obiettivo fondamentale di soddisfare i bisogni del cliente e conseguire adeguati obiettivi economici a livello d’impresa;
  • Nuovo approccio manageriale che richiede, in coerenza con l’orientamento al re-engineering sviluppatosi proprio in quel periodo, una riprogettazione dei processi aziendali e di quelli inter-organizzativi in una logica category-based.
  • Consente di integrare i processi di produzione di valore delle imprese commerciali, accentrando presso un’unica figura (category manager) le competenze e le responsabilità relative agli acquisti, al marketing e alle vendite;
  • La revisione dei processi di gestione delle imprese di distribuzione comporta un’evoluzione nelle attività d’interfaccia con le imprese a monte del canale e la definizione di un nuovo linguaggio inter-organizzativo, che trova proprio nella categoria un codice comune alle imprese commerciali e a quelle industriali  nuovo modo di intendere la dimensione collaborativa delle relazioni di canale.
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5
Q

Customer-based” category management

A

Customer-based” category management  centralità del consumatore: non mero destinatario dei modelli di offerta precostituiti, bensì “coautore” dei modelli di offerta. Limite evidenziato a livello manageriale: carenza sul piano dell’analisi del consumatore a supporto delle diverse fasi (specie strategiche).
1.Studio della domanda (acquirente e consumatore), delle sue preferenze e dei suoi processi decisionali;
2. Interiorizzazione da parte delle imprese di produzione e di distribuzione nel progetto di offerta che esse realizzano in termini di beni, assortimenti e formule distributive;
 modello di category management nella prospettiva di un canale inteso in senso ampio

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6
Q

Category management nella realtà italiana

A

Nella realtà italiana: diverse interpretazioni di category management e definizioni di categoria. Interpretazione di category management e categoria  intensità / livello di ristrutturazione dei processi di business e di revisione delle relazioni intra- e inter-organizzative.
Visione ristretta: interventi nella fase operativa (es: space allocation  razionalizzazione ed efficienza).
Visione ampia: interventi anche nella fase strategica (es: albero categorie e politiche commerciali customer-based).

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7
Q

Il processo di category management

A

Diverse proposte: da modelli estesi a modelli mirati. L’importazione prevalente:
1. Fase di impostazione strategica;
2. Fase di analisi dei dati di categoria;
3. Fase operativa (piano di categoria: obiettivi e leve);
4. Fase di controllo delle performance di categoria.

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8
Q

Impostazione prevalente di category management

A

processo definito da ECR; nella pratica: diverse applicazioni

  1. MOMENTO STRATEGICO:
    - definizione della categoria
    - ruolo della categoria
  2. MOMENTO ANALITICO:
    - valutazione
  3. MOMENTO OPERATIVO:
    - obiettivi
    - strategie
    - tattiche
    - implementazione
  4. CONTROLLO:
    - revisione
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9
Q

Un esempio di modello “esteso

A

Harris (1993):
1. Definizione della categoria, determinando il posizionamento che si intende conseguire con riferimento ai rivali, ai fornitori e ai clienti;
2. Analisi della categoria svolta a stabilire gli obiettivi e i ruoli delle diverse categorie;
3. Definizione della strategia della categoria, con la redazione del piano strategico;
4. Disegno del piano di azione, esplicitando il retailing mix di categoria;
5. Definizione del piano operativo, che permette di allocare le risorse, governare l’azione e controllare i risultati.

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10
Q

Le implicazioni intra-organizzative

A
  • Struttura organizzativa:
  • nuove figure e profili di competenze: category manager, teamwork, ecc;
  • Peculiarità DO rispetto a GD;
  • Meccanismi organizzativi:
  • sistemi informativi;
  • sistemi valutativi;
  • ecc.
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11
Q

Il category manager nell’impresa commerciale

A

Concentrazione delle funzioni del buyer, delle vendite e del marketing, relative a un insieme ben determinato di categorie, in un’unica figura: category manager:
 Direttamente responsabile della categoria e di tutti i processi ad essa connessi (dal momento del contatto dei fornitori al momento della vendita), accentrando su di sé tutte le principali leve in grado di influire sulla redditività della business unit;
 Con il compito di coordinare le operazioni di marketing proposte dalle imprese industriali con quelle attuate dall’impresa di distribuzione, in modo da massimizzare la performance della categoria.

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12
Q

Le peculiarità della DO

A

Necessità di combinare grande autonomia degli associati con centralizzazione delle attività soggette ad economie di scala  suddivisione attività e responsabilità tra livello centrale e periferico
 National category manager (livello centrale) responsabile della marca commerciale e della negoziazione delle condizioni di base;
 Local category manager (livello periferico) con presidio di referenziamento, contrattualistica, gestione prezzi, logistica, allocazione spazio espositivo.

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13
Q

I sistemi informativi

A
  • Riprogettazione per produrre informazioni adeguate per pianificare e controllare l’attività di categoria;
  • Investimenti di I, D, info, provider;
  • Costituzione di un macro-sistema informativo di canale (condivisione e valorizzazione conoscenze).
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14
Q

Il processo di AcNielsen

A

2 macro-fasi:
1. Individuazione delle opportunità per la realizzazione di un progetto di collaborazione per il miglioramento delle performance di una categoria (propedeutica);
2. Svolgimento del processo di category management relativo a una singola categoria (processo ECR).

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15
Q

Individuazione delle opportunità

A

Obiettivo: individuazione di:
- Categorie più “bisognose” d’intervento;
- Partner (imprese commerciali e industriali) che possono avere il maggiore interesse a collaborare per la realizzazione di un progetto di category management.

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16
Q
  1. Individuazione delle opportunità. Strumenti
A

Strumenti: sistematiche analisi periodiche svolte in ACNielsen, utilizzando l’ampia base dati a disposizione:
- Opportunity gap analysis;
- Analysis win-lose;
- Analisi fabbricanti.

17
Q

1.1 L’opportunity gap analysis

A

Obiettivo: individuazione della categoria  punto di vista del distributore:
- Sleepers: opportunità di razionalizzazione;
- Winners: le categorie di traino per la catena;
- Questionables: ha senso lavorare per aumentare la mia quota?
- Opportunity gap: opportunità di crescita.

trend di crescita: (vendite anno 1 - vendite anno 0) / vendite anno 0
quota insegna: vendite del retailer / vendite del mercato

18
Q

1.2 L’analisi win-lose

A

Obiettivo: individuazione del partner  punto di vista del produttore:
- WL: la categoria è sottoperformante solo per il produttore;
- WW: la categoria è sottoperformante per entrambi;
- LL: ottime performance per entrambi;
- LW: la categoria è sottoperfomante solo per il distributore

quota della categoria = quanto pesa la categoria che vende il produttore all’interno delle vendite di ciascun retailer
quota fabbricante = quota del produttore

19
Q

1.3 L’analisi fabbricante

A

Permette di individuare il produttore la cui quota è significativamente inferiore rispetto a quella della categoria e, di conseguenza, del mercato

grocery =
categoria = vendite di esselunga nella pasta / totale di vendite della pasta
fabbricante = quota di mercato

20
Q

seconda fase del processo di category

A

ACNielsen funge da terza parte in grado di favorire l’avvio di un progetto di collaborazione e, in seguito, di supportare i soggetti nella realizzazione del progetto, seguendo essenzialmente le fasi del processo individuate da Ecr:
1. Definizione della categoria
2. Ruolo della categoria
3. Valutazione
4. Obiettivi
5. Strategie
6. Tattiche
7. Implementazione
8. Revisione

21
Q

La definizione della categoria

A

Obiettivo: definizione dei prodotti che compongono la categoria e individuazione dei segmenti che permettono di definire l’albero della categoria. Strumenti:
- Alberi standard: es: Ecr, ACNielsen, IRI, Coop e Carrefour
- Ricerche quantitative: basate su panel di clienti, permettono di analizzare ex post i modelli di acquisto della domanda
- Ricerche qualitative: indagini “ad hoc” per evidenziare le motivazioni d’acquisto dei consumatori

 ALBERO DELLA CATEGORIA = output della fase

22
Q

Le ricerche quantitative

A

l’overlap analysis, la sovrapposizione dei modelli d’acquisto

23
Q

L’assegnazione del ruolo della categoria

A

Obiettivo: assegnazione del ruolo alle categorie e ai segmenti individuati. 3 tipologie di ruoli:
- Ruoli strategici (Ecr)
- Ruoli economici (cross category analysis)
- Ruoli consumer (analisi del processo di acquisto relativo alle singole categorie)

24
Q

I ruoli strategici:

A
  • Destination: categorie utilizzate per costruire un’immagine di differenziazione qualitativa rispetto alla concorrenza  categorie con grande impatto ludico-emotivo per il consumatore  investimenti in termini di assortimento, spazio e merchandising;
  • Routine: categorie utilizzate per costruire un’immagine di convenienza  che hanno subito un processo di banalizzazione, per le quali un elemento critico di scelta è rappresentato dal risparmio  investimenti in termini di prezzo, promozioni e referenze di primo prezzo;
  • Seasonal: categorie con ruolo destination o routine a seconda della stagionalità  categorie con grande importanza per il consumatore solo in determinati periodi dell’anno;
  • Convenience: categorie utilizzate per rafforzare l’immagine di comodità (one stop shopping)  rilevanti per il consumatore ma acquistate in canali differenti rispetto a quello in cui opera il distributore  investimenti per stimolare gli acquisti d’impulso
25
Q

I ruoli economici:

A
  • Stelle: hanno alto margine e alta rotazione; ne vendo molte, e ogni volta che vendo mi generano tanto valore.
    Es: gastronomia, frutta e verdura;
  • Nicchie di profitto: hanno alto margine e bassa rotazione; non vendo tantissimo, ma quando vendo hanno un impatto importante.
    Es: liquori, distillati;
  • Problematici: hanno basso margine e bassa rotazione. Qui torna utile la basket analysis: se i prodotti di queste categorie convivono con le categorie ad alto acquisto mi va bene così; se invece chi compra queste categorie non compra altro, forse è meglio toglierle (quindi tendenzialmente è meglio non avere categorie problematiche);
  • Generatori di traffico: a basso margine e alta rotazione.
    Es: acqua, latte.

Margine= differenza tra prezzo di vendita e costo di acquisto
margine percentuale = (prezzo di vendita – prezzo di acquisto) / prezzo di vendita
rotazioni = vendite / scorta media.

26
Q

I ruoli consumer

A
  • Primari: prodotti con frequenza alta e penetrazione alta.
    Es: pasta, latte, biscotti, frutta e verdura;
  • Nicchie: alta frequenza, bassa penetrazione; li acquistano poche famiglie, ma chi li acquista li acquista tanto.
    Es: prodotti senza glutine.
  • Marginali: acquistate poco e da poche persone; non hanno tanto senso a meno che non consentano di fare retention in altre aree.
    Es: in GDO: liquori;
  • Necessari o edonistici: alta penetrazione ma bassa frequenza.
    Es: sale, zucchero  necessari;
    Es: nutella, vino  edonistici.

Frequenza = quante volte una categoria viene acquistata da una persona
Penetrazione = percentuale di clienti/famiglie che acquista quel prodotto

27
Q

L’assegnazione del ruolo

A

ruoli strategici + ruoli economici + ruoli consumer
–> ruolo assegnato alla categoria = output della fase

28
Q

La valutazione

A

Obiettivo: assessment basato sul benchmarking tra i dati relativi alla categoria sia relativamente alla singola impresa commerciale, sia con riferimento al mercato nel suo complesso  isolare gli elementi che determinano una performance della catena inferiore rispetto a quella del mercato. Funzionale alla definizione degli obiettivi.

  • Prima analisi condotta a livello di categoria e di singoli segmenti:
  • quota delle vendite a valore
  • indice di incidenza della categoria
  • trend della categoria
  • Successiva analisi considerando i dati relativi alle singole leve del retailing mix di categoria:
  • l’assortimento (numerosità e tipologia di referenza)
  • il prezzo
  • la promozione
  • lo spazio
29
Q

Obiettivi, strategie, tattiche

A

Sulla base degli obiettivi stabiliti per ogni segmento della categoria, vengono declinate le strategie e le tattiche più coerenti

30
Q

Obiettivi

A
  • Aumento delle vendite (elemento economico);
  • Aumento della marginalità (elemento economico);
  • Aumento della market share (elemento competitivo) a unità o a valore;
  • Essere percepiti come top of mind nel mercato per quella categoria (elemento percettivo); l’obiettivo è che quando il cliente pensa al miglior qualcosa pensa a me.
31
Q

Strategie

A

-marginalità: aumento della redditività della categoria
-cassa: aumento del flusso di cassa mediante l’incremento delle rotazioni e la vendita di prodotti ad elevato prezzo unitario
-transazione: incremento dell’acquisto medio
-entusiasmo: attrazione del consumatore grazie al suo coinvolgimento utilizzando prodotti che suscitino il suo interesse
-traffico: aumento della penetrazione presso la domanda

32
Q

Tattiche

A

scelta della leva del retailing mix più adeguata su cui agire:
- Assortimento
- Prezzo
- Merchandising
- Azioni promozionali
- Servizi di vendita

33
Q

Implementazione

A

test in alcuni negozi pilota e implementazione del processo di category management all’interno dei punti vendita della catena  fase molto critica, richiede il coinvolgimento di altre figure (store manager, capi reparto, …).

34
Q

Revisione

A

Va comunque svolta una sistematica attività di controllo e di revisione. È una fase critica

35
Q

Fasi del processo di test e implementazione

A

1.Selezionare i pdv per il test
2.Elaborare il programma di azioni
3.Definire il sistema di monitoraggio
4.Comunicare il piano e sensibilizzare i pdv
5.Test e monitoraggio
6.Valutazione dei risultati
7.Roll out
8.Revisione