8) Galileo Galilei Flashcards

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Q

Galileo Galilei: vita:

A

Galileo Galilei nasce a Pisa il 15 febbraio 1564.

A 17 anni, il padre lo iscrisse al collegio La sapienza di Pisa per garantirgli una carriera nella medicina. Ma anche qui Galileo scelse di testa sua, preferendo la matematica all’anatomia.
Amava la dialettica ed era un attaccabrighe, cosa che rese inevitabile lo scontro con la monolitica scienza aristotelica (per quasi due millenni nessuno si era azzardato a discutere il pensiero di Aristotele (IV secolo a. C.) secondo cui il moto dei corpi è determinato dalla loro natura, per cui un oggetto pesante cade per esempio più velocemente di uno leggero, teoria che sembra ovvia osservando una pietra e una piuma. Galileo riuscì a provare che due corpi qualsiasi che cadono nel vuoto, cioè senza l’attrito dell’aria, toccano terra contemporaneamente.).

Alla fine Galileo chiese al padre il permesso di cambiare corso di studi. Così, a 21 anni, Galileo abbandonò l’università senza laurearsi. Tornato a Firenze, si mantenne scrivendo articoli e dando lezioni.
Presto fu preso sotto la protezione della famiglia Medici, nel frattempo insegna Matematica all’università di Firenze.
Lui intanto affermava nelle lettere al collega Keplero di aderire alla teoria copernicana, ma di non essersi azzardato a pubblicare le sue tesi per timore di subire lo stesso destino del maestro Copernico.
Fabbricò varie lenti e diversi “cannoni occhiali”, come si chiamavano allora, che utilizzò per osservare il cielo scoprendo i quattro maggiori satelliti di Giove.

Nel frattempo inizia a nascere la competizione fra Keplero e Galileo.
Negli anni seguenti si impegnò a perfezionare e ad applicare il suo sistema di investigazione sperimentale a differenti campi di ricerca. Era nato il metodo scientifico. Ma la fama lo indusse a un errore: iniziò a difendere il sistema copernicano; e gli invidiosi insorsero.

Venne denunciata al Santo Uffizio la pericolosità delle teorie di Galileo. Fra le prove, la copia di una lettera dello stesso scienziato con due frasi giudicate incriminanti in quanto contraddicevano le Sacre scritture: «La Terra non è il centro del mondo, né immobile, ma da sé si muove» e «il Sole è […] del tutto immobile».
Oltre alle lettere, anche altre sue opere (ex. ‘Dialogo sui massimi sistemi’ con la quale Galileo mette a confronto la teoria tolemaica e la teoria copernicana, dimostrando la superiorità delle nuove scoperte scientifiche.) lo fecero condannare.

Fu così che Galileo fu presto costretto ad abiurare pubblicamente le sue teorie. Dopo l’umiliazione viene condannato alla prigione a vita.

A Galileo viene concesso di scontare la pena presso la sua villa di Arcetri, vicino Firenze, dove rimane esiliato fino al giorno della sua morte. Solo il secolo scorso la Chiesa liberò Galileo dalle accuse di eresia.

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Q

le lettere copernicane:

A

Nelle sue 4 lettere copernicane Galileo cercava, sia pure nella forma di comunicazione private, di sciogliere il problema dei rapporti fra la nuova scienza e la dottrina Cristiana esposta nei testi biblici.

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Q

1° lettera copernicana: lettera a Benedetto Castelli:

A

Nella lettera a Benedetto Castelli, professore di matematica dell’università di Pisa, Galileo sostiene che le scoperte scientifiche non possono essere ritenute false perché non concordano con quanto scritto nella Bibbia. In una discussione sul sistema copernicano tenutasi alla corte di Cosimo II de’ Medici, a cui Castelli aveva partecipato e di cui aveva raccontato a Galilei in una precedente lettera, la duchessa Cristina di Lorena aveva citato contro la teoria copernicana del moto della Terra il passo biblico in cui Dio ferma il Sole al fine di prolungare il giorno e favorire così la vittoria degli Israeliti.

Nella lettera di risposta Galileo replica affermando che nonostante in via di principio la Bibbia non possa errare, possono però sbagliare i suoi interpreti, soprattutto quando si fermano al significato letterale delle parole del testo (argomento che tratterà anche in una lettera indirizzata alla duchessa in persona).

Per avvalorare la sua tesi, secondo Galileo se ci si ferma al significato letterale della Bibbia si dovrebbero attribuire a Dio caratteristiche che non gli spettano (mani, piedi, occhi, ma anche caratteristiche imperfette e umane, come la rabbia, l’odio o il pentimento).

Conclude poi affermando che Dio stesso ci ha donato le capacità di interpretare i fenomeni della natura e le sue leggi, che vengono ugualmente da Dio.

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Q

4° lettera copernicana: la lettera a Cristina di Lorena, Granduchessa di Toscana:

A

Fra il febbraio e il marzo dell’anno 1615, Galileo scrisse un’importante lettera a Maria Cristina di Lorena, madre di Cosimo de’ Medici e granduchessa di Toscana, presso la cui corte lavorava come filosofo e matematico.
La lettera è interamente dedicata al rapporto tra conoscenza scientifica ed esegesi biblica. In quegli anni lo scienziato pisano sosteneva in pubblico il sistema copernicano eliocentrico che, ancora in mancanza di prove convincenti, l’establishment teologico considerava non conforme all’insegnamento della sacra Scrittura.
Galileo intuiva le difficoltà che sarebbero sorte da lì a breve (poichè stava scrivendo il dialogo), e cercava di ottenere, con questo scritto, il favore della Granduchessa affinché lo proteggesse nei dibattiti romani, convincendola della possibile convivenza sia della scienza che della religione.

All’inizio della lettera Galileo afferma di aver compiuto pochi anni prima scoperte astronomiche in contrasto con le tesi filosofiche, aizzandosi contro molti intellettuali e filosofi.

Quando critica l’atteggiamento dei dotti e il loro disperato tentativo di negare l’evidenza dei fatti, Galileo adotta un tono ironico (“quasi che io di mia mano avessi tali cose collocate in cielo, per intorbidar la natura e le scienze”) e polemico. I teologi e i professori, infatti, ignorano la concomitanza che lega il raggiungimento della verità con l’indagine e lo sviluppo delle scienze e delle tecniche, e contestano le nuove conquiste astronomiche con un tanto vano ardore da sembrare più interessati a preservare il paradigma dominante e le tradizioni che a ricercare il vero.

Questi tentano di confutare le nuove ipotesi ricorrendo alle affermazioni contenute nei testi sacri; tuttavia in un dibattito scientifico ci si può rifare solo all’esperienza fornita dai sensi e al ragionamento matematico.
Sia le Sacre Scritture che la natura discendono da Dio, ne consegue che in entrambe risiede la verità; ma le prime, dettate dallo Spirito Santo, si avvalgono di un linguaggio allegorico per essere intese da tutti, anche i popoli ‘rozzi e indisciplinati’, mentre la seconda possiede leggi immutabili che non si adattano alle capacità dell’uomo.

Ricercando, allora, una corretta interpretazione della Bibbia, scompare ogni contrasto apparente tra fede e scienza: la volontà dello Spirito Santo non è di educare gli uomini sui moti celesti, quanto indicare la retta via per la vita eterna. Negli ambiti in cui questo non si esprime, sta alla ragione dell’uomo riconoscere tra due parti la verità.

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5
Q

il Dialogo sui massimi sistemi del mondo:

A

Inizialmente il famoso dialogo si chiamava dialogo del flusso e reflusso delle maree, in cui presenta il fenomeno delle maree come prova del modo terrestre, a supporto del sistema copernicano.
Solo successivamente l’opera verrà ribattezzata Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, e presentata come un confronto fra i sistemi di Tolomeo e di Copernico.
I Censori ecclesiastici chiamati a dare un parere in vista della stampa avevano imposto un cambiamento e così il titolo finale è stato necessario per mascherare il contenuto, per venire incontro alle richieste delle autorità ecclesiastiche.
Gli venne concesso Infatti solo di proporre i due sistemi, tolemaico e copernicano, ed esaminarli, lasciandone poi il giudizio pendente.

I dialoghi sono articolati in quattro giornate, si svolgono a Venezia e le dinamiche vengono le argomentazioni di uno dei personaggi, Salvati, opporsi a quelle di Simplicio, le prime a sostegno del sistema copernicano e le seconde a sostegno del sistema tolemaico. un terzo personaggio è l’allievo di Galilei, Sagredo.

  1. la prima giornata si dedica a un’esposizione dei presupposti teorici di eliocentrismo e geocentrismo.
  2. la seconda giornata discute del possibile moto diurno di rotazione della Terra intorno al sole.
  3. la terza giornata è dedicata alla discussione del possibile moto annuo di rivoluzione della terra intorno al sole.
  4. la quarta giornata descrive il fenomeno fisico delle maree, che dovrebbe offrire la conferma al modo terrestre.
  • Non è per il contenuto che il dialogo è considerato uno dei capolavori della letteratura italiana, infatti vi sono tantissimi scrittori che hanno una prosa piena di vortici sintattici, ma il loro stile è diventato distante dalla nostra sensibilità.
    La prosa di Galileo invece sembra anticipare la prosa italiana di Leopardi, Primo Levi e Calvino.
    Caratteristiche della prosa di Galileo sono la quantità di participi: il ‘cadente’ invece dell’‘oggetto che cade’ eccetera. Oppure levitare l’uso di una più ampia frase causale.
  • Nelle lettere che scrivono gli otto anni in cui lavora al Dialogo sopra i due massimi sistemi non c’è solo l’ossessione per il furto delle proprie idee da parte degli altri.
    C’è soprattutto la fretta: la sensazione del tempo che sta per finire, le forze che diminuiscono e intaccano l’agilità di pensiero.
    Quando legge gli appunti delle proprie scoperte giovanili, Galileo fatica a comprendere molte delle cose ritrovate e dimostrate.
  • E’ poi noto che Galileo ebbe una serie di incontri con il papa Urbano 8°, a pochi mesi prima di iniziare la stesura del dialogo.
    L’elezione era stata accolta con molta speranza da Galileo: aveva conosciuto di persona il pontefice, al secolo Maffeo Barberini, e aveva ragione di credere che si sarebbe dimostrato più aperto nei confronti delle scoperte scientifiche rispetto ai suoi predecessori.
    Invece però alla pubblicazione del libro, il Papa dirà di essere stato raggirato e tradito.
  • A Padova è conservata una copia del dialogo appartenente allo stesso Galileo piena di appunti, aggiunte e correzioni.
    Proprio qui nel 1744 venne realizzata la prima edizione del dialogo in cui fossero comprese anche le aggiunte manoscritte che si trovano su questo esemplare.
    Infatti sulla copia vi solo sia pezzi di dialogo abbozzati che correzioni di errori di stampa.
    In un caso interviene anche su un disegno correggendo le indicazioni dei gradi.
    Non sappiamo se fra le carte aggiunte alla sua copia del dialogo molte siano rimaste bianche poiché aveva semplicemente compiuto il suo proposito oppure poiché era diventato consapevole che difficilmente l’opera avrebbe avuto la possibilità di essere pubblicata di nuovo. Quello che si vede è che non ci sono espansioni nella 4° giornata.
  • Nella lettera al lettore la parte copernicana è presentata come una pura ipotesi matematica e tutte le esperienze fattibili nella terra, ossia gli esperimenti utili a dimostrarla, vengono dichiarati insufficienti.
    Questo è ovviamente una finzione imposta dai sensori ecclesiastici nei lunghi mesi di negoziazioni prima della stampa.
  • Nelle lezioni americane Italo Calvino dice che Sagredo e Salviati sono per lui due diverse sfaccettature di Galileo: Salviati è il ragionatore metodologicamente rigoroso che procede lentamente e con prudenza; Sagredo è caratterizzato dal suo velocissimo discorrere, da uno spirito portato all’immaginazione, a trarre conseguenze non dimostrate e a spingere ogni idea alle estreme conseguenze.
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Q

la lingua di Galileo:

A

La scelta di privilegiare il volgare rispetto al latino rappresenta un’ infrazione dei codici comunicativi della scienza del tempo, infatti Galileo abbandona il latino dopo essersi trasferito da Padova a Firenze.

Tuttavia il merito principale di Galileo è il rinnovamento dei modi di descrivere i fenomeni.

Sostituire l’astrazione di molte sottili distinzioni peripatetiche con la concretezza del linguaggio pratico degli ingegneri, tecnici, dei matematici.
C’è una continuità in questo con la lingua di Leonardo Da Vinci o di Michelangelo.

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Q

Gelileo e la Crusca:

A

Galileo partecipo direttamente al lavoro sul vocabolario degli accademici della Crusca fin dall’inizio. Già nel 1605 con la parola mare e circa vent’anni dopo con la parola momento.

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