4) Niccolò Machiavelli Flashcards

1
Q

vita di Niccolò Machiavelli:

A

Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469.
Machiavelli si formò sia su testi classici, come il De rerum natura di Lucrezio o l’opera di Terenzio, ma anche su Dante, Petrarca e Boccaccio e Pulci, Lorenzo e Poliziano.

Fu uno degli oppositori Di fra’ Girolamo Savonarola, ispiratore del nuovo ordinamento repubblicano instaurato a Firenze dopo la Cacciata di Piero de’ medici, nel 1494.
Con la morte di Savonarola, impiccato e arso nel 1498, l’oligarchia fiorentina riprende il potere e Niccolò è nominato Segretario della Seconda Cancelleria.

‘Soderiniano’ è chiamato il decennio in cui Machiavelli diventerà uomo di fiducia di Pier Soderini.
Per le sue qualità d’ingegno, viene inviato fuori Firenze in missioni all’estero. Si reca più volte in Francia, alla corte di Luigi 12°, è inviato presso Cesare Borgia, presso l’esercito fiorentino che assediava Pisa, presso il papa, presso l’imperatore Massimiliano in Germania. Frutto di queste missioni diplomatiche sono varie relazioni nelle quali elabora delle analisi politiche approfondite e acute, insieme ad alcuni consigli che rivolge al governo di Firenze.

Il suo impegno nei confronti dello stato fiorentino fu finalizzato a dotare la città di un esercito proprio e di non avvalersi più dei mercenari, convinto che la situazione in cui versava l’Italia, richiedesse un nuovo tipo di politica, più risoluto, in cui occorrono “prudentia et armi”.

Nel 1512 espulsi i francesi, alleati della repubblica fiorentina, a Firenze rientrano i Medici (con a capo il cardinale Giovanni de Medici, con a fianco il fratello Giuliano e il nipote Lorenzo, figlio di Piero, figlio a sua volta dl Magnifico). Disfatto così il vecchio governo, il 7 novembre anche Machiavelli venne rimosso dal suo incarico.

Questo segna la fine della carriera politica di Machiavelli.
Viene allontanato dalla vita politica e, sospettato di collaborare a una congiura contro i Medici, venne arrestato e catturato.
Alla fine venne rilasciato e confinato per un anno nella villa dell’Albergaccio, presso San Casciano (vicino Firenze).

Sospettato di collaborare a una congiura contro i Medici, Machiavelli viene arrestato e torturato, perchè sospettato di complicità. Verrà rilasciato solo dopo l’amnistia in onore del nuovo papa de Medici.

Negli anni 20 Machiavelli stringe anche amicizia con Francesco Guicciardini, di cui sostiene da vicino il tentativo, fallito, di conservare la libertà d’Italia dalle armi straniere.

Tra il 1512 e il 1525 Machiavelli compone quasi tutte le sue opere più importanti: “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio”, “Il Principe”, “Dialoghi dell’arte della guerra”, “Discorso sopra il riformare lo stato di Firenze”.
Compone poi varie opere come le storie fiorentine, promessagli dal cardinale Giulio de’ Medici.
Le Istorie Fiorentine narrano in otto libri gli avvenimenti dal rientro dell’esilio di Cosimo de’ medici alla morte di Lorenzo de’ Medici.
Il racconto però riprende dal 1215, dall’origine delle lotte fra Guelfi e Ghibellini.
Machiavelli è interessato infatti al contenuto politico degli avvenimenti e alla dimostrazione della tesi che Firenze deve essere riformata da un uomo che costituisca un governo misto.

Nel 1527 dopo la cacciata dei Medici da Firenze, a seguito del sacco di Roma da parte delle truppe di Carlo V, Machiavelli cerca invano di mettersi al servizio della restaurata repubblica, presso la quale era però sospetto per la sua condotta con i Medici.
Nello stesso anno Niccolò Machiavelli muore.

Machiavelli non fu mai un politico, ma un funzionario di stato al servizio di politici.

Le opere di politica di Machiavelli videro la luce solo dopo la sua morte. Il ‘Principe’ venne stampato per la prima volta negli anni 30 (a Roma e a Firenze) ed ottenne subito un successo internazionale (pur con evidenti segni di contaminazione dovuta ai copisti precedenti).

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2
Q

‘Del modo di trattare i popoli della Valdichiana’:

A

Uno dei suoi primi trattati è il del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, composti per i dieci in occasione della ribellione di Arezzo, in cui Machiavelli critica il governo fiorentino per l’uguale e blando trattamento della città soggette, soprattutto di Arezzo, che sarebbe dovuta essere severamente punita.
Presenta l’esempio dei romani, i quali in un caso simile non hanno seguito una via di mezzo. Ciò dimostra la teoria di Machiavelli sulla sostanziale universalità della storia, che permette la comparazione tra passato e presente e che è la maestra delle nostre azioni.

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3
Q

il Principe: generalità:

A

(che era diventato ambasciatore fiorentino a Roma)Il Principe è un trattato storico-politico di Niccolò Machiavelli, composto nel corso del 1513 durante il soggiorno forzato dell’autore all’Albergaccio (il suo podere agricolo presso S. Casciano) dove era stato confinato in seguito al fallito colpo di stato contro i Medici l’anno prima.

È lo stesso Machiavelli a dar conto della composizione dell’opera nella lettera a Francesco Vettori del 10 dic. 1513, in cui dichiara di aver scritto un “opuscolo” intitolato ‘De principatibus’ in cui spiega “che cosa è principato, di quale spezie sono, come e’ si acquistono, come e’ si mantengono, perché e’ si perdono”, confidando all’amico di voler dimostrare attraverso questo piccolo libro tutta la sua esperienza politica e sperare, in tal modo, di essere riammesso al servizio dei Medici.

L’opera è infatti dedicata a Lorenzo de’ Medici cui è indirizzata una lettera dedicatoria (inizialmente l’autore pensava di rivolgersi a Giuliano, poi morto prematuramente) e si conclude con un’appassionata esortazione alla signoria affinché si metta alla testa di un non meglio precisato moto di riscossa nazionale, che scacci lo straniero dall’Italia e riunifichi politicamente la Penisola sotto il proprio dominio.

E’ suddiviso in 26 capitoli piuttosto snelli, strutturati secondo un preciso schema: dopo il cap. proemiale che enuncia la materia, l’autore passa in rassegna i vari esempi di principato (II-XI), quindi tratta il tema delle milizie (XII-XIV), elenca le qualità del principe (XV-XXIII), affronta il tema della fortuna e della virtù (XXIV-XXV) e infine rivolge la sua esortazione ai Medici (XXVI).

Il blocco compatto dei capitoli 3-10 indica che l’opuscolo è adatto soprattutto a un principe nuovo: la domanda centrale è come si possa acquistare e mantenere uno Stato che, in tutto o in parte, non si possedeva.
Il principe si riallaccia polemicamente al genere degli ‘specula principis’, quei testi intesi a tracciare il modello esemplare del principe e a indicare le virtù adatte a un buon governatore.

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4
Q

modello del ‘Principe’ e in che modo se ne discosta:

A

Il modello dell’opera di Machiavelli è il ‘de officiis’ di Cicerone.

Tuttavia, se per Cicerone il ricorso alla forza e all’astuzia sono solo l’estremo atto dopo fallimentari tentativi di mediazione, per Machiavelli esso entra a pieno titolo nelle competenze e nei doveri del sovrano.

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5
Q

eccezionalità del ‘Principe’:

A
  • libro per un politico scritto da uno che politico non è
  • un libro di precetti scritto da chi alle regole non credeva
  • libro pieno di storia scritto da chi diceva che la storia si opponeva all’imprevedibilità della fortuna e del caso.
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6
Q

i tipi di principato:

A
  1. principato ereditario/vecchio: le rivoluzioni sono inevitabili, perchè ogni rivoluzione lascia nello Stato l’aggancio per la rivoluzione successiva (e puntualmente i rivoluzionari si pentono), tuttavia è facile mantenere il principato ereditario, basta non far decadere gli ordinamenti degli antenati.
  2. principato nuovo (misto): principato composto da un principato originario (di qualsiasi natura) e uno aggiunto.
    La conquista di un nuovo principato determina il danneggiamento necessario dei nuovi sudditi (saccheggi, tasse).
    Solitamente, se il territorio da aggiungere non viene conquistato la prima volta, verrà conquistato e mantenuto la seconda, poichè la seconda volta il Principe si comporterà in modo più spregiudicato contro i cittadini infedeli.
  3. principato totalmente nuovo: principati totalmente nuovi, che prima non esistevano, e che possono essere conquistati o per armi proprie (per valore), per armi altrui (per fortuna, che non può anare a giovare al nuovo Principe), per azioni scellerate e per il favore dei cittadini ( = principato nuovo civile = astuzia fortunata).
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7
Q

come riuscire a mantenere il principato misto:

A
  1. spegnendo la linea del principe che lo dominava prima della conquista
  2. non è necessario modificare le vecchie leggi, ma se non si modificano è necessario creare dentro al territorio un piccolo Stato che lo conservi amico.
  3. andandoci ad abitare (per prevedere meglio futuri pericoli e per dare la possibilità ai nuovi sudditi di appellarsi prontamente al nuovo Principe).
  4. fondandoci colonie (le quali danneggiano pochi sudditi, togliendo loro case e terre, ma non la maggior parte).
  5. facendosi capo dei principati vicini minori, indebolendo così quelli più potenti.
  6. inutile è mettere un esercito nel territorio per controllare eventuali insurrezioni, poichè è troppo dispendioso.
  7. non è bene evitare una guerra che è necessaria, perchè essa viene solo rinviata e magari a beneficio degli avversari (ex. esempio positivo = i Romani).
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8
Q

perchè Luigi 12° è un esempio negativo di Principe di un principato misto:

A

i Veneziani introdussero in Italia Luigi 12° con l’idea di smezzarsi con lui la Lombardia, rendendosi conto troppo tardi dell’errore. Egli però, aiutò il papa Alessandro per occupare Roma, e facendo ciò si rese vulnerabile e perse gli amici.

Inoltre divise il regno di Napoli con il re di Spagna.

Facendo ciò, non solo non andò ad abitare nel territorio conquistato nè vi mise colonie, ma vi mise un forestiero potentissimo, e alla fine finì per togliere lo Stato ai Veneziani.

Alla fine infatti, Luigi perse la Lombardia.

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9
Q

due tipi di principati misti: esempio dei Turchi e dei Francesi:

A

Secondo Machiavelli gioca un ruolo importante nella capacità del principe di mantenere il principato anche la composizione originaria del Stato precedente.

E’ in linea di massima più facile assoggettare un territorio già abituato al regime autocratico, una volta spenta la stirpe del vecchio signore, poichè lo Stato non avrà la capacità di eleggere un ‘principe civile’, ma neanche di vivere liberamente senza un capo.

In particolare Machiavelli presenta due esempi:
* principato come quello dei Turchi: precedentemente governato da un unico signore
* principato come quello del re di Francia: precedentemente governato da un signore e dai suoi baroni, ognuno con suoi sudditi.

Per Machiavelli il primo è più difficile da assoggettare ma, se assoggettato, più semplice da mantenere.
Il secondo è più facile da assoggettare ma più difficile da mantenere.

Esempio di questo è il perchè Alessandro Magno sia riuscito a mantenere il controllo sul regno dello sconfitto Dario per così tanti anni. Perchè il regno di Dario era simile a quello dei Turchi, e quindi una volta assoggettato non era stato difficile mantenerne il governo.

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10
Q

i principati nuovi: acquisiti con le proprie armi e con virtù:

A

Machiavelli propone come esempi Mosè, Ciro, Romolo, Teseo, e afferma che i buoni statisti misero in pratica comportamenti analoghi quelli tenuti da Mosè per volere divino. Per cui non serve avere personalmente Dio per guida, ma basta saper imitare le azioni dei grandi tramandate dalla storia.

Quelli che diventano principi per loro virtù acquistano il potere con difficoltà, ma lo mantengono facilmente poichè hanno le capacità per farlo; le difficoltà per ottenerlo stanno principalmente nell’introdurre ordini e modi forzati per fondare da 0 il principato, poichè così si fanno nemici coloro a cui l’ordine vecchio andava bene.

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11
Q

principati acquisiti con virtù: profeti armati e profeti disarmati:

A
  • profeta armato: il principe che può agire solo sulle proprie forze ha maggiore probabilità di successo.
  • profeta disarmato: il principe che deve ottenere il consenso delle altre fazioni in campo

Se Mosè, Ciro, Teseo e Romolo non fossero stati ‘profeti armati’, probabilmente non avrebbero potuto mantenere il potere.

Tuttavia Machiavelli dice anche che è vero che i profeti disarmati hanno più difficoltà nel consolidre la propria posizione, ma che in caso dovessero riuscirci, non hanno motivo di temere.

profeta = colui che impartisce nuovi ordini, ma anche un modo per collegarsi al racconto della vicenda di Savonarola.

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12
Q

i principati nuovi: acquisiti con armi altrui e con fortuna:

A

chi diventa principe per fortuna ottiene il potere con facilità, ma con molta fatica lo mantengono.

Infatti se il principe è un uomo senza ingegno o virtù, non saprà comandare.
Inoltre un potere che giunge rapidamente e all’improvviso non ha radici solide e quindi è facilmente smontabile.

Tuttavia, la soluzione sta nella virtù del principe; dovrebbe infatti costruire, una volta ottenuto il potere, i fondamenti che non ha costruiti prima (= efficaci strategie organizzative in senso politico, economico, diplomatico, militare).

Gli esempi proposti da Machiavelli per spiegare l’idea di principato ottenuto con virtà e principato ottenuto con fortuna sono Francesco Sforza, duca di Milano, e Cesare Borgia.

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13
Q

i due esempi: Francesco Sforza e Cesare Borgia:

A
  • Francesco Sforza: esempio di potere ottenuto con virtù; divenne duca di Milano con fatica, ma facilmente mantenne il potere.
  • Cesare Borgia: acquistò il potere con la fortuna del padre, Alessandro 6°, e con la sua morte lo perdette, nonostante di per sè Cesare avesse ottenuto un comportamento esemplare. Infatti Alessandro 6° volle togliere parte dei territori di proprietà della Chiesa e cederli al figlio.
    Secondo Machiavelli, Cesare pensò di assicurarsi il potere dopo la morte del padre in 4 modi:
    1. eliminare interamente le famiglie dei signori romani da lui ‘spogliati’.
    2. farsi amici il maggior numero di nobili nella curia pontificia
    3. assicurarsi il maggior numero di voti nel Collegio cardinalizio al fine di poter determinare le sorti del conclave
    4. diventare potente a prescindere dall’appoggio della Chiesa.

Delle 4 strategie, Cesare mise in pratica le prime 3. Non riuscì infatti a diventare abbastanza potente autonomamente da sopravvivere senza il padre, complice anche il fatto che si ammalò e dovette contemporaneamente difendersi dall’esercito francese e da quello spagnolo.
Inoltre sbagliò a indirizzare le sorti del conclave verso Iulio.

Nonostante ciò, Machiavelli elogia la figura di Cesare Borgia affermando che è ammirabile da tutti coloro che sono diventati principi per fortuna, come lui, poichè possedeva magnaminità e ambizione.

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14
Q

sui principati nuovi ottenuti con azioni scellerate/crudeli:

A

gli esempi che usa Machiavelli per indicare questo tipo di Principato sono:
1. Agatocle (esempio dell’antichità), che divenne re di Siracusa facendo uccidere ai suoi soldati tutti i senatori e tutti i più potenti del popolo.
2. Alessandro 6° (esempio moderno), che occupò la citt di Fermo e fece uccidere il suo tutore Giovanni Fogliani.

L’elemento rivoluzionario di questo capitolo è il fatto che Machiavelli distingua l’uso della crudeltà in due tipi:
* crudeltà usata bene: crudeltà momentanea,dettata dall’esigenza di consolidare lo Stato e volta al benessere dei sudditi.
* crudeltà usata male: la crudeltà che, invece che interrompersi e diminuire, aumenta.
E’ dunque bene che il principe nuovo compia subito e tutte insieme le azioni odiose, e poi si volga a beneficiare i sudditi.

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15
Q

sul ‘principato nuovo civile’:

A

E’ il principato in cui il principe lo diventa grazie al favore degli altri cittadini (o del popolo o dei grandi) (‘astuzia fortunata’ = sintesi di ‘virtù’ e ‘fortuna’).

Colui che diventa principe con l’aiuto dei grandi si mantiene con più fatica che quello che lo diventa con aiuto del popolo, poichè nel primo caso si ritrova a essere circondato da suoi simili. Inoltre, il popolo ordina un principe per non essere oppresso, mentre i grandi per opprimere.

Anche se un popolo a lui avverso il principe non può controllarlo, mentre se i grandi sono a lui avversi (e sono pochi) possono essere repressi.

I grandi poi possono essere divisi in 2 gruppi:
* chi si comporta in modo da manifestare un pieno legame alle fortune del principe
* chi no.

Quelli che non lo fanno per mancanza di coraggio sono piuttosto innocui ma pco utili al principe, mentre chi non lo fa per **malizia **va temuto e dichiarato nemico.

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16
Q

sui principati ecclesiastici:

A

I principati ecclesiastici sono un tipo particolare di principato poichè il principe resta al potere anche se non si comporta adeguatamente (ex. hanno stati che non difendono e sudditi che non governano).

Machiavelli ammira le figure di vari papa come governatori (ex. Alessandro 6°, Iulio, papa Leone), ma osteggia la Chiesa per motivi politici: pensa che essa impedisse la formazione di una potente monarchia italiana.

17
Q

sulle forze dei principati:

A
  • Secondo Machiavelli, il principe dovrebbe sempre dotarsi di un proprio esercito, evitando i mercenari e ausiliari (che combattono per soldi, e non perchè importi loro qualcosa del principato).
  • Inoltre, i principi che non hanno abbastanza denaro per mantenere un esercito in campo dovrebbero in particolar modo fortificare la città (‘la terra propria’), trascurando la difesa del contado circostante (ex. le città della Germania (Magna), che hanno anche eserciti composti dai cittadini e non da mercenari).
  • il principe deve evitare di dubitare di agire, poichè spesso aspettando non vi è più rimedio ai mali.
18
Q

sulle milizie: mercenari, ausiliari, proprie

A

Machiavelli introduce il tema (cap. 12) partendo dal presupposto che la buona legge non può esistere in uno Stato senza un buon esercito.

Per Machiavelli, le armi possono essere:
* mercenarie
* ausiliari
* proprie (= le uniche che giovano al principe)

19
Q

sulle armi mercenarie:

A

Secondo Machiavelli, la rovina dell’Italia è dovuta propria all’essersi poggiata per troppi anni sulle difese di mercenari (allo stesso modo è caduto l’impero romano, entrato in rovina dopo aver cominciato ad assumere i Goti).
Anche i Cartaginesi verranno assaliti dai soldati mercenari nella guerra omonima dopo aver combattuto nelle guerre puniche contro i Romani.

Per Machiavelli, se i capitani mercenari sono virtuosi, rovineranno il principe con azioni straordinarie (tradimenti, aggressioni), mentre se sono inetti, rovineranno il principe semplicemente nelle azioni ordinarie, per il fatto stesso di essere incapaci.

Altri esempi che pone sono la Repubblica di Venezia, che per le imprese oltremare si difese con un esercito proprio, mentre per le espansioni via terra con mercenari (e alla fine si ritrovarono traditi da essi).

20
Q

sulle armi ausiliarie:

A

Le armi ausiliarie consistono nel chiedere a uno potente di difenderti con le sue armi.
Tali armi possono essere utili per il potente stesso, ma non per chi le assume come ausiliarie, poichè in ogni caso danneggiano il principe:
* vincendo, rimane debitore.
* perdendo.

Di fatto, le ausiliarie sono più pericolose delle mercenarie (poichè se nelle mercenarie è più pericolosa la ignavia, nelle ausiliarie è più pericolosa la virtù).

21
Q

sulle armi proprie:

A

Un principe saggio dovrebbe sempre ricorrere ad armi proprie, poichè anche vincere con armi altrui non è vincere davvero.
Esempi riportati sono Ierone da Siracusa, Cesare Borgia, l’impero Romano fino a quando on ha cominciato a farsi difendere dai Goti.

22
Q

quando dovrebbe pensare alla guerra il Principe?

A

Dopo aver passato in rassegna i vari tipi di armi, Machiavelli afferma che un principe non dovrebbe mai oziare nei tempi di pace, ma anzi, dovrebbe pensare alla guerra più in questi periodi che quando è effettivamente in scontro con un’altro Stato.
Questo è possibile in 2 modi:
* imparando a conoscere ed esplorando il suo paese
* leggere le storie e le azioni degli uomini eccellenti (come Alessandro Magno imitava Achille, come Cesare imitava Alessandro).

23
Q

sulla bontà e non bontà del principe:

A

Il Principe dovrebbe essere capace di sapere quando è bene essere buono e quando non esserlo.

Infatti, Machiavelli pensa che il principe potrà abbandonarsi a quei vizi che non compromettano la stabilità dello Stato, ma soprattutto non dovrà valutare vizi e virtù come li valuterebbe un privato (= un normale cittadino) poichè egli potrebbe trovarsi ad avere virtù (ex. essere particolarmente buono) che in un principe sono rovinose, e qualità ce in un privato sarebbero vizi ,ma che in un principe assicurano il benessere del sovrano e dello Stato.

Un principe troppo buono finisce per impoverirsi e quindi a farsi odiare dal popolo (gravati da un peso fiscale insostenibile) e disistimato da tutti, per la scarsa cura che ha avuto dei suoi beni. Invece, il principe parsimonioso finisce per non vessare la maggior parte del popolo, e sarà malvisto solo da coloro (pochi) che si aspettavano premi per le loro gesta.

Machiavelli pensa che la grande bontà sia utile solo nell’aspirante principe, mentre dannosa in chi principe è già (ex. Cesare = estrema bontà prima di diventare console, parsimonioso una volta diventato).

Solo in un caso il principe può permettersi di essere poco frugale, cioè quando spende beni non suoi o dei suoi sudditi, ma di altri.

24
Q

sulla crudeltà e la pietà:

A

Il principe dovrebbe non curarsi della nomina di ‘crudele’ se ciò che fa lo fa per tenere unito lo Stato.
Allo stesso tempo, il principe non deve, per ecceso di timore, prestare fede a ogni voce di complotto e avventatamente reprimere ciò che non va represso.

Poichè a questo mondo non è quasi mai possibile essere sia amato che temuto, per Machiavelli è meglio essere temuto che amato. Questo perchè il vincolo di riconoscenza viene rotto quando vi è un’occasione di vantaggio per il popolo, mentre il **vincolo della paura **si fonda sulla paura di pena, cioè sulla paura delle conseguenze delle azioni infedeli.

Inoltre gli uomini manifestano amore a loro piacimento, mentre provano **paura **se il principe si mostra temibile, per cui il principe non potrà che fondarsi su quegli atteggiamenti che dipendono da lui medesimo (cioè la capacità di essere temuto).

Anche perchè essere temuto non preclude il non essere odiato, che è la cosa importante.

Esempio positivo = Annibale.
Esempio negativo = Scipione (troppo buono)

25
Q

teoria della forza e della furbizia (cap. 18):

A

Machiavelli afferma che il principe dovrebbe essere capace di essere sia leone che volpe, cioè adoperare sia la forza che la furbizia, poichè è attraverso la furbizia che il principe può manipolare il popolo a suo piacimento.

Questo ragionamento non sarebbe corretto se tutti gli uomini fossero di natura buoni, ma poichè l’uomo è per sua natura furbo il principe deve esserlo a sua volta.

Infatti, non è necessario che il principe abbia solo qualità positive (pietà, carità, onestà etc.) ma serve solo che sembri averle.

Deve solo stare attento a non farsi odiare e disprezzare, poichè facendosi odiare e disprezzare dal popolo non potrebbe scampare alle congiure.

In seconda istanza Machiavelli dice che è effettivamente impossibile non farsi odiare da nessuno, e che l’importante è essereo odiato al massimo da singoli, e non da gruppi interi (in particolare è importante non farsi odiare da gruppi armati, come l’esercito).
Machiavelli propone come esempi Severo, amato dall’esercito e quindi regnò felicemente pur essendo disprezzato dal popolo per via delle ingenti tasse (seppe usare bene la volpe e il leone) e Commodo, che invece, pur essendo figlio di Marco Aurelio, venne odiato da entrambe le parti e quindi ucciso in una congiura.
Al giorno d’oggi i principi sono meno capaci di soddisfare straordinariamente l’esercito, però è anche vero che nel tempo dei romani era più necessario soddisfare l’esercito che il popolo (poichè i soldati potevano di più del popolo), mentre ora è il contrario.

Secondo Machiavelli è utile anche un organo presente in Francia a quell’epoca, cioè il parlamento, che nacque per bilanciare le esigenze fra istanze ottimate e popolari, e quindi evitare che il re si facesse odiare dovendo favoreggiare per gli uni o per gli altri.
Machiavelli esprime implicitamente una preferenza per i popolari (pur dicendo che un principe deve si non farsi odiare dal popolo, ma deve anche stimare i grandi).

26
Q

sulle strategie di difesa:

A
  • Secondo Machiavelli non è cosa buona dividere (o alimentare le divisioni) le terre su cui si ha governo.
    Infatti, in un territorio diviso all’arrivo di un nemico le parti più deboli di schierano con esso, mentre le altre parti non sono capaci di tenergli testa e perdono (ex. i Veneziani alimentarono le divisioni fra guelfi e ghibellini, e i ghibellini finirono per prevalere e sottrarre tutto lo Stato a Venezia).
  • La storia dimostra che è saggio per un principe avere astutamente qualche inimicizia (i principi sorpattutto nuovi hanno trovato più fiducia e utilità in coloro che all’inizio erano sospetti, che in quelli che dal principio si dimostravano confidenti).
  • riguardo alle roccaforti, esse sono per Machiavelli utili per il principe che ha più paura del popolo che di stranieri, e dannose per il principe che ha più paura degli stranieri che del popolo. RIpetere comunque che la maggiore fortezza di difesa sia non essere odiato, poichè anche avendo le fortezze, esse non lo salveranno se sarà odiato dai suoi sudditi.
27
Q

sulle virtù del principe:

A
  • Secondo Machiavelli, per essere stimato, il principe deve dare di sè esempi di grandi imprese (esempio = Ferdinando di Aragona, re di Spagna del tempo).
  • Inoltre, è stimato il principe che è vero amico e nemico, cioè quando evita di restare neutrale (esempio = Antioco contro i Romani).
  • un principe deve cercare di non allearsi mai con uno più potente se non in casi di necessità, poichp anche vincendo rimane suo prigioniero. I principi devono infatti cercare il più possibile di essere indipendenti dagli altri (ex. i Veneziano che si alleano con i francesi contro il ducato di Milano).
  • il principe deve mostrarsi amatore delle virtù e premiare gli uomini virtuosi (eccellenti in qualcosa).
28
Q

sui segretari del principe:

A

il principe, per scegliere i suoi segretari, deve essere attento a una cosa: il ministro non deve essere un uomo che pensa più a sè stesso che al principe, poichè un buon ministro deve sempre pensare al bene del principe.

Il principe deve quindi ricompensarlo onorandolo e conferendogli onori.

29
Q

sugli adulatori:

A

il principe deve guardarsi da eventuali adulatori, infatti deve eleggere solo uomini saggi, e solo a questi dare il permesso di consigliarlo e solo delle cose di cui lui domanda (il buon principe domanda di ogni cosa) e poi prendere le sue decisioni autonomamente.

Allo stesso modo però, il principe deve essere prudente di per sè per valersi accortamente dei buoni consigli.

30
Q

i difetti degli scorsi principi italiani:

A

Secondo Machiavelli i principali difetti che accomunavano gli stati italiani era non investire su un esercito proprio e competente e non pensare alla guerra anche in tempo di pace.

31
Q

sulla fortuna nelle vicende umane:

A

Machiavelli pensa che la fortuna arbitra metà delle vicende umane, ma che siano gli uomini a dover governare l’altra metà (metafora dei fiumi rovinosi, che distruggono il paesaggio e a cui poi sono gli uomini a dover porre rimedio).

Il principe non deve poggiarsi mai solamente sulla fortuna, perchè se questa va bene egli sarà felice, mentre se va male è rovinato (fortuna = donna da dominare).

32
Q

esortazione ai Medici:

A

Machiavelli conclude l’opera con un’esortazione rivolta alla famiglia dei Medici, invitandola a rivendicare la libertà dell’Italia dal dominio straniero; ciò sarà possibile se il principe si rifarà ai consigli e alle azioni dei capi di Stato passati narrati da Machiavelli.

In particolare, Machiavelli sottolinea ancora una volta la necessità di riformare le milizie italiane (ciò vuol dire che non vi erano leggi buone, come ha già accennato). Dice che è possibile sconfiggere gli eserciti stranieri solo cambiando armi, e propone lo schieramento romano.

Conclude l’esortazione citando la 128 lirica del Canzoniere (Italia mia).

33
Q

sulla ‘fortuna’ de ‘Il Principe’:

A
  • Guicciardini in ‘Dialogo del reggimento di Firenze’
  • Spinoza
  • Federico 2° di Prussia (‘anti-machiavelli’ = opera che contesta il pensiero di Machiavelli, poi recensita positivamente da Voltaire).
  • Benedetto Croce (nel 1900) (confronto fra Machiavelli e Vico).
  • Antonio Gramsci (l’opera di Machiavelli si rivolge non tanto al principe, quanto al popolo, per educarlo alla necessità politica).
34
Q

‘Discorsi sulla prima deca di Tito Livio:

A

Riavvicinarsi ai Medici significa anche frequentare le riunioni intellettuali degli Orti Oricellari, i giardini della famiglia Rucellai, ambiente filomediceo.

A due dei principali animatori di quelle riunioni, Cosimo Rucellai e Zanobi Buondelmonti, Machiavelli dedica il Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, un’opera composita non compiuta, mai rivista e né ripubblicata: la stampa giunge solo postuma.

L’opera è il commento politico al racconto storiografico dei primi dieci libri degli Ab Urbe condita libri di Tito Livio, presentato da Machiavelli alle riunioni degli Orti.

I discorsi sono divisi in tre libri dedicati alla formazione di Roma e alla sua politica interna, al suo accrescimento militare e alla sua politica estera e al contributo dei privati cittadini alla sua grandezza. Combina in modo inedito il trattato di materia politica al commento di tipo umanistico.

La questione fondamentale dei discorsi è come riuscirono i romani, e come si possa a Firenze, costruire una repubblica di così lunga durata e così capace di espandersi.
a risposta di Machiavelli è negli scontri politico sociali a Roma, intesi come momento di conflitto che consente a entrambe le parti, patrizi e plebei, di sfogare i propri desideri contribuendo a difendere il vivere libero e a garantire la longevità della stessa Repubblica.

Mentre a Firenze gli scontri hanno portato divisioni e vendette reciproche fra le fazioni, essendo a Roma costituzionalizzati (come la creazione del Consolato, del Senato e del tribunato della plebe) hanno dato luogo a un governo misto che realizza una repubblica perfetta.

Inoltre secondo Machiavelli la Chiesa ha contribuito a ostacolare l’unità nazionale e a consegnare l’Italia agli stranieri.

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‘l’arte della guerra’:

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Machiavelli scrive poi ‘l’arte della guerra’, un dialogo in 7 libri sulla tecnica militare dei romani confrontata con quella, decaduta dei moderni.

Secondo Machiavelli è il necessario reintrodurre la tecnica e gli usi militari dei romani, oltre che dotarsi di truppe proprie.

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le opere letterarie:

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  • Per quanto riguarda le opere letterarie la più conosciuta è La mandragola, una commedia di 5 atti in prosa e prologo in versi, con il metro della canzone petrarchesca. composta agli inizi del 1518.
    Callimaco è innamorato di Lucrezia, moglie dello sciocco dottore in legge messer Nicia, che si cruccia per la mancanza di figli. Con l’aiuto del servo Siro e dell’astuto amico Ligurio, Callimaco, in veste di famoso medico, riesce a convincere messer Nicia che l’unico modo per avere figli sia di somministrare a sua moglie una pozione di mandragola (da qui il titolo della commedia), ma il primo che avrà rapporti con lei morirà. Ligurio quindi propone di far morire un semplice garzone (di cui si travestira Calimmaco).
    Nel momento in cui scopre la vera identità di Callimaco, passa con lui una piacevolissima notte e decide di diventare sua amante. Dopo la notte degli inganni, assunte nuovamente le sembianze del medico, Callimaco ottiene dall’inconsapevole Nicia, contento della futura paternità, il permesso di abitare in casa sua e quindi di godere, non visto, delle grazie di Lucrezia.
    Tema fondamentale nella commedia è la scissione fra amore e industria: l’innamorato Callimaco, tutto passione senza ragione, deve la riuscita del suo amore alla lucidità strategica di Ligurio, tutto ragione senza passione.
  • Abbiamo poi l’Asino. Esso è un poema autobiografico e allegorico in cui il protagonista avrebbe dovuto essere trasformato in asino e compiere, sotto dagli spoglie, un viaggio per il mondo per i vizi umani osservati dal punto di vista innocente della bestia. L’opera contiene riflessioni politiche è una schietta critica della contemporaneità.
  • Abbiamo poi La Favola, novella spicciolata che ha per protagonista l’arcidiavolo Belfagor, inviato sulla terra da Plutone per appurare se le donne siano davvero causa di perdizione. Belfagor, in forma umana, dovrebbero restare sposato per 10 anni ma preferisce tornare prima nel regolato infernale piuttosto che arrestare con la moglie nella corottissima Firenze.
  • l’ultima opera letteraria di Machiavelli è Clizia, commedia in cinque atti che compone durante la stesura delle storie.