2) Francesco Petrarca Flashcards
Vita e Opere:
Francesco Petrarca nasce ad Arezzo nel 1304. Il padre, notaio fiorentino, si trovava in esilio ad Arezzo, e faceva parte della fazione dei guelfi bianchi, come Dante Alighieri. La famiglia di Petrarca segue poi il papa ad Avignone, dove era stata trasferita nel 1309 la sede pontificia.
La corte avignonese si presenta come un ambiente cosmopolita e moderno, che forma il giovane Francesco e il fratello Gherardo. Ad Avignone Petrarca si interessa a Cicerone, che userà come modello di stile, e ad Agostino, che diventerà invece il suo modello di vita.
Nel 1327, come data Petrarca stesso, avviene l’incontro con Laura, l’evento più importante della sua vita. La donna probabilmente è Laura de Noves, donna sposata con l’aristocratico Ugo de Sade. Nel 1330 Petrarca assume lo stato di chierico, dandosi alla carriera ecclesiastica. Negli anni ‘30 del XIV secolo il poeta affronta diversi viaggi, in particolare Parigi e Roma, città importante per l’elaborazione del mito della classicità da parte di Petrarca.
Nel 1337 nasce il figlio Giovanni e decide di comprare una casa in Valchiusa in Provenza, che diventerà l’epicentro del suo mondo poetico. Nel 1341 la sua crescente fama di letterato e umanista lo porta a un gesto innovativo per l’epoca: si sottopone a un certame poetico (=gara di poesia), che gli viene fatto dal re di Napoli, Roberto D’Angiò, che vaglia la sua preparazione umanistica e poetica e lo incorona con l’alloro sul Campidoglio.
Tra il 1338 e il 1339, nella solitudine di valchiusa, Petrarca comincia a lavorare le sue prime opere latine: il poema epico in esametri Africa, dedicando alle imprese di Scipione l’Africano durante la seconda guerra punica, e la raccolta di biografie esemplari de viris illustribus, tant’è che nel 1841 verrà incoronato in Campidoglio per la laurea poetica.
Successivamente Petrarca riprende a lavorare alle due opere cominciate a Valchiusa. l’Africa è un poema epico giunto a noi incompiuto; dei 12 libri previsti sul modello dell’Eneide.
Petrarca arriva a comporne 9 e questi saranno vittime di continue revisioni.
I modelli sono sicuramente Tito Livio e Virgilio.
Il de viris illustribus invece prevedeva inizialmente le biografie di 23 condottieri romani di età repubblicana, usando come fonte Livio. Petrarca ritorna sull’opera dopo l’incoronazione e aggiungerà altre 12 biografie, da Adamo a Ercole.
Nel 1342,torato da Avignone, si dedicherà al Rerum memorandum libri.
L’opera rappresenta un momento di passaggio dai primi libri romani alla svolta morale.
Si tratta infatti di una raccolta sul modello dell’opera di Valerio Massimo, in cui si espongono avendoti relativi a personaggi illustri del passato e del presente. Tuttavia l’opera venne abbandonata nel 1345, segno del fatto che ormai i suoi interessi si volgono altrove.
Nel 1343 si svolgono due eventi traumatici per la vita di Petrarca: muore il Re di Napoli Roberto D’Angiò e il fratello Gherardo entra nell’ordine dei certosini, così l’idea della morte che incombe su ogni uomo, l’idea della fugace del tempo che consuma ogni esistenza, diventano i temi importanti e ossessivi della sua produzione.
Compone anche il Trattato De Vita solitaria, in cui difende l’ideale di una vita appartata in forma di un trattato filosofico.
Sugli stessi temi è incentrato il ‘De otio religioso’, in cui Petrarca tenta ancora una volta la strada della sintesi fra sapienza antica e verità cristiana, cioè l’unione del concetto pagano dell’otium e il suo invento cristiano.
Fra il 1346 e il 1348 Petrarca compone la parte sostanziale delle 12 egloghe del Bucolicum Carmen, la cui elaborazione si protrae per il ventennio successivo.
Il modello è quello delle Bucoliche di Virgilio e i temi sono la poesia, la politica, motivi autobiografici che vanno dal dolore causato dalla peste all’invettiva contro la Francia, e l’amore per Laura.
Si dedica anche alla scrittura di sette preghiere in prosa ritmata raccolte nei psalmi penitenziales, la sua opera di più schietta ispirazione religiosa.
In questo periodo stringe anche il legame con Giovanni Boccaccio, che incontrerà per la prima volta nel 1350 a Roma per il secondo giubileo della cristianità.
L’autore del Decameron conosce già Petrarca per fama sin dai tempi dell’incoronazione in Campidoglio.
Tra il 1347 e il 1353 compone un’opera in prosa in latino, il Secretum. Si tratta di un dialogo immaginario tra il poeta e Sant’Agostino, in cui vengono affrontate questioni personali e intime del poeta, una sorta di autoesame di coscienza, di “inchiesta psicologica su se stessi”.
Nello stesso periodo scrive le Epystole (66 carmi latini in esametri) e negli anni ‘60 le Familiares (24 libri di 350 lettere ispirate a Cicerone e Seneca).
Continua i suoi studi di carattere filologico e i suoi viaggi per monasteri e biblioteche alla ricerca di manoscritti rari di autori classici (sua è la scoperta di alcune epistole di Cicerone e sua è la prima raccolta di 4 decadi delle Storie di Livio). Il suo metodo di ricerca, il suo studio degli autori antichi e la sua passione per la classicità rendono Petrarca un precursore dell’Umanesimo.
Dal punto di vista politico Petrarca è un uomo che resta all’ombra del potere per tutta la vita. Svolge il suo ruolo all’interno della corte pontificia.
Nel 1348 in Europa scoppia la peste nera. Durante la peste, tra i conoscenti di Petrarca, muore anche Laura, la donna amata del poeta.
Negli anni successivi alla pesta Petrarca entra in contatto con nuovi ambienti intellettuali e culturali, a Firenze conosce Boccaccio. L’ambiente della corte pontificia appare al poeta sempre più soffocante e nel 1353 si stabilisce in Italia, a Milano alla corte dei Visconti.
Boccaccio lo accuserà di essersi asservito al potere di una tirannia nemica giurata di Firenze, abbandonando così di fatto al loro ruolo di libero intellettuale.
Petrarca rimane comunque a lungo a Milano, fino a quando non si sposterà in Veneto, a Padova sotto la protezione di Francesco 1° da Carrara, che gli fa dono di un rifugio sui Colli Euganei.
E’ proprio in questo rifugio che nascono gli ultimi progetti letterari. Inaugura in questa fase una nuova raccolta epistolare: le ‘Senili’. Petrarca decide di raccogliere l’epistolario dell’ultima parte della sua vita in un’opera di 17 libri contenenti 127 lettere su temi come la vecchiaia e la morte.
in quegli anni Petrarca Porta a termine anche il vero Medis utrisquez fortuna, trattato dedicato al tema della libertà dell’individuo di esercitare la Virtus realizzando così la sua essenza.
Nel 1374 Petrarca muore per un attacco di febbre, mentre sta completando l’opera in volgare a cui ha dedicato la vita intera, il Canzoniere.
introduzione al ‘Canzoniere’:
La preistoria del libro è rappresentata dai numerosi testi che Petrarca compone sin dai primi anni trenta (approssimativamente tra il 1336 (nascita del figlio) e il 1373-74) in una stagione che pure si è visto essere in primo luogo dedicata ai progetti dell’Africa e del De Viris.
Queste composizioni si accumulano sparse fra le carte petrarchesche per diversi anni, fino al momento decisivo in cui matura l’idea di riordinarle.
I Rerum vulgarium fragmenta (“Frammenti di cose volgari”) sono una raccolta di 366 liriche il cui tema dominante è l’amore, ma non mancano altri argomenti come la critica alla corruzione della Curia papale di Avignone, la politica del tempo, mentre alcuni componimenti sono d’occasione e dedicati ad amici e potenti protettori del poeta.
L’ordine di pubblicazione delle poesie non rispecchia quello di composizione e infatti il sonetto di apertura è stato certamente scritto tra gli ultimi, quando Laura era già morta e l’autore considera in maniera retrospettiva la sua vita sprecata nell’amore non corrisposto della donna. L’opera ci è stata tramandata da alcuni manoscritti tra cui specialmente il Codice Vaticano Latino 3195, che per buona parte è stato vergato di pugno dallo stesso Petrarca con tanto di annotazioni a margine e dunque del testo possediamo l’autografo (primo caso tra gli autori del Medioevo).
Il titolo originale alludeva alla scarsa considerazione che l’autore riponeva in quest’opera, da lui giudicata inferiore agli scritti latini da cui si attendeva la fama ( + ‘fragmenta’ = allusione al carattere frammentario dell’opera).
Le liriche della raccolta erano da lui chiamate nugae, “cose da poco”, definizione di maniera che forse non va intesa in senso spregiativo visto che era usata talvolta anche per le composizioni latine
l’autore sottopose le sue poesie a un continuo lavoro di riscrittura e rielaborazione che lui stesso definì labor limae, arrivando alla sistemazione definitiva in una raccolta concepita come opera organica.
Laura: personaggio passivo e funzionale alla necessità del racconto.
due aspetti importanti:
Petrarca fu il primo a concepirsi come un nuovo modello di autore.
Due aspetti della sua attività intellettuale sono importanti:
* la scoperta del mondo classico, che getta le basi per gli sviluppi dell’Umanesimo italiano.
* l’affermazione della centralità del soggetto come fulcro della riflessione morale. Nessun autore in precedenza è stato disposto ad accordare alla propria biografia l’importanza che Petrarca le accorda e a considerare il proprio io come degno della rappresentazione letteraria.
I due elementi sono strettamente connessi perché lo studio delle opere del passato non è mai per Petrarca finalizzato alla pura erudizione, ma ha come fu scopo fondamentale di portare la conoscenza di se stesso.
struttura dell’opera:
L’opera comprende 366 poesie, tra cui 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali.
sonetto = composizione metrica composta da 14 versi (quasi sempre endecasillabi nella letteratura italiana), distribuiti in 2 quartine e 2 terzine, con rime disposte secondo precisi schemi.
canzone = composizione composta da un numero indeterminato di strofe o stanze (in genere, tra 5 e 7); la stanza di un numero indeterminato di endecasillabi o endecasillabi e settenari, variamente disposti e rimati tra loro. La stanza è di norma divisa in tre parti, le prime due dette ‘piedi’ e la terza detta ‘sirma’ o ‘coda’.
Spesso la canzone presenta un ‘congedo’/’partita’, in cui l’autore parla alla lirica stessa o al lettore.
sestina = forma particolare della canzone a stanze indivisibili, costituita da 6 stanze di 6 endecasillabi ciascuna, e da un commiato (parte finale della sestina) di 3 endecasillabi.
ballata = componimento poetico di origine popolare, collegato con il canto e la danza, solitamente composta da endecasillabi e settenari. A differenza della canzone, la ballata possiede una ‘ripresa’, cioè dei versi slegati (solitamente 3) dalle strofe.
La ripresa è collocata in principio è ripetuta dopo ogni stanza se le stanze sono più di una.
La stanza è composta da una o più ‘piedi’ e da una ‘volta’, che presenta lo stesso schema della ripresa.
madrigale (4 in tutto) = componimento prevalentemente a tema idilliaco e pastorale composto da due strofe di tre versi ciascuna, variamente rimati, chiuse da una coppia di versi a rima baciata.
L’opera è anche impropriamente intitolata Canzoniere da alcuni copisti e editori e, a differenza della Vita nuova di Dante, non ha una cornice narrativa in prosa ma presenta una successione di poesie, tradizionalmente divise tra quelle In vita di madonna Laura (sino al sonetto 264) e quelle In morte di madonna Laura, benché tale suddivisione non sia resa esplicita dall’autore, ma sia solo dedotta dai temi.
Il libro racconta infatti le fasi dell’amore per Laura e dunque c’è un ordine cronologico.
E’ marcato dall’autore invece il passaggio dalle rime amorose della giovinezza a quelle della maturità, intonate dalla crisi morale e al lutto.
ispirazioni di Petrarca:
- Stilnovo
- poeti classici come Catullo, gli ‘Amores’ di Ovidio, Orazio, Virgilio, Lucano, Seneca
- Cicerone, Livio
- Agostino
- Cavalcanti, Boccaccio
- poeti Siciliani
- ispirato da Platone e Omero, pur non conoscendo il greco
La lista della biblioteca di Petrarca è contenuta nel Parigino lat. 2201. Essa è ora sparsa fra Italia e Francia.
perchè il RVF è un’opera rivoluzionaria:
Il Canzoniere è un’opera rivoluzionaria poiché per la prima volta nella storia della poesia i singoli componimenti che lo costituiscono sfuggono a una lettura isolata.
Essi hanno un significato in sé compiuto, ma questo significato riceve un valore ulteriore dalla posizione di ogni testo all’interno della raccolta.
Il modello probabilmente è la Vita Nuova di Dante, tuttavia l’operazione di Petrarca segna un passaggio ulteriore poiché elimina la prosa e fa sì che lo sviluppo narrativo dipenda esclusivamente dalla scelta e dall’organizzazione dei componimenti.
Il tema principale è l’amore per Laura, ma a spezzare il filo portante della storia amorosa vi sono componimenti contro la curia papale di Avignone, dedicati a membri della famiglia Colonna, ai suoi amici.
la lingua di Petrarca:
Per quanto riguarda Petrarca si parla di ‘unilinguismo’, in opposizione al plurilinguismo della Commedia.
Questo poiché è è presente un’uniformità di toni che, pur nella differenza delle esigenze espressive, si risolve quasi sempre nella scelta di una dizione elevata.
Petrarca usava come base il volgare fiorentino che era la sua lingua materna, tuttavia depurandolo da tutti gli elementi più vernacolari e popolari per dare alla lingua un aspetto più lineare e uniforme, che ha indotto gli studiosi moderni a parlare di monolinguismo per differenziarlo dal cosiddetto plurilinguismo di Dante.
La lingua di Petrarca è in effetti agli antipodi di quella dantesca, anzitutto per l’assenza di prestiti da altri volgari e poi per una ricerca lessicale che restringe il vocabolario usato dal poeta a poche centinaia di parole, tutte molto semplici e divenute poi emblematiche del suo modo essenziale di fare poesia, come ad es. “chiome”, “viso”, “rose”, “oro”, “perle”, “monti”, “fiori”, laddove la lingua della Commedia era un idioma composito in cui confluivano anche tecnicismi della filosofia e termini rari e preziosi.
Sono però frequenti latinismi grafici e fonetici e gallcismi (riflesso del suo soggiorno in Provenza).
Va tenuto presente che il contatto di Petrarca con il volgare del suo luogo di nascita era molto limitato: aveva lasciato la Toscana da ragazzo e non vi era più tornato se non per brevi periodi.
Le poesie del Canzoniere sono nate quasi tutte in un contesto linguistico diverso: in Provenza (Valchiusa o Avignone) oppure nell’Italia settentrionale.
Questo voleva dire comporre in una lingua separata dalla vita quotidiana: una lingua praticata nel mondo delle letterature così come nella memoria personale, ma scarsamente condivisa nella vita comune.
Lontano da Firenze, Petrarca sincronizza la propria lingua poetica sul fiorentino dei suoi tempi, ma sfrutta l’evoluzione della lingua scegliendo di volta in volta le forme che vi sembrano più adatte alla musica dei versi: alterna per esempio la desinenza più antica in -e per la seconda persona dell’indicativo dei verbi di prima coniugazione (tu consume) a quelle più moderne in -i (tu ascolti).
Questa elasticità era normale nella poesia del tempo
Importante è tenere presente che i suoi interventi non vanno in un’unica direzione, non puntano ad alcuna omogeneità né tantomeno sono sistematici.
Non c’è alcuno sforzo, né poteva esserci, di avvicinarsi a un modello linguistico esterno.
Non va dimenticato che i manoscritti del tempo che tramandavano la poesia in volgare offrivano esempi continui di questa coesistenza fra voce diverse.
differenze Dante e Petrarca:
- Dante: padre della lingua italiana ; Petrarca: padre della poesia in tutta Europa (ex. i Sonetti di Shakespeare)
- Dante: poeta per tutti ; Petrarca: nel suo immaginario, poeta per pochi eletti
- Dante: amore/Beatrice = salvezza ; Petrarca: amore/Laura = visto in modo meno metafisico, più carnale.
- Dante immagina un mondo definito al di fuori di sè e del proprio libro, Petrarca immagina un pubblico collettivo e impersonale, indefinito, chiamato ad attualizzare il testo perchè sentimentalmente vicinissimo al suo autore (anche se, nonostante gli sforzi di Petrarca, il Canzoniere non è un libro di un ‘poeta isolato’, ma possiede dedicatari e interlocutori.
Petrarca non è dunque solo con se stesso, ma non vuole rivolgersi all’Altro; il dialogo è spesso fittizio, con un interlocutore inesistente. - al contrario della Divina Commedia, il Canzoniere è privo di eventi o riferimenti storici
- il Canzoniere, al contrario della Commedia o del Decameron, non è geometricamente perfetto (ex. le divisioni non sono eque, l’alternarsi delle forme metriche sembra casuale), anche se è frequente la connessione dei testi per gruppi di tre (ex. sonetti 41,42,43 connessi per temi e rime
sugli autografi:
- L’originale del Canzoniere viene allestito da Petrarca in tarda età, di propria mano e in collaborazione con il copista allievo Giovanni Malpaghini. Tale autografo è il ‘Vaticano Latino 3195’ poichè custodito presso la biblioteca Apostolica Vaticana. Viene sviluppato fra il 1366 e 67.
- il ‘codice degli abbozzi’ (Vaticano Latino 3196) è una raccolta di 20 carte autografe (1336-1374) dove sono testimoniate in parte le fasi preparatorie del Canzoniere (prime stesure, riscritture, anche alcune copie di poesie volgari dei Triumphi.
sulle ‘forme’:
Lo studioso americano Ernest Hatch Wilkins individua almeno nove forme a cui fa corrispondere altrettanti stadi di elaborazione del Canzoniere:
- Prima forma. Petrarca sceglie 14 componimenti che costituiscono organizza la prima raccolta.
- Seconda forma. La raccolta comprende 150 testi e inizia a configurarsi come libro. Petrarca compone il sonetto Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono - che ad oggi fa’ da premessa al Canzoniere - e la canzone I’ vo pensando, et nel penser m’assale, destinata a introdurre la seconda parte dell’opera, Rime in morte di Madonna Laura.
-
Forma Correggio’: Si tratta della 3° revisione del Canzoniere, realizzata da Petrarca tra il 1356 e il 1358 per Azzo da Correggio (è detta anche pre-Chigi).
La forma Correggio inaugura di fatto la storia del Canzoniere: è organizzata in base a tre criteri: cronologico, tematico e di alternanza tra le forme metriche. Comprende 142 componimenti nella prima parte, 29 nella seconda. - Quarta forma, detta forma Chigi perché, mentre le prime 4 forme hanno come riferimento il Codice Vaticano 3196, questa è contenuta in un monoscritto a sé stante, il Chigiano L.V.176 della Biblioteca Vaticana.
Questo manoscritto venne copiato da Boccaccio e compare per la prima volta un titolo, probabilmente suggerito da Petrarca: Francisci Petrarce de Florentia Romae nuper laureati fragmentorum liber (Libro dei frammenti di Francesco Petrarca da Firenze laureato a Roma nei nostri tempi ). I componimenti nella prima parte sono saliti a 174, nella seconda a 41. - Quinta forma, detta raccolta di Giovanni, contenuta nel Codice Vaticano 3195. Giovanni Malpaghini, discepolo di Petrarca, inizia a copiare sotto la direzione del maestro i testi che egli ritiene ultimati. Il manoscritto porta intesta il titolo definitivo:Francisci Petrarche laureati poete Rerum vulgarium fragmenta.
- Sesta forma. Petrarca trascrive di persona le sue composizioni, in vari momenti. Le interruzioni dell’attività sono testimoniate dai cambiamenti d’inchiostro e di grafia nei testi. Vengono aggiunti 47 componimenti alla prima parte e 25 alla seconda.
- settima forma o raccolta Malatesta: Petrarca cambia l’organizzazione dei materiali contenuti nella sesta forma e ne fa fare una copia che invia all’amico Pandolfo Malatesta, signore di Rimini. La copia – conservata nel Codice Laurenziano XLI.17 della Biblioteca Laurenziana di Firenze - è accompagnata da una lettera (Varie, 9, datata 4 gennaio 1373) in cui il poeta dà informazioni sul suo modo di procede nella messa a punto dell’opera.
- Ottava forma o raccolta Quiriniana, perché si trova nel* Codice D.II.21* della Biblioteca Queriniana di Brescia. Questa forma è simile alla precedente, ma i componimenti riprendono l’ordine canonico. Mentre prepara l’ottava forma, Petrarca invia agli amici altre 2 raccolte di rime a cui stava lavorando da qualche anno, dette supplementi Malatesta.
- nona forma. Petrarca riprende la stesura raccolta contenuta nel Codice Vaticano 3195 e continua il suo lavoro fino a pochi giorni prima della morte. La nona forma vede l’aggiunta di 20 componimenti alla prima parte, di 18 alla seconda e il riordinamento degli ultimi 31 componimenti indicati sui manoscritti con una nuova serie di numeri arabi.
Petrarca e il volgare:
Egli scrive:
* Canzoniere (volgare)
* Trionfi (volgare)
* la sua produzione latina, che è preponderante (24 lettere familiari: opera composta durante tutta la sua vita, 17 libri di epistole senili ; Boccaccio è il destinatore preferito delle senili di Petrarca).
Opera poi una continua revisione di tutte le sue opere (labor limae)
Petrarca utilizza spesso il volgare, che non è la sua lingua di formazione. Decide di usarla per competere con i poeti precedenti (ex. Dante, ma anche per scelta politica; in quel periodo vi era la cattività avignonese, era fondamentale ribadire l’importanza della lingua italiana volgare e non quella francese.)
Era infatti politicamente impegnato, oltre che diplomaticamente. Egli sostiene per esempio la rivolta di Cola di Rienzo, che voleva riportare il tribuno della plebe a Roma contro l’aristocrazia.
scritture/grafie del Petrarca:
- minuscola cancelleresca: la usa nelle lettere poiché era più veloce
- corsiva usuale: usata nel brogliaccio del codice degli abbozzi
- scrittura di glosso: per scrivere le annotazioni a fianco ai testi
- semiotica libraria: molto ordinata e chiara, usata nell’ultimo codice del Canzoniere.
gli eteronimi:
- Francesco / Silvanus (Bucolicum Carmen X: qui dialoga Silvanus (lui) e un suo amico (che lui chiama “Socrate”), nelle postille)
- Francesco/Stupeus (Bucolicum Carmen III: qui dialoga Stupeus (lui) e Danee, allegoria di Laura (Dafne, la donna che si trasformò in alloro per sfuggire al dio Apollo).)
Si chiama così perché secondo ciò che raccontano i commentatori medievali, Petrarca dice di “prendere fuoco come stoppa” davanti a Laura.
Secondo altri, dato che “stupeo” in latino significa “rimanere a bocca aperta”, può anche simboleggiare Petrarca che rimane senza parole davanti alla donna amata.
l’effigie dell’animo:
I proemi delle opere nascono solitamente quando il resto dell’opera è già stato scritto, per questo troviamo similitudini tra il proemio del Canzoniere e quello di altre opere.
Nel proemio delle Familiari Petrarca parla dell’effigie del suo animo, un’opera segreta e intima:
* forse il “Secretum”
* per alcuni studiosi si tratta della lettera ai posteri (“Posteritati”)
* per altri si tratterebbe dell “Africa” (quello che per noi è oggi l’anima, per Petrarca era la sua sapienza, e la esprime nell’Africa, opera che rimane tuttavia incompleta.)
come leggeva Petrarca:
Petrarca già pensava che la sua biblioteca avrebbe dovuto essere lasciata ai posteri, e grazie ad una lettera a Boccaccio (Familiare XXII 2 11-13) sappiamo anche di come Petrarca leggeva i suoi libri.
Boccaccio era stato ospite di Petrarca e mentre si trovava lì prese delle copie di opere di Petrarca (ad esempio copia il Bucolicum Carmen).
Nel momento in cui Boccaccio parte con la copia, Petrarca si rende conto che c’è un verso che richiama troppo esplicitamente un autore che lui aveva letto, Ovidio.
Per questo manda questa lettera in cui dice a Boccaccio di non far circolare l’opera poiché necessitava di rivederla (perchè secondo Petrarca una citazione doveva assomigliare all’opera originale come un figlio assomiglia al padre, cioè non devono essere identici).
Nella lettera Petrarca afferma di aver letto anche Ennio, Plauto, Felice Capella, Apuleio, Virgilio, Orazio, Boezio, Cicerone.
ruminarem: Dato che nel medioevo si leggeva in 3 modi, (in silenzio, cantando o attraverso la “ruminatio”, cioè la lettura a bassa voce che veniva utilizzata per i testi sacri), qui Petrarca compie una rivoluzione, poiché la lettura ruminatio utilizzata per i testo sacri egli la utilizzava per leggere testi pagani.
In un’altra lettera (questa volta al fratello Gherardo, che Petrarca considera un alter ego perfetto essendo riuscito a diventare monaco certosino) Petrarca ci dice che in monastero, oltre che alla preghiera, Gherardo si era dedicato anche alla scrittura.
La lettera è importante per il modo in cui Petrarca parla della lettura di testi di argomento religioso, cioè in silenzio.
Per Petrarcai libri sono persone vive, che ridono, che respirano, che scherzano, al cospetto di molti morti viventi che si credono vivi solo perche emettono aria dal naso (Familiare XV 3 a Zanobi da Strada) (“comites latentes/amici segreti”, come li descrive nell’ Epystola I, 6 (in esametri)).
Parlando della sua biblioteca, Petrarca aveva intenzione di donarla alla Repubblica di Venezia ma alla fine la donazione non va a buon fine.
La biblioteca passa ai signori di Carrara (gli ultimi protettori di Petrarca), ma quando Padova entra in guerra contro i Visconti di Milano i libri vengono confiscati.
Successivamente i libri vengono presi da varie figure (ex. ** Napoleone**, che prese il Virgilio Ambrosiano ma che venne riportato dopo il Congresso di Vienna) e molti si trovano fuori dall’Italia.