1) Dante Flashcards

1
Q

infanzia e prima giovinezza:

A

Dante (diminutivo di Durante) nacque a Firenze, in una data compresa tra il 14 maggio e il 13 giugno del 1265. Il padre apparteneva a una famiglia della piccola nobiltà cittadina, da tempo decaduta economicamente.

All’età di nove anni, stando al racconto della vita nuova, c’è il primo incontro con Beatrice, poi data in moglie a Simone de Bardi. a sua volta, Dante verrà promesso a Gemma Donati, della quale avrà quattro figli: Giovanni, Pietro, Jacopo e Antonio. Per trovare conforto dalla morte di Beatrice Dante si avvicina alla filosofia con Boezio e Cicerone.

Poco sappiamo della sua formazione culturale, ma di sicuro ebbe come maestro Brunetto Latini, autore del Trésor e del Tesoretto. In un periodo imprecisato fu a Bologna, dove studiò (forse medicina) all’Università cittadina.

Nel 1283, a diciotto anni, Dante incontrò nuovamente Beatrice, da identificare forse con una Bice figlia di Folco Portinari; il primo incontro era avvenuto a nove anni. In quel periodo iniziò a scrivere poesie, dapprima ispirandosi a Guittone d’Arezzo e ai «siculo-toscani», poi accostandosi allo Stilnovo.
Diventò molto amico di Guido Cavalcanti, nonché di Lapo Gianni e Dino Frescobaldi, tutti appartenenti alla cerchia stilnovista.

Nel 1290 (8 giugno) morì Beatrice. Gli anni seguenti videro, da un lato, la sistemazione delle poesie giovanili (sottoforma di prosa in certi casi) nella Vita Nuova (1292-1294)&raquo_space; periodo di «traviamento» morale che coincise con l’inizio di severi studi filosofici.
In quel periodo Dante compose poesie di stile «comico», come la «Tenzone» con Forese Donati, nonché le Rime petrose, dedicate a una donna Petra antitetica rispetto alla donna-angelo dello stilnovo.

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2
Q

l’attività politica:

A

Nel 1295 furono emanati i Temperamenti agli Ordinamenti di giustizia (1293), che inizialmente proibivano ai nobili di ricoprire magistrature. Il nuovo provvedimento consentiva ai nobili l’attività pubblica, ma a condizione che fossero iscritti a una delle Arti di professioni e mestieri.

Dante si iscrisse all’Arte dei medici e degli speziali e intraprese così l’attività politica.

Firenze viene sconvolta alla fine del XIII secolo dal conflitto fra due grandi famiglie aristocratiche, i Donati che prendono il nome di Neri, e i Cerchi che prendono il nome di Bianchi. Nel giugno del 1300 Dante viene eletto fra i priori destinati alla guida del governo di Firenze, e sarà costretto a esiliare Guido Cavalcanti, uno dei maggiori esponenti della Fazione dei Cerchi.
Il conflitto fra Bianchi e Neri si acuisce sempre di più, acquisendo una connotazione politica

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3
Q

l’esilio:

A

Nell’ottobre 1301 i Bianchi al governo inviarono un’ambasceria a Roma (o forse ad Anagni) per sondare le intenzioni del papa, Bonifacio VIII, che per affermare la propria egemonia in Toscana appoggiava i Neri.

Dante prese parte alla missione, ma il 1° novembre le truppe angioine di Carlo di Valois entrarono con la forza a Firenze e rovesciarono il governo dei Bianchi, con l’appoggio del papa. I Bianchi vennero cacciati dal governo e iniziarono dure repressioni, che comportarono molti provvedimenti di esilio.

La notizia raggiunse Dante mentre era sulla via del ritorno: il 17 gennaio 1302 fu colpito da una prima condanna per baratteria (cioè corruzione di atti pubblici), che prevedeva due anni di esilio e una multa di cinquemila fiorini; non essendosi presentato, la pena fu commutata nella confisca di tutti i beni e nel rogo (10 marzo). È quasi certo che l’accusa rivolta a Dante fosse falsa.
Per evitare la condanna, visse in esilio per 20 anni.

Iniziò un lungo periodo di viaggi e peregrinazioni per l’Italia, che possiamo solo in parte ricostruire.
Durante il suo esilio Dante si trasferirà a Verona, presso Bartolomeo della Scala. successivamente, dopo la morte di Bonifacio VIII tornerà in Toscana.
Tuttavia il tentativo di pacificazione voluto dal nuovo Papa Benedetto 14° fallisce per la ferma ostilità dei Neri. Infine si rifugerà in Veneto dove inizierà a lavorare al Convivio e al De vulgari eloquentia.
Del periodo dell’esilio di Dante ci sono aggiunte 13 epistole che costituiscono un importante documentazione di quegli anni.

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4
Q

dalla discesa di Arrigo 7° alla morte:

A

La discesa in Italia dell’imperatore Arrigo VII di Lussemburgo (1310-1313), deciso a ristabilire l’autorità imperiale in Italia e a ridurre all’obbedienza i Comuni ribelli tra cui Firenze, riaccese in Dante la speranza di poter tornare nella propria città.

Ad Arrigo scrisse l’Epistola VII, in cui lo esortava con furore biblico a non desistere dalla propria opera, ma l’imperatore morì improvvisamente nel 1313 a Buonconvento, presso Siena, e con lui svanì ogni speranza per Dante di poter mettere fine al suo esilio. In quegli anni scrisse probabilmente il trattato politico sulla Monarchia (‘De Monarchia’).

Nel 1315 il Comune di Firenze offrì a Dante e agli altri fuoriusciti la possibilità di godere di un’amnistia, a condizione di ammettere la propria colpa, pagare un’ammenda e passare una notte in carcere. Dante rifiutò con sdegno.

In seguito iniziò a collaborare con i signori Della Scala, a Verona, e con i Da Polenta di Ravenna, dove completa il paradiso.

Giovanni del Virgilio, maestro di retorica dell’Università di Bologna Invia a Dante un epistola metrica in cui gli rimprovera la scelta del volgare per un poema di argomenti tanto elevati come la commedia e lo invita a cantare in latino. Dante risponde con una gloga in esametri in cui Rivendica la sua fiducia nel poema. Giovanni risponde con un’altra egloga invitandolo a Bologna. Dante declina l’invito, ma stando al racconto di Boccaccio non fa in tempo a inviare la seconda egloga che muore a Ravenna

Per i Da Polenta svolse un’ambasceria a Venezia, di ritorno dalla quale fu colto da febbri malariche: morì a Ravenna la notte tra 13 e 14 settembre 1321. Fu sepolto nella chiesa di San Pier Maggiore di Ravenna, oggi San Francesco, dove riposa tuttora. In seguito ci furono vari progetti di traslazione delle sue spoglie a Firenze, nella chiesa di Santa Croce, andati però tutti a vuoto.

Pochi mesi prima di morire aveva completato la stesura del Paradiso, dedicato a Cangrande Della Scala. La terza Cantica della Commedia iniziò a circolare postuma.

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5
Q

Il poema: introduzione generale:

A

Dante iniziò la composizione della Commedia durante l’esilio, probabilmente intorno al 1307 (oggi è scartata l’ipotesi secondo cui avrebbe scritto i primi sette canti dell’Inferno quando era ancora a Firenze).

La cronologia dell’opera è incerta, ma si ritiene che l’Inferno sia stato concluso intorno al 1308, il Purgatorio intorno al 1313, mentre il Paradiso sarebbe stato portato a termine pochi mesi prima della morte, nel 1321.

Il titolo originale è Commedia, o meglio Comedìa, secondo la definizione dello stesso Dante; l’aggettivo Divina fu aggiunto dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante (metà del XIV sec.) e comparve per la prima volta in un’edizione del 1555 curata da Ludovico Dolce.

È un poema didattico-allegorico con intenzioni profetiche (Dante vuole infatti avvertire gli uomini di cosa andranno incontro), scritto in endecasillabi e in terza rima. Racconta il viaggio di Dante nei tre regni dell’Oltretomba, guidato dapprima dal poeta Virgilio (che lo conduce attraverso Inferno e Purgatorio) e poi da Beatrice (che lo guida nel Paradiso) (San Bernardo lo guiderà a partire del 31° canto del Paradiso).

L’opera si propone anzitutto di descrivere la condizione delle anime dopo la morte, ma è anche allegoria del percorso di purificazione che ogni uomo deve compiere in questa vita per ottenere la salvezza eterna e scampare alla dannazione.

È anche un atto di denuncia coraggioso e sentito contro i mali del tempo di Dante, soprattutto contro la corruzione ecclesiastica e gli abusi del potere politico, in nome della giustizia.

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6
Q

struttura:

A

La Commedia è divisa in 3 Cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso), ognuna delle quali divisa in canti: il numero è di 34 canti per l’Inferno (il primo è di introduzione generale al poema), 33 per Purgatorio e Paradiso, quindi 100 in totale. Ogni canto è composto di versi endecasillabi raggruppati in terzine a rima concatenata (con schema ABA, BCB, CDC…), di lunghezza variabile (da un minimo di 115 a un massimo di 160 versi). In totale il poema conta 14.233 versi endecasillabi.

Nell’opera ci sono alcuni parallelismi, che rientrano nel gusto tipicamente medievale per le simmetrie: il canto VI di ogni Cantica è di argomento politico, secondo una climax ascendente (Firenze nell’Inferno, l’Italia nel Purgatorio, l’Impero nel Paradiso).

Ogni Cantica termina con la parola «stelle» («e quindi uscimmo a riveder le stelle», Inf., XXXIV, 139; «puro e disposto a salire a le stelle», Purg., XXXIII,145; «l’amor che move il sole e l’altre stelle», Par., XXXIII, 145) e su tutto domina il numero 3, simbolo della Trinità.

il titolo di Divina Commedia risale al letterato Ludovico Dolce, che lo pubblicò con tale intestazione nel 16° secolo, riprendendo la formula da un passo del Trattatello in laude di Dante di Boccaccio.

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7
Q

lo stile e la lingua:

A

La retorica medievale distingueva tre stili, quello alto e «tragico», quello medio e «comico», quello basso ed «elegiaco» (che corrispondevano alle tre opere di Virgilio, Eneide, Georgiche, Bucoliche) (si intitola “comedìa” poiché in esso prevale lo stile medio medievale, cioè quello comico).

La Commedia presenta una commistione di tutti e tre gli stili, anche se c’è una certa prevalenza per quello «comico», proprio soprattutto dell’Inferno.

Quanto alla lingua, Dante si serve del volgare fiorentino già usato nelle precedenti opere, benché ricorra anche a latinismi, francesismi, provenzalismi e prestiti da varie altre lingue (c’è chi ha visto persino vocaboli di origine araba, mentre i versi 140-147 del Canto XXVI del Purgatorio sono in pura lingua d’oc). Dante ricorre talvolta a linguaggi strani e incomprensibili, cioè lingue inventate (le parole di Pluto, quelle di Nembrot nell’Inferno), mentre altrove conia degli arditi neologismi (specialmente nel Paradiso).

Questo ha portato gli studiosi a parlare di plurilinguismo e pluristilismo della Commedia, il che differenzia Dante da Petrarca e dai poeti dell’Umanesimo e del Rinascimento, che preferiranno alla sua una lingua più «pura» e regolare.

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8
Q

perché le maggiori opere di Dante sono state scritte in esilio:

A

Secondo alcuni questo può essere perché Dante ha la possibilità di sistemare e sfruttare i suoi studi precedenti (a Firenze egli studiava presso gli ordini religiosi nella Chiesa di Santa Maria Novella, con i francescani, e di Santa Croce con i benedettini).

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9
Q

come Dante studiava i filosofi greci:

A

Egli aveva il limite di non conoscere il greco e quindi studiava i filosofi greci (ex. “l’etica a Nicomaco” di Aristotele, in cui Aristotele classifica i vizi umani ed ispira quindi lo schema dei dannati e delle anime del purgatorio di Dante. Dante inserisce in più solo il peccato dell’eresia, che Dante punisce bruciandoli in delle arche) attraverso i commentatori latini (ex. San Tommaso, il maestro di Dante Brunetto Latini).

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10
Q

a che età Dante comincia a scrivere la Divina Commedia:

A

Dante comincia a scrivere la Divina commedia a più di 40 anni (nonostante egli dica che il viaggio comincia a circa 35 anni, “nel mezzo del cammin di nostra vita”).

Abbiamo poche certezze circa i tempi di composizione e divulgazione della commedia, probabilmente però Dante cominciò a scriverla dopo aver interrotto il Convivio e il del vulgari eloquentia, cioè intorno al 1307.
Le tre cantiche furono comunque scritte e pubblicate in tempi diversi, con le prime due che potrebbero essere state oggetto di revisione e l’ultima che impegnò il poeta fino alla fine della sua vita.

Quindi possiamo ipotizzare che la circolazione dell’inferno appaia testata intorno al 1314, mentre il Purgatorio doveva essere già noto nel 1316.
Probabilmente la prima edizione è completa della commedia fu curata dal figlio Jacopo, che ricongiunse i canti ravennati e veronesi del Paradiso alle altre due cantiche già pubblicate.

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11
Q

i primi commentatori della Divina Commedia:

A
  • i figli Jacopo e Pietro, che *recuperarono i manoscritti *sparsi in tutta Italia che lui aveva scritto in esilio (si racconta che Dante apparve loro in sogno per dirgli di farlo)
  • Giovanni Boccaccio (faceva le pubbliche letture e le commentava, ma lo fece solo fino al 17esimo canto dell’Inferno poiché poi è morto).
  • l’americano Charles Singleton, che ha approfondito i rapporti con la Divina Commedia mettendoli a confronto con la letteratura cristiana.
  • Bruno Nardi, che ha studiato le conoscenze filosofiche di Dante.
  • Gianfranco Contini, che ha studiato la lingua e lo stile della Divina Commedia (cioè ha capito che ha scritto l’inferno in Toscana dati i termini utilizzati, etc).
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12
Q

generi letterari sperimentati da Dante:

A

in appena 25 anni di attività ha utilizzato tutti i generi letterari dell’epoca (epistole, trattati politici come il De Monarchia (1310-1313), trattati di filosofia come il Convivio, trattati linguistici come il De Vulgari Eloquentia, un prosimetro (opera letteraria contenente parti in prosa e parti in versi) come La Vita Nova).

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13
Q

tendenza didattica di Dante:

A

Dante assume anche il ruolo di scrittore impegnato, cioè non scrive per intrattenere ma per influenzare le opinioni dei lettori e per insegnare
ex.
* il De Vulgari Eloquentia, in cui Dante si ripromette di individuare la lingua ideale della letteratura. In realtà questa è un’opera interrotta perché non riesce a trovare la lingua giusta; trova la risposta solo scrivendo la Divina Commedia.
Nel De Vulgari eloquentia Dante vuole però insegnare ai lettori come utilizzare in maniera conveniente la loro lingua materna.
Nel De Vulgari Eloquentia esprime valutazioni critiche sui letterati che li hanno precedute, come ad esempio Guittone D’arezzo, che all’inizio apprezzava ma poi, dato che conobbe Guinizelli e la sua poesia dolce e musicale, giudica rozzo e oscuro.
Esprime apprezzamento per gli stilnovisti e anche per i poeti siciliani come Guido delle Colonne, Piero della Vigna e Jacopo Da Lentini (inventò il sonetto) e Cielo D’Alcamo.

Nessun altro scrittore aveva all’epoca la tendenza di educare attraverso la letteratura.
* Nel Convivio vuole invece insegnare le norme civili che devono regolare la vita associata. Infatti Convivio=banchetto della sapienza).
* La Divina Commedia ha l’obiettivo di insegnare come bisogna vivere (se fai peccati imperdonabili, se fai peccati rimediabili e se ti comporti bene).

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14
Q

quando inizia il viaggio di Dante:

A

Il viaggio potrebbe essere iniziato il venerdì santo del 1300, (ovvero l’8 aprile), oppure il giorno dell’anniversario «storico» della morte di Cristo, (25 marzo).
Il viaggio dura una settimana.

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15
Q

in quale canto appare per la prima volta Minosse?

A

Minosse appare per la prima volta nel 5° canto, canto dei lussuriosi, e si trova quindi fisicamente fra il 1° cerchio (limbo) e il 2° (lussuriosi).

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16
Q

in quale canto appare per la prima volte Flegias?

A

Dante lo colloca nel 5° Cerchio (canto 8) dell’Inferno, a custodia della palude dello Stige che circonda la città di Dite.

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17
Q

Che ricaduta hanno le letture di Dante nelle sue opere? Esistono delle prove materiali di tali letture?

A

Parlando delle letture di Dante, spesso notiamo che Dante decide di rifarsi ed imparare da alcuni autori (ex. Brunetto Latini è stato il grande maestro di Dante per la retorica.)
Capiamo le altre letture grazie alle citazioni letterarie nelle sue opere, le figure degli autori ex. Virgilio, chiamato spesso anche magister, auctor (colui che fa crescere) duca (colui che lo conduce) o Omero. Orazio, Ovidio, Stazio.

Nel Trattatello su Dante Boccaccio ci dice che:
“Dante non poteva possedere una biblioteca, tra gli scarsi mezzi economici e l’esilio, ma certo frequentava città in cui c’erano biblioteche di corte, di istituzioni (università) e di conventi (dispute teologiche di domenicani e francescani, fra Firenze e Bologna). Anche la bottega di uno speziale poteva essere luogo di lettura”.

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18
Q

riferimenti ai libri nelle opere di Dante:

A

Sappiamo anche che Dante non utilizza mai la parola “biblioteca”, ma usa di frequente un lessico metafisico che richiama il libro manoscritto.

  • la parola “assemplare” (= assemblare, mettere assieme in un libro) in Vita Nova; dice in particolare di voler trascrivere su un esemplare/copia, ciò che trova in un “libro della memoria”, sotto la “rubrica”: ‘Incipit Vita Nova’.
    utilizza anche termini come “libro”, “quaderno”, “volume”, “squadernarsi”. (Par. XXXIII 85-87: “Nel suo profondo vidi che s’interna , legato con amore in un volume, ciò che per l’universo si squaderna”.
  • Di codici (manoscritti) veri e propri parla Dante nel “De Vulgari Eloquentia” I, in cui dice di aver continuato a sfogliare (“revolvere”) le pagine di volumi di poeti e scrittori che hanno descritto il mondo nella sua interezza e nelle sue parti.

Leonardo Bruni, il cancelliere aretino biografo di Dante, l’unico ad aver visto la grafia del poeta, la descrive come “magra et lunga et molto corretta” e parla di “revolutione” di molti libri da parte di Dante.

  • La biblioteca di Dante è una biblioteca tutta da ricostruire tra Firenze (i codici di Santa Croce, francescani, e di Santa Maria Novella, domenicani), Bologna e Parigi.
  • Un canone/modello si desume da Vita Nova XXV, ripreso poi in Inf. IV: Orazio (Ars Poetica), Virgilio, Lucano, Ovidio, Omero (di cui ovviamente non ha conoscenza diretta, infatti Dante leggeva le traduzioni in latino delle opere greche).
  • Il canone più interessante è quello di “De Vulgari Eloquentia II”, in cui Dante esorta i poeti moderni volgari ad avere come modello non solo poeti latini ‘regolari’, di stile alto (Virgilio, Ovidio, Stazio, Lucano), ma anche storici e prosatori (Tito Livio, Plinio, Frontino, Orosio).
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19
Q

tradizione testuale della Divina Commedia (manoscritti):

A

A pochi anni dalla morte dell’autore, le copie della Commedia si moltiplicarono per tutta l’Italia. A noi sono arrivati circa 800 manoscritti ricopiati dai copisti (ma delle tante opere di Dante, non ci è arrivata nemmeno una riga autografa).

VAT. LAT. 3199:
Della seconda metà del ‘300 è il gruppo dei cosiddetti “Vaticani”.

Centrale è il manoscritto Vaticano Latino 3199, cioè un codice contenente la Divina Commedia di Dante Alighieri che fu donato da Giovanni Boccaccio a Francesco Petrarca nel tentativo di mettere insieme simbolicamente le 3 Corone. (lo capiamo grazie alla lettere di Petrarca a Boccaccio, la Familiare XXI 15, in cui parla di Dante).
Petrarca afferma tuttavia di non aver mai letto Dante poiché aveva paura di esserne influenzato, in realtà questa è una bugia letteraria (come era solito fare spesso al fine di dare di sé un’immagine esemplare), dato che sono presenti note (Ex. una graffa al canto di Ulisse)
Verrà accusato di essere invidioso, ma lui risponde a Boccaccio dicendo proprio che se fossero vissuti nello stesso tempo sarebbero anche stati amici, paragonandolo addirittura a suo padre.

Boccaccio copia la Commedia per tre volte in 3 manoscritti autografi:
* Nel Codice di Toledo BC 104 (To): Boccaccio ritrae in un disegno Omero, in cui si vede anche un suo autoritratto secondo alcuni. Nella parte superiore del disegno troviamo scritto “Omero poeta sovrano”.
In particolare, il profilo di Omero sembra quasi quello di un Imperatore sulle monete.
* Codice Riccardiano 1035 (Ri) (corredato da dei disegni, ma stranamente la mano non sembra di Boccaccio.
* Codice Chigiano L VI 213, che è la copia più tarda ed ha una rilegatura particolare (in fascicoli distinti e non legati assieme) e che suggerisce che lo utilizzasse per le sue letture pubbliche (le “Esposizioni” alla Commedia, che terminò con l’Inferno a causa di alcuni suoi problemi di salute).
Nel Chigiani trascrisse anche 15 canzoni dantesche, la canzone ‘Dinna me prega’ di Cavalcanti e i RVF di Petrarca (la cosiddetta ‘forma chigi’ del Canzoniere).

Stranamente, il manoscritto Vat. Lat. 3199 contiene pochissime annotazioni da parte di Petrarca (nonostante lui usasse annotare tutti i suoi libri).

Il Vat. Lat. 3199 fu quello che ebbe fra le mani Pietro Bembo per allestire l’edizione aldina della Commedia, cioè la pubblicazione in volgare di alcuni classici, come Dante e Petrarca. L’edizione aldina venne allestita nella tipografia di Aldo Manuzio a Venezia nel 1502.

Bembo fu anche colui che addusse Boccaccio come modello per la prosa e Petrarca per la lirica, tuttavia aveva qualche dubbio su Dante.

Il fatto che Petrarca abbia lasciato (seppur poche) annotazioni sulla sua copia della Divina Commedia (Vat. Lat. 3199 f(oglio). 19v(verso/retto)b(colonna b)) è un fatto straordinario, poiché dimostra il dialogo fra il Petrarca lettore e il Dante autore.
Ex. una graffa “ a fiorellino” di mano del Petrarca sul canto di Ulisse (Inf. XXVI 121-23), in particolare sul verso del “folle volo di Ulisse”.
In questo punto capiamo la sintonia degli autori.

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20
Q

tradizione indiretta:

A

Tradizione indiretta = la tradizione rappresentata dalle citazioni di brani di un testo entro opere diverse: la forma più importante è quella nei Memoriali dei notai bolognesi, che riempirono gli spazi bianchi di alcuni documenti notarili con delle terzine della Commedia (ex. versi del V canto dell’Inferno), ancora con Dante vivente e poi a ridosso della morte).

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21
Q

edizione critica, edizione nazionale:

A
  • edizione critica: pubblicazione del testo stesso mirante a ristabilirne la forma originale, il più possibile rispondente alla volontà dell’autore, sulla base dello studio comparato.
  • edizione nazionale: pubblicazione dell’opera omnia ( = tutte le opere) di un autore (o, in qualche caso, di un gruppo di autori) che ha particolarmente onorato la propria nazione.
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22
Q

l’importanza di Giorgio Petrocchi:

A

Il testo critico della Commedia venne fissato da Giorgio Petrocchi, che tra il 1965-6, per l’Edizione Nazionale, pubblica tale testo Critico che venne poi ristampato con delle correzioni nel 1994.

Egli scelse 27 manoscritti della vulgata (volgo), cioè i testi più vicini cronologicamente a quelli di Dante (prima del 1355), selezionati per intero e collazionati (cioè confrontati).

Dopo l’edizione Petrocchi (rimasta la più accreditata presso i filologi critici fino a quella di Giorgio Inglese) vi furono altre edizioni critiche recenti che però ebbero meno fortuna:
1. l’edizione curata da Antonio Lanza (1995)
2. edizione curata da Federico Sanguineti (condotta su 600 codici, molti più di quelli studiati da Petrocchi) secondo il progetto di Michele Barbi per la Società Dantesca Italiana. (2001)
Ne è risultata una radicale scrematura che ha ridotto a 7 i manoscritti validi per la ricostruzione del testo, dando assoluta centralità al manoscritto Urbinate 366, della metà del Trecento.
Per questi ne emerge un nuovo testo della Commedia (ad esempio parlando della lingua, che risente meno del fiorentino e più influenzato dalla lingua del centro-Italia, al contrario di quello di Petrocchi).
3. L’Edizione Nazionale curata da Giorgio Inglese, che decise di revisionare il testo di Petrocchi sulla base di nuove acquisizioni. (2021).
4. Paolo Trovato (2022). Edizione critica della Commedia da parte di una equipe di studiosi. I curatori hanno confrontato i 580 manoscritti non frammentari, non su tutti i 14233 versi, ma su un campione significativo di 630 versi.

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23
Q

canto 1:

A
  • selva oscura
  • tre fiere (lonza = lussuriza, leone = superbia/rabbia, lupa = cupidigia/avarizia)
  • Virgilio
  • profezia del veltro, che scaccerà le fiere
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24
Q

canto 2:

A
  • invocazione alle Muse
  • dubbi di Dante sul viaggio (si paragona a Enea e San Paolo e non si sente all’altezza)
  • accusa di viltà di Dante da parte di Virgilio
  • esortazione di Virgilio (racconto delle tre donne benedette: Beatrice, mandata da Santa Lucia, mandata a sua volta dalla Vergine)
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25
Q

canto 3:

A
  • porta dell’Inferno
  • ingresso nell’Antinferno / Vestibolo (fra la porta dell’Inferno e l’Acheronte)
  • dannati: ignavi
  • Celestino V
  • pena: rincorrere bandiere mentre sono punti e morsi da insetti (contrappasso per contrasto)
  • Caronte
  • terremoto - svenimento di Dante
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26
Q

canto 4:

A
  • 1° Cerchio: Limbo
  • dannati: non battezzati e coloro che, pur essendo valenti, sono nati e morti prima di Cristo.
  • Dante chiede a Virgilio se mai qualcuna di queste anime sia uscita dal Limbo > descrizione della salvezza dei patriarchi biblici: ex. Adamo, Abele, Noè, Mosè, David, Giacobbe e i suoi figli.
  • incontro con i poeti antichi (Omero, Orazio, Ovidio, Lucano).
  • castello degli spiriti Magni (Ettore, Enea, Lucrezia, Lavinia, Aristotele, Socrate, Platone, Saladino etc.)
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27
Q

canto 5:

A
  • incontro con Minosse
  • 2° Cerchio: Lussuriosi (morti violentemente per amore)
  • pena: sballottati dal vento come essi si sono fatti trasportare in vita dalle passioni amorose (contrappasso per analogia)
  • incontro con Paolo e Francesca
  • svenimento di Dante
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28
Q

canto 6:

A
  • 3° Cerchio: Golosi
  • pena: immersi nel fango con Cerbero che li tortura
  • incontro con il fiorentino Ciacco ; profezia della sconfitta dei guelfi Bianchi
  • profezia del giorno del giudizio universale e del ricongiungimento di anime e corpi ( = maggiore dolore per i dannati
  • incontro con Pluto
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29
Q

canto 7:

A
  • minacce di Pluto
  • 4° Cerchio: avari e prodighi - 5° Cerchio: iracondi e accidiosi
  • pena avari e prodighi: in vita fecero fatica inutile nell’accumulare o sperperare ricchezze, ora continuano tale vana pratica (spingendo enormi macigni ciascuna categoria in un semicerchio, finendo inevitabilmente per scontrarsi e insultarsi a vicenda) (contappasso per analogia).
  • pena iracondi e accidiosi/negligenti/inetti: rispettivamente immersi (picchiandosi/mordendosi) e completamente sommersi dallo Stige (ingoiando la melma)
  • discorso di Virgilio sulla Fortuna ( = amministratrice dei beni terreni predisposta da Dio)
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Q

canto 8:

A
  • 5° Cerchio (iracondi e accidiosi, Stige)
  • Flegiàs
  • incontro con Filippo Argenti (Filippo Adimari, guelfo di parte nera)
  • arrivo alle mura della città di Dite (i diavoli negano il passaggio ai due poeti)
31
Q

canto 9:

A
  • Virgilio spiega che è già sceso nel basso inferno fino alla Giudecca per volontà della maga Eritone (aveva fatto tornare un morto sulla terra per rivelare a Pompeo l’esito della battaglia di Fàrsalo).
  • apparizione delle 3 furie (Megera, Aletto, Tesifòne)
  • apparizione di Medusa
  • arrivo del messo celeste = ingresso nella città di Dite
  • eretici (6° Cerchio = eretici)
  • pena: chiusi in tombe più o meno incandescenti a seconda della gravità del peccato (analogia = come in vita essi venivano messi al rogo, nell’Inferno sono comunque costretti a bruciare)
32
Q

canto 10:

A
  • 6° Cerchio = eretici
  • Farinata degli Uberti (ghibellino fiorentino), profezia dell’esilio di Dante
  • menzione della battaglia di Montaperti (ghibelllini contro guelfi > sconfitta guelfi, i ghibellini li cacciano dalla città per vari anni)
  • Cavalcante dei Cavalcanti
33
Q

canto 11:

A
  • siamo ancora nel 6° cerchio, in procinto di entrare nel 7°, per il puzzo che proviene dal basso
  • spiegazione di Virgilio sulla struttura dell’inferno
34
Q

canto 12:

A
  • 7° cerchio = violenti
  • incontro col Minotauro
  • 1° girone = violenti contro il prossimo
  • pena: immersi in un fiume di sangue = Flegetonte mentre i centauri li colpiscono con arco e frecce (contrappasso per contrasto)
  • Nesso porta i poeti sull’altra sponda
35
Q

canto 13:

A
  • 2° girone del 7° cerchio ( = violenti contro se stessi)
  • selva dei suicidi, con gli scialaquatori che corrono in mezzo agli alberi rincorsi da cagne e le arpie che fanno i nidi. (pena per contrasto e analogia)
  • Pier della Vigna (suicida, fu un intimo collaboratore di Federico 2° di Svevia).
  • i due scialaquatori Lano da Siena e Iacopo da Sant’Andrea (che si nasconderà dietro a un cespuglio e quindi mangiato dalle cagne) (+ anonimo fiorentino suicida)
36
Q

canto 14:

A
  • 3° girone del 7° cerchio (=violenti contro Dio)
  • ambientazione: landa desolata e sabbiosa, con una pioggia di fuoco
  • pene: i bestemmiatori sono stesi supini sulla sabbia incandescente, gli usurai sono seduti sul bordo del girone, i sodomiti corrono sotto la pioggia.
  • il bestemmiatore Capaneo
  • spiegazione dell’origine dei fiumi infernali (il vecchio di Creta)
37
Q

canto 15:

A
  • 3° girone del 7° cerchio (violenti contro Dio)
  • incontro con Brunetto Latini (sodomita)
  • ennesima profezia dell’esilio di Dante
38
Q

canto 16:

A
  • 3° girone del 10° cerchio (violenti contro dio)
  • incontro con i fiorentini sodomiti Tegghiaio Aldobrandi, Iacopo Rusticucci e Guido Guerra
  • discorso sulla situazione politica di Firenze
  • apparizione di Gerione
39
Q

canto 17:

A
  • 3° girone del 10° cerchio (violenti contro Dio)
  • incontro con 3 usurai (che piangono per il dolore e che tentano di ripararsi dalle fiamme con le mani) ognuno di loro indossa al collo lo stemma della sua famiglia (Gianfigliazzi, Obriachi, Scrovegni)
  • Gerione porta i poeti al fondo del burrato, nelle Malebolge
40
Q

canto 18:

A
  • 1° bolgia dell’8° cerchio (ruffiani e seduttori)
  • pena: costretti a camminare in due corsie parallele in direzioni opposte frustati da demoni
  • Venedico Caccianemico (bolognese che ha condotto la sorella a soddisfare le voglie di Òbizzo d’Este, violento contro il prossimo) e Giasone (riuscì a ottenere il vello d’oro dopo aver ingannato Isifile e Medea)
  • 2° bolgia dell’8° cerchio (adulatori)
  • pena: immersi nello sterco umano
  • incontro con Alessio Interminelli da Lucca (contemporaneo di Dante) e la prostituta Taide (che al suo amante che le chiedeva se lei lo ringraziava, aveva risposto: «Sì, moltissimo!»)
41
Q

canto 19:

A
  • 3° bolgia dell’8° Cerchio (Malebolge)
  • dannati: simoniaci (simonia)
  • pena: conficcati in una buca nel terreno da cui fuoriescono solo i piedi, bruciati da fiamme
  • incontro con Niccolò 3°
  • previsione su Bonifacio 8°
  • invettiva contro i papi simoniaci
42
Q

canto 20:

A
  • 4° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • dannati: indovini
  • pena: camminare in una lunga processione con il viso rivoltato all’indietro (pena per contrasto: come loro ebbero la pretesa di guardare verso il futuro, ora sono costretti a guardare indietro)
  • Virgilio indica Anfiarao, Tiresia, Manto, Arunte, Euripilo, Michele Scotto, Guido Bonatti e Asdente.
  • spiegazione sull’origine di Mantova (dove si stabilì Manto dopo che suo padre e la sua città, Tebe, cadde.)
43
Q

canto 21:

A
  • 5° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • dannati: barattieri
  • condannati a essere immersi nella pece bollente (contrappasso per analogia: come in vita si lasciarono immergere in traffici illeciti, ora sono immersi nella pece)
  • incontro con i Malebranche, capeggiati da Malacoda
  • inganno dei diavoli circa i ponti delle Malebolge
44
Q

canto 22:

A
  • 5° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • dannati: barattieri
  • i diavoli si accingono a scortare Dante e Virgilio verso la prossima bolgia (ipocriti)
  • incontro con Ciampolo di Navarra (che indica altri due barattieri italiani, frate Gomìta e Michel Zanche), ignoto ma con una funzione ben specifica nel canto
  • inganno contro i diavoli
45
Q

canto 23:

A
  • 6° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • Dante e Virgilio scappano dai diavoli gettandosi nella bolgia successiva; camminano a fianco ai dannati
  • dannati: ipocriti
  • costretti a camminare con delle pesanti cappe dorate (contrappasso per analogia: come in vita all’esterno mostravano una splendida figura, covando nel loro interno il loro cupo pensiero reale, allo stesso modo nell’inferno).
  • incontro con Catalano dei Malavolti e Loderingo degli Andalò (frati gaudenti bolognesi che governarono Firenze, dove presso la torre del Gardingo sono ancora visibili le case dei due, fatte abbattere)
  • visione di Caifas (sacerdote che consigliò ai Farisei il martirio di Cristo), crocifisso nudo al suolo e calpestato dagli altri dannati + suo suocero Anna e gli altri complici del martirio di Gesù.
  • Catalano svela l’inganno dei diavoli (= Il demone spiega che il ponte che porta dalla 5° alla 6° Bolgia è crollato, cosa che è realmente avvenuta nel terremoto il giorno della morte di Cristo, ma mente lasciando intendere che più avanti lungo il muro della Bolgia ve ne sia un altro intatto, mentre si saprà in seguito che tutti i ponti sono in realtà crollati. Per questo Dante e Viriglio dovranno gettarsi all’interno).
46
Q

canto 24:

A
  • prima parte del canto: descrizione del malumore di Virgilio (similitudine del villanello/contadino e la neve) + scavalco del muro per arrivare alla bolgia dei ladri.
  • 7° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • bolgia dei ladri
  • pena: incenerimento (sacrilegio ); (similitudine con la fenice), mischiarsi di uomo e serpente (truffa), scambio di natura fra uomo e serpente (plagio) (contrappasso per contrasto)
  • incontro con Vanni Fucci (sacrilego), guelfo nero di Pistoia, famoso per le sue malefatte.
  • predizione sulla sconfitta ed esilio dei bianchi da Firenze.
47
Q

canto 25:

A
  • 7° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • bolgia dei ladri
  • Vanni Fucci insulta Dio e per questo scappa ; apostrofe contro Pistoia
  • il centauro Caco, non insieme ai suoi simili (violenti contro il prossimo) per il furto della mandria a Ercole, che poi lo uccise.
  • i quattro ladri fiorentini (fiorentini poichè chiedono dove sia ‘Cianfa’ Donati, famoso ladro fiorentino)
    1. Agnolo Brunelleschi=essere metà serpente metà uomo=truffatore,
    2. Buoso (arrivato con Puccio e Agnolo) e Federico Cavalcanti/Guercio=si scambiano natura ; Buoso diventa serpente, Federico/Guercio diventa uomo = plagiatori
    3. Puccio Sciancato=unico a non essere trasformato, non è quindi esplicitato il suo peccato).
48
Q

canto 26:

A
  • invettiva/apostrofe contro Firenze (per avere ben 5 ladri fiorentini)
  • 8° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • bolgia dei consiglieri fraudolenti (coloro che usarono l’ingegno in maniera indegna)
  • pena: anime immerse in fiamme (similitudine delle lucciole) (contrappasso per analogia: così come in vita i consiglieri fraudolenti attuarono di nascosto le loro frodi, così ora sono nascosti da una fiamma)
  • incontro con Ulisse e Diomede, racconto della morte di Ulisse.
49
Q

canto 27:

A
  • 8° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • bolgia dei consiglieri fraudolenti
  • pena: anime immerse in fiamme (contrappasso per analogia: così come in vita i consiglieri fraudolenti attuarono di nascosto le loro frodi, così ora sono nascosti da una fiamma)
  • Guido da Montefeltro (romagnolo), invettiva contro Bonifacio 8° (frate che, quando Bonifacio 8° gli chiede consiglio su come prendere la Palestrina (Roma), risponde di promettere il perdono ai suoi nemici senza poi mantenerlo).
  • racconto della disputa fra san Francesco e un diavolo per la sua anima
  • discorso politico-profetico (corruzione della Chiesa, situazione di guerra in Romagna) e discorso etico (tema della salvezza)
50
Q

canto 28:

A
  • 9° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • bolgia dei seminatori di discordia
  • pena: in vita essi hanno diviso e lacerato, ora sono fatti a pezzi da un diavolo armato di spada che li mutila orribilmente (contrappasso per contrasto)
  • Maometto, che avverte Fra Dolcino del suo destino (sono 2 scismatici, dato che Maometto era in origine un prete cristiano, mentre Fra Dolcino era capo della setta eretica degli Apostolici)
  • 1307: morte di Fra Dolcino, arso vivo (=’termine post quem’ del canto)
  • Pier da Medicina, avverte il condottiere Malatestino (che assassinerà il guelfo Guido del Cassero e il ghibellino Angiolello)
  • Curione, che istigò Cesare a attraversare il Rubicone
  • Mosca dei Lamberti, uccidendo un nemico della sua consorteria, provocò vari disguidi a Firenze e anche la cacciata della sua stessa famiglia
  • Betra del Bornio, istigatore di Enrico 3° a combattere contro il padre Enrico 2°.
51
Q

canto 29:

A
  • 9° bolgia - 10° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • bolgia dei seminatori di discordie e poi bolgia dei falsari
  • Geri del Bello fra i seminatori di discordie
  • rimprovero di Virgilio a Dante (per la compassione mostrata da Dante dopo la visione delle mutilazioni)
  • falsari: divisi in di metalli (alchimisti), di monete, di persone, di parole.
  • incontro con gli alchimisti: Griffolino d’Arezzo e Capocchio (lebbrosi)
  • falsari: puniti con la malattia
  • Capocchio: parla di una combriccola di dodici giovani di Siena che si diedero a folli spese
52
Q

canto 30:

A
  • 10° bolgia dell’8° cerchio (Malebolge)
  • bolgia dei falsari
  • falsari di metalli: lebbra (Griffolino d’Arezzo, Capocchio)
  • falsari di persone: idrofobia (Gianni Schicchi - Mirra)
  • falsari di monete: idropisia (Mastro Adamo)
  • falsari di parola: febbre acuta (Sinone, che ingannò i troiani con il cavallo di Troia - moglie di Putifarre, faraone al tempo di Giuseppe (figlio di Giacobbe)).
  • Rissa tra Simone e Mastro Adamo.
  • Virgilio rimprovera aspramente Dante.
53
Q

canto 31:

A
  • siamo vicini al pozzo che circonda il Cocito
  • incontro con i giganti, custodi del 9° cerchio
  • Nembrot: re di Babilonia che fece costruire la famosa torre, ora per contrasto non parla più una lingua comprensibile
  • Fialte: gigante che partecipò alla battaglia contro Giove, incatenato.
  • Antèo: non è specificata la sua colpa; è condannato a fare da vedetta dalle mura del pozzo. Porterà Dante e Virgilio sul fondo.
54
Q

canto 32:

A
  • invocazione alle Muse
  • Caìna - Antenòra, 9° Cerchio (Cocito)
  • dannati: traditori dei parenti (Caina = immersi nel ghiaccio con la testa all’ingiù)) e traditori della patria (Antenora = immersi nel ghiaccio con la testa in posizione eretta)
  • Caina: conti di Mangona, Camicione de’ Pazzi (e altri),
  • Antenora: Bocca degli Abbati (calciato per sbaglio da Dante; si rifiuta di dire il suo nome e quindi Dante lo prende per i capelli) Buoso da Duera (tradì Manfredi di Svevia)
  • ira di Dante contro Bocca (per colpa del suo tradimento durante la battaglia di Montaperti, i guelfi fiorentini perderanno contro i ghibellini senesi
    Bocca era un fiorentino ghibellino)
55
Q

canto 33:

A
  • Antenora - Tolomea
  • dannati: traditori della patria (conte Ugolino e Ruggieri) - traditori degli ospiti (frate Alberigo (romagnolo), Branca Doria = fecero assassinare uno i suoi parenti, l’altro Michele Zanche, già ricordati nei barattieri, capo del Logudoro)
  • traditori degli ospiti: immersi nel ghiaccio con la testa rivolta al contrario (le lacrime seranno loro gli occhi)
  • invettiva contro Pisa (per Ugolino) e Genova (per Branca Doria)

Conte Ugolino: ghibellino sospettato di aver ceduto dei castelli di proprietà di Pisa a Lucca, il ghibellino Ruggieri, con la scusa dei castelli, radunò le altre famiglie ghibelline per impadronirsi del potere e imprigionare Ugolino.

56
Q

canto 34:

A
  • Giudecca
  • puniti; traditori dei benefattori (Bruto, Cassio, Giuda)
  • spiegazione della struttura del mondo
  • uscita dall’Inferno attraverso la ‘natural burella’ ( = scarico del Lete, fiume del Purgatorio) (dalla caduta di Lucifero nell’emisfero australe, sono emerse le terre nel nostro emisfero. Allo stesso modo, nell’emisfero australe alcune terre si sono erette verso il cielo per allontanarsi da lui e hanno creato la montagna del purgatorio nell’emisfero australe.)
  • emisfero australe
  • il viaggio all’inferno è durato circa 24 ore
57
Q

edizione di Giorgio Inglese:

A

Collana: Edizione nazionale delle Opere di Dante Alighieri a cura della Società Dantesca Italiana, 7
2021

Si fonda su una ridefinita classificazione di tre lecturae del poema formatesi negli anni immediatamente successivi alla morte di Dante.
* testo curato dal “dantista” fiorentino Forese (Donati?) nel 1330-1331 (tramandato dal ms. Trivulziano 1080 (1337/8)
* un’esile tradizione emiliano-romagnola, il cui testimone più antico e più puro è il ms. Urbinate lat. 366 (1352).
* Una vulgata tosco-fiorentina, affermatasi ben presto come testo standard del poema, i cui rappresentanti più vetusti e autorevoli sono i mss. Egerton 943, Landiano 190 (1336) e Parmense 3285.

La versione prossima all’originale si individua attraverso il confronto qualitativo fra le varianti;
Per la veste linguistica, punto di riferimento primario (come già indicato da Petrocchi) è il ms. Trivulziano 1080,

58
Q

Avendo diversi termini in diverse edizioni, come faccio a sapere qual è quello da usare nell’edizione nazionale?

A

varianti adiafore: quando due o più termini per indicare la stessa parola hanno tutte senso compiuto.

Nel caso di tali varianti, il filologo non può optare per il metodo ope codicum (aiuto dei codici), ma per l’ope ingenii (aiuto dell’ingegno). Questo perchè il senso del testo non cambia visto che i termini sono equivalenti.

Esempi di varianti al testo Petrocchi = Talvolta la lezione di Petrocchi è passibile di miglioramento:
Inf. VI: vi è la descrizione di Cerbero, tormentatore dei dannati. Il castigo ha luogo in tre azioni, la seconda delle quali è stata diversamente interpretata dai copisti. Secondo l’edizione:
1. Petrocchi «graffia li spirti ed iscoia ed isquatra»;
2. per Sanguineti: «graffia li spirti, incuoia ed isquatra»;
3. per Inglese: «graffia li spirti, ingoia e disquatra».

Dunque iscoia, incuoia o ingoia? Sembra da preferire ingoia (portato da codici toscani, ma non solo).

Nella tradizione medievale Cerbero è un divoratore di carni e quindi, presumibilmente, ingoia brandelli di dannati anche nell’Inferno dantesco. (molto simile all’iconografia di Lucifero, ad esempio negli affreschi del Camposanto di Pisa):

59
Q

Come vedeva o immaginava Dante il suo lettore nell’atto di leggere la Commedia ?

A

Seduto al «banco», perché il manoscritto che aveva in mente era di grande formato: Paradiso, X 22: «or ti riman, lettor, sovra ’l tuo banco»

L’accenno al «libro da banco» di Paradiso X lascia trapelare l’ambizione precisa, come è stato rilevato Anna Pegoretti: «quella di aver scritto un testo da studiare, più che da leggere, degno di un grande formato, con margini atti a ospitare un commento. Inoltre, alcune caratteristiche costanti o maggioritarie nella prassi di copia del poema permettono di ipotizzare che esse risalgano alla fisionomia dell’autografo: la più eclatante è certamente la copiatura del testo in colonna, chiusa a terzina completata e con il primo verso di ogni triade rilevato.

60
Q

Dante ‘illustrato’:

A

Impossibile sapere se Dante avesse ipotizzato un corredo illustrato per la sua Commedia: tuttavia, è ancora sottoscrivibile la definizione data da Gianfranco Contini del poema come di un «libro illustrabile, cioè un libro autorizzato dall’autore all’illustrazione perché contiene passi capitali in cui si è invitati a una rappresentazione visuale»

L’idea del libro di letteratura come «libro da banco» sarà ripresa da Boccaccio che affiderà all’autografo del Decameron (manoscritto Hamilton 90) la funzione del «libro scolastico, universitario», per consacrare la dignità scientifica della letteratura.

Dante «illustrato» = Il manoscritto Egerton 943 della British Library. Si tratta del più antico codice superstite della Commedia contenente un corredo figurativo completo, probabilmente allestito a Bologna tra il 1350 e il 1355.
80 riquadri nell’Inferno, 106 nel Purgatorio, 58 nel Paradiso

61
Q

Quali immagini ha visto Dante? Che ruolo hanno avuto nella scrittura della Commedia?

A

Un esempio di edizione illustrata della Commedia è quella di Paolo Pasquini (Carrocci editore).

Laura Pasquini invece, nel suo ‘Pigliare occhi per avere la mente. Dante e le arti figurative’ Laura Pasquini ci guida come in un ideale viaggio (Firenze, Roma, Padova, Ravenna, Venezia) attraverso le opere che hanno agito sulla principale creazione dantesca.

Mosaici, affreschi, sculture, di cui Dante non parla direttamente, ma che di certo hanno catturato la sua attenzione, finendo per concorrere in vario modo alla costruzione dell’immagine poetica. Talvolta presenza emersa dalla memoria, talvolta riconoscibile spunto figurativo consapevolmente amplificato. Ne risulta un libro fitto di richiami testuali e di prospettive inedite su quello che dovette essere l’immaginario dell’Alighieri.

62
Q

A quando le prime testimonianze della Commedia?

A

Le prime testimonianze manoscritte organiche della Commedia che ci siano pervenute risalgono agli anni Trenta del Trecento, cioè un decennio circa dopo la morte di Dante: come se una prima e sicuramente folta generazione di codici fosse andata totalmente cancellata.

Difficile dire come fossero le prime copie, ora perdute, della Commedia.

I codici della Commedia nel Trecento erano copiati con queste grafie
* minuscola cancelleresca (chiamata così poichè nasce dal contesto documentario delle cancellerie ; questo perchè erano cancellieri e mercanti che copiavano il testo di Dante). Era la più frequente.
* “littera textualis” (una grafia nata nella Francia del nord nella seconda metà del XII sec), come nel codice Palatino 313, che contiene grandissima parte del Commento di Jacopo, figlio di Dante, sebbene spesso le sue chiose siano corrotte e alterate. Quasi ogni chiosa è segnata della sigla Jac.
chiosa (annotazione): ogni punto del commento che riprende il punto del testo

63
Q

sulla fortuna del 5° canto:

A

ha una fortuna precoce:
* viene citato nei memoriali dei notai bolognesi (mentre Dante era ancora in vita)
il testo di Dante circolava infatti a grappolo (cioè non appena uscivano i canti, essi venivano diffusi. Non si aspettava la completezza dell’opera per farla circolare).
* spesso venne raffigurato (in particolare vengono raffigurati i lussuriosi)
* il canto presenta una fortissima tensione retorica:
1. il triplice hysteron proteron (inversione dell’ordine temporale degli avvenimenti) (v.62: Didone che s’ancise (uccise) amorosa e ruppe fede al cener (patto) di Sicheo.
2. La triplice anafora “Amor…Amor…Amor…”
3. La climax (l’intensità progressiva fino al momento culminante)
4. similitudini ornitologiche (gli stornei, le gru, le colombe=l’amore descritto come un fenomeno naturale e istintivo, come pensavano gli stilnovisti);
5. allitterazione “tutto tremante”
6. poliptoto “caddi-cade”
7. assonanza “corpo-morto”
8. ritmo giambico del verso = nella metrica antica, piede di ritmo ascendente formato da una sillaba breve e una lunga (◡−). (reso dagli elementi monosillabici o dalla punteggiatura).
9. le parole chiave: pietà/compassione, perdono, pace, modo/ragione (ma anche parole riferite alla letteratura; Dante si interroga sulla sua funzione, dato che la letteratura può anche dannare, come accade per Paolo e Francesca).

E’ importante il punto in cui Francesca afferma di leggere “per diletto” (funzione della letteratura antitetica alla funzione morale sottesa dalla Commedia&raquo_space; essendo immorale, porta a compiere peccati poichè alla lettura non si accompagna il “monere” e il “docere”.
Per questo, nonostante all’epoca l’amore fuori dal matrimonio potesse esistere, tuttavia non il tradimento e l’incesto.

Il libro è il Lancelot du Lac ( 1215-1235) in prosa francese, destinato a grande fortuna anche iconografica.
Nel romanzo francese è Ginevra che prende l’iniziativa del bacio, avendo visto esitare timidamente Lancillotto.)

64
Q

come si legge la Divina Commedia (autoesegesi):

A

Dante ci fornisce anche lui stesso delle chiavi di interpretazione attraverso ad esempio l’epistola a Cangrande (di cui in realtà non si è certi della paternità) e Convivio II 1 3ss (autoesegesi: l’autore stesso ci dice come leggere la sua opera).

65
Q

Le rime di Dante:

A

Dante non ha mai raccolto le sue rime in un canzoniere, disponendole secondo un ordinamento d’autore.

L’ordinamento delle rime che oggi è più familiare è quello fissato nel 1921 da Michele Barbi per l’edizione nazionale, sulla base dei criteri biografici e tematici.

66
Q

Dante autore sperimentalista:

A

Dante è un autore fortemente sperimentalista.

Allo sperimentalismo giovanile di Dante, a cui è riconducibile il sonetto ‘Guido io vorrei che tu e Lapo ed io’, e i sonetti scambiati con l’amico Forese Donati di genere comico realistico, sono ricondotte anche due opere pervenuteci anonime, in Fiore e il detto d’amore, che sono però ancora oggi oggetto di discussione fra gli studiosi.

La narrazione dantesca è poi densa di allusioni e riferimenti intertestuali, cioè ad altri testi, come alle Sacre Scritture e alla letteratura classica.
Per cui si parla di intertestualità.

67
Q

sulla ‘Vita Nuova’:

A

La Vita Nuova è una narrazione in prosa volgare della storia d’amore di Dante per Beatrice, prima e dopo la morte di lei, che include le liriche composte degli anni precedenti.

Il libello include nel suo insieme 23 sonetti, 2 sonetti rinforzati (con l’inserimento di settenari dopo i versi dispari delle quartine e il primo e il secondo verso delle terzine) 5 canzoni e 1 ballata. La prosa assume la funzione di collegare le liriche, narrando le occasioni in cui sono state composte e commentandole.

L’opera è poi dagli studiosi tripartita:
1. una prima parte introdotta dal proemio e conclusa dalla crisi del gambo
2. una seconda parte incentrata sulla materia nuova della poesia della lode
3. una terza parte che si apre con la morte di Beatrice che pure comporta l’entrata in un ‘nova materia’ e termina con la visione finale.
La vita nuova è un’opera senza precedenti per la scelta di usare il prosimetro, ovvero la scelta di scrivere un libro esclusivamente in volgare con l’alternanza di prosa e versi.

Non sappiamo con precisione quando Dante compose il libello però sappiamo che Dante racconta che compose la prima lirica inclusa nel prosimetro quando aveva 18 anni, quindi nel 1283.
Mentre il sonetto finale dovrebbe essere stato scritto a un anno dalla morte di Beatrice, nel 1292.
Ovviamente non si può escludere che qualche poesia sia stata composta per esigenze narrative appositamente per la vita nuova.

Dante introduce la storia del suo rinnovamento spirituale come una trascrizione del libro della memoria, di cui si ripromette di riportare, se non tutte le parole almeno il loro significato esemplare.

Ovviamente evento importantissimo è la morte di Beatrice, che espone il poeta a nuove tentazioni amorose e in particolare all’attrazione per una donna mostratasi compassionevole verso di lui.
Dante avverte però come l’attrazione per la donna sia inconciliabile con l’amore sorretto dalla ragione per Beatrice.

Il drammatico conflitto interiore fra la ragione e il desiderio è risolto da un’apparizione di Beatrice che scaccia il malvagio desiderio.

68
Q

le rime della ‘maturità’:

A

Vengono composte in questi anni:
* le rime della parte finale della vita nuova, che probabilmente hanno un significato ‘allegorico’ secondo ciò che Dante stesso afferma nel Convivio.
* Le ‘rime per la pargoletta’, che mettono in scena una passione per una giovinetta.
* Le ‘rime petrose’, in cui l’impenetrabile durezza del cuore della donna viene senhal della stessa ( = petra) e impone una cifra stilistica adeguata alla materia, altrettanto aspra e difficile. Dante si distacca quindi dall’armoniosa dulcedo stilnovista.

69
Q

il Convivio:

A

Il Convivio è un prosimetro in volgare che consiste in un autocommento alle canzoni composte negli anni precedenti.
Il titolo richiama la metafora del banchetto della conoscenza: Dante si propone di raccogliere le briciole di scienza cadute dalla mensa dei sapienti e di offrirle a coloro che sono esclusi dal sapere. I modelli sono probabilmente Boezio e Sant’Agostino.

Dante non porta a termine il Convivio, presumibilmente per dedicarsi alla commedia.
Ci sono giunti 4 libri: il primo costituisce un’introduzione all’intera opera e gli altri tre commentano 3 canzoni.
Poiché Dante stesso dichiara che il piano dell’opera era di commentare 14 canzoni, sappiamo che in teoria sarebbero dovuti essere 15 libri.

Nel capitolo introduttivo del primo libro Dante espone il senso e le finalità dell’opera, citando Aristotele con ‘tutti gli uomini naturalmente desiderano di sapere’.
Utilizza il volgare poiché capisce che un commento in latino avrebbe portato beneficio solo a pochi, e nonostante giudichi il latino di per sé superiore per bellezza per nobiltà e per virtù Dante riconosce nel volgare il nuovo strumento da utilizzare per la divulgazione del sapere.

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De Vulgari Eloquentia:

A

Dante iniziò a dedicarsi alla stesura del ‘De Vulgari Eloquentia’, trattato in latino dedicato alle eloquenza in lingua volgare, probabilmente avendo già iniziato a lavorare al Convivio.

Come lo stesso Convivio, anche il De Vulgari Eloquentia non sarà portato a termine e giungerà a noi nel mezzo del 2° libro, quando in teoria, stando alle dichiarazioni di Dante stesso, avrebbe dovuto comprendere 4 libri.

L’oggetto e le ragioni dell’opera sono esposte nel 1° capitolo. Qui Dante riconosce che in precedenza nessuno ha svolto un trattato sulla storia dell’eloquenza volgare.
Probabilmente Dante spera che con il Convivio possa guadagnarsi un prestigio che li garantisca accoglienza e onori e un giorno il rientro a Firenze.

Il trattato si apre con una frase rivoluzionaria: secondo Dante il volgare è più nobile del latino poiché è al contrario del latino è una lingua naturale e non elaborata dai dotti.

Così Dante procede alla ricerca del ‘volgare illustre’ analizzando tutte le varietà regionali e sociali in Italia.
In conclusione del primo libro però Dante afferma che il volgare illustre non trovò rispondenza in nessuna delle parlate regionali.
Invece lo ritrova, per il suo essere cardinale, aulico e curiale, nella poesia dei ‘dottores illustres’, che operano in diversi luoghi della penisola, cioè i poeti dotati di ingegno e dottrina.

Successivamente espone gli argomenti o ‘magnalia’ propri della poesia aulica, che sono salvezza, amore e virtù.

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modelli della Commedia:

A

Il principale modello della commedia è sicuramente l’Eneide, sia per i temi, come il viaggio provvidenziale di Enea che celebra la fondazione di Roma.
Similmente Dante vede la ricostruzione dell’impero l’unica possibilità di ristabilire l’ordine morale e politico della cristianità. Sul piano letterario invece sicuramente l’Eneide ispira Dante attraverso innumerevoli spunti e immagini poetiche, come quelle dei demoni infernali o come la discesa di Enea dell’ade descritta nel sesto libro dell’eneide.

Altro modello è sicuramente l’epistola ai Corinzi di Paolo, dove l’apostolo dice di essere stato rapito dal cielo.

Sicuramente anche Il Tesoretto di Brunetto Latini ha ispirato Dante per il genere (poema didascalico-allegorico).

Infine la filosofia di Aristotele, grazie alla mediazione di traduttori e commentatori arabi, come Avicenna e Averroè.

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anni di composizione delle varie cantiche:

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  • Inferno: 1306-7
  • Purgatorio: 1313
  • Paradiso: 1316-1321
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avvenimenti importanti nei canti:

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  • canto 6: profezia del giorno del giudizio universale
  • canto 9: racconto della maga Eritone e della discesa di Virgilio nella giudecca
  • canto 11: spiegazione struttura dell’inferno
  • canto 2: invocazione alle muse
  • canto 14: origine dei fiumi infernali (il vecchio di Creta)
  • canto 16: discorso sulla situazione politica di Firenze
  • canto 4: discorso sulla salvezza dei patriarchi biblici
  • canto 26: apostrofe contro Firenze
  • canto 27: invettiva contro la Romagna e contro la corruzione della Chiesa
  • canto 30: rimprovero di Virgilo
  • canto 6: apparizione di Cerbero
  • canto 19: previsione su Bonifacio 8°
  • canto 23: il frate gaudente svela l’inganno progettato dai diavoli
  • canto 24: malumore di Virgilio
  • canto 25: appare il centauro Caco
  • canto 34: spiegazione struttura del mondo
  • cant 10: prima profezia dell’esilio di Dante
  • canto 32: altra invocazione alla musa
  • canto 12: apparizione di Nesso
  • canto 8: apparizione di Flegiàs
  • canto 33: invettiva contro Pisa e Genova