3) Giovanni Boccaccio Flashcards
infanzia:
Giovanni Boccaccio nasce in Toscana (ancora non sappiamo con certezza se a Certaldo o a Firenze) nel 1313.
Frutto di una relazione illegittima tra il padre, il mercante Boccaccino di Chelino, e una donna di estrazione sociale inferiore, viene riconosciuto e cresciuto dal genitore a Firenze. Nel 1327 parte giovanissimo per Napoli, al seguito del genitore, per imparare il mestiere mercantile e bancario, seguendo il desiderio paterno di vederlo sistemato in una professione stabile e remunerativa.
le prime opere: esperienza napoletana:
Qui, grazie agli stimoli della vivace vita culturale che anima la nobiltà napoletana, Boccaccio inizia ad interessarsi ai classici latini e ai grandi capolavori in volgare, Dante su tutti. Così, dopo un periodo di formazione da autodidatta, Boccaccio compone la Caccia di Diana (1333-1334), un poemetto in terzine in lode di alcune nobildonne napoletane.
È poi la volta del Filostrato (1335, anche se spesso la datazione delle opere di Boccaccio ha sollevato molti dubbi), poema in ottave che narra le vicende amorose di Troilo, figlio del re troiano Priamo. Il Filocolo (1336-1337) è invece un romanzo in prosa già più maturo, dedicato a descrivere l’amore tormentato di Florio e Biancofiore.
Caratteristica comune a tutte queste opere (e poi centrale in quasi tutta la produzione boccaccesca) è il sentimento amoroso, non di rado di natura autobiografica. Boccaccio, ad esempio, maschera spesso dietro il nome di Fiammetta una certa Maria d’Aquino, presunta figlia di Roberto d’Angiò (re di Napoli) e musa d’amore per il giovane scrittore.
Se le prime opere di Giovanni Boccaccio mostrano una chiara influenza della cultura cortese di provenienza francese, esse mostrano al tempo stesso la sua spiccata tendenza allo sperimentalismo.
Non solo, nel giro di un decennio, Boccaccio passo dalla prosa al verso e dalle terzine all’ottava, ma compone opere che spesso non hanno precedenti nella letteratura occidentale.
Il filostrato è il primo poema italiano in ottava rima (ottava = è una strofa di otto endecasillabi rimati, di cui i primi sei a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata), la Fiammetta è il primo romanzo in prima persona e Teseida è il primo poema epico in volgare.
Lo sperimentalismo di Boccaccio probabilmente deriva anche dal suo ispirarsi a quello di Dante, di cui fu anche copista e di cui volle organizzare delle letture della commedia, che tuttavia non poté proseguire oltre il 13° canto dell’Inferno.
Ultimo tassello dell’influenza napoletana sull’arte letteraria boccacciana è la cosiddetta ‘Epistola Napoletana’ un’epistola in cui Boccaccio si firma Janetta di Parisse e dialoga in volgare napoletano con l’amico Franceschino dei Bardi, facendo riferimento a se stesso in terza persona.
ritorno a Firenze:
Nel 1340 Boccaccio, a causa di problemi economici che affliggono il padre, deve rientrare a Firenze, lasciando l’amata Napoli. Qui la vita si rivela subito molto diversa dai continui svaghi partenopei, e Boccaccio, spinto anche dalle ristrettezze finanziarie, si concentra sulla propria produzione letteraria.
Scrive un prosimetro, la Comedia delle ninfe fiorentine (prosimetro), e conclude nel 1343 un voluminoso poema allegorico-didattico, intitolato l’Amorosa visione
Si dedica ad un componimento in cui domina nuovamente il ricordo di Napoli, l’Elegia di Madonna Fiammetta, una specie di lunga lettera in nove capitoli, in cui la protagonista femminile, allontanandosi dalla tradizione letteraria dell’epoca, racconta le proprie sofferenze d’amore, occupando un ruolo decisamente attivo ed originale per il tempo.
Successivamente Boccaccio, mentre porta avanti la raccolta delle Rime, si applica al ‘Ninfale Fiesolano’, poemetto pastorale in ottave dedicato alle mitiche origini di Firenze.
L’opera ruota intorno all’amore fra il pastore Africo e la ninfa Mesola, fino ad arrivare alla distruzione di Fiesole operata dal re goto e alla rinascita per mano di Carlo Magno.
Questo aspetto è importante poiché, raccontando il passaggio dall’epoca della decadenza dovuta ai Goti alla ripresa della cultura antica in età carolingia, Boccaccio pone le basi per il mito del Rinascimento.
In questo periodo opera anche sul ‘Buccolicum Carmen’, una corrispondenza poetica in esametri latini esemplata sul modello delle egloghe dantesche e successivamente di Petrarca.
Interpreta l’antico modello delle Bucoliche di Virgilio in chiave politica.
sul Decameron:
Dopo la peste del 1348, inizia il suo capolavoro, il Decameron, che concluderà nel 1351: l’opera, una raccolta di cento novelle raccontate da dieci giovani narratori in dieci giorni, non è solo il testo più celebre dello scrittore fiorentino, ma una vera e propria sintesi di tutto il mondo comunale e mercantile del tempo.
La raccolta di novelle è tenuta insieme da una cornice: dieci ragazzi decidono di fuggire da Firenze, nella quale imperversa la peste, per rifugiarsi in una villa in campagna. Per passare il tempo decidono di raccontare una storia ciascuno ogni giorno per dieci giorni.
Alla devastazione del contagio Boccaccio contrappone l’organizzazione civile, lieta e condivisa della vita in comune.
Infatti l’obiettivo non è tanto sfuggire all’epidemia, ma alle sue conseguenze morali e sociali (sgretolamento dei legami familiari, delle regole della convivenza civile, etc).
Ogni giorno viene eletto un re o una regina che decide il tema della novella.
La struttura narrativa è particolare: esiste un narratore di primo livello (Boccaccio), un narratore di secondo livello (uno dei ragazzi che racconta la propria novella) e un narratore di terzo livello (il personaggio di una novella).
Le due giornate a tema libero sono la 1 e la 9; quest’ultima permette ai giovani di raccontare novelle più brevi e leggere rispetto a quelle eticamente più complesse della 10° giornata.
Ogni novella ha la stessa struttura: un riassunto iniziale dell’intera novella, un riferimento alla cornice e la narrazione della novella vera e propria.
modello del Decameron è l’‘historia longobardorum’ di Paolo Diacono, intorno al 8° secolo nel cui secondo libro è raccontata la peste giustinianea.
Nonostante la somiglianza di tematiche, l’opera di Boccaccio è quella di Paolo Diacono appartengono però a due mondi assai diversi. La società a cui guarda il secondo è agraria e pastorale, l’ottica di Boccaccio è invece urbana con epicentro Firenze.
I temi delle giornate sono la fortuna (2), l’ingegno, (3, 6, 7, 8), l’amore (4,5) e la virtù (10).
La lite fra i servi Licisca e Tindaro (sulla verginità delle donne) nell’introduzione della 6° giornata segna il passaggio del tema dell’amore a quello dell’ingegno.
opere finali:
il Corbaccio (1354-1356), un’aspra invettiva contro il genere femminile, che muta profondamente l’atteggiamento dell’autore rispetto alla tematica amorosa.
L’ultimo periodo di vita, caratterizzato anche da difficoltà economiche e personali, è insomma per Boccaccio quella della meditazione esistenziale ed intellettuale: alla riscoperta dei classici corrisponde il sempre vivo interesse per Dante, cui Boccaccio dedica un Trattatello in laude (1365, ma la prima redazione è precedente di qualche anno) e una serie di pubbliche letture della Commedia a Firenze. Lo scrittore, ormai anziano e malato, si spegne a Certaldo nel 1375.
Boccaccio: autore a due teste:
Ai nostri occhi moderni, Giovanni Boccaccio può apparire uno scrittore con due teste:
* le opere giovanili, scritte in volgare e ispirate al codice cortese che valorizza la figura e il ruolo delle donne
* le opere senili, per lo più redatte in latino e non prime non prive di accenni misogeni e rivolte alla ristretta cerchia dei dotti.
Il passaggio dalle prime alla seconda sarebbe dovuto secondo alcuni studiosi all’incontro con Petrarca e all’ingresso nello stato clericale del 1360.
Probabilmente è dovuto però al fatto che nella formazione di Giovanni Boccaccio agiscono congiuntamente due diversi ambienti:
1. da una parte il mondo fiorentino in lingua volgare
2. dall’altra quello napoletano, in cui sono compresenti il codice cortese e il livello erudito degli studi universitari e dell’alta cultura latina.
Il Decameron, che si trova un po’ nel mezzo, rappresenta due tipi di donne: sia quelle nobili di spirito a cui dedica l’opera, che quelle meritevoli di rimprovero.
rapporto fra Boccaccio e Petrarca:
Boccaccio si sentiva il “discipulus” di Petrarca, che lo invita a seguire la scrittura erudita in latino e non seguire la tendenza del volgare.
In realtà Boccaccio fa entrambe le cose (scrive liriche sul modello di Petrarca e fu un copista, ma pubblica anche il suo libro di novelle).
Inoltre, a differenza di Petrarca, Boccaccio non sistemava mai le sue rime (ad oggi nelle edizioni moderne noi leggiamo delle ipotesi di edizioni delle rime, ma Boccaccio non ne dà in realtà un’edizione finita come fece per il Decameron. Questo perché sapeva già che la supremazia di Petrarca per quanto riguarda le liriche o le lettere latine era indiscussa.
Quindi decide di cimentarsi nel genere delle novelle.)
Boccaccio è infatti un autore duttile, poichè si cimenta in moltissimi generi diversi, come sono diversi i luoghi in cui studiò.
Boccaccio conobbe Petrarca leggendo il discorso che Petrarca fece l’8 aprile 1341, giorno della sua “laurea poetica”. (collatio laurationis).
Inoltre lesse le sue rime prima del loro effettivo incontro.
Gli incontri effettivi fra Boccaccio e Petrarca:
* Firenze: autunno 1350 (Petrarca si trovava lì per incontrare i suoi ammiratori, tra cui Boccaccio. In quell’occasione Boccaccio decise di regalargli un anello simbolo della sua stima).
* Padova: 1351 (a casa di Petrarca, come tutti i successivi).
* Milano: marzo-aprile 1359
* Venezia: marzo-luglio 1363
* Padova: luglio-settembre 1368
Il legame induce Giovanni a seguire Francesco sulla via della riscoperta degli auctores classici spesso chinandosi insieme all’amico sui medesimi codice antichi, su cui ancora oggi si possono leggere le loro annotazioni.
Prova dell’amicizia fra i due è anche una delle lettere senili di Petrarca, contenente la traduzione latina di Griselda, cioè l’ultima novella dell’ultima giornata del Decameron.
Per Petrarca Griselda è la figura di Cristo, poiché entrambi soffrono immensamente. Tuttavia Boccaccio non leggerà mai la riscrittura che Petrarca aveva pensato per l’ultima novella del suo libro poiché Petrarca non gliela fece mai arrivare.
La Griselda di Petrarca, essendo scritta in latino, verrà letta anche da molti intellettuali europei (che non sapevano invece il volgare fiorentino).
Mentre il testo in volgare del Decameron circolò grazie principalmente ai copisti per passione (spesso mercanti in partenza per i loro affari) che cambiavano i nomi e talvolta i luoghi geografici.
alfa: ultima redazione
beta e gamma: redazioni precedenti, come in questo caso (gamma)
Y= “Franciscus Petrarcha laureatus suo lohanni Boccaccio de Certaldo”
» titolo originale
In un primo tempo la lettera “Ad Iohannem de Certaldo, de vaticinio morientum” (titolo dell’edizione alfa) era stata destinata alla raccolta delle Familiari ma poi inserita nelle senili.
Petrarca parla della profezia ricevuta da un santone di una morte imminente che sarebbe avvenuta ai danni degli uomini di l’ a poco, e li aveva invitati a liberarsi di tutti i beni terreni.
Per questo motivo Boccaccio decide di liberarsi dei suoi libri offrendoli a Petrarca, che di contro gli risponde che prima di valutare la veridicità di quanto detto dall’uomo vuole vederlo e valutarne la serietà.
Petrarca gli risponde quindi con questa lettera, in cui cerca di dissuaderlo dalla sua decisione di dare via i suoi libri ed abbandonare i suoi studi.
Nel caso in cui fosse convinto, Petrarca lo assicura che avrebbe tenuto con cura i libri di Boccaccio insieme ai suoi.
Alla fine Boccaccio cambia effettivamente idea, e la sua biblioteca dopo la sua morte passa alla biblioteca della chiesa di Santo Spirito a Firenze.
rapporto fra Boccaccio e Dante:
Boccaccio fu un grande ammiratore di Dante, tanto che:
* scrisse il cosiddetto “Trattatello” in laude di Dante (biografia su Dante scritta in volgare, mentre la biografia su Petrarca la scrive in latino, obbedendo alla sua volontà)
* copiò di propria mano le sue opere su dei manoscritti, come 3 epistole, le Egloghe nel suo Zibaldone Laurenziano (infatti nella sua edizione della “Vita Nova”, Boccaccio decide di introdurre degli elementi prima assenti affermando che “Dante ha voluto così”).
* tentò di interpretarle a voce.
E’ proprio Boccaccio a creare il mito delle “Tre Corone” (Dante, Petrarca e Boccaccio).
proemio:
Nel proemio che precede la 1° giornata, Boccaccio spiega il motivo della stesura dell’opera; dice che poichè egli stesso ha provato sulla pelle le pene dell’amore, dalle quali si è liberato solo grazie all’aiuto di amici fidati, ora lui vuole aiutare i lettori dell’opera (soprattutto le donne, che sono destinate a provare sentimenti più intensi e a non potersi distrarre) a capire cosa è lecito fare e cosa no in situazioni amorose.
giornata 1: introduzione
Nell’introduzione della 1° giornata, Boccaccio innanzitutto si scusa con le donne lettrici dell’opera per il dover riportare alla memoria i tristi ricordi della peste appena passata (necessari però alla storia), poi passa a descrivere Firenze in periodo di peste.
Infine, descrive l’incontro delle 7 donne con i 3 giovani nella chiesa di Santa Maria Novella, che si accordano di ritirarsi in campagna insieme ai loro servi.
Alla fine dell’introduzione, dopo divertimenti e aver pranzato e riposato, Pampinea viene incoronata regina e propone di raccontarsi novelle fino a quando farà meno caldo (fino a sera).
In direzione antioraria, lei incita Panfilo a cominciare.
giornata 1, novella 1:
Il narratore è Panfilo e il tema è libero.
Panfilo comincia la novella spiegando che gli uomini spesso pregano ai santi, non sapendo che molti dei santi in realtà probabilmente non vissero dedicandosi a Dio e anzi da egli sono ripudiati.
Ciò si vede alla fine della novella.
Il protagonista, Ser Ciappelletto, è stato incaricato dal suo protettore il messere Musciatto Franzesi di occuparsi dei suoi affari mentre lui era dal papa Bonifacio 8°.
In una delle sue visite per affari del suo protettore, da due frati usurai, Ser Ciappelletto si ammala gravemente.
Qui i frati sono preoccupati, perchè se lo avessero fatto morire fuori da casa loro sarebbero stati accusati dai fedeli, se fosse morto senza confessarsi nessuna Chiesa avrebbe accettato di far seppellire il suo corpo in modo degno (ma anche confessando tutti i suoi peccati, nessun prete potrebbe assolverlo e sarebbe quindi gettato nei fossi).
Il popolo li avrebbe quindi in ogni caso accusati di fare affari con gente indegna.
Ciappelletto dice che troverà una soluzione per tutti, e chiede di potersi confessare a un frate.
A questo lui si presenta come un uomo buonissimo e non peccatore. ed è così convincente che viene problamato beato e anche santificato. Il prete dice che San Ciappelletto visse quindi da santo, non in modo spregevole come si diceva in giro.
giornata 1, novella 2:
narratrice: Neifile
Protagonista della novella è il giudeo Abraam, che viene spinto dall’amico Giangiotto a convertirsi al cristianesimo.
Abraam alla fine cede e dice che si recherà a Roma per osservare il comportamento dei chierichi. Se lo riterrà davvero degno, si convertirà.
Abraam si rica quindi a Roma e osserva quanto siano corrotti e simoniaci i cristiani.
Una volta tornato a Parigi, dice al suo amico che effettivamente i cristiani si comportano in modo spregevole verso la loro religione, che per questo perde fiducia.
Quindi, nonostante tutto, decide di convertirsi al cristianesimo per espanderla. Si fa battezzare a Notre Dame e Giangiotto è il suo padrino.
giornata 1, novella 3:
Narratrice: Filomena
La novella si apre con il sultano saraceno/musulmano Saladino bisognoso di denaro, che va a far chiamare l’usuraio giudeo Melchisedech.
Saladino pensava che Melchisedech non lo avrebbe mai aiutato di sua sponte e volle trarlo in inganno, ponendogli una domanda che lo avrebbe portato a una discussione religiosa e a tradirsi: ‘quale delle 3 religioni monoteiste, giudaica, cristiana o saracena, è la migliore?’
Melchisedech però capisce il tranello e risponde con la parabola dei 3 anelli (un padre che amava i suoi 3 figli ugualmente, decide di far creare 2 anelli identici a quello preziosissimo di famiglia. Al momento di dover richiedere l’eredità, ciascuno dei figli tira fuori l’anello per rivendicare la maggiore importanza’.
Alla fine, Melchisedech decide ugualmente di prestare il denaro a Saladino.
giornata 1, novella 4:
narratore : Dioneo
Il protagonista è un giovane monaco della Lunigiana che si diverte con una giovinetta. L’abate però sente strani rumori dalla stanza del monaco e capisce che c’è una donna.
Anche il monaco capisce che l’abate ha scoperto tutto, ma fa finta di nulla. Poche ore dopo mette in atto il suo piano.
Va dall’abate a chiedere di poter prendere della legna, e mentre il giovane è via l’abate desidera capire chi fosse la fanciulla.
L’abate si reca così nella cella del monaco e, vedendo lì la giovane, non resiste ai piaceri della carne e si unisce a lei.
Il monaco non era in realtà andato a prendere la legna, ma osservava tutto da un buco.
Quando l’abate volle punire il giovane, il giovane gli fece capire che seguirà il suo esempio.
Così l’abate si vergogna, e decide di non punirlo.
Si pensa poi che i due faranno venire la donna più volte nella stanza.
giornata 1, novella 5:
narratrice: Fiammetta
La protagonista è la marchesa di Monferrato, di cui si invaghisce il re di Francia, che decide di imbarcarsi per la crociata da Genova, in modo da poter passare da Monferrato e poter provarci con la marchesa mentre il marito è assente.
Lei è sospettosa della sua visita improvvisa, e organizza un banchetto di sole galline.
Vedendo le galline, il re chiede allusivamente alla marchesa se in quella regione nascessero solo galline, senza galli.
Lei risponde che le donne, come le galline, sono le stesse ovunque a prescindere dai titoli.
Il re capisce quindi che lei è una donna di valore, e non si piegherà a tradire il marito.
giornata 1, novella 6:
narratrice: Emilia
Il protagonista è un uomo ricco ma poco sveglio, che all’assaggiare un vino dice che ‘anche Cristo le berrebbe’.
Ciò venne riferito a un inquisitore, avido, che lo fece condannare al rogo per aver insinuato che Cristo fosse un ubriacone.
A sentire queste parole, l’uomo si spaventò e decise di fornire all’inquisitore beni di ogni tipo per farsi perdonare. (il fuoco/rogo che era stato minacciato si trasforma in una croce d’oro/gialla da portare sulla veste nera dell’inquisitore).
Per essere perdonato l’uomo dovrà inoltre assistere ongi giorno alla messa e a presentarsi dall’inquisitore.
Un giorno alla messa l’uomo sentirà ‘in Paradiso per ogni cosa che darete ne riceverete cento’ e ne rimase turbato.
Quando a ora di pranzo si recò all’inquisitore e questo gli chiederà se c’è stata una frase della messa che l’ha colpito, l’uomo risponderà di sì, poichè i frati che danno ogni giorno una o due pentole di cibo ai poveri, nell’aldilà ne riceveranno così tanto da affogarci dentro (insulto velato ai frati inquisitori).
La battuta fece ridere tutti i commensali e l’inquisitore non potè punirlo, poichè già per l’altro processo venne molto criticato. Così dirà all’uomo di non farsi più vedere, e questo sarò libero dagli obblighi verso l’inquisitore.
giorno 1, novella 7:
narratore: Filostrato
Il protagonista è il signore Cangrande della Scala, famoso in tutta italia e sempre generoso, ma che non si sa per quale motivo è colto da un’improvvisa avarizia e decide di smettere di finanziare la festa che stava organizzando, mandando a casa i cortigiani invitati.
Uno di loro però, Bergamino, è stranito e decide di aspettare di consumare le 3 vesti che si era portato nel viaggio.
Mentre stava per consumare la terza, si ritrova davanti a Cangrande che mangiava.
Questo chiede a Bergamino perchè è triste, e lui risponde raccontanto la novella del cortigiano Primasso e dell’abate di Cluny.
Primasso era infatti un famoso verseggiatore che aveva sentito parlare di questo abate di Cluny famoso per la sua generosità, il quale offriva a tutti da mangiare nella sua abbazia.
Dopo un lungo viaggio Primasso arriva alla tavola dell’abate; si può mangiare solo dopo che l’abate esce dalla sua stanza. Quando questo esce e vide in che condizioni è ridotto Primasso è colto anche lui da un’improvvisa avarizia e si richiude in camera impedendogli di mangiare dalla tavola.
Primasso prende i 3 panini che si era portato per il viaggio e inizia a mangiare quelli.
Prima che finisse l’ultimo pane l’abate decide di informarsi su chi fosse il giovane, e non appena scopre chi è e perchè è lì ritorna in sè. Gli concede di mangiare e gli dà molti doni, più il permesso di andare e venire quando vuole.
Cangrande comprende ciò che vuole dire Bergamino.
giornata 1, novella 8:
narratrice: Lauretta
Il protagonista è tale messere Erminio detto ‘Avarizia’, poichè era il signore più ricco e allo stesso tempo avaro di Genova.
Le cose cambieranno quando in città arriverà l’onesto cortigiano Guglielmo Borsieri.
Egli verrà ricevuto da Erminio, che vorrà mostrargli una delle sue bellissime case.
Quando Erminio chiederà a Borsieri di consigliargli un soggetto mai visto prima da dipingere su una parete spoglia della casa, Borsieri risponderà che non puà consigliargli un soggetto mai visto da nessuno, ma uno mai visto da Erminio, cioè la Cortesia.
Erminio fu così imbarazzato e turbato da queste parole, che da quel momento divenne il signore più cortese e generoso di Genova.
giornata 1, novella 9:
narratrice: Ellissa
Il protagonista è il re di Cipro ai tempi delle crociate.
Egli era un re famoso per essere insofferente verso le ingiustizie subite dai suoi sudditi, ma anche verso quelle che subiva lui stesso, sopportandole e non reagendo.
Un giorno, una donna proveniente dalla Guascogna, di ritorno dal pellegrinaggio in terra santa, venne assalita da degli uomini a Cipro.
Lei volle riferirlo al re nonostante le avessero detto che lui non avrebbe fatto nulla contro l’ingiustizia.
Recatasi dal re, la donna gli chiede come fa lui a sopportare così bene le offese.
Il re sembra risvegliarsi da un sonno grazie a queste parole, e da quel momento difenderà tutte le offese subite dalla corona e dai cittadini.
giornata 1, novella 10:
narratrice: Pampinea
La novella si apre con una spiegazione sul fatto che spesso le donne guardano molto a come appaiono, ma poco a ciò che dicono e peccano di stupidità.
Pampinea narra la novella alle altre donne proprio per far si che esse si distinguano da quelle donne, e provino falso il motto che le donne, di ogni cosa, prendano sempre quella peggiore.
Infatti la novella parla di Maestro Alberto, un medico, e la vedova Margherita.
Maestro Alberto si era follemente innamorato di Margherita ad una festa, tanto da voler vedere il suo viso ogni sera.
Una sera la donna e le sue amiche lo videro arrivare e lo invitarono in cortile per deriderlo (‘credevamo che le passioni d’amore appartenessero ai giovani, non ai vecchi’).
Il Maestro le schernisce, dicendo che se del porro l’unica cosa buona è la testa, le donne invece ne mangiano le foglie, e quindi se sono capaci di ciò sono capaci anche di amare un uomo anziano (=di scegliere l’opzione meno invitante).
Le donne si scusano, così il vecchio e i suoi compagni scoppiano a ridere e vanno via.
Così Pampinea chiude la novella con un motto per le donne (‘voi, se savie sarete,
ottimamente vi guarderete’).
giornata 1, conclusione:
- Filomena viene incoronata da Pampinea nuova regina
- sceglie il tema del giorno dopo: il caso, che porta però a un lieto fine superiore alle aspettative dei personaggi della novella.
- Dioneo, essendo il narratore più svantaggiato poichè ultimo e anche i più scherzoso, chiede di poter non sottostare alla legge del tema.
- Filomena intona una ballata sulla bellezza, composta da strofe di 3 versi (endecasillabo, settenario e endecasillabo, ABA) e strofe di 7 versi (6 endecasillabi e 1 settenario, ABABBYZ).
giornata 4, introduzione:
- Filostrato viene incoronato Re
- il tema è quello degli ‘amori infelici’
- La quarta giornata ha come introduzione la difesa che il Boccaccio fa della sua opera. Infatti quando sono state pubblicate le prime novelle, senza che l’opera fosse stata ancora compiuta, si è sollevato un vero vespaio di critiche.
Boccaccio afferma che venne accusato di essere troppo vecchio (a quarant’anni) per dedicarsi a opere con il fine di rallegrare le donne, e che esse gli piacevano troppo.
Così Boccaccio narra la vicenda di Filippo Balducci, che dopo la morte della moglie decise di vivere da eremita con il figlio.
Un giorno, poichè il figlio lo pregava di portarlo con sè a Firenze, Balducci accettò.
A Firenze il figlio vide le donne, e chiese al padre cosa fossero. Il padre risponde ‘sono papere!’.
Così il figlio chiede di poterle avere, promettendo di prendersene cura.
Boccaccio racconta questo pezzo di novella per sottolineare il fatto che, se l’amore per le donne aveva colpito anche un eremita, come poteva risparmiare lui, che era stato a contatto con esse sin dalla giovinezza.
Dice poi che anche gli anziani, con i capelli bianchi, sentono ancora gli impulsi amorosi. Ne sono testimoni Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Cino da Pistoia, che, anche da vecchi, desiderarono essere graditi alle donne.
Un’altra critica che venne fatta a Boccaccio fu quella di alterare la realtà, alla quale Boccaccio risponde dicendo di fornire delle prove di questa cosa.
Termina questa difesa dicendo che la calunnia è un vento che non smuove nemmeno la polvere, e che se ci riesce, questa si posa sul capo del calunniato, che acquisisce quindi ancora più fama.
giornata 4, novella 1:
Narratrice: Fiammetta
La novella parla della figlia del principe di Salerno Tancredi, Ghismonda, che era così amata dal padre che questo si rifiutò sempre di allontanarla da sè.
La fece sposare solo in età avanzata, ma il marito morì presto lasciandola vedova.
La donna si invaghì di uno degli uomini di corte del padre, tale Guiscardo, che ricambiò.
I due si amavano nella camera di lei, a cui lui arrivava tramite una grotta collegata.
Un giorno però, Tancredi volle entrare in camera della figlia per discutere con lei di alcuni argomenti, ma non trovandola decise di aspettare al buio.
Quando arrivò Ghismonda, non accorgendosi del padre, portò dentro Guiscardo e consumarono il loro amore sul letto.
Il padre assistette e decise di far catturare il giovane.
Quando si confrontò con la figlia, lei confessò e disse di preferire morire che vivere senza lui.
Così il padre le fece portare in una coppa il cuore di Guiscardo, e lei ci versò dentro un intruglio di erbe velenose.
Così lo bevve, e mentre il padre le era accanto nel letto piangendo, lei gli disse di non volere le sue lacrime, ma di essere seppellita a fianco all’amato in un luogo visibile a tutti.
Così accadde.
giornata 4, novella 2:
narratrice: Pampinea
La novella parla del frate Alberto, che da Imola si trasferisce a Venezia per lasciarsi alle spalle le voci di imbroglione e malfattore. A Venezia si fa frate si dedica alla vita ecclesiastica.
Un giorno va a confessarsi da lui tale madonna Lisetta, una donna tanto bella quanto stupida. Lui si rende presto conto della sua stupidità e decide di ingannarla per poter andare a letto con lei.
Le dice che l’Arcangelo Gabriele gli ha confessato che amava madonna Lisetta e che desiderava poter dormire con lei nel corpo di qualcuno.
Così madonna Lisetta dice a frate Alberto che l’angelo potrà venire da lei con la sembianza che più gli piace.
I due si vedono spesso, fino a quando non si sparge la voce che l’arcangelo Gabriele faccia visita alla donna. Così tutti i veneziani si appostano sotto casa di lei per vederlo, e frate Alberto (che andava da lei travestito da angelo e con l’aiuto di un amico e di un amica) scappa.
Chiede rifugio a un uomo. L’uomo però viene presto a scorpire della notizia e inganna il frate, convincendolo a mascherarsi per essere portato alla sagra del cinghiale.
Una volta travestito e con una corda al collo, alla sagra il buonuomo lo presenta come l’arcangelo Gabriele.
La notizia giunse alle orecchie di un gruppo di frati minori, che giunsero a Venezia e lo catturarono, tenendolo in prigione fino alla fine dei suoi giorni.
giornata 4, novella 3:
narratrice: Lauretta
Protagoniste di questa novella sono 3 sorelle, Ninetta, Magdalena e Beretta.
Ninetta si era innamorata di un povero uomo, Restaglione, mentre delle altre due sorelle Magdalena e Beretta si innamorarono due ricchi giovani, Folco e Ughetto.
Restaglione propose così ai due giovani di dare a lui un terzo delle loro ricchezze, così da poter partire verso Creta insieme e vivere con le sorelle.
I due accettarono e partirono.
Tuttavia, presto a Creta Restaglione si innamorò di un’altra donna, e Ninetta era diventata gelosissima. Così tanto che un giorno avvelenò Restaglione.
Il duca di Creta dovette arrestarla, e per liberare la sorella, Magdalena si offrì a lui.
Il duca accettò e come ricompensa per la notte d’amore le consegnò la sorella.
Ninetta fu così mandata via per insabbiare il crimine.
Folco però sospettava che Ninetta fosse viva e cos’ costrinse Magdalena a farsi raccontare tutto. Lei confessò e per questo lui la uccise.
Poi però, temendo l’ira del duca, Fosco trovò Ninetta e la indusse a partire con lui. Non si seppe mai dove furono andati.
Non appena il duca seppe della morte dell’amata Magdalena, incolpò Beretta e Ughettoo, che neanche sapevano nulla della fuga dei due. Vennero costretti a confessare di aver ucciso Magdalena.
Per evitare la morte, i due decisero di partire in fretta verso Rodi, dove vissero in miseria e non a lungo.
A ciò portò l’amore scellerato di Ninetta e Restaglione.
giornata 4, novella 4:
narratrice: Ellissa
I protagonisti sono Gerbino, nipote del re di Sicilia Guglielmo, e la figlia del re di Tunisi.
I due si innamorarono senza neanche essersi visti, lui per la decantata bellezza di lei, lei per le decantate imprese di lui.
I due si scambiano doni attraverso un messaggero.
Tuttavia, presto il re di Tunisi promette in sposa la figlia al re di Granata, e sapendo che lei era però innamorata di Gerbino, manda in Sicilia degli ambasciatori per chiedere a re Guglielmo di non interferire con il viaggio di lei, ma anzi, di proteggerla.
Re Guglielmo, che non conosceva i sentimenti del figlio, accettò e mandò un suo guanto come segno di promessa.
La ragazza manda però a Gerbino il messaggio di ciò che stava accadendo, così lui decide di partire da Messina alla Sardegna, da dove doveva passare la nave di lei per dirigersi a Granata.
Arrivata lì Gerbino la assale con i suoi soldati, ma i soldati saraceni di Tunisi uccidono la ragazza e la gettano in mare.
Gerbino così sbaraglia i saraceni e recupera il corpo di lei.
Quando il re Guglielmo verrà a sapere dell’accaduto, deciderà di condannare il nipote a morte e farlo decapitare davanti a lui, preferendo perdere un nipote che essere considerato sleale per non aver mantenuto la parola data.
giornata 4, novella 5:
narratrice: Filomena
I protagonisti sono la giovane Lisabetta da Messina e il garzone Lorenzo.
I due erano innamorati e si vedevano spesso, ma a causa della bassa estrazione sociale di lui, i fratelli di Lisabetta (sopratutto il maggiore) pensarono di farlo fuori con l’inganno.
Lei continuava a chiedere dove fosse Lorenzo, ma i fratelli facevano finta di niente.
Una notte le apparse in sogno, dicendole ciò che era accaduto e dove fosse seppellito.
Lisabetta si recò sul posto e dissotterrò il cadavere, e non potendo portarselo tutto a casa, gli tagliò la testa con un coltello.
Arrivata a casa pianse e baciò la testa, che mise poi in un vaso e che coprì con una pianta di basilico salernitano.
Lisabetta piangeva sempre sulla pianta, che divenne presto rigogliosa e profumata.
La pianta rese sospettosi i vicini, che ne parlarono con i fratelli di lei.
Essi di nascosto le portarono via la pianta, e notando l’insistenza di Lisabetta per riaverla, decisero di capire cosa ci fosse dentro.
La svuotarono e trovarono la testa e il drappo con cui era coperta.
Per paura di venire accusati di omicidio, partirono con tutti i loro averi a Napoli.
Lisabetta rimase a Messina disperata e presto morì di pianto.
La sua storia venne tramandata adai cantastorie.
giornata 4, novella 6:
Narratore: Panfilo
I due protagonisti sono Andreuola, figlia di messer Negro da monte Carraro, e Gabriotto, giovane di bassa estrazione sociale.
I due erano soliti vedersi, con l’aiuto della fantesca, nel giardino di lei, e si erano anche sposati in segreto.
Un giorno però, lei sognò che mentre era col suo amato, wualcosa usciva dal corpo di lui e moriva improvvisamente.
Fu così turbata che per un giorno non volle vederlo.
Dopo due giorni i due si rividero, e quando lui scoprì che Andreuola non aveva voluto vederlo per un sogno, lui si mise a ridere e disse che anche lui aveva sognato, ma che non gli aveva dato ascolto.
Gabriotto aveva sognato che catturava una bella capriola, che però presto veniva sbranata da una cagna randagia.
Mentre i due si abbracciavano, lui stramazzò a terra e morì.
Lei era disperata, e poichè non voleva seppellirlo senza le lacrime dei genitori di lui, decise di ornarlo insieme alla sua serva e vollero trasportarlo a casa di lui.
Mentre andavano vennero catturate dalle guardie della signoria. Lei raccontò alle guardie ciò che era successo e chiese di venire portata al Signore.
Il Signore/Podestà ascoltò Andreuola e, vedendo che era innocente poichè il corpo di Gabriotto non mostrava segni di omicidio, disse che per liberarla lei avrebbe dovuto concedersi a lui.
Lei si rifiutò e così lui cercò di violentarla.
Lei si difese con maestria e lo cacciò via.
Quando il giorno dopo la notizia giunse a messer Negro, egli andò dal potestà per riavere sua figlia.
Per evitare di essere accusato dalla donna, il potestà le fece molte lodi e volle chiederla in moglie al padre di lei.
Messer Nigro sapeva già cosa era successo con Gabriotto, quindi quando trovò Andreuola i due si scusano a vicenda.
Andreuola dirà che piuttosto che sposarsi con il Podestà avrebbe preferito farsi monaca, e così fece, con la sua fantesca/serva.
giornata 4, novella 7:
Narratrice: Emilia
I protagonisti sono una filatrice di lana, Simona, e Pasquino, un giovane che le portava la lana per conto del suo signore.
I due presto si innamorarono e si vedevano spesso. Un giorno decisero di vedersi in un giardino, lei accompagnata dalla sua amica Lagina, lui dal suo amico Puccino (detto ‘lo Stramba’).
I quattro si appartarono a coppie; Pasquino volle fare merenda e poi, per pulirsi i denti, prese una foglia di salvia che si strofinò sui denti.
Presto morì.
Simona chiamò lo Stramba, che insieme ai vicini la accusò di aver ucciso Pasquino. Venne portata al cospetto del podestà, e per dimostrare che era innocente, lei si strofinò una foglia di quella pianta di salvia sulle gengive, e così morì anche lei.
Simona venne così dichiarata innocente e la pianta di salvia sradicata; si scoprì che era velenosa poichè sotto di essa vi era un rospo velenoso.
Così intorno al rospo venne ammucchiata della legna e venne fatto ardere.
Simona e Pasquino vennero seppelliti insieme.
giornata 4, novella 8:
Narratrice: Neifile
I protagonisti sono un giovane benestante, Girolamo, e una sartina, Selvastra.
I due erano innamorati, ma la madre di lui non accettava la bassa condizione sociale di lei, e decise insieme ai tutori di mandare il figlio a lavorare a Parigi, sperando che la dimenticasse.
Girolamo restò in Francia 2 anni.
Ritornato a Firenze, venn però a sapere che Selvestra si era sposata.
Un giorno, decise di entrare in casa di lei, e vedendo che il marito era addormentato,Girolamo mise una mano sul petto di lei, chiedendole se era sveglia.
Lei gli intimò di andarsene, ma lui le chiese di potersi coricare per un po’ di fianco a lei, e poi se ne sarebbe andato.
Lei acconsentì, e mentre lui giaceva di fianco a lei, pensava al loro amore giovanile, e morì.
Quando lei si accorse di ciò, svegliò il marito e gli raccontò tutto.
Selvastra e il marito decisero di portarlo davanti a casa di lui.
Il giorno dopo, quando vennero celebrati i funerali, Selvastra andò per vedere se qualcuno dicesse qualcosa contro di lei e suo marito.
Vedendo Girolamo morto, le venne in mente l’amore che aveva provato per lui, e corse. Prima che potesse toccarlo morì anch’essa.
Il marito raccontò l’accaduto e Girolamo e Selvestra vennero seppelliti insieme.
giornata 4, novella 9:
Narratore: Filostrato
I protagonisti sono due messeri della Provenza, messer Guglielmo Rossiglione e messer Guglielmo Guardastagno.
I due sono grandi amici, ma le cose cambiano quando Guardastagno si innamora della moglie di Rossiglione, e da lei è ricambiato.
I due iniziano a vedersi spesso, fino a quando Rossiglione non scopre la cosa. Così gioca d’astuzia. Nasconde il suo odio fino a quando non deciderà di dare un agguato nel bosco dove doveva passare Guardastagno.
Così lo uccise e gli aprì il petto, prendendogli il cuore.
Tornato a casa ordinò al cuoco di cucinarlo come un cuore di cinghiale, e così, a cena, la moglie lo gustò.
Quando lei disse che le era piaciuto molto, il marito le dice che era il cuore di Guardastagno.
Così lei, disperata, si butta dalla finestra e si sfracella al suolo.
Per evitare di venire accusato di omicidio dal conte di Provenza Rossiglione scappò con i cavalli.
I due verranno sepolti insieme.
giornata 4, novella 10:
Narratore: Dioneo
Dioneo non rispetta il tema degli amori infelici, ma ne dscrive uno con un lieto fine, anticipando il tema della giornata successiva.
I protagonisti sono la moglie di un medico di Salerno, tale Mazzeo, e un giovane ladruncolo, Ruggieri.
I due si innamorano e si vedono spesso. Un giorno, Ruggieri verrà fatto entrare in camera di lei e mentre è solo berrà un intruglio lasciato dal marito, creato con l’oppio per far addormentare un paziente di Mazzeo.
Quando la donna entrerà in camera e troverà Ruggieri addormentato, lo crederà morto e insieme alla sua serva deciderà di metterlo in una cassa trovata vicino alla bottega del falegname e di lasciarlo fuori casa.
Così fecero.
Quel giorno però due usurai, in cerca di mobili per la loro casa, vedendo quella cassa vollero portarla a casa loro.
Una volta a casa dei due usurai, mentre anche le loro mogli dormivano, Ruggieri si sveglia, suscitando la paura di esse.
Così verrà scambiato per un ladro e condannato a morte.
Per salvarlo, la donna e la serva, che nel frattempo avevano scoperto dell’intruglio, escogitarono un piano. Finsero che in realtà era la serva a vedersi con Ruggieri, e così raccontarono questa storia a Mazzeo.
Davanti al giudice, testimoniarono per questa versione della storia i due usurai, il falegname, la serva, Ruggieri e Mazzeo.
Così Ruggieri venne giudicato innocente.
conclusione 4° giornata:
- Filostrato si scusa per aver scelto un tema triste
- Fiammetta viene incoronata regina
- viene scelto il tema della 5° giornata: gli amori felici
- Filostrato canta una canzone sull’amore infelice (verso Fiammetta): composta da strofe di 9 versi (3 settenari e 6 endecasillabi) e da strofe di 3 (1 settenario e 2 endecasillabi)
giornata 10, introduzione:
- re: Panfilo
- tema: si narra di chi, con cortesia e magnanimità ha avuto avventure d’amore o di altro genere.
- La decima e ultima Giornata è collocata di martedì, ossia precisamente 2 settimane /
14 giorni dopo la partenza da Firenze (di mercoledì) (poichè di venerdì e di sabato non si novella. Il venerdì è riservato alla preghiera mentre il sabato al riposo.).