16) manuale Flashcards
le origini della letteratura in volgare:
La letteratura italiana conosce i primi testi di ampia rilevanza culturale solo nel 13° secolo.
Essa ha un lento avvio seguito però da una crescita repentina, tanto che assumerà il ruolo di guida nell’intera cultura europea già alla fine del Duecento.
ispirazioni della prima letteratura volgare:
E’ sicuramente fortemente ispirata dalla letteratura latina sia per generi che per temi e della letteratura francese, sia in lingua d’oil per I poemi del ciclo carolingio e i romanzi arturiani, che della letteratura provenzale in lingua doc, soprattutto sul versante della lirica, con la poetica dei trovatori.
le prime testimonianze poetiche:
Il versante della lirica è sicuramente quello che conosce la maggiore ricchezza nella letteratura del 200.
Le prime testimonianze poetiche italiane si ritrovano sempre incorporate in contesti latini, all’interno di altre opere o copiate assieme a documenti pratici, per cui si parla di ‘TRACCE’, tutte riprendendo modelli galloromanzi.
Il primo documento vero e proprio della lingua italiana, considerato un testo poetico, è l’indovinello veronese (8°- 9° secolo), cioè parole di difficile decifrazione e di lingua dubbia trascritte su una pergamena ritrovata a Verona (alcuni pensano che si tratti di un primo tentativo di scrivere in volgare italiano, altri pensano che sia una forma di latino meno corretta).
Le prime tracce certe del volgare compaiono solo 3 secoli dopo, tra fine 12° e inizio 13° secolo compaioni i ritmi cioè testi di argomento religioso caratterizzati da ‘anisosillabismo’, o irregolarità del verso, legati al mondo giullaresco (ex. Ritmo di Sant’Alessio).
Nell’Italia del Duecento la poesia più rilevante è però quella amorosa.
la prima poesia d’amore e la poetica dei ‘trovatori’:
I ritmi appartengono prevalentemente a una tradizione didattica e religiosa.
Fino alla fine del secolo scorso si riteneva che le prime poesie profane di argomento amoroso composte in Italia fossero riconducibili alla Scuola Siciliana.
Questo fino a quando non venne pubblicata alla fine del secolo scorso la canzone ‘quando eu stava’, probabilmente copiata fra il 1180 e il 1210.
La lingua non è precisamente localizzabile, Infatti convivono tratti settentrionali e tratti dell’Italia mediana.
La canzone riprende integralmente i modelli della poesia dei trovatori, come ad esempio per il fatto che la donna sia rappresentata come un essere superiore nella scala gerarchica e padrona del poeta, e il rififerimento esplicito alla curtisia, parola chiave dei trovatori che sta a indicare il ‘complesso delle virtù cortesi’.
sulla prosa delle origini:
Per quanto riguarda la prosa la retorica è un tema centrale, come ad esempio dimostra Brunetto Latini, autore di una ‘Rettorica’ che è per larghi tratti è una riscrittura del ‘De Inventione’ di Cicerone.
Di Brunetto abbiamo poi il Tresor in lingua d’oil e infine, simbolizzando il passaggio al volgare, il Tresor volgarizzato, Il Tesoretto.
I volgarizzamenti si sviluppano sia sul versante dei racconti della storia antica e della classicità greco-latina, sia sul versante del patrimonio cavalleresco.
Opera importantissima di fine ‘200 è Il Milione, nato dalla collaborazione tra la voce di Marco Polo e la trascrizione di Rustichello da Pisa.
dalla fase ‘preistorica’ alla fase ‘storica’: i canzonieri:
A questa fase che si può definire preistorica, cioè la fase delle tracce, segue una fase storica, nella quale ci sono noti con certezza autori tempi e luoghi.
Alla fine del Duecento, in parallelo con la piena affermazione del volgare come lingua di comunicazione e di cultura, si assiste soprattutto in Toscana a un primo processo di selezione e di conservazione della produzione poetica italiana dalle origini : nascono i ‘Canzonieri’, cioè alcune raccolte manoscritte in cui vengono copiate centinaia di componimenti che vanno dall’inizio del ‘200 agli anni in cui sono attivi i copisti stessi.
Il più antico è il banco rari 217 conservato a Firenze.
Tuttavia i più importanti sono tre manoscritti che ci permettono di identificare tre fasi distinte dei primi secoli della poesia italiana:
1. il Vaticano latino 3793, della Biblioteca Apostolica Vaticana rappresenta l’evoluzione della poesia duecentesca dalle origini agli autori della generazione immediatamente precedente a quella di Dante
2. il Laurenziano Redi 9, monografico per la maggior parte, cioè dedicato principalmente a un singolo autore, Guittone D’Arezzo.
3. il canzoniere Chiggiano L 8 305, della Biblioteca Apostolica Vaticana, che riflette un mutamento di gusto e celebra i rimatori che secondo Dante stesso hanno rinnovato radicalmente la poesia italiana: gli stilnovisti.
Ovviamente non è detto che tra la fase delle tracce è quella dei Canzonieri ci sia stata una frattura netta.
I tre principali Canzonieri hanno probabilmente una discendenza comune, la quale è evidente sia dal confronto con i contenuti dei manoscritti e sia dalla lingua in cui i testi sono stati trascritti.
Sappiamo infatti che i poeti siciliani si erano espressi usando un siciliano illustre, mentre le poesie presenti nei tre Canzonieri sono copiate in lingua Toscana.
Ciò vuol dire che il monoscritto perduto che è all’origine dei tre Canzonieri era stato trascritto da un pompista di origine Toscana che ha tradotto i testi dei siciliani nel suo volgare.
Questo è il fenomeno di ‘adattamento’. il fenomeno più rilevante generato da questo processo è la cosiddetta rima siciliana (rima di “i” con “e” chiusa (“morire” e “cadere”) e di “u” con “o” chiusa (“distrutto” e “sotto”)).
I documenti quindi ci trasmettono il massima parte dei testi la cui veste linguistica non corrisponde a quella originale.
Esistono tuttavia delle deboli tracce di circolazione di poesia siciliana slegate dai canzonieri, come la canzone di Re Enzo, figlio naturale di Federico II, ‘s’eo trovasse Pietanza’.
Non è possibile invece ricostruire con esattezza il siciliano illustre che devono aver utilizzato i poeti della Scuola. I siciliani vanno quindi letti necessariamente nella forma già toscanizzata trasmessa dai tre canzonieri.
La Scuola Siciliana:
La proposizione inaugurale della lirica volgare è assegnata tradizionalmente alla poesia che matura intorno alla corte di Federico II di Svevia (re della Sicilia e successivamente imperatore del Sacro Romano Impero) e all’ideologia della amor cortese e della la struttura gerarchica che lo caratterizza: la lirica della corte federiciana è il prodotto dell’elaborazione raffinata di una schiera di funzionari di corte che si dedica in modo esclusivo alla tematica amorosa e che produce un patrimonio di testi fondativo sotto l’aspetto metrico e stilistico.
Caratteristiche sono sicuramente la scelta di uno stile alto, con la pratica del siciliano illustre, e la nascita della forma sonetto, attribuita a Iacopo da Lentini. a parte rare eccezioni la poetica siciliana ci è nota attraverso alcuni preziosi manoscritti antichi entro le quali le liriche sono presenti in una veste già toscanizzata.
La lirica si allarga tematiche non esclusivamente amorose grazie a Guittone D’Arezzo che apre la strada alle tematiche civili e politiche, è Interpreta anche in forma diversa la poesia amorosa, fuori dall’ideologia cortese abbracciando un’intonazione morale e religiosa
Per questo motivo Guittone rappresenta un davvero un modo nella poesia duecentesca, attraverso il quale passano le generazioni successive.
(Dal modello di Guittone si distaccano per toni e per temi i primi esponenti dello Stilnovo, come Guinizelli Cavalcanti e Cino. Accanto alla poesia alta degli stilnovisti si registra poi la poesia comico-realistica di rustico Filippi e di Cecco Angiolieri.)
I Siciliani riprendono poi lo strumento del dialogo, che per i poeti occitani è per lo più la cobla, o strofa. I trovatori si scambiano infatti coblas che si organizzano in tenzoni.
Le tenzoni siciliane sono quindi dei dibattiti sull’amore.
Nei siciliani vi è inoltre uno spiccato interesse per la fenomenologia amorosa, nel senso che la poesia dei siciliani a parte rare eccezioni e del tutto spersonalizzata. I poeti sembrano più interessati alla rappresentazione degli aspetti universali dell’amore, e non di un singolo amore.
Le forme metriche principali della poesia siciliana solo la canzone e il sonetto.
nascita del sonetto:
Sono state offerte molteplici spiegazioni della nascita del sonetto, attribuita a Giacomo da Lentini (notaio attivo alla corte di Federico II, uno dei primissimi poeti della scuola e certamente il più influente). La più convincente è quella che la lega alla cobla sparsa dei trovatori: la cobla, invece di formare con altre cobles una canzone e cioè usata isolatamente come un breve testo lirico.
A differenza della poesia occitana non vi è però alcuna traccia di musica o melodie legate ai testi della Scuola Siciliana.
il registro umile della scuola siciliana:
Nel canzoniere Vaticano latino 3793 troviamo il contrasto ‘Rosa fresca aulentissima’ di Cielo d’Alcamo.
Si tratta di un contrasto, cioè un dibattito in versi tra un ‘canzonieri’, cioè un giullare, e una ‘villana’, cioè una donna di campagna.
Secondo uno schema diffuso anche nel genere della pastorella, il personaggio maschile corteggia la donna che è inizialmente ritrosa e che alla fine cede.
Il rapporto fra ‘rosa fresca aulentissima’ e la scuola siciliana non è chiaro: è infatti difficile valutare se l’uso del registro comico corrisponde a una scelta stilistica simile a quella operata dai trovatori che scrivono una pastorella, abbandonando temporaneamente il registro cortese, o se il componimento appartenga a una tradizione diversa del tutto o in parte slegata da quella rappresentata da Giacomo da Lentini e altri.
A prescindere però si nota quindi la compresenza all’interno del canzoniere Vaticano, del registro alto normalmente riservato alla poesia amorosa e di quello basso più tipico della tradizione comico-realistica.
diffusione della Scuola Siciliana: dalla Sicilia alla Toscana:
La scuola siciliana ebbe una rapida influenza e diffusione in tutta la penisola, forse in parallelo con le vicende politiche di Federico II e dei suoi eredi.
Benché non si possa escludere che siano esistite tradizioni poetiche indipendenti dal modello dei siciliani, è certo che nel giro di pochi anni molti rimatori adottarono i generi metrici, il vocabolario e lo stile di Giacomo da Lentini e dei suoi solidali.
Si sviluppa quindi la tradizione poetica volgare e i centri più attivi sono Bologna e la Toscana.
I poeti più importanti di questa fase storica sono Guido Guinizzelli, definito da Dante ‘padre’ e ritenuto comunemente il precursore dello Stilnovo, Guittone D’Arezzo e il notaio Bonagiunta Orbicciani.
Quest’ultimo ebbe un ruolo centrale nel processo di acquisizione del modello siciliano in Toscana. Poiché da un lato i suoi componimenti sono prossimi a quelli della scuola siciliana, dall’altra influenza in maniera profonda i poeti toscani per danteschi e anticipa alcune innovazioni stilnovisti.
Tra questi due fasi si può nell’esperienza poetica di Guittone D’Arezzo, il più importante e influente rimatore del Duecento prima di Dante.
Guittone D’Arezzo:
Guittone D’Arezzo è giudicato spesso da Dante in maniera negativa, giudicandolo ‘antico’ rispetto al modo di fare poesia dei moderni, = Dante stesso, Guinizzelli e Cavalcanti.
Tuttavia anche Dante gli deve molto per alcune soluzioni stilistiche giovanili e anche per la scelta di cantare argomenti morali.
Il manoscritto preservato presso la biblioteca laurenziana di Firenze con la segnatura Redi 9 è una raccolta di poeti siciliani e toscani costruita attorno alla figura centrale di Guittone.
Nel Laurenziano troviamo da un lato i testi di carattere morale e religioso di Guittone e dall’altra quelli di argomento amoroso.
Guittone fu Infatti un poeta impegnato, poiché dimostrò molto interesse per gli eventi storici e politici, nel mezzo delle lotte fra Guelfi e Ghibellini e tra papato e impero.
Infatti se i poeti siciliani utilizzavano il volgare per comporre testi che parlavano quasi esclusivamente di amore, Guittone segue più fedelmente il modello dei trovatori e introduce dal primo della poesia italiana anche la riflessione morale, politica e religiosa.
Anch’egli decise di andare in esilio, auspicando la pacificazione tra le parti.
il passaggio epocale: Chigi L VIII 305:
Il manoscritto Chigi L VIII 305 sancisce un passaggio epocale.
Il canzoniere raccoglie infatti solo nei fascicoli finali alcuni dei rimatori della scuola siciliana, copia adesposti (cioè privi dell’indicazione dell’autore) i comico-realistici e si apre invece con un gruppo di poeti che nei manoscritti più antichi erano assenti o comunque marginali: Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e Dante Alighieri, ai quali si aggiunge Guido Guinizzelli. Sono i poeti definiti ‘stilnovisti’.
la definizione di Stilnovo:
La nostra idea di ‘Stilnovo’ dipende principalmente da Dante stesso, più precisamente dall’espressione che trae origine da passo del Purgatorio.
Ciò vuol dire che per Dante esiste un punto di snodo tra una ‘maniera antica’ di fare poesia e una ‘maniera moderna’ che ha come progenitore Guinizzelli e che trova il suo principale esponente in Dante stesso.
!uesta poesia per Dante è nuova e dolce, dolce in senso formale, probabilmente In opposizione alla sicurezza linguistica e stilistica della poesia di Guittone.
E’ poi ispirata da amore e rivendica una più esatta corrispondenza tra ciò che il poeta prova esattamente e il modo in cui si esprime. Da cui ‘Dolce Stil Nuovo’.
Tuttavia bisogna ricordare che lo Stilnovo non è un movimento letterario organizzato e che tra i vari poeti vi sono differenze notevoli. E’ Infatti un gruppo eterogeneo in cui si può distinguere il ‘padre’ Guinizzelli e coloro che verranno dopo.
perchè Guinizzelli è ‘padre’:
L’idea di Dante di chiamare Guinizzelli ‘padre’ viene probabilmente da uno scambio di sonetti fra Guinizzelli e Guittone, in cui quest’ultimo lo chiama padre.
Guido infatti metterebbe in dubbio l’autorità di Guittone ironizzando sui suoi vizi individuali e su quelli dell’Ordine dei Gaudenti.
E’un primo segno del conflitto fra antichi e moderni.
La tenzone testimonia il cambiamento in atto e il distacco di Guinizelli da Bonagiunta e dagli altri poeti della vecchia maniera come Guittone.
Guinizzelli è quindi il padre della nuova poesia che trova in Dante stesso il suo principale rappresentante.
Nella produzione di Guinizelli infatti possiamo trovare delle tematiche che avranno particolare fortuna tra gli Stilnovisti, come l’elogio della donna amata e l’amore che conduce a un rinnovamento interiore, rendendo degni di accedere a una nobiltà spirituale.
Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e Lapo Gianni:
Guido Cavalcanti verrà condannato all’esilio dai Priori di Firenze, fra i quali figura anche Dante.
Muore probabilmente in esilio nel ‘300, lo stesso anno in cui è ambientato il viaggio di Dante nella Commedia.
Dante dedica a Guido La Vita Nova, definendolo il suo primo amico.
A un certo punto fra Dante e Guido potrebbe essersi verificata una rottura, non si sa se per ragioni politiche, filosofiche o ideologiche. Infatti sappiamo che Dante colloca l’inferno il padre di Guido fra gli eretici, alludendo forse anche a uno scetticismo dell’amico in materia religiosa.
Un tema importante nella poesia di Cavalcanti è quello dell’incapacità del poeta descrivere il fenomeno al quale assiste, ciò si vede nel suo sonetto ‘Io vo’ del ver la mia donna laudare’.
In Cavalcanti si accentua la tendenza della poesia romanza a trasferire il discorso dall’esterno, con la lode della donna e il racconto degli eventi, all’interno, cioè gli stati d’animo del poeta.
Negli Stilnovisti si nota, rispetto ai poeti precedenti, un più intenso impiego di lessico scientifico e filosofico.
Un’ultimo tema che ricorre spesso nella poesia di Cavalcanti è quello della morte, come si vede nella ballata ‘per chi non spero’, in cui negli ultimi versi il poeta si rivolge alla propria anima pregandola di onorare la donna quando si troverà in sua presenza.
Altri sinovisti contenuti nel manoscritto chigiano sono Cino da Pistoia e Lapo Gianni, entrambi elogiati nel ‘de vulgari eloquentia’ per la loro scrittura.
Scuola Siciliana e Dolce Stilnovo:
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SCUOLA SICILIANA = sviluppatasi nella prima metà del ‘200, che prevede le prime liriche scritte in volgare italico presso la corte siciliana dell’imperatore Federico II di Svevia, imperatore che aveva voluto promuovere una rinascita di tutte le arti.
i nomi più importanti sono Iacopo da Lentini, Guido delle Colonne, Pier della Vigna, lo stesso Federico II. Per loro la letteratura è uno svago, un modo per evadere dalla realtà.
La Scuola Poetica Siciliana si esprime nel volgare siciliano, nobilitato nelle forme e nei termini; di tale volgare possediamo però pochissime testimonianze. Lo stile è ripreso da quello della lirica provenzale. -
STILNOVO = derivante dalla scuola siciliana, è una corrente poetica italiana sviluppatasi alla fine del ‘200, dapprima a Bologna grazie al suo iniziatore, considerato Guido Guinizelli, ma poi spostatasi a Firenze dove si sviluppò maggiormente. Di essa faranno parte anche Dante e Petrarca.
Gli stilnovisti sono cittadini, e si percepiscono come intellettuali che cercano un posto autonomo nella nascente civiltà comunale
Se nella scuola siciliana l’amor cortese è sì il tema centrale, ma non è mai analizzato nella sua interiorità a sempre come gioco aristocratico, nello Stilnovo sono analizzati nel dettaglio gli effetti del sentimento d’amore sull’uomo e la donna viene collocata in una posizione spiritualizzata e non più umana, con le dovute differenze.
Viene sottolineato l’effetto nobilitante del sentimento d’amore e, ad esempio in Cavalcanti, anche la sua potenza talvolta distruttiva.
Lo Stilnovo invece si esprime nel volgare toscano, e riprende alcune movenze del siciliano; la forza sta proprio nel nuovo stile, che è dolce e limpido, senza scontri consonantici o rime troppo complicate e impervie. Vengono evitati i termini del linguaggio colloquiale e quelli che potrebbero non risultare chiari al lettore, così come le costruzioni sintattiche troppo complesse.
Il termine ‘dolce stil novo’ è stato introdotto da Dante nel Purgatorio.
convivenza fra poesia comica e genere lirico:
I due poli del genere tragico e del genere comico coesistono nella tradizione poetica in volgare almeno a partire dalla metà del Duecento.
La poesia comica è infatti trasmessa negli stessi grandi canzonieri della lirica cortese pre-dantesca e di quella stilnovistica.
La poesia comica non ha mai conquistato quindi una circolazione esclusiva e indipendente, confluendo sempre negli stessi canali di trasmissione della lirica aulica.
Un esempio è Rustico Filippi, il primo a dedicarsi al comico in maniera non esclusiva, ma sistematica: i suoi 58 componimenti sono divisi esattamente a metà fra liriche amorose e sonetti comici. era specializzato nell’invettiva, originaria già nelle tensioni occitane
Il tono prevalente è quello del burlesco più che della vera e propria satira; siamo poi di fronte a innocue canzonature rivolte verso macchiette, personaggi della aneddotica cittadina bersagliati per le loro debolezze psicologiche e i loro comportamenti.
Cecco Angiolieri:
Scrive invettive anche Cecco Angiolieri, il primo a consacrarsi in maniera esclusiva al comico.
Sappiamo che inviò a Dante vari sonetti, ma non sono conservati i responsivi di Dante.
La poesia di Cecco ruota intorno a pochi temi costanti che si richiamano vicendevolmente, come il lamento per la povertà, il conflitto con il padre, l’amore non ricambiato per Becchina.
Ciò naturalmente non autorizza a considerare tali confessioni come il riflesso delle vicende reali dell’autore.
la poesia didattica:
Si sviluppa anche la poesia didattica, come abbiamo prova nel manoscritto Hamilton 390, in cui troviamo ad esempio il libro di Uguccione da Lodi, un poemetto strutturato come un elenco di insegnamenti religiosi e di preghiere accompagnati dalle rappresentazioni dei cieli e dell’inferno.
Altra poesia didattica è quella di Brunetto Latini nel Tesoretto. Infatti Brunetto Latini non solo fu un maestro di retorica, ma si occupò anche di filosofia e scienza nel Tresòr (in lingua d’oil), nonché di politica.
Il Tesoretto (in volgare) è una trasposizione del contenuto didattico del tesoro in una struttura narrativa in prima persona, che probabilmente ispirerà la commedia.
poesia sacra:
Accanto alla poesia che parla di amore profano, nel Medioevo si sviluppa anche la poesia che celebra l’amore divino.
Come ad esempio il ‘Cantico delle Creature’ di Francesco.
Il Cantico è in effetti una lode a Dio e a tutto il creato sul modello dei Salmi. Per quanto riguarda la lingua, il testo contiene numerosi tratti dialettali umbri e più In generale dell’area mediana, ma anche grafie latineggianti e formule bibliche.
le laude:
In rapporto con il movimento francescano si sviluppano anche le ‘laude’ che però non avranno una forma metrica precisa fino a quando non arriverà Jacopone da Todi.
Dopo Jacopone le laude andranno a coincidere con la forma della ballata.
L’inventore della lauda di tipo Umbro Toscano è Guittone D’Arezzo.
La prosa: volgarizzare e tradurre:
Se la poesia italiana delle origini si sviluppa prevalentemente in rapporto alla tradizione dei trovatori in lingua d’oc, la nascita e l’evoluzione della prosa volgare sono invece legate soprattutto ai modelli latini e oitanici.
Si può situare la nascita della retorica in volgare a Bologna, con Guido Fava.
Va poi ovviamente citata la ‘Rettorica’ di Brunetto Latini a Firenze, in cui ciascun capitolo è strutturato in due parti: prima il volgarizzamento vero e proprio, cioè la parte di Cicerone, e poi lo ‘spoponitore’, letteralmente Brunetto che espone il testo ai lettori, cioè nient’altro che un’espansione del testo ciceroniano.
In Italia si diffondono poi i romanzi francesi attraverso volgarizzamenti, come la storia di Tristano e Isotta, riportata nel Tristano riccardiano, manoscritto contenuto nella biblioteca Riccardo Diana di Firenze.
Opera importantissima di fine ‘200 è Il Milione, nato dalla collaborazione tra la voce di Marco Polo e la trascrizione di Rustichello da Pisa.
Il Milione è il resoconto del viaggio in Oriente del mercante Marco, scritta originariamente in francese.
epistole e novelle:
Anche la tecnica epistolografica era al centro dell’insegnamento dei retorica.
Il primo epistolario della letteratura italiana è quello di Guittone D’Arezzo.
Si sviluppa anche una ricca tradizione di narrativa breve in prosa. Il capolavoro è Il Novellino, una raccolta di 99 novelle, per lo più rielaborate da fonti latine e gallo-romanize, più un prologo.
Il capolavoro della prosa duecentesca è però senza dubbio la ‘Vita Nuova’ di Dante.
il Trecento fiorentino:
Con la sequenza di capolavori dovuti prima a Dante e poi a Petrarca e Boccaccio, il Trecento rappresenta una stagione eccezionale nella tradizione letteraria.
Con la Vita Nova, già nell’ultimo decennio del ‘200, Dante realizza un’opera che determina uno scarto profondo nella tradizione orale concezione dell’amore e del ruolo della Lirica.
Attraverso la vicenda di vita e morte di Beatrice, Dante intraprende un cammino di proiezione verticale della passione amorosa su un orizzonte trascendente, ciò non toglie che a quella precedente sperimentazione lirica e letteraria, di cui avverte pure i limiti, Dante si ricolleghi assai più avanti in un passaggio decisivo della Commedia.
la poesia del 300 dopo le 3 corone:
L’esperienza petrarchesca sarà destinata a restare isolata e senza continuatori almeno fino alla fine del Trecento.
E’ invece ampia la diffusione e precoce della commedia, che porterà alla toscanizzazione della lingua della poesia e che mette nell’ombra le singole tradizioni locali.
- Il tema amoroso non è più esclusivo e perde gran parte delle sue implicazioni ideologiche; lasciò lo spazio a temi come la politica, l’autobiografismo e la narrativa.
- La Divina Commedia porta inoltre alla diffusione del genere allegorico didascalico.
- assistiamo a una fusione degli stili, ovvero la fine di una rigida separazione fra il registro aulico e cortese e registro comico-realistico, poiché il linguaggio comico inizia ad essere adottato per trattare gli argomenti più elevati.
- inoltre vi è una allargamento del pubblico della poesia.
- lo Stilnovo continua a persistere attraverso autori come Niccolò De Rossi.
la prosa del 300 dopo le 3 corone:
Mentre il latino rimane la lingua ufficiale della cultura accademica ed ecclesiastica, il volgare si fa spazio per la comunicazione pratica e letteraria.
Assistiamo alla volgarizzazione di testi latini di età classica o altomedievale.
L’ampia circolazione di volgarizzamenti può essere considerata uno dei principali fattori di espansione del Toscano sugli altri volgari italo-romanzi.
Tuttavia per la prosa i volgari locali sono ancora molto resistenti, anche per la mancanza di modelli autorevoli come Dante e gli stilnovisti
Dopo Boccaccio la novella acquista definitivamente una dignità letteraria e formale autonoma.
Nascono così tre principali raccolte di novelle trecentesche:
* ‘il ‘pecorone’ di Ser Giovanni, cinquanta novelle basate su furtivi incontri notturni del Frate fiorentino Auretto, anagramma di ‘auttore’, con una suora, Saturnina: per 25 giorni i due decidono di incontrarsi e raccontarsi storie per intrattenersi e sublimare la reciproca attrazione e scongiurare il contatto carnale che però, come si intuisce dall’ultimo novella, si compie.
* Il ‘novelliere’ di Giovanni Sercambi, scritto a inizio 400, racconta il viaggio lungo l’Italia di una comunità in fuga dalla peste. Gli incontri e gli avvenimenti che si susseguono durante il viaggio forniscono al giullare che li accompagna, l’autore stesso, occasioni per raccontare le 150 novelle che formano il libro.
* Infine abbiamo le ‘300 novelle’ di Franco Sacchetti, di cui però sono pervenute solo 222. Qui è soppressa integralmente la cornice.
Si sviluppa anche la storiografia, probabilmente a causa dei degli sconvolgimenti sociali e politici che interessano l’Italia a cavallo fra i due secoli, come la crisi dei comuni e la nascita delle Signorie.
La scelta del volgare risponde al bisogno di rivolgersi a un pubblico coincidente con quello cittadino.
Esempi sono la ‘Cronica’ di un anonimo romano, che narra la storia di Roma della prima metà del secolo e in particolare la vita di Cola di Rienzo.
la nuova epoca: l’Umanesimo:
L’umanesimo è innanzitutto la grande stagione del ritrovamento dei manoscritti che conservano le opere dell’antichità classica, rimaste a lungo sepolte nelle biblioteche, e anche il secolo dell’apertura verso il mondo della natura e la revisione del mondo della storia.
Vi è infatti una nuova sensibilità storica, che concepisce il tempo come un flusso rettilineo rispetto al quale gli uomini hanno la responsabilità di prendersi cura di ciò che giunge loro dal passato.
Ovviamente, data la riscoperta del mondo antico, nasce anche la volontà di imitare la lingua antica, abbandonando il proprio modo linguistico per entrare in quello dell’antichità.
Tuttavia Il problema era già stato posto con grande chiarezza da Francesco Petrarca, che raccomanda di scrivere senza imitare alla lettera, ma trovando un proprio modo personale di esprimersi.
Per cui semplicemente si utilizzano come modelli Cicerone per la prosa e Virgilio per i versi.
cosa significa ‘umanista’:
Il significato della parola ‘umanista’ nel Quattrocento era ‘professore di lettere’, cioè colui che che evince dalla lettura delle opere antiche anche dei contenuti morali, andando oltre al ruolo del ‘grammatico’, che si limitava alla spiegazione letterale del testo.
quando e dove nasce l’Umanesimo:
E’ difficile stabilire la data della nascita dell’Umanesimo, come è difficile stabilire il luogo. Sappiamo che Padova e Firenze giocano un ruolo centrale.
Per quanto riguarda il tempo secondo alcuni studiosi si può iniziare a vedere la nascita dell’Umanesimo già dal 1345, anno in cui Petrarca ritrova le epistole ciceroniane Ad Atticum, nella biblioteca capitolare di Verona.
la ‘praefatio’ di Lorenzo Valla:
praefatio del trattato ‘dell’eleganza della lingua latina’»_space; imbarbarimento della lingua, rivendicazione della grandezza di Roma e del latino.
Incita allo sbarazzarsi degli stranieri in Italia.