Tumore Prostatico Flashcards

1
Q

Tumore della prostata: prevalenza, stadio alla diagnosi

A

Osservando la prevalenza in Italia vediamo che questa, nel 2011, è stata di 200mila maschi, circa 1/100.
Localizzato: 60%
Locoregionale: 35%
Metastatico: 5%

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2
Q

Tumore della prostata: screening e mortalità, età

A

La malattia colpisce soprattutto sopra i 60 anni.
Importante osservare come, nonostante l’aumento di diagnosi, la mortalità non si sia ridotta in modo significativo se non negli ultimi anni (3/4anni), perché abbiamo aggiunto all’armamentario terapeutico
classico (chirurgia+radioterapia+terapia ormonale) delle strategie che consentono più a lungo la convivenza con la malattia avanzata.
Attualmente la maggioranza dei tumori è di tipo localizzato, anche grazie all’introduzione del PSA nello screening, con una probabilità di guarigione alta ed accettabile probabilità di sopravvivenza nei casi in cui la malattia sia sistemica.
Lo screening serve poco anche perché questo tumore ha una storia naturale molto lunga.

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3
Q

Tumore della prostata: fattori di rischio

A
  • Componente genetica, non molto frequente: 9% sono le forme ereditarie, il 43% nei pz con età inferiore ai 55 anni. BRCA1/2 possono dare aumenti di tumori prostatici. I tumori con questa componente sono quasi sempre quelli che si osservano in soggetti giovani.
    La componente genetica è rara soprattutto nei malati anziani; il tumore della prostata in qualche modo colpisce quasi tutti gli uomini (se facessimo autopsie a uomini con età maggiore di 80aa la troveremo frequentissimamente), in questi casi sembra addirittura far parte della storia naturale dell’invecchiamento.
  • Etnia: i soggetti di colore hanno una incidenza maggiore a causa dei livelli aumentati di testosterone.
  • Età maggiore di 65 anni.
  • Fattori ormonali: elevati livelli circolanti di testosterone e IGF-1.
  • Storia famigliare.
  • Dietà: aumentato rischio correlato con elevata assunzione di grassi, questi (NB: quelli di origine animale) aumentano i livelli di androgeni sierici. Gli acidi grassi possono iniziare o promuovere la cancerogenesi nella prostata. L’acido linoleico può stimolare lo sviluppo, gli acidi grassi omega 3 inibiscono.
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4
Q

Tumore della prostata: anatomia

A

Essenziale considerare l’anatomia della ghiandola, proprio alla luce di questa si capisce perché il tumore non dia alcun tipo di sintomatologia.

  • La zona di transizione è una zona tondeggiante, costituisce il 5% del volume della ghiandola ed avvolge l’uretra preprostatica. Questa zona è la più coinvoltà nell’iperplasia prostatica benigna e solo una piccola parte dei tumori origina da qui, se così non fosse questi avrebbero una
    sintomatologia precoce, simile a quella dell’IPB–> LUTS.
    20% di tumori deriva da questa zona, percentuale importante da considerare perché proprio in questa zona l’urologo ha più difficoltà nel fare un intervento R 0 essendoci l’uretra prostatica.
  • La zona centrale è pensabile come un tronco di cono interno alla ghiandola. Anteriormente è in rapporto con la zona transizionale, circonda i dotti eiaculatori. 1/5% dei carcinomi prostatici ha origine qui.
  • La zona periferica è la porzione più grande del tessuto ghiandolare, anch’essa a tronco di cono o a coppa, ne costituisce il 70% del volume. Questa è la zona più coinvolta nei tumori e, alla luce dell’anatomia e dei rapporti di questa zona, la presenza di questi non da disturbi né al transito dell’urina né a quello dello sperma. (almeno fino a quando sono precoci).
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5
Q

Tumore della prostata: istotipi (come vengono classificati dall’anatomo patologo)

A
Il patologo confronta il reperto con una semplice colorazione EE, rispetto all'epitelio normale. Si evidenziano diversi gradi di differenziaziano che ci permettono di definire la malignità del tumore. Il tumore non è composto tutto dallo stesso istotipo.
Il Gleason (sistema di grading per la classificazione) si basa sull'anatomia patologica: nel tumore ci saranno cellule con diversi gradi di differenziazione (si va dalle cellule simile a quelle naturali della prostata, situazione meno preoccupante fino a quelle decisamente anaplastiche, la situazione più preoccupante in assoluto). 
1 (ben differenziato) a 5 (scarsamente indifferenziato) sulla base dei patterns morfologici assegnati dal patologo; la neoplasia è eterogenea e allora assegnerò i punteggi alle due cellule maggiormente rappresentate all'interno della neoplasia: la scala avrà un punteggio da 2 a 10. Partendo da questa stadiazione si è poi fatto anche il G1/2/3, che in questo contesto si usa poco. Gleason mi definisce anche l'ormono dipendenza della malattia, questa è direttamente dipendente dagli ormoni anche se non è questo l'unico fattore stimolante; il testosterone è fondamentale per lo sviluppo delle neoplasie prostatiche--> Gleason basso correla con una maggiore dipendenza all'ormone.
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6
Q

Tumore della prostata: sintomi

A

Quando siamo in presenza di sintomi è molto probabile trovarci di fronte ad una malattia avanzata; i sintomi non sono mai precoci.

  • Sintomi urinari: esitazione, urgenza, incontinenza, frequenza (tumore è in zona periferica, dev’essere avanzato per arrivare a questa sintomatologia).
  • Nessun sintomo urinario risulta sufficientemente sensibile e specifico per fare diagnosi di carcinoma prostatico.
  • É probabile che mentre lo stadio iniziale del carcinoma (T1/2) causi scarsi disturbi urinari, un tumore localmente avanzato (T3/4) possa esserne causa (simil LUTS).
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7
Q

Tumore della prostata: come si fa la diagnosi?

A

Fortunatamente raramente si fa diagnosi nel momento in cui i sintomi sono cosi evidenti, si riesce a fare diagnosi precoce.
All’esplorazione rettale si percepisce un nodulo duro che può essere causato anche da altre ragioni. Se il PSA e l’esplorazione rettale ci lasciano qualche dubbio il sistema diagnostico più utilizzato è l’ecografia transrettale con biopsie multiple.
Più recente nella pratica clinica si utilizza la RM transretale che mi permette di individuare anche piccoli foci sospetti e fare biopsie molto mirate anche di 1/2 mm indicativi di neoplasie–> posso risolvere un dubbio se per esempio avessi un paziente con un PSA che sale nel tempo.

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8
Q

Tumore della prostata: PSA

A

È una glicoproteina, ma a differenza di altri marcatori che sono tumori associati, ma non tumori specifici e sono presenti in entrambi i sessi, è più correlato ed è considerato, alla luce di ciò, molto utile. Il PSA è presente solo negli uomini ed associato anche alla prostata normale. Si può avere tumore della prostata anche con un PSA minore di 4 (15/20%), ma quando questo sale al di sopra le probabilità aumentano e lo fanno ulteriormente quando questo sale al di sopra di 10 ng/ml (66% di biopsie positive in questi casi), se i valori sono invece tra 4 e 10 ng/ml le biopsie positive saranno circa il 30-45%; detto ciò risulta chiaro che parlando di percentuali, queste rilevazioni richiedono delle conferme–> diagnosi differenziale con altre affezioni benigne che innalzano i valori.
Bisogna comunque considerare che quasi tutte le affezioni della prostata aumentano il PSA: prostatite, IPB. Se il PSA s’innalza molto rapidamente può essere dovuto ad un processo di natura flogistica. Lo uso per monitorare, stadiare e a fini prognostici, ma non solo, mi può essere utile anche per indirizzarmi precocemente verso una patologia, piuttosto che un’altra.
Il PSA in genere è sintetizzato dalla prostata, ma noi sappiamo che per una qualche ragione quello prodotto da una neoplasia è maggioramente legato, in circolo, ad una proteina plasmatica (alfa1-antichimotripsina) e più facilemente avrò, una rapporto PSAlibero/PSA tot minore di 0,15; il rapporto ci può aiutare a prendere decisione e discriminare in una situazione di PSA border (4). Situazioni in cui il rapporto è inferiore al cut-off mi orienta verso neoplasia.
Chiaramente non si può fare questo discorso in modo assoluto, non tutto quello prodotto da una neoplasia sarà legato e vicersa.
Ci può aiutare a capire se questo PSA sia legato realmente ad un tumore della prostata o meno il ragionamento e alcuni accorgimenti che sono stati elaborati. Per esempio, quanto veloce è aumentato il
PSA? Se sono davanti ad un paziente con 4,2 ng/ml di PSA, prima di sottoporlo a tutte le indagini strumentali del caso è opportuno indagare quanto velocemente questo sia aumentato; in una situazione in cui il PSA è aumentato in 15 gg potremmo facilemente propendere per una diagnosi di prostatite, ma se è aumentato abbastanza notevolemente nel giro di un anno, per esempio da 2 a 4 ng/ml è probabile sia un tumore invece se nel giro di un anno passa da 2 a 2,5/3,5 ng/ml è più probabile che sia legato ad una forma benigna.

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9
Q

Tumore della prostata: metodi per aumentare la sensibilità del test

A

1) PSA velocity: tasso d’incremento del PSA nel tempo su base annuale (ng/ml/anno).
2) PSA density (PSAD): rapporto tra PSA circolante e dimensioni della ghiandola misurate ecograficamente
3) PSA doubling time: tempo di raddoppiamento del valore di PSA.

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10
Q

Tumore della prostata: storia naturale

A

La malattia nasce come displasia e qui vi rimane per molti anni. Importante notare come T3/4, che per altri tumori significa malattia localizzata, qui è un tumore indentificato come localmente avanzato. La forma metastatica risponde per anni alla terapia ormonale e poi ormono refrattaria. Vediamo che la malattia fino al T2 può coinvolgere entrambi i lobi, ma non si allontana dalla ghiandola, con il T3 diventa una malattia extracapsulare e T4 è una malattia che invade tutti gli organi adiacenti. T1 e T2 sono suddivisi tra a/b a seconda che coinvolgano uno solo o più lobi della prostata. Importante ricordare il T2c e poi che il T3 extracapsulare ha possibile invasione delle vescichette seminali, dobbiamo anche ricordarci i linfonodi, che siano regionali o meno. La malattia quando coinvolge i linfonodi non coinvolge mai i linfonodi inguinali (sennò sarebbe già
metastatica). La malattia avanzata ha coinvolgimento linfonodonale e metastatico. Si giunge velocemente allo stadio 3 e allo stadio 4, che a differenza di altri tipi di neoplasia è rappresentato dalla situazione in cui c’è invasione o linfonodale o degli organi circostanti e questo vuol dire che è una malattia difficilmente controllabile con terapie locoregionali. Il T2 è la differenza tra la possibile terapia chirurgica e quella non chirurgica.

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11
Q

Tumore della prostata: metastasi

A

Presenta diffusione abbastanza peculiare alle ossa di tipo osteoplastico che difficilmente danno problemi di stabilità, a differenza di metastasi ossee tipiche di altre neoplasie (mammella), che possono causare gravi conseguenze. In queste localizzazioni ossee, per molti anni, potrei osservare unicamente un po’ di rigidata ossee. Potrei trovarmi di fronte anche ad altri interessamenti
linfonodali, ma non locoregionali: sovraclaveare, mediastinica e, adesso che le terapie fanno convinvere con la malattia per molti anni, possiamo trovare anche localizzazioni viscerali (rarità).es. Fegato, encefalo.

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12
Q

Tumore della prostata: malattia localizzata, come intervenire

A

Posso fare chirurgia o radioterapia. In una persona giovane in buone condizioni generali una buona chirurgia è la soluzione migliore, pur non essendo scevra da rischi; con un bravo urologo il rischio di complicanze è contenuto. La prostatectomia radicale è il gold standard in queste situazioni, devo fare una rimozione in blocco di prostata e vescichette seminali.

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13
Q

Tumore della prostata: diagnosi di neoplasia prostatica

A

Esplorazione rettale, PSA, agobiopsia + ecografia transrettale
Se il paziente cade nella categoria a basso rischio, con una malattia localizzata ne discuto col paziente e posso optare solo per una vigile attesa o terapia locale; il rischio che ci sia qualosa al di fuori è molto basso. Non serve neanche proseguire le indagini con una TC.
Se rischio intermedio mi conviene fare RM per vedere se ho diffusione intracapsulare e sulla base di ciò definisco il tipo di terapia che andrò a fare, faccio anche scintigrafia ossea per valutare anche questo tipo di diffusione. A differenza di altri tumori non faccio TC addome/torace, non indicata se non mi trovo davanti ad elementi che me ne possano far sospettare l’utilità. Se paziente ad alto rischio (tumori avanzati come T3a/b-T4) non solo devo vedere ciò che succede localmente, ma anche a livello sistemico: linfonodi addominale e a livello osseo.

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14
Q

Tumore della prostata: Possibili complicanze post-chirurgia

A

Incontinenza urinaria (aumenta in modo proporzionalmente all’età e se il tumore è molto vicino allo sfintere); disfunzione erettile, un rischio molto basso nei casi di tumore localizzato–> nerve-sparing mi permette di salvare entrambi i nervi Pudendi e questo permette una discreta ripresa dell’attività sessuale.

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15
Q

Tumore della prostata: terapia chirurgica in quali casi? Sopravvivenza post-chirurgica e post-radioterapica

A

Quando il tumore è un T2 generalmente è ancora indicata la chirurgia, molto meno quando il tumore è un T3. Alcuni urologi operano anche i T3, ma esiste il grosso rischio di fare margini di resezione positivi, ci troviamo di fronte ad un quadro suggestivo di estensione extracapsulare, ulteriormente peggiore sarebbe la situazione in un T3b con interessamento delle vescichette seminali; in questi casi probabilmente sarebbe maggiore il beneficio di una radioterapia, che va sempre fatta nei casi di malattia localmente avanzata. Ricordiamo che la chirurgia nei casi malattia localizzata è la terapia che garantisce la maggiore sopravvivenza a 5 anni: 97/98% dei casi; a seguire radioterapia esterna con 85/93%.
Nei casi in cui l’urologo si trovi a fare una prostatectomia, che per ragioni che non poteva prevedere, è sub ottimale (margini+, estensione extraprostatica, invasione delle vescichette seminali) è consigliata la radioterapia ADIUVANTE.

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16
Q

Tumore della prostata: incidenza e mortalità

A

Notiamo una forte discrepanza tra l’incidenza e la mortalità: negli USA è il tumore di gran lunga più frequente ma con mortalità relativamente bassa se rapportata–> 180mila diagnosi e 27mila decessi–> 85% dei soggetti malati non muore per tumore della prostata, una parte perchè guarisce ed in parte perchè ci convive.

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17
Q

Tumore della prostata: radioterapia

A
Può essere utilizzata in tutti i casi di carcinoma prostatico stadi I-III. Ha dei limiti. Viene fatta normalmente a c.a 70 gy, si è provato recentemente a salire fino a 80 senza evidenza di beneficio, ma solo di aumentata tossicità. 
Complicanze precoci: cistite e proctite acute. 
Complicanze tardive (6 mesi): tossicità rettale e urinaria, stenosi uretrali ed impotenza. 
La radioterapia è stata considerata per anni come migliore della chirurgia, perchè sembrava potesse dare problemi di disfunzione sessuale in un minor numero di casi, ma in realtà con la tecnica nerve sparing si ha un periodo iniziale di ridotta potenza con una ripresa graduale, con la radioterapia succede esattamente l'opposto: non avremo deficit erettile immediatamente, ma lo avremo nel giro di un paio di anni.
18
Q

Tumore della prostata: brachiterapia

A

Molto meno utilizata. Patologie a basso rischio, con V prostatico contenuto, basso PSA e basso Gleason. Può essere utilizzata come completamento alla RT esterna nei pazienti a rischio elevato.
Complicanze: sintomi irritativi/ostruttivi dell’uretra prostatica, bulbo penieno (cateterizzazione temporanea), deficit erettile tardivo.
Può essere utilizzata a completamento della radioterapia tradizionale in pazienti considerati a rischio recidiva molto alto.

19
Q

Tumore della prostata: PSA post-prostatectomia e post-radioterapia

A

Con la chirurgia, se questa ha ben funzionato, Il PSA scende a 0 o a valori molto bassi, stabili nel tempo e rapidamente. Possono permanere dei valori diversi dallo 0 nei casi in cui rimanga una piccola porzione di tessuto.
Con la radioterapia il PSA scende ma invece di 0 ai valori del tessuto prostatico normale che permane, questo è più radioresistente del tessuto prostatico malato: restano pertanto delle isole di tessuto normale vitale: PSA non può scendere oltre 2/2,5 ng/ml.
La radioterapia richiede alcuni mesi per assestare il PSA su quel valore detto di NADIR. Nei casi in cui in seguito alla Chirurgia il PSA riprende a risalire vuol dire che qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto, possiamo essere di fronte ad una recidiva locale o sistemica; la probabilità di recidiva è ben proporzionale ai valori di PSA/Gleason iniziali–> PSA molto alto iniziale–> la chirurgia ha qualche possibilità in più di fallimento.

20
Q

Tumore della prostata: gleason

A

Il Gleason è un ottimo parametro per poter prevedere il rischio di recidiva, il PSA però è unico sistema che mi permette di ragionare su qualche tipo possibile di ripresa sia. Un Gleason score basso (

21
Q

Tumore della prostata: limiti delle indagini strumentali

A

TC: Incapacità di individuare micromts responsabili di RB; Ruolo limitato eccetto che per PSA > 20 ng/dl e/o PSA velocity maggiore di 20ng/ml/mese
PET colina: scarsa accuratezza diagnostica per la recidiva locale; non raccomandata se PSA

22
Q

Tumore della prostata: sopravvivenza a 5 anni in relazione allo stadio

A

Tutti gli stadi: bianchi al 94%, neri all’87%
Locale: bianchi 100%, neri 98%
Sistemico: bianchi 32%, neri 30%

23
Q

Tumore della prostata: classificazione patologica del carcinoma prostatico

A

A) neoplasie epiteliali:

  • adenocarcinoma (duttale o mucinoso)
  • tumore a piccole cellule
  • carcinoma a cellule transizionali
  • carcinoma in situ e precursori di neoplasia

B) carcinosarcomi

C) carcinomi neuroendocrini

D) neoplasie non epiteliali

  • mesenchimali benigne e maligne
  • linfoma

E) tumori a cellule germinali

24
Q

CARCINOMA PROSTATICO

Istologia: grading secondo il sistema “Gleason”

A

Il grading istopatologico complessivo secondo WHO espresso in correlazione con il Gleason score può essere:
• GX il grado di differenziazione non può essere accertato.
• G1 Bene differenziato (lieve anaplasia) (Gleason 2-4).
• G2 Moderatamente differenziato (moderata anaplasia)
(Gleason 5-6).
•G3 Scarsamente differenziato (marcata anaplasia)
(Gleason 7-10).

25
Q

Tumore della prostata: come si forma il PSA

A

Il testosterone entra nel nucleo attraverso il recettore 5alfa e viene attivato all’interno del nucleo il DHT che porta alla formazione della serino proteasi.

26
Q

Tumore della prostata: drenaggio linfatico

A
A) I linfonodi regionali (contenuti nella piccola pelvi, distali alla 
biforcazione dei vasi iliaci comuni):
• Pelvici, NAS
• Ipogastrici
• Otturatori
• Iliaci (interni, esterni o NAS)
• Sacrali
B) I linfonodi extraregionali (oltre la piccola pelvi):
• Aortici (para-aortici lombari)
• Iliaci comuni
• Inguinali profondi
• Inguinali superficiali (femorali)
• Sopraclavicolari
• Cervicali
• Scaleni
• Retroperitoneali, NAS
27
Q

Tumore della prostata: tipologie di terapie chirurgiche

A

Prostatectomia radicale (PR): è il gold standard del tumore localizzato —> rimozione in blocco di prostata e vescicole seminali
Complicanze postchirurgiche: incontinenza urinaria e disfunzione erettile, si eliminano con la tecnica di nerve-sparing
Possibilità di farlo in laparoscopia con riduzione degenza, costi e incidenza delle complicazioni.
Sopravvivenza libera da progressione biochimica di malattia (risalita
del PSA) dopo prostatectomia radicale per un tumore localizzato: 5 anni 83-94%, 10aa 53-91%, 15aa 40-57%

28
Q

Tumore della prostata: ripresa biochimica dopo prostatectomia radicale - Opzioni Terapeutiche -

A

OT:
– non studi prospettici randomizzati che confermano ↑OS
– alcuni studi retrospettivi: OT prolunga il tempo a comparsa di M1 e
forse OS
RT di salvataggio:
Gleason 10 ng/dl
PSA prima di iniziare trattamento RT minore di 1 ng/dl
Aumento molto lento dei livelli di PSA dopo chirurgia
Dosi non minori a 66 Gy

29
Q

Tumore della prostata: ripresa biochimica dopo radioterapia

A

PSA aumenta di 2 ng/mL rispetto nadir, esami strumentali negativi
OT (terapia ormonale)?
Sì ma non obbligatorio trattamento immediato
Scelta dei farmaci ormonali in base alla tossicità.
Non è utile invece, con un PSA

30
Q

Tumore della prostata:

Malattia localmente avanzata: T3b (vescichette seminali), T4 (organi adiacenti).

A

Vediamo come, quando non c’è interessamente chiaro linfonodale, ma locoregionale la RT è la terapia di prima scelta. I vantaggi della RT sono aumentati se a questa associo un trattamento
ormono terapia neoadiuvante.

31
Q

Tumore della prostata: ormonoterapia nella malattia localmente avanzata

A

OT neoadiuvante: 3-6 mesi LH/RH analogo. Preferibilmente nei pz T3 con gleason 7 dopo RT definitiva. Preferibilmente nei pazienti T3 dopo RT definitiva.

OT definitiva: LH/RH analogo o antiandrogeno puro o BAT (Blocco androgenico totale).
Pz T2-4 con speranza di vita

32
Q

Tumore della prostata: MALATTIA METASTATICA, FATTORI PROGNOSTICI NEGATIVI

A
  • Presenza di sintomi
  • Performance status
  • Localizzazione ed estensione della malattia
  • numero di lesioni alla scintigrafia ossea
  • livelli di testoserone e fosfatasi alcalina.
33
Q

Tumore della prostata: malattia sistemica come si agisce?

A

Terapia ormonale, più recentemente chemioterapia ed immunoterapia. I trattamenti ormonali possibili sono, di fatto, due: il Bicalutamide-like, il prototipo della terapia ormonale è un antiandrogeno con altissima specificità per i recettori.
Gli altri farmaci in uso sono gli LH-RH analoghi.
Prima linea: anti-androgeno per un mese (Bicalutamide-like)–> LH/RH analogo.
Negli anni 90 si pensava che mantenere la soppressione androgenica doppia, per tutto il tempo, potesse raddoppiare la sopravvivenza, ma di fatto dà solo un piccolo beneficio nella durata della risposta, ma non dà beneficio in termini di sopravvivenza. Oggi si preferisce usare LH/RH analogo e l’antiandrogeno solo quando c’è una prima progressione biochimica e si crea una resistenza.

34
Q

Tumore della prostata: LH/RH analoghi, come agiscono?

A

Sono sostanze che vanno legare a livello ipofisario il recettore che fisiologicamente lega LH-RH. Prima saturano il recettore, poi, continuando la stimolazione farmacologica, si ottiene una down regolazione recettoriale e quindi una soppressione della sintesi dell’LH e quindi della sua regolazione a livello degli organi bersaglio: surrene e testicolo. Nel primo periodo in cui viene somministrato questo farmaco osserveremo una Iper increzione di testosterone, il farmaco stimolano i recettori.

35
Q

Tumore della prostata: effetti collaterali terapia ormonale

A

Vampate di calore
disfunzioni sessuali
Ginecomastia (soprattutto con Bicalutamide)
Ipoplasia muscolare con aumento della massa grassa
Aumento degli enzimi epatici
astenia
eventi cardiovascolari
Disturbi GI
sindrome metabolica–> consiglio attività fisica
Osteroporosi–> simile a quella della donna

36
Q

Tumore della prostata: vantaggi della OT

A

Controlla la malattia, fa scendere anche per molti anni il PSA e la risposta può durare fino a 3 anni. Chiaramente la durata e qualità della risposta è correlata a quella che è la situazione del paziente (Gleason, PSA, estensione…). Dopo un certo periodo di tempo la situazione varia e il paziente diventa quello che un tempo era
definito ormono-refrattario; attualmente la definizione è quella di malattia metastatica resistente alla castrazione.

37
Q

Tumore della prostata: malattia avanzata, pazienti resistenti alla castrazione

A
pazienti in progressione biochimica (aumento del PSA) 
progressione clinica (ossea o viscerale) in assenza di sintomi 
progressione clinica sintomatica (peggioramento PS, dolore, ostruzione urinaria) 

Mediana OS: 18 mesi
In presenza di malattia moderatamente avanzata abbiamo evidenza, da qualche anno, di un qualche vantaggio anche se di poche settimane, della chemioterapia con Docetaxel.
Trattamento standard di 1a linea nei pz metastatici ormonorefrattari
Dosaggio: 75 mg/mq 1/21+ Prednisone 5 mg BID, per un totale di 10 cicli
STUDIO TAX 327:
Vantaggio di OS:3 mesi vs mitoxantrone e prednisone
Riduzione relativa del rischio di morte del 21%
Trattamento di 2a linea:
Abiraterone
Cabazitaxel
Enzalutamide

38
Q

Tumore della prostata: Abiraterone Acetato

A
  • inibitore del citocromo P 17 (CYP17), enzima chiave della steroidogenesi surrenalica
  • inibisce la produzione di testosterone (in testicolo, surrene e prostata)
  • e’ ben tollerato, senza tossicità dose-limitanti. Effetti collaterali: sindrome da eccesso (2°ario) di mineralcorticoidi (ipopotassiemia, ipertensione arteriosa, ritenzione idrica, soppressione di renina) approvato, in combinazione a bassi dosi di prednisone, nel trattamento di pazienti con neoplasia prostatica metastatica, in fase di resistenza alla castrazione, e già sottoposti a precedente linea di trattamento antiblastico con docetaxel
39
Q

Tumore della prostata:

A

Fdsff

40
Q

Tumore della prostata:

Abiraterone Acetato: criteri di eleggibilità

A

CRITERI DI ELEGGIBILITA’
•1195 pts con mCRPC in progressione
•Fallimento 1 o 2 precedenti regimi di CT,
uno dei quali a base docetaxel
•Randomizzazione 2:1
•Stratificazione per:
- ECOG PS (0-1 vs. 2)
- Maggior intensità di dolore nelle ultime
24 ore (BPI short form; 0-3 [assente] vs.
4-10 [presente])
- Precedente chemioterapia (1 vs. 2)
- Tipo di CRITERI DI ELEGGIBILITA’
•1195 pts con mCRPC in progressione
•Fallimento 1 o 2 precedenti regimi di CT,
uno dei quali a base docetaxel
•Randomizzazione 2:1
•Stratificazione per:
- ECOG PS (0-1 vs. 2)
- Maggior intensità di dolore nelle ultime
24 ore (BPI short form; 0-3 [assente] vs.
4-10 [presente])
- Precedente chemioterapia (1 vs. 2)
- Tipo di progressione (solo PSA vs. Rx PD
con o senza PSA PD)
progressione (solo PSA vs. Rx
con o senza PSA PD)