Tossicità chemioterapia antineoplastica Flashcards

1
Q

Tossicità del chemioterapico con nausea e vomito forma acuta e tardiva. Trattamento delle due.

A

Essendo il vomito acuto mediato soprattutto dalla serotonina, viene trattato con farmaci antiserotoninergici.
Quello tardivo segue dei meccanismi centrali legati alla sostanza P ed NK- 1 e sarà più responsivo a farmaci che agiscono a livello centrale su questi recettori.

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2
Q

Tossicità del chemioterapico con nausea e vomito. Meccanismo anticipatorio

A

Nelle 12h precedenti il 2’ ciclo o successivi. Condizionamento classico. Nel 18-57% dei casi

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3
Q

CINV-A e CINV-D problematiche correlata

A

Qualità della vita

Costi maggiorati

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4
Q

Intensità nausea e vomito secondo WHO

A

1’ grado–> nausea
2’ grado–> vomito transitorio
3’ grado–> vomito che richiede terapia
4’ grado–> vomito intrattabile

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5
Q

Intensità nausea e vomito secondo NCI-CTC

A

1’ grado–> può mangiare, un episodio di vomito in 24h dopo la chemioterapia
2’ grado–> ridotto introito di cibo, da 2 a 5 episodi di vomito in 24h
3’ grado–> >5 episodi di vomito in 24h, richiesta idratazione ev
4’ grado–> collasso emodinamico, richiesta nutrizione parenterale

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6
Q

Farmaci con elevato potere ematogeno (oltre il 90% dei pazienti ha episodi di CINV

A

cisplatino sopra 50 mg/m2 è considerato il più emetizzante dei farmaci che utilizziamo

antracicline: doxorubicina ( >60) ed epirubicina (> 90)

isosfamide 5 g/m2

Carmustina > 250

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7
Q

Farmaci con moderato potere emetizzante (dal 30% al 90%)

A
Gli stessi farmaci che danno elevato potere ematogeno ma a dosaggio inferiore 
\+
Citarabina > = 200 mg/m2 
Metotrexate >= 250 mg/m2 
Interferone >= 0 MUI/m2  
Aldesleuchina > 2- 5 MUI/m2  
Amifostina > 300
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8
Q

Trattamento abbinato alla chemioterapia per evitare CINV

A
  1. le Fenotiazine sono state tra i primi trattamenti adottati, attualmente abbandonati come prima scelta avendo delle alternative di maggiore efficacia.
  2. Le combinazioni con il CORTISONE furono anche tra i primi tentativi, si era osservato su base empirica che il corticosteroide diminuiva l’intensità e la durata della nausea e si è iniziato ad usarlo; ancora oggi fa parte di molti schemi. Come corticosteroidi usiamo soprattutto il desametasone che viene usato in uno schema a 3 farmaci che comprende anche il 6. e il 7. descritti qui sotto
  3. La metoclopramide (PLASIL) fu un altro dei primissimi farmaci utilizzati.
  4. A partire dagli anni ’90 sono arrivati i Modulatori della Serotonina, Inibitori del Recettore 5HT3 che dalla loro comparsa hanno sempre fatto parte degli schemi di premedicazione delle terapie principali, hanno un elevato potere antiemetico.
  5. in epoca ancora più recente abbiamo introdotto anche gli NK-1 antagonisti che agiscono sui recettori centrali soprattutto in schemi di combinazione in associazione con corticosteroidi e 5HT3 antagonisti.
  6. Il Palonosetron è sempre inibitore 5HT3, ma con emivita più lunga per cui si fa magari una fiala prima della chemio e questa copre tutto il periodo in cui si sviluppano nausea e vomito di tipo acuto;
  7. Aprepitant introdotto tra gli inibitori del sistema centrale, introdotto nel 2006, lo utilizziamo ancora oggi. (in associazione a quelli inibitori del 5HT3 che ad oggi è lo schema più utilizzato).
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9
Q

Analisi differenziale per CINV

A

Episodi di occlusioni intestinali o farmaci concomitanti, come gli oppiacei, o la metastatizzazione o altri disturbi a livello del snc, o ancora alterazioni elettrolitiche tipo l’ipercalcemia e l’iposodiemia.

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10
Q

Quantità di farmaci antiemetici da somministare

A

1) se sappiamo per esempio che il paziente fa cisplatino ad alte dosi, premedichiamo con un’associazione di aprepitant, desametasone e 5HT3 inibitori, e poi continuiamo nel secondo e terzo giorno con l’aprepitant e desametasone, e fino a 4 o anche più giorni con solo desametasone.
2) se invece i chemioterapici che si utilizzano hanno un moderato potere emetizzante si possono pensare schemi a due farmaci eventualmente associati ad un terzo in caso di fallimento dei primi due.
3) se il trattamento ha un basso potere emetizzante è sufficiente un trattamento a uno o al massimo due farmaci antiemetici, come premedicazione e non necessariamente terapia prolungata nei giorni successivi perché di solito non è necessaria.

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11
Q

Tossicità del chemioterapico con nausea e vomito forma acuta e tardiva

A

Acuta (CINV-A), compare nelle prime 24h dalla somministrazione con picco dopo 5 o 6 ore.
Tardiva (CINV-D)esordio dopo le 24h, colpisce il paziente nella prima settimana tra il secondo e il 7 giorno con un picco tra 48 e 72 h.

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12
Q

Farmaci che inducono mucosite (diarrea e stomatite)

A
  • 5FU
  • capecitabina
  • inibitori delle topoisomerasi:
    irinotecan
    topotecan
  • metotrexate
  • erlotinib (inibitore delle chinasi)
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13
Q

Concause non legate ai farmaci che portano a mucositi

A
  • radioterapia
  • colite ulcerosa, o altre malattie intestinali preesistenti
  • insufficienza pancreatica, se il tumore colpisce il pancreas soprattutto
  • alterazioni della dieta
    ci sono molte altre situazioni che possono dare diarrea, che è quindi solo in parte attribuibile
    alla chemioterapia e va distinta da queste situazioni.
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14
Q

Gravità della diarrea

A
  • G1 meno di 4 scariche durante la giornata
  • G2 tra 4 e 6 scariche
  • G3 più di 6 scariche. È più grave, può necessitare di interruzione del trattamento per il rischio di disidratazione o di squilibri elettrolitici.
  • G4 tossicità che è pericolosa per le vita e richiede ricovero con osservazione terapia intensiva.
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15
Q

Antidiarroico

A

L’antidiarroico preferito è la loperamide, usato anche ad alte dosi; i nomi commerciali più comuni sono dissenten e imodium: si inizia con due compresse poi può essere necessaria la somministrazione ogni due ore, fino ad arrivare se necessario anche a 0/ 5 compresse in un giorno. Altri sistemi efficaci nell’inibizione nella diarrea non ne abbiamo.

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16
Q

Regole generali per il controllo diarroico

A

È importante un’attenta valutazione del bilancio idroelettrolitico con terapia idratante e una dieta ricca di proteine evitando il latte e possibilmente fare pasti piccoli e frequenti che di solito meglio si adattano a questa tipologia di danno del sistema gastrointestinale.

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17
Q

Gravità della stomatite

A
  • grado 1 se c’è un eritema del cavo orale
  • grado 2 con ulcere e dolore (più eritema)
  • grado 3 da qui in poi tossicità severa con necessità d’idratazione e trattamento antidolorifico importante, perché sono tra le lesioni più dolorose, e se necessario con nutrizione parenterale per tutto il periodo in cui il paziente non mangia per bocca.
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18
Q

Incidenza e cause associative

A

L’incidenza è variabile a seconda delle tipologie di trattamento, può arrivare fino all’80% nei casi trattati con chemioterapie ad alte dosi, come soprattutto malattie ematologiche (linfomi) o nei casi in cui si faccia una chemioterapia nella regione cervicale, perché l’associazione chemio e radio è molto dannosa per l’epitelio della mucosa del cavo orale. Possono realizzarsi delle sovrainfezioni che vanno adeguatamente trattate; i soggetti più a rischio sono fumatori e gli alcolisti, i soggetti che hanno una cattiva igiene del cavo orale, pazienti che assumono anche steroidi o pazienti mal nutriti. Quest’associazione di fattori favorenti si trova molto spesso in pazienti che hanno tumori del distretto cervicocefalico, della laringe o della bocca soprattutto, perché si associano molto spesso a tabagismo e alcolismo.

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19
Q

Trattamento stomatite

A

Pulizia attenta del cavo orale con sciacqui ripetuti nella giornata con soluzione domestica di acqua e bicarbonato che è un efficace disinfettante o a volte, se necessario, si possono aggiungere antisettici come la clorexidina, ma vanno evitate le soluzioni alcoliche che possono dare fastidio. Possibile la crioterapia, che in qualche caso può alleviare il fastidio.
Una volta comparsa la stomatite, meglio introdurre delle soluzioni antifungine negli sciacqui del cavo orale, come il mycostatin, e procedere anche con trattamenti antidolorifici, in considerazione della gravità possiamo anche dare degli oppioidi, per consentire la sopportazione delle lesioni. Dobbiamo anche trattare le eventuali sovrainfezioni con antifungini, antivirali o antibatterici.

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20
Q

Intensità del danno midollare

A

Si misura sulla conta cellulare periferica differenziando le tre linee, il danno ai granulociti neutrofili, che sono il nostro maggiore interesse per la difesa dalle infezioni:

  • G0: >2000
  • G1: 1500- 2000 neutrofili; tossicità di grado lieve
  • G2: 1000- 1500 moderata
  • G3: 500- 1000
  • G4:
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21
Q

Rischio correlato alla neutropenia

A

Il problema legato alla neutropenia è soprattutto infettivo, solitamente importante per grado 3 e 4; il rischio è soprattutto correlato alla durata della neutropenia che va intorno al 100% di rischio di sviluppare infezioni se la neutropenia è superiore ai 40 giorni.

22
Q

Trattamento della neutropenia

A

Il principale farmaco usato è il filgrastim fattore di crescita analogo del CSF, che stimola la proliferazione e la differenziazione dei fattori mieloidi, abbreviando il periodo della neutropenia e riducendo il rischio di sviluppare una neutropenia febbrile.
La cinetica della neutropenia cambia abbastanza in assenza o in presenza di stimolazione con filgrastim: se lasciamo che la ripresa dell’emopoiesi avvenga in modo naturale avremo una caduta del numero dei neutrofili con un nadir profondo e un numero minore di cellule nel momento di massima tossicità e un aumento degli stessi più lento, la neutropenia in questo caso dura da alcuni giorni ad una settimana. Se noi diamo il filgrastim, opportunamente a distanza di 24 o meglio 48 ore dalla chemio per non avere degli effetti tossici per somministrazione precoce, assisteremo ad una dismissione di cellule mature e alla stimolazione della replicazione dei precursori in modo tale da rendere meno profondo il nadir e abbreviare il periodo della neutropenia, in modo tale che invece di avere il recupero dei granulociti al di sopra dei 500-600 in 12/15 giornata l’abbiamo già intorno all’ottava, nona o decima giornata: un periodo più breve di neutropenia assicura un minor rischio di infezione.

23
Q

Posologia filgrastim

A

Ha una emivita piuttosto breve, sono necessarie delle somministrazioni ripetute e con somministrazioni quotidiane per 10 giorni garantiamo la stimolazione del midollo e quindi la ripresa della conta dei neutrofili in tempi opportuni.

24
Q

Altra modalità di trattamento della neutropenia

A

Formulazioni pegilate che in una sola somministrazione sono in grado di esercitare la pressione positiva su midollo emopoietico per un periodo più lungo.

25
Q

Quando vanno usati i trattamenti per evitare grave neutropenia?

A

Vanno utilizzati per terapie con più del 20% di probabilità di provocare neutropenia febbrile (linfomi, terapie ad alte dosi o anziani) si fa la profilassi nei giorni dopo la chemio con il fattore di crescita granulocitario. Possiamo usarlo anche in tutte quelle situazioni per cui a causa della storia del paziente o della malattia il paziente ha
aumentato rischio di sviluppare una neutropenia febbrile, per esempio se l’ha già avuta nei cicli precedenti possiamo decidere di usarla anche in pazienti che fanno una chemioterapia che ha un rischio inferiore al 20% di provocare neutropenia febbrile.

26
Q

Anemia, cause

A

Il problema dell’anemia è invece legato alla tossicità della chemioterapia sulla linea eritroide e in parte anche alle situazioni in cui sia presente un difetto di sintesi di eritropoietina; per altro il problema anemia nel paziente con tumore non è solo legato alla chemioterapia, ma riconosce diverse cause, tra cui la malattia stessa che è una malattia cronica, o tumori gastrointestinali che sanguinano a cui sono associate forme di anemia sideropenica, o tumori in cui ci sia un’infiltrazione midollare: a tutti questi casi poi in corso di chemioterapia si associa l’anemia da mielotossicità.

27
Q

Gravità dell’anemia a seconda dei livelli di Hb misurati nell’emocromo

A
grado 0 (normale):    > 11g/dl  
grado 1 (lieve):           9,5-10,9 g/dl  
grado 2 (moderato):  8-9,4 g/dl
grado 3 (grave):         6,5-7,9 g/dl  
grado 4 (gravissimo):
28
Q

Sintomo più comune nei pazienti oncologici

A

Anemia, ancor prima del dolore

29
Q

Trattamento dell’anemia

A

Le trasfusioni sono un ottimo presidio per l’evento acuto; altri strumenti di trattamento dell’anemia sono di nuovo i fattori stimolanti l’eritropoiesi, in particolare l’eritropoietina, una proteina conosciuta da tempo che ha capacità stimolatorie della linea maturativa della cellula staminale che porta alla maturazione dell’eritrocita maturo. Questa viene prodotta a livello del rene e tramite il suo recettore tirosin-chinasico promuove la maturazione della cellula eritrocitaria. È anche un farmaco prodotto in varie forme: abbiamo il tipo alfa e beta, le case farmaceutiche si sono sbizzarrite nella produzione di queste molecole a scopo terapeutico, anche se questo è ormai un po’ superato perché ultimamente sono state
evidenziate delle problematiche un po’ severe in conseguenza all’tilizzo dell’eritropoietina.

30
Q

Effetti collaterali della stimolazione con eritropoietina

A

Il primo è la possibilità di insorgenza di fenomeni tromboembolici, visto già da numerosi studi pubblicati, con un rischio che va da 1,5 volte fino a 2 volte rispetto a quello della popolazione di controllo che non fa eritropoietina.
Nei pazienti in cui si fa la chemioterapia con intento curativo, come la chemioterapia adiuvante nel carcinoma della mammella, perché un’altra delle possibili conseguenze della somministrazione farmacologica di epo è quella di rappresentare un fattore di stimolo nei
confronti della cellula tumorale; in alcuni studi emerge questo possibile effetto dell’eritropoietina, quindi se l’intento è curativo, che indica che la chemioterapia è rivolta alla malattia minima, dobbiamo gestire l’anemia in altro modo, non possiamo permetterci di somministrare epo.

31
Q

Quando abbiamo indicazioni alla somministrazione di eritropoietina

A

1) anemia indotta da chemioterapia con

32
Q

Gravità della piastrinopenia

A
  • grado 0: >150 000
  • grado 1: 75 000- 150 000
  • grado 2: 50 000- 75 000
  • grado 3: 10 000 – 50 000
  • grado 4:
33
Q

Indicazioni terapeutiche per piastrinopenia

A

Il rischio di sanguinamento è minimo sotto 50’000, possiamo considerare la trasfusione se il pz ha meno di 20’000 piastrine e se il problema è aggravato da altri problemi tipo la febbre, che è una situazione in cui abbiamo un maggior consumo di piastrine. Sicuramente trasfondiamo sotto 10’000, e valutiamo caso per caso tra 10-20’000. Se il paziente deve essere sottoposto a piccoli interventi chirurgici come impianti di cvc o altro, può essere raccomandato per la trasfusione anche in caso di valori sopra a 20’000.

34
Q

Trattamento farmacologico della piastrinopenia

A
  • -» Eltrombopag: farmaco orale che si lega al recettore della trombopoietina umana in particolare nella regione transmembrana e in sostanza non compete con il legame del recettore stesso con la trombopoietina ed ha quindi la sua significativa capacità di stimolare la trombocitopoiesi senza entrare in competizione con la stimolazione endogena.
  • -» Romiplostim: si lega al recettore nello stesso sito di quello endogeno, ma è costituito da peptidi diversi dalla trombopoietina umana, quindi fenomeni di autoimmunità non contrasta la trombocitopoiesi endogena.
35
Q

Controindicazioni dei farmaci per il trattamento della piastrinopenia

A

Complicanze tipo trombosi, stimolazione delle cellule tumorali e formazione di anticorpi e quindi vanno usati con cautela; nonstante siano stati largamente studiati con trial in setting però molto controllati, non hanno ancora raggiunto la diffusione dell’eritropoietina. Sono impegnate anche in alcune forme di trombocitopenia idiopatica, e usate in ambiti che non sono strettamente legati alla chemioterapia,
mentre il loro sviluppo in campo oncologico è ancora molto agli inizi.

36
Q

Gravità del danno cutaneo per tossicità chemioterapica

A
  • grado 1–> nessun trattamento o creme antibiotiche topiche (soprattutto eritromicina, clindamicina o metronidazolo) o, a volte, anche solo creme idratanti.
  • grado 2–> come il G1, ma con tetracicline sistemiche e, se prurito, antistaminici.
  • grado 3 –> come G2 più sospensione del farmaco finché la tossicità non è regredita a livello G2.
  • grado 4 –> ricovero in centro specialistico (es centro ustionati)
37
Q

Tipologie di danno cutaneo in seguito a chemioterapico

A

Alopecia sempre reversibile
Iperpigmentazione, spesso causata da 5FU
Fotosensibilizzazione
Distrofia ungueale (taxotere), o degli annessi cutanei che possono diventare anche molto dolorosi e difficili da trattare. Si formano le linee trasversali sulle unghie, che corrispondono ai cicli di chemio che il paziente fa, durante i quali le cellule dell’unghia smettono di funzionare e poi riprendono a riprodursi tra un ciclo e l’altro.
Sindrome palmo-plantare (eritrodisestesia), da capecitabina. Può anche causare fenomeni di ulcerizzazione gravi che possono rendere necessaria la sospensione della terapia.
Rash acneiforme, come quelli indotti dai farmaci contro i recettori di crescita epidermici, tipo quelli usati nel tumore polmonare che hanno delle tossicità abbastanza caratteristiche,
anche perché l’EGFR è espresso soprattutto nell’epidermide, quindi i famaci (cetuximab, erlotinib, ecc.) sono tossici soprattutto a livello cutaneo, con una percentuale che arriva all’80-90% dei casi. Il rash acneiforme non ha delle formazioni come i comedoni, anzi ci sono
delle eruzioni del tutto diverse dall’acne, come papule che possono evolvere in vescicole e pustole.

38
Q

Tossicità neurologica data da chemioterapico su SNP

A

abolizione dei riflessi tendinei e parestesie distali, che tendono ad estendersi in senso
centripeto. (oxaliplatino, la sua tossicità è cumulativa aumenta con la dose e con il numero
di somministrazioni).

39
Q

Tossicità neurologica data da chemioterapico su SNC

A

Episodi di grande male, crisi focali, cecità corticale transitoria, neurite retrobulbare, encefalopatie, irritazione meningea, sintomi cerebellari, confusione, alterazioni della personalità. (fosfamide)

40
Q

Tossicità neurologica data da chemioterapico su SNA

A

Nel 40% dei casi implica stipsi fino all’ileo paralitico, difficoltà di minzione, ipotensione ortostatica, atonia vescicale e disfunzioni dell’erezione e dell’eiaculazione.

41
Q

Fattori di rischio per tossicità cardiaca dovuta a chemioterapico

A

le cardiopatie preesistenti

le patologie cv come anche l’ipertensione arteriosa

il tipo di trattamento

età del paziente

la concomitanza di radioterapia, soprattutto se applicata in regione cardiaca

42
Q

Farmaci chemioterapici cardiotossici

A

ANTRACICLINE: la loro tossicità cardiaca è nota da tempo con un meccanismo dose dipendente, per cui al di sopra di una dose cumulativa nota, portando ad uno scompenso cardiaco con elevata probabilità. L’esordio può essere acuto, subacuto o può comparire anche tardivamente in un soggetto che abbia fatto le antracicline in passato (mesi e anni prima).
Altri farmaci, che purtroppo si usano nelle stesse patologie, come per esempio il trastuzumab esercitano cardiotossicità con meccanismo diverso e anche questi possono portare a scompenso cardiaco ed è bene non associarli insieme, soprattutto se provocano lo stesso tipo di danno.
Farmaci diversi come il fluoruracele hanno una tossicità cardiologica, ma non provocano scompenso e danno un danno di tipo ischemico quindi vanno dati con particolare attenzione a pazienti con cardiopatia nota.

43
Q

Tipologie di tossicità cardiaca da chemioterapico:

Tossicità di tipo ischemico

A

A pertinenza del 5FU, questi fenomeni non sono molto studiati. L’incidenza delle tossicità del fluoruracile può variare dal 2 al 70% dei casi. Questi fenomeni sono quindi solo in parte conosciuti anche se sappiamo che alcuni farmaci possono dare un danno ischemico al paziente cardiopatico.

44
Q

Tipologie di tossicità cardiaca da chemioterapico:

Deflessione dell’attività ventricolare–> scompenso cardiaco

A

Le ANTRACICLINE ed alcuni anticorpi monoclonali come il trastuzumab o farmaci di recente introduzione. Il TRASTUZUMAB può dare un danno al cardiomiocita, provocando inizialmente delle alterazioni cellulari e poi l’apoptosi con perdita della capacità contrattile del cuore. È noto da studi di embriogenesi che topi knockout per la neoregolina non sopravvivono, in quanto non riescono a far maturare tessuto miocardico sano; da questo si evince che la neoregolina è essenziale per la trabecolatura della parete cardiaca. Il cardiomiocita ha dei recettori ERB-B4, che è il recettore della neoregolina, e ERB-B2 che è cofattore di ERB-B4 che è bersaglio del trastuzumab e quindi è causa del danno cardiotossico. Uno studio con trastuzumab marcato ci fa vedere che il farmaco si localizza particolarmente a livello
della parete cardiaca e questo segnala l’avidità per il cardiomiocita, e, conoscendo la presenza di ERB-B2 a questo livello, questo studio ci conferma la teoria sopra riportata. A livello della cellula tumorale del carcinoma della mammella, la cellula tumorale che esprime ERB-B2 e viene riconosciuta dall’anticorpo terapeutico e tra i danni arrecati alla cellula tumorale abbiamo sicuramente il danno immunitario che purtroppo esercita lo stesso effetto anche a livello delle altre cellule che esprimono ERB-B2 come, per esempio, il cardiomiocita. La frequenza con cui il trattamento con l’anticorpo provoca cardiotossicità è relativamente bassa: provoca lo scompenso nel 2-3% dei casi, ma la tossicità aumenta con l’associazione con altri chemioterapici come quelli della famiglia dei taxani che la porta intorno al 10-20% e diventa un problema decisamente più grave se vi associamo, come è stato fatto quando questo effetto non si conosceva, le antracicline (associazione che ora non viene più praticata, per l’elevatissimo rischio di tossicità importante).
Tutto ciò avviene anche se il trattamento con le antracicline è già stato completato.

45
Q

Tipologie di tossicità cardiaca da chemioterapico:

Ipertensione arteriosa

A

Il farmaco più importante è il bevacizumab che riconosce il VEGF come bersaglio ed è quindi un inibitore della neoangiogenesi tumorale utilizzato in molte patologie ed ha la possibilità di dare ipertensione fino ad oltre il 30% in alcuni studi; altri farmaci inibitori della neoangiogenesi, in parte inibitori multi target che riconoscono anche il recettore per il VEGF come target, per esempio il
sorafenib e sunitinib, possono provocare effetti collaterali come l’ipertensione.

46
Q

Tipologie di tossicità cardiaca da chemioterapico:

Alterazione ECG con in particolare allungamento intervallo QT

A

L’allungamento del QT porta ad aritmie fatali come la torsione di punta. Dobbiamo fare attenzione all’utilizzo di farmaci che provocano questi effetti, come gli inibitori delle chinasi (lapatinib o una categoria di farmaci di cui abbiamo parlato poco fa che sono gli inibitori del 5HT3 che sono degli antinausea in pazienti che fanno chemioterapia e sono a loro volta dei farmaci che allungano il QT e implicati in situazioni che vanno monitorate).

47
Q

Tossicità renale data da chemioterapico

A

Tra i farmaci che danno tossicità renale citiamo soprattutto il cisplatino che è molto tossico.
Soprattutto l’infusione del chemioterapico va accompagnata da un’adeguata idratazione, eventualmente dobbiamo monitorare e stimolare con diuretici.

48
Q

Danno epatico da chemioterapico: farmaci che danno questo effetto

A

1) il 5FU è responsabile nella maggior parte dei casi solo di steatosi reversibile
2) l’irinotecan provoca steatoepatite più grave che si riscontra soprattutto in pazienti obesi
3) oxaliplatino, molto usato per le patologie gastrointestinali, ha la possibilità di dare dilatazione del sistema dei sinusoidi ed ostruzione sinusoidale.
4) la gemcitabina aumenta le transaminasi in maniera transitoria.
5) la capecitabina dà iperbilirubinemia indiretta.
6) il methotrexate invece causa fibrosi epatica.
7) l’imatinib dà necrosi epatocitaria ed insufficienza epatica.

49
Q

Danno epatico dato da chemioterapico: quadro generale

A

L’effetto tossico sul fegato e sull’epatocita è diverso a seconda del farmaco: il quadro di epatopatia è molto variabile e comprende il quadro di steatosi, steatoepatite e va fino alla fibrosi
epatica. C’è anche la possibilità che s’inneschino delle epatiti autoimmuni o che si riattivino dei fenomeni infettivi da HBV o HCV.

50
Q

Tossicità gonadica data da chemioterapico

A

A volte collegata sia alla patologia che al trattamento, può essere dovuta alla sede del tumore (tumore del testicolo o dell’ovaio sono sicuramente causa di infertilità) o all’effetto della terapia che causa gradi diversi d’infertilità a seconda delle dosi e dell’età del paziente: in una paziente con meno di 36 anni la probabilità di sviluppare amenorrea a causa della chemio è quasi nulla, mentre in una paziente oltre i 40-45 anni si ha quasi la certezza di sviluppare amenorrea. Possiamo avere una forma transitoria limitata al periodo della chemio, ma in molti casi è definitiva in funzione della durata e del tipo di trattamento. Quella definitiva causa la menopausa precoce, con tutte le conseguenze del caso, compresi i fenomeni di osteoporosi e di aumento di peso, o del rischio cv.
Negli uomini possiamo usare la crioconservazione del seme.

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Q

Secondo tumore da tossicità del chemioterapico

A

Le armi che usiamo per trattare tumori sono cancerogene a loro volta; in primis gli alchilanti, usati soprattutto per carcinomi e per i sarcomi pediatrici (che guariscono, ma si portano dietro mutazioni che possono causare seconde neoplasie, che possono manifestarsi anche dopo anni dal trattamento alchilante).
Soprattutto alcuni tipi di leucemie per gli effetti dei farmaci alchilanti sulle cellule emopoietiche.