Tumore Mammella Flashcards
Fattori di rischio per tumore della mammella
- avere più di 50 anni
- famigliarità per carcinoma della mammella e/o ovaio (fattore di rischio indipendente da BRCA)
- precedente neoplasia mammaria
- aumentata esposizione agli estrogeni: a)menarca precoce b)menopausa tardiva c) terapia sostitutiva/contraccettivi orali. Queste tre opzioni sono un argomento controverso in quanto ci sono studi che indicherebbero che questi tre fattori sarebbero associati ad un lieve ma significativo incremento di rischio. L’unico problema è che l’incidenza dei tumori della mammella in pazienti che hanno queste caratteristiche comprendono anche i tumori tripli negativi (non esprimono né recettori ormonali né HER2). Allora ipotizzare che l’aumentata esposizione agli estrogeni sia un fattore promuovente per lo sviluppo di tumore alla mammella che non esprime i recettori ormonali probabilmente è un po’ discutibile.
- Nulliparità: rientra sempre nello stesso discorso di aumento dell’esposizione ai picchi estrogenici come anche la 1° gravidanza sopra i 30 anni
- Dieta e stili di vita: questo è di nuovo un argomento controverso. Vi è associazione fra obesità e sviluppo di diversi tipi di tumore ma in particolare il tumore della mammella. Si ipotizza che il tutto rientri nell’ambito della sindrome metabolica, in particolare perché pazienti con questa sindrome diventano prima o poi diabetici di tipo 2 e quindi iperinsulinemici e per questo il tumore è stimolato a crescere perché si crea un ambiente favorevole con molti fattori di crescita. Anche l’alcool sembra essere un fattore importante.
- Esposizione a radiazioni prima dei 40 anni: anche dopo in realtà ma è più frequente se essa è avvenuta prima perché c’è più tempo perché si sviluppi il tumore.
- Precedente lesione patologica benigna o precancerosi:
–Neoplasia in situ: sono i carcinomi duttali e lobulari in situ, che si chiamano carcinomi ma sono fondamentalmente delle lesioni preneoplastiche, vanno monitorate ma non hanno la tendenza a
invadere i tessuti circostanti
–Iperplasia atipica
Geni implicati nell’ereditarietà del carcinoma mammario
Il 5-7% dei carcinomi mammari sono ereditari e associati alla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, responsabili del 75% dei tumori della mammella ereditari. Le probabilità sono un po’ più alte per BRCA1, intorno a 70-75% nell’arco della vita mentre per BRCA2 siamo intorno al 50%. Sono proteine che partecipano alla risposta ripartiva al danno del DNA cellulare. L’inattivazione di questi geni a causa di mutazioni predispone all’insorgenza di neoplasie mammarie, maschili e femminili, ed ovariche (oltre che, seppur in misura molto minore, del pancreas, del colon e di altri organi, compresa la prostata). BRCA-1/2 sono autosomici dominanti.
Le portatrici di una mutazione dei geni BRCA-1 o 2 sviluppano nel corso della vita un carcinoma mammario nel 50-80% dei casi ed una neoplasia ovarica nel 20-40% dei casi (BRCA-1) o nel 10-20% dei casi (BRCA-2).
I carcinomi familiari tendono a manifestarsi ad una età più giovanile rispetto ai casi sporadici.
Tumore della mammella: sopravvivenza pz con tumore metastatico trattato con chemioterapia
Alcuni possono sopravvivere per decenni e altri avere una prognosi molto più infausta:
sopravvivenza media compresa fra 24 e 36 mesi.
Tumore della mammella. Test genetico e cosa fare in caso di positività di quest’ultimo
Il test genetico viene eseguito solo in presenza di una probabilità mutazionale uguale o superiore al 10%.
In caso di positività:
- Follow-up intensivo
- Chemioprofilassi con tamoxifene
- Mastectomia profilattica
- Salpingo-ooforectomia profilattica (se mutazione BRCA1 da proporre entro i 35 anni)
Metodi diagnostici per tumore della mammella
- Autopalpazione: di solito viene scoperto casualmente dalla paziente
- Screening: ad esempio nelle mammografie
- Neoplasia localmente avanzata: questo accade sempre di meno ma non così raramente, la malattia si presenta in uno stadio già talmente avanzato che la malattia si nota abbastanza facilmente.
Screening attraverso mammografia. Quando farlo? Apporta benefici?
Escono molti studi e metanalisi che indicano che la mammografia dopo i 50 anni riduce il rischio di morte per tumore alla mammella. Però se noi andiamo a guardare la mortalità globale della pazienti sottoposte e non sottoposte allo screening questa non si riduce. Quando noi facciamo uno screening in oncologia dobbiamo ottenere non la riduzione relata alla patologia ma la mortalità globale. Quindi fare la mammografia fra i 50 e i 69 anni riduce il rischio di tumore alla mammella, ma è controverso il fatto che riduca la mortalità globale.
Conclusione: la mammografia viene raccomandata in ambito piemontese e secondo le linee guida mondiali fra i 50 e i 69 anni ogni 2 anni in pazienti senza fattori di rischio.
Dopo la mammografia, cosa fare?
Tecniche bioptiche per masse mammarie palpabili o visibili mammograficamente:
- Biopsia excisionale: dimensioni del tumore e esame istologico. Se molto piccola si può asportare direttamente la lesione con duplice fine diagnostico e terapeutico.
- Core biopsy: diagnosi istologica. Si tende a recuperare un frustolino di tumore.
- Citologia per agoaspirazione: diagnosi citologica. Si tende a non fare assolutamente più l’agoaspirato perché non ci dice nulla sulla struttura del tumore ed è molto difficile ottenere informazioni sull’assetto recettoriale ormonale. Questo a meno che non ci si trovi in casi particolari o in centri con poca esperienza.
Anatomia patologica tumore della mammella
- Carcinoma in situ non invasivo:
–Duttale (DCIS)
–Lobulare (LCIS)
L’uno o l’altro ovviamente a seconda di dove nasce la cellula tumorale. - Carcinoma infiltrante:
- -Duttale (rappresenta la stragrande maggioranza dei carcinomi della mammella, 80%)
- -Lobulare (è il secondo più frequente, 10%)
- -Midollare (5%, prognosi buona)
- -Mucinoso, tubulare (prognosi buona)
- Neoplasie non comuni:
- -Linfomi o sarcomi (sono tumori non di origine epiteliale, molto rari)
- Carcinoma infiammatorio (mastite infiammatoria): è un’entità nosologica molto ben definita nella quale il tumore sottostante, ad esempio un carcinoma duttale o lobulare, va a infiltrare i vasi linfatici mammari e crea una congestione a livello dei vasi cutanei con la formazione di cute a buccia d’arancia, cute inspessita e di aspetto imbibito di liquido.
- Malattia di Paget
Segni e sintomi del tumore della mammella
- massa o dolore ascellare, il tumore si diffonde per via linfatica ai linfonodi ascellari
- massa palpabile
- inspessimento della cute (e.g. carcinoma infiammatorio)
- dolore
- secrezione del capezzolo che può contenere cellule neoplastiche
- capezzolo retratto se ad esempio il tumore si trova dietro al capezzolo
- edema o eritema della cute nell’ottica di un quadro infiammatorio
Se invece il tumore è già in stadio metastatico i sintomi possono essere di vario genere.
Circa il 55% dei tumori insorge nel quadrante supero esterno che comprende anche il prolungamento ascellare
Stadiazione tumore mammario
A) stadiazione clinica (esame clinico, mammografia, ecotomografia, esami radiologici, esami medico nucleari). Distinta da una c minuscola davanti alle categorie T, N, M
B) stadiazione patologica, fornita dall’anatomo patologo dopo l’intervento chirurgico. Distinta da una p minuscola davanti al TNM
Esami strumentali per stadiazione k mammario
RX torace Ecografia epatica Scintigrafia ossea TC torace e addome PET nei casi ad alto rischio
Marcatori tumorali per k mammario
Sono CEA e CA15.3. Hanno una sensibilità bassa,
minore del 20% in stadio I-II,
30% in stadio III e
80% in stadio IV.
Non hanno una valenza né diagnostica né stadiativa, più o meno come in tutte le patologie. Quindi se si trova un tumore della mammella con TC negativa per questa lesione e il marcatore CA15.3 è 39, con un valore normale sotto 31, la paziente non è da considerarsi metastatica. E la conseguenza ulteriore è che i marcatori in fase diagnostica non andrebbero assolutamente effettuati.
Trattamento del k mammario
Se la diagnosi non ha evidenziato metastasi evidenti si propende per la chirurgia.
- mastectomia radicale secondo Halsted, lui praticava un intervento molto invasivo senza distinzione della tipologia di tumore: mastectomia bilaterale asportando i m. grande e piccolo pettorale e linfadenectomia completa di terzo livello
- mastectomia radicale modificata secondo Patey: risparmio del m. Grande pettorale
- mastectomia semplice: si asporta solo la mammella con la cute soprastante e la fascia sottomuscolare
- mastectomia sottocutanea: si asporta solo la ghiandola mammaria
- ch. conservativa: quadrantectomia + linfadenectomia ascellare + radioterapia = QuART
- tecnica del linfonodo sentinella: messa a punto in contemporanea da Veronesi e Ber du Fisher che dice che mettendo un mezzo di contrasto radioattivo o colorimetrico nelle vie linfatiche, se il primo linfonodo della via linfonodale è negativo è molto improbabile che i linfonodi a valle di esso possano essere positivi. Predittivo della positività ascellare in più del 97% dei casi. Se negativo non si procede alla dissezione ascellare.
Dal punto di vista estetico c’è una grande differenza a seconda delle diverse terapie chirurgiche, quella secondo Halsted espone addirittura il piano costale, quella secondo Patey è già migliore e la quadrantectomia ha un esito estetico ancora più accettabile.
TNM per tumore della mammella
T1: dimensione del tumore minore di 2 cm
T2: da 2 a 5 cm
T3: maggiore di 5 cm
T4: tumore esteso alla pelle e/o alla parete toracica
N1: metastasi ipsilaterali ai linfonodi ascellari mobili
N2: metastasi ipsilaterali ai linfonodi ascellari fissi o della mammaria interna
N3: metastasi ai linfonodi sopraclavicolari / infraclavicolari o ai linfonodi ascellari e della mammaria interna
M1: metastasi a distanza
Stadio alla diagnosi di k mammella
Si presenta in forma localmente avanzata nel 90% delle volte: 63,6% in stadio locale
29,8% in stadio regionale
5,5% a distanza
Quindi solo una piccolissima percentuale si trova in forma metastatica a differenza di altri tumori come quello del pancreas o il microcitoma polmonare.