Carcinoma Gastrico Flashcards

1
Q

Lesioni precancerose k gastrico

A
  • gastrite cronica di tipo A o autoimmune, con insorgenza prevalentemente nel fondo gastrico, si associa all’anemia perniciosa.
  • gastrite cronica di tipo B o antrale, che può evolvere verso un carcinoma invasivo attraverso degli stadi intermedi.
  • la gastroresezione è un’ulteriore lesione precancerosa riscontrabile nell’anamnesi del paziente: si possono riscontrare dei casi di carcinoma nel moncone gastrico in pazienti che hanno fatto prima dei 40 anni una gastrectomia per malattia peptica. La trasformazione neoplastica del moncone gastrico è facilitata dal reflusso del contenuto duodenale, in particolare da parte dei sali biliari e dei succhi pancreatici. Quindi la resezione gastrica è da considerare come un fattore di rischio, ma è in diminuzione grazie all’avvento della moderna terapia per la malattia peptica.
  • in misura minore rispetto ai carcinomi del colon e del retto, può esserci una malattia poliposa che in alcuni casi può evolvere verso la trasformazione neoplastica, ma questo è un fenomeno molto più raro rispetto all’analoga situazione che porta al tumore del colon.
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2
Q

Classificazione macroscopica k gastrico

A
  • un carcinoma gastrico di aspetto polipoide in cui il tumore si presenta come una vegetazione (polipoide o vegetante)
  • una forma ulcerata
  • forme miste (ulcerato-infiltrante)
  • forma tipica di diffusione rappresentata da un’infiltrazione della parete gastrica, che va a coinvolgere l’intero viscere costituendo la cosiddetta “linite plastica”, cioè un carcinoma che è diffusamente infiltrante nella parete dello stomaco.
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3
Q

Sede di insorgenza k gastrico

A

La sede di insorgenza può essere individuato a livello del cardias oppure verso il fondo dello stomaco; in base ai diversi casi cambiano le indicazioni chirurgiche.

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4
Q

Classificazione di Lauren per k gastrico

A
  • carcinoma di tipo intestinale (50-60% dei casi, comprende le viarianti tubulare e papillare)
  • carcinoma di tipo diffuso (20-30% dei casi, varianti mucinosa e a cellule ad anello con castone)
    Questa classificazione è molto importante per l’indicazione terapeutica e per la diffusione della malattia. La forma diffusa ha una tendenza alla diffusione microscopica in senso prossimale, quindi
    il margine della resezione chirurgica deve tener conto di questo andamento prossimale della diffusione, lasciando una ampio margine di resezione per non rischiare di eseguire una gastrectomia con il margine positivo.
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5
Q

Fattori di rischio k gastrico

A
  • In primis dobbiamo annoverare cause nutrizionali, come l’assunzione di cibi conservati, una dieta ricca di grassi, povera di fibre e soprattutto povera di vitamine A e C sono fortemente associate a questo tipo di neoplasia.
    La significativa riduzione dell’incidenza della mortalità di questa neoplasia, dagli anni ‘50 in avanti, è strettamente correlata all’utilizzo da parte dell’industria alimentare della surgelazione come metodo di conservazione, riducendo quindi l’uso di salatura e affumicatura delle carni. Grazie all’introduzione dei frigoriferi nelle case occidentali, si sono potute accantonare queste tecniche che erano responsabili di una maggiore ingestione di composti cancerogeni. Nelle zone in cui la diffusione del frigorifero rimane ancora bassa troviamo un’incidenza più importante di questa malattia
  • abitudini di vita, come il fumo e in parte anche il consumo di alcolici
  • l’esposizione professionale ad alcune sostanze (miniere di carbone, raffinerie, industrie della gomma)
  • infezioni come ad esempio quella da Helicobacter pylori, di cui adesso è nota la correlazione tra questo agente patogeno e le neoplasie di tipo non-cardiale
  • note da tempo alcune caratteristiche genetiche (familiarità, etnia, gruppi sanguigni 0+ A+) tra cui FAP, sindrome di Lynch
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6
Q

Classificazione istologica secondo WHO (K gastrico)

A
  • adenocarcinoma (suddiviso in varianti papillare, tubulare, mucinosa e a cellule ad anello con castone) è la forma più comune
  • carcinoma adenosquamoso
  • carcinoma squamoso
  • carcinoma indifferenziato
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7
Q

Patogenesi molecolare k gastrico

A
  • gene dell’ APC, citato anche nel carcinoma del colon;
  • oncosoppressori, come p53
  • possono avere un ruolo importante anche altri geni come c-myc
  • alcune caderine che possono entrare in gioco nei sistemi di crosstalk cellulare e possono influire sul ruolo dell’adesione cellulare
  • l’iperespressione dell’EGFR( importante nella patogenesi del carcinoma colon-rettale, con delle conseguenti implicazioni in campo terapeutico) ma come vedremo, nel caso del carcinoma gastrico malgrado sia iperespresso nel 70-80% dei casi attualmente non c’è un’ opzione terapeutica fruibile
  • il gene cErbB2, che codifica la proteina Her2, è iperespresso nel 20-30% dei casi e contrariamente al caso di EGFR ha delle importanti ripercussioni terapeutiche in quanto è possibile usare un anticorpo monoclonale diretto contro questa proteina, che è stato recentemente introdotto nella terapia di questo tumore, in particolare nella forma
    metastatica.
    Le forme intestinali e diffuse sono effettivamente due entità distinte per quanto riguarda la loro patogenesi, in quanto la sequenza di eventi “gastrite cronica - metaplasia - displasia - carcinoma” è tipica delle forme intestinali, mentre l’alterazione delle E-caderine è più tipica delle forme diffuse e l’iperespressione di Her 2 è legata alle forme intestinali. L’unica eccezione è l’alterazione di p53, che è omogenea in entrambe le forme.
    Per quanto riguarda l’estensione dei geni della famiglia di EGFR, che comprende quindi anche Her2, si può vedere che a seconda della sede (giunzione esofago-gastrica vs corpo dello stomaco), può esserci una certa differenza nell’espressione dei recettori, così come a seconda della variante istologica (nell’istotipo intestinale Her2 si trova amplificato fino a circa il 30% dei casi, mentre si trova solo intorno al 5% nelle forme diffuse). La prognosi è negativa in presenza di espressione di questi geni, in entrambi i casi.
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8
Q

Diagnosi differenziale k gastrico

A
  • altre forme tumorali localizzate nello stomaco, in particolare tumori benigni come i polipi adenomatosi, leiomiomi e lipomi
  • i linfomi gastrici (la terapia è completamente diversa, quindi bisogna assolutamente determinare all’inizio la varietà istologica)
  • tumori neuroendocrini
  • alcuni tipi di sarcomi
  • i tumori stromali gastrointestinali (GIST)
    Questi tumori hanno una presentazione clinica che può essere confusa con quella dell’adenocarcinoma gastrico, ma è importante differenziarli perchè i trattamenti sono diversi
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9
Q

Diffusione k gastrico

A
  • via linfatica
  • per contiguità a strutture adiacenti (soprattutto pancreas, mesocolon trasverso e lobo sinistro del fegato)
  • via ematica, con la circolazione portale che è la prima ad essere coinvolta
  • via trans-celomatica (intraperitoneale), caratteristica tipica del carcinoma gastrico, con localizzazioni secondarie al peritoneo; in particolare citiamo il carcinoma di Krukenberg, che consiste nella presenza di metastasi ovariche in pazienti con un tumore gastrico, che
    per esfoliazione ha invaso il peritoneo e colonizzato le ovaie.
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10
Q

Classificazione TNM K gastrico

A

Lo spessore dell’invasione della parete gastrica da parte del tumore (T) viene distinto in T1a, se invade la lamina propria o la muscularis mucosae ed in T1b, se invade la sottomucosa; T2 indica l’invasione della muscularis propria e T3 l’invasione del tessuto connettivo sottosieroso, senza invasione delle strutture adiacenti o della sierosa (peritoneo viscerale); il tumore T4 penetra la sierosa (T4a) o invade le strutture adiacenti (T4b).
Parametro N
La classificazione N tiene conto della valutazione dei linfonodi regionali; prevede la loro rimozione e l’esame istologico di tutti i linfonodi asportati indicando il numero dei linfonodi infiltrati dal tumore. Un’adeguata dissezione linfonodale di queste stazioni loco-regionali è importante per assicurare l’appropriata classificazione del pN. Sebbene venga consigliata la rimozione di almeno 16 linfonodi, un pN0 viene assegnato sulla base del numero attuale di linfonodi valutati all’esame microscopico. I linfonodi regionali sono definiti dai linfonodi perigastrici che si localizzano lungo la piccola e grande curva.
Le aree di drenaggio linfatico regionale vengono così classificate:
a) stazioni linfonodali della grande curva dello stomaco: linfonodi della grande curva, grande omento, paracardiali sin, gastroepiploici, sottopilorici, pancreatico duodenali;
b) stazioni linfonodali dell’area pancreatica e splenica: linfonodi pancreaticolienali, peripancreatici, splenici;
c) stazioni linfonodali della piccola curva dello stomaco: piccola curva, piccolo omento, arteria gastrica di sinistra, cardioesofagei, arteria epatica comune, tripode celiaco, epatoduodenali.
Le aree di drenaggio linfatico a distanza vengono così classificate:
d) gruppo linfonodale a distanza: linfonodi retropancreatici, para-aortici, portali, retroperitoneali, mesenterici.
Il pN1 richiede la conferma microscopica di metastasi in 1 o 2 linfonodi perigastrici.
Il pN2 richiede la conferma microscopica di metastasi in 3-6 linfonodi loco-regionali.
Il pN3 richiede la presenza di almeno 7 linfonodi loco-regionali infiltrati. Questa categoria, nell’ultima revisione del TNM, è stata suddivisa in due sottocategorie: pN3a, se sono presenti da 7 a 15 linfonodi infiltrati e pN3b se sono infiltrati più di 15 linfonodi loco-regionali.
M può essere M0 o M1 in caso di metastasi
Stadio 0–> TisN0M0
Stadio IA–> T1N0M0
Stadio IB–> T2N0M0 o T1N1M0
Stadio IIA–> T3N0M0 o T2N1M0 o T1N2M0
Stadio IIB–> T4aN0M0 o T3N1M0 o T2N2M0 o T1N3M0
Stadio IIIA–> T4aN1M0 o T3N2M0 o T2N3M0
Stadio IIIB–> T4bN0-1M0 o T4aN2M0 o T3N3M0
Stadio IIIC–> T4aN3M0 o T4bN2-3M0
Stadio IV–> ogni T ogni N M1

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11
Q

Sede metastasi k gastrico

A

La maggioranza delle metastasi si trovano a livello epatico (fino al 54%), ma sono frequenti anche le metastasi peritoneali. Il polmone può essere sede di metastasi una volta che le cellule neoplastiche hanno passato il circolo portale e sono arrivate al grande circolo. Possono riscontrarsi metastasi nel pancreas, più raramente a livello del surrene. Importante anche la colonizzazione del sistema scheletrico, con metastasi ossee in almeno il 10% dei casi. Infine, c’è la colonizzazione del sistema nervoso centrale ma è una condizione più rara.

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12
Q

Prognosi k gastrico

A

((L’aspettativa di vita a 5 anni nello stadio I può raggiungere il 90%, negli stadi II e III la sopravvivenza scende intorno al 40-50%, infine nello stadio IV (forma metastatica) la sopravvivenza a 5 anni è solitamente inferiore al 10%))
Più specificamente (più importante)–> la % di sopravvivenza a 5 anni è del 64,1% per la forma localizzata, 28,8% per la forma regionale e 4,2% per quella metastatica

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13
Q

Early gastric cancer (EGC)

A

Esiste soltanto per questa patologia oncologica; troviamo una neoplasia già in atto, quindi non è una precancerosi ma è un carcinoma vero e proprio, che interessa la mucosa e la sottomucosa ma non infiltra la tonaca muscolare e quindi non interessa neppure i vasi. Questa neoplasia corrisponde nel sistema TNM agli stadi 0 e 1A, con una T in situ (TisN0M0)o T1, N0, M0. Sono riconosciuti come una forma distinta dal carcinoma gastrico e frequentemente sono riscontrati in modo occasionale; in Giappone, dove esiste un programma di screening data la frequenza di questa patologia, è spesso riscontrato con gastroscopie eseguite durante lo screening in soggetti asintomatici. Nel 55% dei casi si trova nell’antro o nella regione pilorica. La prognosi è decisamente favorevole (sopravvivenza a 5 anni 100% per i carcinomi intramucosi; 80% per quelli sottomucosi). La patologia prevede il trattamento per via endoscopica conservativo, dato che la malattia è limitata sia dal punto di vista dell’estensione (lesioni

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14
Q

Epidemiologia k gastrico

A

È la 5’ neoplasia maligna più frequente al mondo e 3’ causa di morte per neoplasia

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15
Q

Sede metastasi k gastrico

A
38-54% fegato 
17-24% peritoneo
13-21% omento
12-22% polmone
9% mesentere
7-29% pancreas
5-15% surrene
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16
Q

Presentazione macroscopica dell’EGC

A

Può essere come tutti gli altri tumori gastrici, cioè in forma polipoide, con piccole erosioni oppure irregolarità della mucosa, oppure ancora può avere l’aspetto di una classica ulcera con un’area depressa centrale.

17
Q

Clinica k gastrico

A

-sintomatologia dispeptica vaga
-disturbi intestinali
-perdita di peso, iporessia o anoressia
-epigastralgia
-nausea e/o vomito
Quando invece la malattia è in stadio avanzato possiamo avere segni visibili quali:
-massa palpabile in sede epigastrica
-adenopatie (caratteristica è l’adenopatia sovraclaveare sinistra)
-nodulazioni sottocutanee, percepite come masserelle che possono corrispondere a disseminazioni peritoneali della patologia
-epatomegalia, che può essere segno di invasione metastatica del fegato.

18
Q

Esami diagnostici k gastrico

A
  • esofagogastroduodenoscopia (EGDS),
  • ecoendoscopia, una delle metodiche più sensibili per valutare il grado di infiltrazione nella parete gastrica, anche se non viene utilizzata in tutti gli ospedali
  • biopsia, che è sempre l’elemento cruciale che consente una diagnosi istologica del tumore
  • TC del torace e dell’addome, utile a valutare le localizzazioni secondarie della patologia (serve quindi anche per la stadiazione)
  • PET con FDG, esame diagnostico poco affidabile poiché può dare molti falsi negativi (in particolare nelle forme mucinose) e ha bassa sensibilità; può essere comunque utile nella pianificazione dell’iter terapeutico, in particolare per una corretta definizione dello stadio in pazienti che sono candidati alla chirurgia
  • laparoscopia, strumento importante che rientra in molte linee guida, consigliato per la stadiazione e in grado di individuare le carcinosi peritoneali. È consigliata come metodica pre-operatoria nei pazienti che devono essere sottoposti a gastrectomia, in quanto evita un certo numero di gastrectomie che si rivelerebbero inutili in pazienti che hanno già una malattia metastatica.
19
Q

Esami per stadiazione k gastrico

A
  • T staging: l’ecografia è poco utile per evidenziare l’estensione della malattia (75%); la TC ha una discreta capacità di identificazione dell’infiltrazione della parete ma non ci dice lo stadio TNM (71,5%); la risonanza magnetica ha una buona capacità discriminatoria (83%)ma presenta svantaggi, perchè è di difficile interpretazione, può facilmente determinare degli artefatti. Mancano dei protocolli standard per cui non è un esame di routine.
  • N staging: la diffusione linfonodale è sufficientemente definita dalla TC di stadiazione, l’accuratezza è piuttosto elevata e la specificità si avvicina all’ 80%; anche in questo caso la risonanza magnetica può servire a discriminare alcuni casi dubbi in cui si vuole definire l’atteggiamento terapeutico proprio sulla base di un dubbio riguardo alla disseminazione della malattia.
  • M staging: per la stadiazione delle metastasi, la TC è la metodica più utilizzata, con un’accuratezza superiore all’ 80%; la risonanza magnetica invece è un esame lungo e laborioso per evidenziare le sedi di metastasi.
20
Q

Ecoendoscopia pro e contro (k gastrico)

A

Tra i vantaggi, poter fare un’ecografia diretta sul viscere gastrico elimina le interferenze (grasso,aria), può valutare con accuratezza la parete dell’organo e le stazioni linfonodali e in qualche caso permette di evidenziare dei piccoli versamenti ascitici che derivano da una metastatizzazione peritoneale; tra gli svantaggi abbiamo il fatto che sia operatore-dipendente, non riesce a vedere le localizzazioni a distanza, infine che è una metodica invasiva che richiede sedazione. L’accuratezza diagnostica dell’ecoendoscopia è molto elevata, tuttavia ci sono degli studi ancora piuttosto eterogenei e non è ancora raccomandata dalle linee guida.

21
Q

PET pro e contro (per k gastrico)

A

Non è certa la sua accuratezza diagnostica e ha una sensibilità minore rispetto alla TC; inoltre la sede e l’istologia del tumore possono condizionare questo test (nei carcinomi mucinosi e in quelli ad anello con castone la PET può essere negativa); invece le metastasi risultano solitamente positive alla PET, che può essere condizionata da tipi istologici e sottotipi biologici del tumore stesso. Per quanto riguarda la capacità di individuare interessamento linfonodale, la PET ha un’accuratezza maggiore negli stadi più avanzati, perchè la captazione del tracciante in sede prossimale alla massa neoplastica può essere mascherata dalla captazione del tumore primitivo stesso, quindi un tumore N1 è difficilmente identificabile con la PET. La specificità è molto alta, quindi se la PET rivela un segnale è da considerarsi un reperto positivo di colonizzazione da parte di cellule tumorali. La PET ha una maggiore sensibilità e specificità nell’individuare metastasi a distanza, però in alcune situazioni la sensibilità è piuttosto bassa, quindi soltanto il 30% dei casi di metastasi può essere riscontrato alla PET; eseguiamo quindi altri esami, come la laparoscopia esplorativa, che possono avere una sensibilità maggiore.

22
Q

Laparoscopia (k gastrico)

A

È in grado di evidenziare l’invasione locale e la metastasi al peritoneo.

23
Q

Trattamento chirurgico k gastrico

A

Possibilità di eseguire una gastrectomia parziale o totale; la scelta del tipo di gastroresezione dipende dalla sede della neoplasia, tenendo conto che il margine libero da neoplasia deve essere almeno a 4-6 cm in senso prossimale e 4 cm in senso distale, quindi tumori in sedi prossimali come quelli del cardias richiedono una gastrectomia totale per garantire l’assenza di contaminazione dei margini di resezione.
In caso di carcinomi più distali, ovvero antro e corpo dello stomaco, è ritenuta sicura una gastrectomia di 4/5 del viscere per avere la garanzia di margini di resezione negativi. Dal punto di vista fisiologico sarebbe preferibile una gastrectomia subtotale, che garantisce un migliore esito chirurgico, un sufficiente controllo nutrizionale e una migliore qualità di vita ma purtroppo non sempre è possibile risparmiare l’intero organo, più facile se il k è a livello pilorico.

24
Q

Linfadenectomia associata a gastrectomia (k gastrico)

A

La gastrectomia va sempre associata ad una linfadenectomia, la quale si distingue due livelli:
-primo livello (D1) con asportazione dei linfonodi della piccola e grande curva gastrica (nella slide indicati in rosso)
-secondo livello (D2), caratterizzata da asportazioni dei linfonodi dell’arteria gastrica sinistra, dell’epatica comune, dei linfonodi celiaci e splenici (nella slide indicati in verde)
Possiamo dire che un intervento ottimale è quello che prevede almeno una linfoadenectomia D1, ma è meglio se è eseguibile la linfoadenectomia D2.

25
Q

Chemioterapia palliativa per k gastrico

A

I farmaci che risultano attivi nel carcinoma gastrico sono:
le fluorotimidine, come il 5-fluorouracile e la capecitabina, l’epirubicina,
alcuni platinoidi come cisplatino e oxaliplatino,
alcune camptotecine come l’irinotecan,
tra i taxani abbiamo il docetaxel come farmaco attivo,
infine la mitomicina C (che anche se risulta attivo, è un po’ meno utilizzato).
Gli schemi sono combinazioni di più farmaci:
-solitamente in un paziente giovane con un buon performance status si predilige un’associazione di farmaci citati con gli acronimi ECF/ECX (epirubicina + cisplatino + fluorouracile/capecitabina) ,
-oppure EOF/EOX (epirubicina + oxaliplatino + fluorouracile /capecitabina),
-uno schema più aggressivo e responsabile di numerosi effetti collaterali è lo schema DCF (docetaxel + cisplatino + fluorouracile), in cui l’epirubicina è sostituita dal taxano. Induce un alto tasso di risposta ed è in grado di incidere sulla sopravvivenza, quindi viene riservato a pazienti particolarmente giovani che siano in grado di sopportare gli effetti collaterali,
-l’associazione FOLFOX/XELOX causa meno effetti collaterali (oxaliplatino + leucovorin + fluorouracile/capecitabina),
-l’ultimo schema è FOLFIRI e anche questo presenta pochi effetti collaterali (irinotecan + leucovorin + fluorouracile).

26
Q

Confronto tra i due schemi DCF vs ECF per k gastrico

A

Emerge che entrambe le alternative inducono risposta in una percentuale compresa tra il 20 e il 30% dei casi, lo schema DCF è quello che ha il tasso di risposta maggiore (37% dei casi); l’impatto sulla sopravvivenza è ancora piuttosto modesto, dato che l’aspettativa di vita è ancora minore di 12 mesi, con alcuni casi in cui abbiamo solo 9 mesi. L’80% dei pazienti trattati con lo schema DCF presenta una tossicità di grado elevato (G3-4), quindi non è uno schema consigliato in tutti i casi.

27
Q

Confronto tra gli schemi ECF/ECX vs EOF/EOX per k gastrico

A

Abbiamo un tasso di risposta compreso tra il 41 (ECF) e il 48 % (EOX) dei casi; la sopravvivenza è risultata migliore nello schema EOX invece che in quello ECF, anche se in alcuni casi i dati non erano significativi perchè parliamo di sopravvivenza media di 11 e 10 mesi, rispettivamente. I regimi con l’oxaliplatino sono meglio tollerati rispetto a quelli contenenti cisplatino, mentre per quanto riguarda la scelta tra fluorouracile e capecitabina bisogna considerare se il paziente è il grado di assumere una terapia orale piuttosto corposa (8-10 pastiglie al giorno e non sono di piccole dimensioni); se il paziente presenta delle problematiche di tipo nutrizionali, potrebbe aver necessità di terapie di supporto nutrizionale quindi in questi casi non è consigliata una terapia orale.

28
Q

Farmaci a bersaglio molecolare per k gastrico

A

Bevacizumab e cetuximab non hanno evidenziato aumento della sopravvivenza in fase III mentre uno studio di fase III ha dimostrato che il -trastuzumab-, anticorpo monoclonale contro HER2, associato a cisplatino e 5fluorouracile porta ad un aumento di risposte e della sopravvivenza mediana (13,5 vs 11,1 mesi). L’ incremento è modesto, ma è importante lo stesso perchè il trastuzumab è l’unico tra i tre farmaci monoclonali analizzati che ha superato i 12 mesi di sopravvivenza nell’ambito di un carcinoma gastrico metastatico. Inoltre ulteriori studi effettuati su pazienti con alcune caratteristiche biologiche particolari, analizzate con immunoistochimica e la FISH che dimostrano l’amplificazione del gene che codifica per Her2, questi pazienti trattati con trastuzumab hanno raggiunto una mediana di 16 mesi di sopravvivenza. La percentuale di pazienti con queste caratteristiche biologiche però è minore del 30%.

29
Q

Chemioterapia neoadiuvante per k gastrico

A

Ci siamo chiesti se fare la chemioterapia prima possa essere un approccio migliorativo, visto che abbiamo degli schemi in cui si ottiene fino al 30% di riduzione della lesione. Si sottopone quindi il paziente con un carcinoma resecabile alla chemioterapia per 2-3 mesi, poi bisogna rieffettuare la stadiazione e infine sottoporlo alla chirurgia. Si è visto che circa il 50% dei paziente giudicati non operabili lo diventava post chemio. Permette inoltre di trattare la malattia micrometastatica. La chemioterapia pre-operatoria ha un risultato prevalentemente superiore alla sola chirurgia, con riduzione del rischio di morte del 25% a 5 anni. Diciamo quindi che la chemioterapia neoadiuvante è caldamente raccomandata, soprattutto in quei tumori di grandi dimensioni che hanno potenziali localizzazioni al sistema linfonodale. Non è ovviamente applicabile per la malattia metastatica.

30
Q

Chemioterapia adiuvante k gastrico

A

Gli studi di chemioterapia adiuvante non hanno dato risultati significativi. La possibilità di recidiva esiste ma non siamo in grado di assegnare alla chemioterapia adiuvante un ruolo così vantaggioso. Recenti metanalisi ci indicano che la chemioterapia adiuvante può avere un vantaggio (piuttosto modesto) solo in pazienti con linfonodi positivi alla stadiazione. Vi sono inoltre alcune discrepanze nei risultati di questi studi clinici: sembra in particolare che nella popolazione asiatica lo schema di associazione di capecitabina + oxaliplatino abbia migliorato la sopravvivenza rispetto a pazienti trattati con la sola chirurgia. Il ruolo della terapia adiuvante nella terapia del carcinoma gastrico viene perciò confinata agli stadi II e III ad alto rischio, con un T≥T3 e N≥N1 (come l’istotipo diffuso, a cellula ad anello con castone) e lo standard di terapia attuale è ancora il fluorouracile in monoterapia. Non ha ottenuto dei grandi risultati negli studi clinici, in quanto questa viene mal tollerata dalla maggioranza dei pazienti a causa di problemi nutrizionali, perdita di peso e difficoltà a recuperare le condizioni ottimali. La Chemioradioterapia adiuvante può essere indicata nei pazienti che non abbiano ricevuto alcun trattamento neoadiuvante, con elevato rischio di recidiva locale (pT3 o pT4) in caso di intervento resettivo senza adeguata linfoadenectomia (

31
Q

Radioterapia per k gastrico

A

La chemioradioterapia è indicata per i pazienti che non abbiano ricevuto una terapia neoadiuvante, in particolare se sono ad alto rischio di recidiva locale (quindi nei T3 e T4) e soprattutto se l’intervento chirurgico non è stato eseguito in maniera ottimale, cioè senza linfadenectomia D1.

32
Q

Confronto tra gli schemi ECX vs FOLFIRI per k gastrico

A

FOLFIRI è superiore in termini di time to failure (5.1 vs 4.2 mesi)
Nessuna differenza significativa per quanto riguarda la OS (sopravvivenza globale) e la PFS (sopravvivenza libera da progressione). Minor tossicità di FOLFIRI (69% vs 84%).
FOLFIRI risulta adatto per un trattamento di prima linea

33
Q

Prognosi k gastrico

A

I pazienti con metastasi linfonodali (N+) nel 70-80% dei casi sviluppano una ripresa della malattia. Alcune metanalisi sembrano indicare un vantaggio a favore della chemioterapia adiuvante. Vantaggio statisticamente significativo per pz trattati con CT adiuvante con schemi a base di 5-FU in termini di OS e DFS (tempo libero da malattia)–> Incremento dell’OS a 5 anni del 6% (da 49.6% a 55.3%).