manuale: 2) l'edizione del testo: Flashcards

1
Q

‘ecdotica’:

A

l’ecdotica è la filologia applicata ai testi (dal latino ‘edere’ = pubblicare, mandare fuori).
Consiste quindi nello studio e nell’applicazione delle procedure che portano all’edizione del testo.

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2
Q

l’edizione critica:

A

l’edizione critica è un’edizione condotta con criteri filologici; il filologo quindi esamina i testimoni, e sulla base di essi allestisce ex novo il testo, dotandolo di specifici e appositi strumenti che chiariscono le coordinate del suo lavoro.

In un’edizione che non obbedisce a intenti e a criteri filologici, invece, il testo viene generalmente ricavato da edizioni precedenti (o, se inedito, da un solo testimone spesso scelto pressochè a caso).

Questo perchè magari questo si concentra su altri aspetti (l’interpretazione, lo studio storico-critico, il commento) che in un’edizione filologicamente condotta non sono indispensabili e possono anche mancare.

La distinzione però non è troppo rigida.

L’edizione critica è l’edizione che stabilisce il testo di un’opera sulla base della ricognizione e dell’interpretazione delle sue fonti.

Ciò si traduce, se l’opera non è inedita, nel rifiuto della ‘vulgata’, ossia del testo comunemente adottato e circolante (il ‘textus receptus’) e nell’allestimento di un testo nuovo perchè per la prima volta costruito criticamente (cioè su basi filologiche) o perchè edificato su presupposti e con procedimento ecdotici diversi da quelli sui quali sono fondate le edizioni precedenti.

Nessua edizione può dirsi critica se non soddisfa questi due requisiti.

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3
Q

edizione diplomatica, diplomatico-interpretativa e interpretativa:

A

Pubblicare è interpretare, e per fare ciò sono necessarie una serie di operazioni di trasuferimento (dai codici delle fonti a quelli dell’edizione).

A seconda del grado crescente di invasività di queste operazioni, l’edizione si definisce diplomatica, diplomativo-interpretativa o interpretativa.

  • diplomatica = prevede la riproduzione fedele dell’assetto testuale presentato dal manoscritto. Nei testi in prosa si aggiungerà la segnalazione degli ‘a capo’ del codice con barre verticali; nei componimenti poetici si rispetterà l’impaginazione del manoscritto anche dove i verso sono scritti a mo’ di prosa o siano due per rigo (ex. il Vat. Lat. 3195).
    In ambito letterario si adotta per manoscritti di grande rilievo storico-filologico.
  • diplomatico-interpretativa: edizione a cui si ricorre più spesso; edizioni in cui si introducono con varie modalità soluzioni grafiche per facilitare la lettura (ex. lo scioglimento di abbreviazioni, i segni diacritici, la separazione delle parole, la distinzione fra u e v…).
    Viene usata in situazioni in cui le esigenze della documentazione prevalgono su quella di favorire la piena legibbilità del testo e dell’edizione stessa.
  • interpretativa: è invece l’edizione che opera una più completa riduzione del testo agli usi editoriali e linguistici moderni, introducento la punteggiatura e i segni diacritici e regolarizzando l’alternanza di maiuscole e minuscole (e a volte la modernizzazione della grafia).
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4
Q

la ‘nota al testo’:

A

è il cuore dell’edizione critica (insieme all’apparato critico); essa comprende:
* lo stato della tradizione
* la metodologia seguita
* gli interventi eseguiti sulla lezione del testo
* i criteri adottati
(SMIC)
Ma la struttura può variare.

E’ necessaria perchè l’edizione critica è più un libro di studio che di lettura. Nelle edizioni critiche di testi a tradizione pluritestimoniale, la mole delle parti di contorno spesso è cospicua e non di rado oltrepassa quella del testo.

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5
Q

l’apparato critico:

A

Al suo interno troviamo le lezioni dei testimoni che il filologo ha ritenuto opportuo non promuovere a testo (ex. gli errori corretti e le varianti scartate).

Nell’apparato tutte le annotazioni e commenti del curatore si stampano di solito in corsivo, devono essere sobri ed essenziali e si ricorre ad abbreviazioni convenzionali (ex. ‘om’ per ‘omittit/omette’.)

Si fa eccezione in genere per gli autori contemporanei, dove gli apparati trovano posto quasi sempre in fondo al volume.

L’apparato critico di un contemporaneo ospita anche una grande quantità di altri manteriali e documenti, come interviste, articoli di giornale, appunti…

Inoltre, nei testi del ‘900 si preferisce lasciare nuda e pulita la pagina del testo, come per consentirne una lettura immediata, senza gravarla con apparato e commento.

Se la tradizione di un testo contempla sia autografi sia apografi, o se in una tradizione interamente non autografa si riscontra la presenza di varianti attribuibili all’autore, è consigliabile approntare un apparato in due fasce, la prima con le varianti d’autore (di solito in corsivo), la seconda con quelle di tradizione.

Alcune edizioni presentano poi un 2° apparato più discorsivo, in cui il filologo illustra le linee guida del proprio operato.

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6
Q

apparato positivo e negativo:

A
  • positivo = se indica la fonte (cioè i testimoni) delle lezioni messe a testo
  • negativo = se non le esplicita

l’apparato positivo agevola l’attribuzione delle lezioni a testo, ma rischia di creare un sovraccarico di sigle; l’apparato negativo fa risparmiare spazio.
Per questo spesso si ricorre a un apparato ‘misto’.

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7
Q

la dialettica fra testo e apparato:

A

Bisogna abituarsi a non considerare l’apparato come qualcosa di diverso dal testo, ma come parte integrante di esso, o meglio ancora, come testo esso stesso, perchè quella che chiamiamo ‘opera’ esiste solo nella molteplicità dei testimoni nei quali ha storicamente preso corpo.

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8
Q

utilità dell’edizione critica:

A

in un’edizione critica ben fatta, il combinato disposto di tutte le sue parti sottopone il testo a un vero e proprio ‘fuoco incrociato’ che consente di illuminarlo a fondo in tutti i suoi aspetti, senza lasciare zone d’ombra.

L’importanza di un’edizione critica va però oltre la costituzione del testo, pocihè essa fornisce dati di grande utilità non solo per il filologo, ma anche per lo storico, il linguistica o il critico.

L’edizione critica è poi il fondamento dell’edizione di lettura (infatti chi cura un’edizione di lettura ha il dovere di adottare il testo fornito dall’edizione critica).

Non è sconveniente che un’edizione di lettura si allontani talora dal testo dell’edizione critica, ciò, tuttavia, a due condizioni:
* che il curatore possieda sufficienti cognizioni filologiche e padroneggi la situazione testuale e la tradizione dell’opera
* che i ritocchi siano arbitrari e dettati dal puro gusto personale

Ad esempio, Anna Maria Chiavacci Leonardi ha optato in alcuni versi della Commedia per lezioni diverse da quelle promosse da Petrocchi desumendole da altre edizioni o da manoscritti diversi da quelli seguiti da Petrocchi.

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