Il medio eveo crististiano Flashcards

dal cattolicesimo almond laico

1
Q

La nascita del medioevo

A

Aicuramente con la morte di S. Agostino si chiude il pensiero classico e si apre il medioevo. Come date o period storico viene indicato il 476 d.c. quando le insigne imperiali vennero portate da roma a costantinopoli acnche se Enry Pirenne ritiene che il mondo classico si chiuda molto dopo quando la diffusione dell’islam ha sgretolato l’unitá nel mediterraneo. In questo period la ciesa acquista sempre piú potere sia sul piano istituzionale religioso che civile. Tra I grandi cha hanno dato lustro alla Chiesa Cattolica ricordiamo Gregorio Magno che ha dato alla Chiesa prestigio anche sul piano istituzionale, cosa che il papat manterrá per oltr un millennio. Nasce la Res Pubblica Cristianorum come universo di ideali condivisi .

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2
Q

L’alto medioeveo

A

questo fu un periodo di grande istabiliá politica dovuta alle invasioni barbariche che poi non sono state altro che migrazioni lette durate un millennio che hannooportato aduna grande instabilitá politica. In questo periodo vi un unrecupero della classicitá e del dirittoromano e come dirá poi Dante il diritto romano è alla base di qualsiasi civitá.

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3
Q

Giovanni di Salsbury

A

E’ stato tra gli autoriu che tra il 100 e il 1300 ha recuperate la dimensione e riglessione classica cosi facendoha anticipato quella che poi sará la rilessiojne moderna. Infatto proprio nel Polictaticus nel XII sec. che gGiovanni di Salsbyry recupera il tema classico del consenso e la teoria dell’ammisistrazione di Cicerone. Per cui per governare era necessiario il consensp del popolo ed era permessa la resistenza al tirano che in casi estremi poteva sfociare nel tirannicidio. Il tiranno era visto come quella parte di corpo che va in cancrena e deve necessariamente essere recisa. Inoltre Giovanny di Solbrury riteneva che l’amministrazione sel potere doveva essere data ai laici, non vedeeva una contrapposizione di poteri ma una mutual collaborazione tra questi , per cui agliecclesiastici spettavano semplicemente altri compiti. Inoltre riteneva chese I laici volevano essere dei bravi amministratori questi dovevano necessariamente formarsi.

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4
Q

Chi era Tommaso S’Aquino e quale era il suo pensiero politico?

A

Tommaso D’aquino nel XII sec riesce a sintetizzare al cultura greca con quella Cristiana, riesce a fondere le due realtá infatti si dice che riuscito a battezzare Aristotele. Per lui non vi contrasto tra fde e religione come non vi è cpontrasto tra relizione e filosofia. Per Tpmmano la politica è una scienza pratica ed ha funzione di passaggio ovvero la politica ha il compito di garantire il benerssere, ma non ha il potere di garantire la felicitá; quest’ultima è garantita unicamente nella realtá ultraterrena. L apolitical è limitata alla coscienza, difatti la persona e la sia coscienza vengono prima della politica e l’uomo èun animale sociale inquanto persegue I fini dei consociati. Le leggi servono a garantire l’ordine.

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5
Q

Le leggi e la dimensione giuridica per Tommaso

A

La dimensione giuridica fondamentale, perch le leggi sono le sole che possono garantire la realizazione del benessere e dell’ordine. Queste leggi possono essere Positive ( scaturite dalla ragione ai fini del conseguimento del benessere sociale e agiscono nell ambito del consenso), Leggi eterne non riconducibi all’uomo in quanto sono dettate da Dio Leggi divine fondate sulla rivelazione e leggi di natura, che assieme alla coscienza settano il limite alle leggi positive.

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6
Q

La visione Politica di Dante

A

Oltre ad essere un bravo poeta ha spiegato e trattaggiato i rapporti tra papato e impero e tra stato e Chiesa. Inoltre egli definisce I limiti del potere e ne tratteggia le caratteristiche strutturali, l’imperatore infatti viene eletto dal popolo e la sua elezione non avviene per appartenenza dinastica, il cui potere gli viene concesso di grandi elettori e puo essere destituito se non agisce nell’ambito della legalitá. L’impero viene visto come elemento di raccordo nel Sistema federale ( canti senti della divina commedia). Il compito dell’impero è quello di lasciare la massima autononia ai corpi piú bassi di garantire giustizia, libertá e osservanza del diritto, cosa fondamentale per quasiasi civiltá. Nel momento in cui all’individuo viene garantita la giustizia e la libertá questo puó occuparsi della sua realizzazione culturale e umana ed ha la possibilitá di occuparsi dei grandi temi delle sue grandi aspirazioni. Dante propone uno stato cultura che persegua virtú e conoscenza. Il governo dell’impero deve essere super partes e deve garantire le autonomie locali dal basso, per garantire una convivenza pacifica e civile. Per Dante la libertá è un presupposto irrinunciabile.

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7
Q

Il canto del cacciaguida

A

Dante incontra l’avo durante il suo viaggio nel Paradiso, attraversando il cielo di Marte, che ospita le anime dei combattenti per la fede[7]. La cronaca dell’incontro occupa ben tre canti (dal XV al XVII) della terza cantica della Divina Commedia. I tre canti sono anche importanti dal punto di vista politico perché ci forniscono numerose informazioni sul nobilissimo e potente casato degli Elisei Alighieri e sulla Firenze del XII secolo, ma lo sono ancor di più per la funzione morale che Cacciaguida riveste. Infatti, il crociato si fa portavoce[8] dello sdegno provato da Dante nei confronti della corruzione in cui è caduta Firenze, rievocando la purezza dei costumi antichi. Ancor di più, però, Cacciaguida è colui che svela a Dante le altre profezie post-eventum rivelategli nel corso del viaggio ultraterreno, chiarendogli il futuro esilio e infine spingendo il trisnipote a rivelare ciò che ha visto nei tre regni, sfidando così gli odi di coloro i quali sono congiunti dei dannati visti da Dante. Insomma, nell’episodio di Cacciaguida:
«E in quei canti si condensa quasi l’espressione più significativa del contenuto poetico e religioso del poema, con quella sua fusione di autobiografia e di contingente episodico, e di istanze e di aspettative universali…che si proietta verso l’avvenire»

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8
Q

I rapport complessitra stato e Chiesa e la cattivitá avignonese

A

Con l’espressione Cattività avignonese si indica il trasferimento del papato da Roma ad Avignone (città della Francia meridionale) dal 1309 al 1377. Il ritorno a Roma del papato non pose fine alla crisi della Chiesa, perché ad esso seguì il Grande Scisma o Scisma d’Occidente, che lacerò l’Europa fino al 1417.L’origine della Cattività avignonese risiede nello scontro tra papa Bonifacio VIII e il re di Francia Filippo IV il Bello.
Il re aveva decretato una tassazione straordinaria dei beni del clero, da sempre esentati dalle imposte. Il papa rispose minacciando il re di scomunica ed emanò la bolla Unam Sanctam, che ribadiva la supremazia dei pontefici: Bonifacio VIII attribuiva sia il potere temporale che quello spirituale alla Chiesa (dottrina delle due spade), precisando che solo per una concessione il papa permetteva a re e imperatori di esercitare il potere temporale; in caso di inosservanza la pena era la scomunica.
Filippo il Bello allora accusò Bonifacio VIII di essere salito sul soglio pontificio illegalmente: si mormorava che avesse costretto alle dimissioni il suo predecessore Celestino V, facendolo poi arrestare e uccidere. Inviò poi in Italia uno dei suoi consiglieri Guglielmo de Nogaret, che fece prigioniero il papa nella sua residenza ad Anagni (1303). Si racconta che durante questo episodio il papa fu addirittura schiaffeggiato e l’umiliazione per l’offesa subita (il cosiddetto Schiaffo di Anagni) fu tale che morì appena un mese dopo.Il successore di Bonifacio VIII, Benedetto XI morì dopo solo otto mesi di pontificato. Intanto Filippo il Bello minacciava di convocare un concilio del clero francese in cui proclamare l’autonomia della Chiesa francese da Roma.
La Chiesa allora decise di assumere un atteggiamento più conciliante nei confronti del re. I cardinali elessero così il francese Bertrando de Got col nome di Clemente V (1305-1314). Nel 1309 egli spostò la sede del papato nella città francese di Avignone, in Provenza, dando così inizio al periodo della cosiddetta Cattività avignonese (1309-1377).
Nel corso della Cattività avignonese i pontefici – sette papi tutti francesi – agirono sotto il diretto controllo della monarchia di Francia.

Lo Scisma d’Occidente o Grande Scisma, 1378-1417
Nel 1377 papa Gregorio XI riportò la sede papale a Roma. L’anno successivo morì e i cardinali romani elessero papa il napoletano Urbano VI. L’elezione fu però contestata dai cardinali francesi che gli contrapposero un altro papa, Clemente VII. I vari Stati europei scelsero tra l’uno e l’altro. Iniziò così lo Scisma d’Occidente o Grande Scisma, che lacerò la Chiesa.
Per uscire dallo scisma, la Chiesa fece ricorso al concilio. Dapprima il Concilio di Pisa del 1409, che non solo non risolse la questione, ma fece salire il numero dei papi a tre. Poi il Concilio di Costanza (1414-1418) che, dopo aver ottenuto le dimissioni del papa romano Gregorio XII (1326-1417), depose Giovanni XXIII e il papa avignonese Benedetto XIII, ed elesse l’unico pontefice nella figura di Martino V. I papi visti succubi e schiavi dell’autoritá francese, al cristianitá cercherá di farli tonare a roma. cosi l’anno santo venne celbrarto a roma con la visita alle tombe dei martiri. Il rapport tra papato e impero divenne molto duro tanto da far separare le mansioni.

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9
Q

Dante e Marsilio

A

Con Dante I rapport tra stato e Chiesa coesistevano mentr on marsilio si afferma la superioritá dell’impero

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10
Q

Marsilio da Padova

A

Marisilio da padova è stato un grande notaro, ha vissuto in un period storico dove vi era una grande lotta per la gestione del potere. Marsilio ritiene che il potere debba essere nelle mani dimun unica persona ovvero l’imperatore il quale oltre ha detenere tutto il potere datogli era il difensore della pace ovvvero il defensor pacis, il quale dovrá rispondere del suo operato agli elettori che potranno destituoirne il potere ove mai questo non agisca negli interessi collettivi. Il defenspr pacis ha nahce l’obbligo di far rispettare le leggi , che rappresentano la volontá e fini che cittadinnvogliono conseguire. I cittadini danno al monarca un fondamento democratico, il cui fondamento costituisce gli ordinamenti (quaoi pricipato, signoria commune e regnp medioevale). La legge peró deve essere munita di sanzione che costituisce il risarcimento alla trasgressione volontaria.La egge e l’esecutivo detengono il potere temporale. La Chiesa invece detiene unicamente il potere nell’ambito della coscienza, l’unico ad avere giurisdizione nell’ambito della cosienza è Cristo (marislio sará anticipatore di Lutero). Il compito dellla Chiesa è di coordinare la vita dei laici e dei cristiani, marsilio anzi ritiene che I laici dovrebbero partecipare attivamente al processo decisionale della Chiesa. Inoltre riconosce la scomunica come atto di porre fuori dalla comunitá coloro che non ristettano le regole, questa per avere valore deve essre posta da tutta la societá. Venne poi propostoil ritrno al cristianesimodelle origini dove il senso della comunitá era molto sentito.

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11
Q

Guiglemo D’okham

A

Okham che ports slle estreme conseguenxze il discoso di MArsilio titiene chela ragione da sola non raggiunge nessun datosignificativoin quanto element limitato e che la plenitudompotestatis papale sia priva di fondamento. anche perchè se cosi non fosse non si potrrebbe spiegare il senso e valore delle realtá precedent al vangelo. Pertanto l’autoritá religiosa deve ammettere che l’autoritá politica si base sulleleggi civiline decise dai cittadini per il bene commune e la politica ha il compito dintenere a accresceretali beni terreni. La politica dice Okham trovain se setssala raggion d’essere. Okham era francescanoo venne scomunicato e riusci a rientrare nella Chiesa quando nel 1350 inoccasione del giubileo fece un pellegrinaggio a roma. A differenza dei francescani che promuovevano la poverá in quanto I beni terreni portavaano all’allontanamento dalla Chiesa per Ockham vi è gradualitá nella povertá e che questa puo essere vissuta in maniera diversa dale persne. E’ in buona sostanza per Ockham il concetto di proprietá muta se i laici potevano disporre della piena proprietá, l’uomo di chiesa poteva unicamente usufuire del bene ma non avrebbe mai potuto averne la piena proprietá Ockham crede nell’autonomia della Chiesa ma non nella sua clericalizzazione inoltre ritiene che i laici debbano avere un ruolo sempre piá determinate per tanto propone un concilio generale un unicum che garantisca al pontefice il contributo continuo non solo degli cclesiastici am anche dei laici dagli unumi e donne, iquali devodare consigli e suggerimenti al fine del conseguimento degli obbietivi comuni. Il comito del concilio è quello dicontrollare l’attivitá politica dell’impero cosichè quest’ultimo possa gcontribure alla realizzazione delle aspirazioninterrene e ultraterrene.

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