Frege Flashcards
Quali sono i 3 punti fondamentali che Frege tiene a mente?
- Separare il psicologico (rappresentazione) dal logico
- Cercare il significato delle parole prese nel loro contesto
- Differenziare oggetto e concetto (idea di uguaglianza)
Cos’è il numero?
Qualcosa di oggettivo (identico per qualsasi persona), non è oggetto della psicologia perchè non è frutto di processi psichici.
é autonomo ossia non può essere usato come attributo o predicato.
è un oggetto ma non un oggetto spaziale
Che esempio viene utilizzato per dimostrare che il numero è qualcosa di oggettivo?
Il mare del Nord: quando affermo “il Mare del Nord ha un’estensione di 10000 miglia quadrate” non sto parlando di un concetto generato da un processo psichico ma di qualcosa di oggettivo, indipendente da noi
Altri esempi di qualcosa di oggettivo?
- L’asse terrestre e i baricentro del sistema solare: sono oggettivi ma non reali
- L’equatore: è ideale ma non immaginaria e dunque non è frutto di un processo psichico
Cosa è l’oggettivo?
Qualcosa di afferrabile dai concetti, che può essere giudicato che può essere comunicato.
Indipendenza dal sentire ma non dalla ragione
Che differenza c’è tra psicologia e aritmetica?
La psicologia studia le rappresentazioni dei nostri pensieri; l’aritmetica non studia le rappresentazioni (ad es. dei numeri) ma le cose stesse (i numeri stessi)
Frege introduce la distinzione tra Senso e Denotazione a partire da una riflessione sulla natura dell’uguaglianza.
Argomenta
- L’uguaglianza è una relazione tra oggetti, nomi o segni di oggetti?
- Cfr opera precedente: Idiografia dove ammette che l’uguagliana è una relazione tra oggetti
- Tra a = a e a = b vi è diverso valore conoscitivo
- Dunque relazione tra segni che denotano la stessa cosa
- Tuttavia relazione arbitraria
- Dunque non riguarda la relazione tra il segno e la cosa denotata a il segno e il nostro modo di designazione
- Se a = a e a = b si distinguessero solo per la forma, allora il valore conoscitivo sarebbe identico
- Ma si prenda l’esempio di tre rette a, b e c che congiungon i vertici di un triangolo con i punti mediani dei lati opposti: lo stesso punto può dunque essere preso da diverse angolazioni
- Sembra dunque che a un segno è collegata sia una denotazione (ciò per cui il segno sta) e un senso (un differente modo di essere, il modo in cui l’oggetto viene dato)
Che esempio viene dato per esprimere la nozione di Senso e Denotazione?
L’esempio de La stella del mattino e de La stella della sera: diverso senso ma uguale denotazione
Argomenta come vengono tollerate le nozioni di senso se la denotazione rimane uguale (es. Aristotele)
“Aristotele” è la designazione, e dunque il nome proprio, di diversi sensi: 1) il maestro di A.M o 2) l’allievo di Platone.
Questa oscillazione di senso è ammissibile se la designazione (Aristotele) rimane invariata.
Questo presuppone anche che la denotazione, ammesso vi sia, non verrà mai chiarita totalmente perchè non si potrà verificare subito se un determinato senso appartenga o meno alla denotazione
Che rapporti intercorrono tra sengno, Senso e Denotazione?
Ad un determinato segno (Aristotele) appartiene un singolo o plurimi sensi (il maestro di A.M o Il filosofo che nacque a Stagira) che corrispone una denotazione (Aristotele in persona).
- Ad un segno possono appartenere diversi sensi
- Ad un senso, nella maggior parte dei casi, appartiene una sola denotazione
- Ad una denotazione non appartiene solo un senso
Quando uso delle parole di cosa voglio parlare?
Dipende:
- Della denotazione oppure
- del senso o delle parole stesse pronunciate da un altro (nei discorsi indiretti) e dunque abbiamo segni di segni
Che differenza intercorre tra senso e rappresentazione?
- La nozione di senso è logica mentre quella di rappresentazione è psicologica
- La rappresentazione è soggettiva e a differenza del senso bisogna dire quando è sopraggiunta e a chi appartiene.
- la differenza consiste nel modo di attuare una connessione
- due persone possono avere lo stesso senso di un segno ma non la stessa rappresentazione
Rapporto tra senso, denotazione rappresentazione e Quale paragone utilizza per spiegare meglio?
La denotazione è l’oggetto per cui il segno sta
La rappresentazione è soggettiva e riguarda l’oggetto
Il senso non è soggettivo e non riguarda l’oggetto stesso.
analogia del cannocchiale: la luna è la denotazione, l’immagine retinica è la rappresentazione e l’immagine reale proiettata sulla lente dell’obbiettivo è il senso che è parziale perchè dipende dal punto d’osservazione ma oggettiva per più individui
Gli enunciati dichiarativi contengono un pensiero, è il loro senso o la loro denotazione?
- Si assuma che l’enunciato ha una denotazione.
- Se una parte dell’enunciato la sostituisco con un’altra che ha la stessa denotazione ma diverso senso, il pensiero cambia (es. “La stella del mattino è illuminata dal sole” ha un pensiero diverso da “La stella della sera è illuminata dal sole”) e in aggiunta se non si sa che “stella del mattino” e “stella della sera” denotano la stessa cosa, si potrebbe prendere il primo enunciato per vero e il secondo per falso.
- Dunque, il pensiero degli enunciati dichiarativi non corrisponde alla denotazione
Cosa avviene negli enunciati dichiarativi che contengono nomi propri con un senso ma non con una denotazione?
Qual è la conseguenza?
Es. “Ulisse approdò ad Itaca immerso in un sonno profondo” è un enunciato dichiarativo che ha un senso ma che sembra non avere una denotazione.
Ad essi non si può attribuire alcun valore di verità (V o F). Tuttavia oltre al pensiero (senso) derivante dall’enunciato ci preoccupiamo anche di una sua denotazione e nel momento in cui non la troviamo, perde di valore anche il senso.
A passare dal senso alla denotazione è la ricerca del valore di verità
Quando è da ricercare la denotazione di un enunciato?
Che riconoscimento comporta?
Quando ci si pone il problema del suo valore di verità
Comporta che la denotazione è il valore di verità degli enunciati (dunque la denotazione è il loro giudizio)
Come deve essere considerato un enunciato dichiarativo?
Come un nome proprio
Quando vi è conoscenza esprimendo un enunciato dichiarativo?
Quando si collega il senso (pensiero) con la sua denotazione (valore di verità)
Come si può definire il giudicare?
Il passaggio dal pensiero al suo valore di verità
Come si verifica che il valore di verità di un enunciato dichiarativo corrisponde effettivamente alla denotazione?
Se sostituendo una parte dell’enunciato che ha la stessa denotazione, il suo valore di verità non cambia
Cosa succede negli enunciati indiretti?
- La denotazione non è il loro valore di verità bensì il senso usuale (il pensiero) che Frege chiama denotazione indiretta
- Per far valere il principio di sostituibilità Frege bisogna sostituire la parte di un enunciato con un’altra che eh alo stesso senso (pensiero) e non la stessa denotazione (valore di verità)
- Es. “Copernico credeva che le orbite dei pianeti fossero circolari” ha valore di verità V.
Dunque se sostituissi “le orbite dei pianeti sono circolari” che h valore di verità F, con un enunciato che ha lo stesso valore di verità F (la luna è un palloncino) allora dovrei avere un enunciato diretto con lo stesso valore di verità ossia “Copernico credeva che la luna fosse un palloncino” ma ha valore di verità F perchè Copernico non lo credeva affatto. - Dunque devo sostituire la parte del primo enunciato non con una che ha lo stesso valore di verità ma con una che ha lo stesso senso (il pensiero) ossia “i pianeti descrivono traiettorie a forma di cerchio” e dunque “Copernico credeva che i pianeti descrivessero traiettorie a forma di cerchio” ha valore di verità V
Quali sono gli enunciati indiretti?
Quelli che iniziano con “dire”, “udire”, “ritenere”, “concludere”…
Quali altri contesti vi sono?
- Contesti opachi (“Napoleone, che riconobbe il pericolo per il suo fianco destro, guidò egli stesso la sua Guardia contro la posizione nemica)
- Pensieri incompleti (con il “chi”)
- Più enunciati che pensieri (Mario sta cercando Superman, Superman è Clark Kent dunque Mario sta cercando Clark Kent)
Qual è il problema di questo enunciato “Chi scopri l’orbita ellittica dei pianeti mori in miseria”?
È un enunciato subordinato che, se avesse come senso il pensiero, allora si potrebbe esprimere tale pensiero anche in un enunciato principale.
Ma “chi” non ha un senso indipendente e dunque il pensiero non si può esprimere.
Dunque anche per questo enunciato subordinato (cosi come quello indiretto) il senso non è il pensiero e la denotazione non è il suo valore di verità bensì è Keplero
È vero, però, che il pensiero c’è ossia “Vi fu un uomo che per primo riconobbe la forma ellittica dell’orbita dei pianeti” ma solo perche altrimenti “chi scopri per primo l’orbita dei pianeti” non denoterebbere nulla.
In questo enunciato, allora “chi scopri l’orbita dei pianeti” ha per senso un modo di identificare un determinato individuo (Keplero) e per denotazione quell’individuo (Keplero stesso).
Dunque il senso non è il pensiero ma il modo in cui, congiuntamente a “chi”, viene individuato l’oggetto
E per denotazione ha l’oggetto stesso
In questo particolare enunciato vi è un enunciato associato “Qualcuno scopri l’orbita dei pianeti” che però non fa parte del senso (ossia ha lo stesso pensiero) ma è la sua presupposizione per far si che “Chi scopri l’orbita dei pianeti mori in miseria” abbia come valore di verità V
Cosa si può dire, in termini generali, di un enunciato subordinato?
che ha come senso una parte di pensiero e dunque come denotazione non ha un valore di verità e dipende da:
- la denotazione di un enunciato è la denotazione indiretta ossia il senso usuale (il pensiero) oppure
- l’enunciato subordinato è incompleto (a causa ad es. di un “chi” che ha indicazione indeterminata) ed esprime un PENSIERO solo se combinato con l’enunciato principale
Vi sono però anche casi in cui l’enunciato subordinato ha un pensiero completo (es. Napoleone) e dunque può essere sostituito con un altro che ha lo stesso valore di verità
Cosa si può dire dell’enunciato “Napoleone, che riconobbe il pericolo per il suo fianco destro, guidò egli stesso la sua Guardia contro la posizione nemica”?
Esprime due pensieri:
1. Napoleon riconobbe il pericolo per il suo fianco dentro e
2. Napoleon guidò egli stesso la sua Guardia contro l posizione nemica
Se una delle due parti dell’enunciato è falsa, lo sarò anche l’altra
Ora, l’enunciato subordinato esprime un senso ossia un pensiero completo (quando viene completato con indicazione spazio e tempo) ed esprime anche una denotazione ossia il valore di verità.
Si può dunque sostituire l’enunciato con un altro che ha lo stesso valore di verità stando attendi che e il soggetto rimanga Napoleone
3. Esprime anche un altro pensiero: la causa del fatto che Napoleone madò la sua Guardia contro la posizione nemica è che riconobbe il pericolo.
Se napoleone avesse mandato lo stesso la guardia ancor prima di riconoscere il pericolo, allora l’enunciato continuerà ad avere un valore di verità V e il pensiero 3 non deve essere inteso come parte del senso dell’enunciato.
Tuttavia se l’enunciato principale lo sostituiamo con “Napoleon aveva già 45 anni” allora si cambia il pensiero 1 e il pensiero 3 se avere 45 anni non ha determinato il mandare la guardia contro la posizione nemica
Come spiega la differenza di valore conoscitivo tra un enunciato a = a e uno a = b?
Il valore conoscitivo è diverso perchè in entrambi gli enunciati il senso (il pensiero) e la denotazione (valore di verità) hanno la stessa importanza.
In a = b la denotazione sarà la stessa e dunque anche il valore di verità tra a = a e a = b sarà lo stesso.
Il senso di a e b però può essere diverso e dunque anche il pensiero tra a = a e a = b.
Conseguentemente anche i giudizi, ossia il progredire dal pensiero al valore di verità, saranno diversi