Capitolo 9 Flashcards

1
Q

Cosa sono le emozioni?

A

L’emozione è un sentimento, uno stato affettivo che si presenta quando una persona si trova nel corso di un evento, di un’interazione che riveste particolare importanza. Psicologi classificano in vari modi l’ampia gamma di emozioni, ma quasi tutte le classificazioni hanno come base di partenza una valenza positiva o negativa. Oggi si crede ancora che le emozioni abbiano un forte fondamento biologico che coinvolge lo sviluppo del sistema nervoso; tuttavia, l’espressione delle emozioni è regolata dalla cultura. La cultura di appartenenza influenza l’espressione delle emozioni attraverso le regole di espressione. In breve, l’evoluzione biologica ha dotato gli esseri umani della possibilità di essere emotivi, ma la cultura e le relazioni interpersonali determinano differenze nelle esperienze emozionali.

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2
Q

L’approccio funzionalista alle emozioni

A

Le emozioni sono funzionali per l’individuo, cioè gli consentono di adattarsi meglio al contesto. Implicazione dell’approccio funzionalista è che le emozioni sono fenomeni relazionali piuttosto che strettamente interni e intrapsichici. Una seconda implicazione è che le emozioni sono collegate in molti modi e gli obiettivi personali. La specifica natura della meta, tuttavia può influire nell’esperienza emotiva. Gli scopi dei bambini non sono uguali a quelli degli adulti e quindi non lo sono nemmeno le loro emozioni.

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3
Q

La competenza emotiva e le sue componenti

A

La competenza emotiva si riferisce all’abilità di affrontare in maniera funzionale le proprie emozioni e quelle degli altri nell’ambito della vita quotidiana, mantenendo o modificando in modo adeguato e socialmente appropriato gli scambi con l’ambiente. L’adeguatezza dell’intervento sulle emozioni proprie e altrui è prima di tutto determinata dalla cultura: a seconda del contesto culturale in cui ci si trova, una determinata manifestazione emotiva può essere adeguata o meno. La comprensione dell’emozione è immediata anche dal livello cognitivo raggiunto.
La competenza emotiva è multi sfaccettata e a base socio-relazionale: le abilità che definiscono la competenza emotiva sono necessarie agli scambi sociali che producono emozioni.
Le abilità sopradescritte riguardano fondamentalmente tre aspetti che Susan Denham nel 1998 ha descritto come le tre dimensioni della competenza emotiva:
1. L’espressione delle emozioni è l’abilità di comunicare gli stati emozionali attraverso il linguaggio verbale e non verbale. Le regole di espressione si riferiscono a quando, dove e come le emozioni dovrebbero essere espresse; non sono universali, ma dipendono dalle diverse culture. Sono le relazioni interpersonali all’interno della famiglia che permettono l’acquisizione di queste regole.
2. La comprensione delle emozioni è la capacità di dare significato a eventi emotivi propri e altrui. La comprensione emotiva è connessa anche alla capacità di riconoscere quali siano le cause principali che determinano il manifestarsi di un’emozione; queste possono essere sia esterni alla persona, sia interne.
3. La regolazione delle emozioni consiste nel controllare o attenuare efficacemente il proprio stato di attivazione o eccitamento e psico-fisiologico per adattarsi e raggiungere lo scopo. I processi di regolazione emotiva possono essere interni al soggetto, attraverso processi di autoregolazione, o esterne al soggetto per cui la regolazione è attribuita a un’altra persona.

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4
Q

Lo sviluppo emotivo nella prima infanzia

A

La competenza emotiva si riferisce all’abilità di affrontare in maniera funzionale le proprie emozioni e quelle degli altri nell’ambito della vita quotidiana, mantenendo o modificando in modo adeguato e socialmente appropriato gli scambi con l’ambiente. L’adeguatezza dell’intervento sulle emozioni proprie e altrui è prima di tutto determinata dalla cultura: a seconda del contesto culturale in cui ci si trova, una determinata manifestazione emotiva può essere adeguata o meno. La comprensione dell’emozione è immediata anche dal livello cognitivo raggiunto.
La competenza emotiva è multi sfaccettata e a base socio-relazionale: le abilità che definiscono la competenza emotiva sono necessarie agli scambi sociali che producono emozioni.
Le abilità sopradescritte riguardano fondamentalmente tre aspetti che Susan Denham nel 1998 ha descritto come le tre dimensioni della competenza emotiva:
1. L’espressione delle emozioni è l’abilità di comunicare gli stati emozionali attraverso il linguaggio verbale e non verbale. Le regole di espressione si riferiscono a quando, dove e come le emozioni dovrebbero essere espresse; non sono universali, ma dipendono dalle diverse culture. Sono le relazioni interpersonali all’interno della famiglia che permettono l’acquisizione di queste regole.
2. La comprensione delle emozioni è la capacità di dare significato a eventi emotivi propri e altrui. La comprensione emotiva è connessa anche alla capacità di riconoscere quali siano le cause principali che determinano il manifestarsi di un’emozione; queste possono essere sia esterni alla persona, sia interne.
3. La regolazione delle emozioni consiste nel controllare o attenuare efficacemente il proprio stato di attivazione o eccitamento e psico-fisiologico per adattarsi e raggiungere lo scopo. I processi di regolazione emotiva possono essere interni al soggetto, attraverso processi di autoregolazione, o esterne al soggetto per cui la regolazione è attribuita a un’altra persona.

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5
Q

Lo sviluppo emotivo nella seconda infanzia

A

I bambini piccoli sperimentano molte emozioni nel corso di una giornata. A volte provano anche dare un senso alle reazioni emotive degli altri e a controllare le proprie emozioni. Per sperimentare emozioni autoconsapevoli occorre che i bambini siano in grado di rivolgersi a se stessi e di avere consapevolezza di sé come esseri distinti dagli altri. L’auto-consapevolezza non compare fino a circa 18 mesi di vita.
Durante gli anni prescolari, emozioni come l’orgoglio e il senso di colpa diventano più comuni. Esse sono influenzate soprattutto dalle risposte dei genitori al comportamento dei bambini e dal modo con cui i genitori influenzano l’interiorizzazione delle norme sociali nei propri figli. Tra i cambiamenti più importanti nello sviluppo emotivo della seconda infanzia, insieme al lessico emotivo, vi è l’aumento della comprensione delle emozioni. Quando hanno 4 o 5 anni, i bambini mostrano un incremento nella capacità di riflettere sulle emozioni, iniziano a capire che uno stesso contesto può suscitare emozioni diverse a seconda delle persone che ci circondano. È dai 5 anni che la maggior parte dei bambini riesce a identificare accuratamente le emozioni prodotte dalle diverse circostanze e a descrivere le strategie utili per far fronte agli eventi di ogni giorno.
La regolazione delle emozioni gioca un ruolo chiave nell’abilità dei bambini di gestire le richieste e i conflitti che devono affrontare mentre interagiscono con gli altri. La capacità di regolazione emotiva si modifica e migliora a seconda della socializzazione emotiva favorita dai genitori che possono allenare alle emozioni oppure rifiutare l’emozione dei propri figli.

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6
Q

Lo sviluppo emotivo nell’età scolare/fanciullezza

A

Vi sono alcuni cambiamenti importanti nello sviluppo delle emozioni durante l’età scolare come l’aumentata abilità nel comprendere le emozioni complesse che diventano più interiorizzate e integrate con un senso di responsabilità personale; la comprensione che si può sperimentare più di un’emozione alla volta; miglioramenti nell’abilità di sopprimere o nascondere reazioni emotive negative nel rispetto delle regole di espressione della propria cultura di appartenenza; una maggiore capacità empatica genuina.

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7
Q

Temperamento: modelli di Chess - Thomas e Kagan

A

Il temperamento è uno stile comportamentale è un modo di rispondere caratteristico di un individuo. Il temperamento è strettamente legato alla personalità, ossia l’insieme delle caratteristiche personali durature di un individuo. Il temperamento di un bambino lo dispone verso un particolare stile di sentimenti e di reazioni, che rende più probabile per la sua personalità prendere una forma piuttosto che un’altra. Secondo gli psichiatri Chess e Thomas esistono tre tipi base di temperamento:
- il bambino facile, generalmente sempre di buon umore predisposto ad adattarsi facilmente alle nuove esperienze;
- il bambino difficile che a reagisce negativamente piange spesso oltre ad essere lento ad accettare i cambiamenti;
- il bambino lento a scaldarsi o a lenta attivazione che ha un basso livello di attività, qualche volta è negativo e mostra un rumore piatto.

Un altro modo per classificare il temperamento si focalizza sulle differenze dei bambini rispetto l’inibizione verso l’estraneo (Jerome Kagan - 2008) e distingue tra un bambino e timoroso, timido e un bambino socievole ed estroverso. Bambini inibiti reagiscono a molti aspetti di non familiarità con iniziale evitamento o atteggiamento sottomesso. Uno studio ha classificato i bambini in tre gruppi: molto inibiti, molto disinibiti e intermedi.

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8
Q

Influenze biologiche e ambientali nel temperamento

A

Il funzionamento fisiologico dell’individuo influisce sul temperamento: caratteristiche fisiologiche sono state collegate a temperamenti diversi. Il genere può essere un importante fattore che plasma il contesto che, a sua volta, influenza il destino del temperamento: i genitori potrebbero reagire differentemente al temperamento di un bambino a seconda che questo sia maschio o femmina. Allo stesso modo, la reazione a un temperamento può dipendere in parte dalla cultura. Infatti il temperamento dei bambini può essere diverso nelle diverse culture e le differenze culturali sono legate alle attitudini e ai comportamenti dei genitori. In breve, molti aspetti dell’ambiente del bambino possono incoraggiare o scoraggiare la persistenza di caratteristiche del temperamento e il concetto di goodness of fit è un modo utile per ragionare su queste relazioni. Si tratta di bontà d’adattamento tra il temperamento di un bambino e le richieste ambientali a cui deve far fronte. Quando l’ambiente è in armonia con le caratteristiche del bambino, le conseguenze sono costruttive. Nei bambini soggetti a stati ansiosi, i genitori possono ignorarlo o cercare di obbligare il bambino a comportarsi bene.

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9
Q

Precursori della teoria dell’attaccamento: Freud e Harlow

A

L’attaccamento è uno stretto legame emotivo tra due persone. Indica il legame particolare che unisce il bambino alla madre, o al caregiver primario, e cioè alla persona che si prende cura di lui a partire dalla nascita. Non è un legame di dipendenza, bensì un legame affettivo, intimo, costante e duraturo. Basa sulla tendenza a cercare una base sicura e, se interrotto, provoca ansia da separazione. Freud riteneva che i neonati si attaccassero alla persona o all’oggetto che forniva loro soddisfazione orale. Harlow, per sfidare questa tesi, intorno agli anni 50, tolta la nascita di un Red scimmia le loro madri che per sei mesi furono allevati dalle madri drogato. Da questo esperimento ne deriva che il nutrimento la soddisfazione del bisogno di cibo non è l’elemento cruciale nel processo di attaccamento, ma è invece il piacere della vicinanza e del contatto. L’attaccamento non emerge improvvisamente, ma si sviluppa piuttosto in una serie di fasi che partono da una generica preferenza del neonato per gli esseri umani, fino al legame con il caregiver primario. Il sistema motivazionale innato di attaccamento dice che ciascun individuo alla tendenza innata a ricercare la vicinanza protettiva di una figura di riferimento ogni volta che si costituiscono situazioni di bisogno, pericolo, dolore, fatica e solitudine. Il bambino quindi si assicura vicinanza e protezione attraverso comportamenti e azioni concrete.

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10
Q

Fasi di sviluppo dell’attaccamento e Modelli Operativi Interni

A

Fase 1 - dalla nascita a due mesi. Il bambino mette in atto comportamenti di attaccamento ma non in modo selettivo, chiunque può sollecitare allo stesso modo il sorriso o il pianto del neonato.
Fase 2 - da 2 a 7 mesi. Il piccolo produce segnali orientati in misura maggiore verso una persona, generalmente il caregiver primario
Fase 3 - da 7 a 24 mesi. Si sviluppano attaccamenti specifici. I bambini cercano attivamente il contatto con i careviger regolari. Si può parlare di vero e proprio legame di attaccamento in quanto il bambino comincia a manifestare ansia e protesta da separazione.
Fase 4 - da 24 mesi in poi. I bambini diventano attenti ai sentimenti degli altri, gli obiettivi e i piani e cominciano a tenerne conto nel programmare le loro azioni: si stabilizza anche la relazione tra madre e bambino, che cooperano per uno scopo comune.
È da questa fase che il bambino si forma delle rappresentazioni della relazione o Modelli Operativi Interni (MOI), modelli mentali del caregiver, della loro relazione e di se stesso come meritevole di cure. Questi modelli influenzano le risposte del bambino con il caregiver alle altre persone. Più nel dettaglio, è un concetto con cui si fa riferimento a strutture mentali affettivo-cognitive, costruite da rappresentazioni che comprendono ricordi autobiografici, credenze, attitudini, motivazioni, organizzate in base alle aspettative di risposta delle figure significative dell’infanzia. Strutture mentali sono modelli astratti che derivano da esperienze reali e sono operativi nel senso che comprendono strategie comportamentali per rispondere alle aspettative, risolvere problemi e situazioni sociali.

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11
Q

Strange situation (e relative critiche)

A

Mary Ainsworth ha messo a punto la Strange Situation, una tecnica che misura l’attaccamento del bambino basata sull’osservazione sistematica dell’interazione madre-figlio durante la prima infanzia. All’obiettivo di attivare e intensificare i comportamenti di attaccamento del bambino nei confronti del genitore, sottoponendolo a una situazione di stress moderato ma crescente nel tempo. Alla fine di questo esperimento si può arrivare a una classificazione dei diversi tipi di attaccamento; esaminando questi fattori si rivela l’esistenza di quattro tipi di attaccamento:
- I bambini sicuri usano il caregiver come una base sicura da cui partire per esplorare l’ambiente; questi bambini esplorano la stanza ed esaminano i giochi presenti in essa ma quando il caregiver esce potrebbero protestare debolmente.
- I bambini insicuri evitanti mostrano insicurezza evitando la madre; si dedicano a piccole interazioni con questa, non sono stressati quando lascia la stanza, generalmente non ristabiliscono un contatto quando torna e possono anche girargli la schiena. Se si stabilisce un contatto, generalmente il bambino si tira indietro o guarda dall’altra parte.
- I bambini insicuri resistenti spesso si aggrappano al caregiver e poi resistono lottando contro la vicinanza, magari colpendolo o spingendolo via. Questi bambini spesso si aggrappano con ansia al caregiver e non esplorano la stanza dei giochi.
- I bambini sicuri disorganizzati sono disorganizzati e disorientati; potrebbero apparire intontiti, confusi o impauriti.
Alcuni critici evidenziano che il comportamento nella Strange situation potrebbe non essere indicativo di quello che i bambini fanno in ambiente naturale. D’altra parte, altri ricercatori hanno visto che i comportamenti dei bambini della Strange situation sono strettamente legati a come si comporta una casa in risposta alla separazione e alla riunificazione con le loro madri.

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12
Q

Stili di cura e attaccamento

A

Da numerose evidenze empiriche scaturisce che il caregiver non necessariamente è un genitore biologico, di sesso maschile, che soddisfa le necessità fisiologiche del bambino o chi segue con continuità il bambino. In questo frangente i termini sensibilità e responsività sono usati per indicare la capacità della figura di accudimento, di accorrere in sincronia con il bisogno del bambino. In questo concetto sono inoltre generalmente compresi tre aspetti: la tempestività, la coerenza e l’adeguatezza del comportamento dell’adulto in risposta a un comportamento del bambino.

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